Critica Sociale - Anno XVII - n. 10 - 16 maggio 1907

Critica Sociale fr/V/ST .II QUIN1J/CIN.IILE 1JEL SOCI.IILISMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 - Semestre L. 5,50. Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICA SOCIALE- MILANO: Portici Galleria V. E 23 Anno XVII - N. 10 Non si vende a nume1•i seJJCo•ati. MIiano,16 maggio 1907. SOMMARIO Politica ed Attualità. Scan1m11~U (LA CRITIOA SOCIALE), LtJ d111Jco11f11·eiizt dell'Aja e cH l.clldl'(I {l)ott. AN0t:L0 Ca•:Sl'I). J,'o,·ze 11110v,e legqt arc<dche: J>t1· 1, acque p11b/.1Uche (Avv. MEUCCIO llUISI). La battoqlla pe,- la cott,u·a popolare: lo Idee, t1tscuUblll ma aempllcl, 01 un nostro ooUaboralore (Prof. LUIGI $UTTO). Ntt paut dd dlsurvnt: La Corte dd co11U; comt (1111~lona i11 Italia U 8//Pl"MI-Oco11trol/o dtJl/0 Stato, 111O IV {Prof. GJOVA.NNI Mf,ftL01'1). Scl,11:::a t glllsUzla: Bllpe1111f t (l(IJ'(IIIZle soclaU (AVI", J,,.. OUARNIER(– Vt:NTLMIOLU.', LtJ 11top1, rld co11ser~a10,-,: la eontrore1a21one 11u1 dl1egno di legge per la rl&lcoltura (FILIPPO TOR.I.TI ). SCAhAMUCCIE Queste, che si svolsero in questi ultimi giorni alla Camera italiana sul tema clericale ed anticlericale, sono soaramuccie 1 che fecero molto rumore senza. lasciare sul terreno nè feriti nò morti. Giacomo Ferri ebbe buon gioco contro Mirabello e Valleris, e Gau– denzi di nuovo contro Valleris, perchè si trovarono di fronte a due rappresentanti il Governo, di gran lunga (speriamo) migliori uomini d'arme che di pa– rola, e per giunta mate infot·mati; 'l'reves, collo stesso Mirabella, ebbe minore fortuna 1 perchè la no– tizia, su cui egli si fondava, potè essere smentita. Un particolare di cronaca e l'abilità degli oratori decisero del successo. È la lotta del circo, che piace tanto ai latini 1 anche nella Roma nuova; dove un colpo assestato maestrevolmente, un gambetto bene eseguito, procurano ,ili onori del trionfo o le este– tiche ferocie del pvllice vet·so. · Ma il fondo delle questioni rimase, com'era, futile e inconsistente. È possibilissimo che le regio coraz– zate si trovassero a Cotrone per mero caso, che le bande militari non professino opinioni politiche o religiose quando raspano quei pochi soldi n!:)icortei o allo sagre, e che l'inchiesta sui militari massoni non muovesse - nella specie - da verun precon• cetto di sagrestia. Ciò non attenua nè cancella il profondo clerica– lismo, onde è inquinata l'azione del Ministero, e che tanto è più profondo quanto meno affiora. Anzi - e le scaramuccie di questi giorni ne porsero nuovo documento - ìl clericalismo del Governo può solo perdurare e dare i suoi frutti, se rimanga dissimu– lato nella discrezione dell'ombra. In Italia nessuno ama apparire clericale, e nessuno lo è profonda~ mente, neppure il clero, se ne togliamo gli alti zuc– chetti, dacchè gli stessi scagnozzi, per materialismo economico, e i murristi, por motivi ideali, innalzano volontieri bandiera di ribellione. Quando Claudio 'l'reves fu colto in fallo nella attendibilità delle sue informazioni, lo allegro charivari di buona parte della Camera che cosa. provava? di che cosa si ral– legravano quei signori? forse del fatto che un am- miraglio avesse - come appariva dal telegramma letto dal Ministro - usata poca cortesia verso un vescovo? No, certamente; sibbene dnl fatto che il nostro tentt\tivo di denudare la complicità clericale del Governo fosse, per quella volta, andato a male. I nostri conservatori (la parola va intesa in senso amplissimo) chiedono ai preti due cose: la tranquil– lità delle plebi, mantenute nella superstizione, e un buon tributo di voti nelle elezioni. In compenso as– siourano ad essi libertà nell'ufficio, predominio io parecchie amministrazioni, o sicurezza negli affari delle loro botteghe. Ma tutto ciò non deve troppo trapelare. n patto deve essere tacito e potersi sempre smentire. Quando i clericali, come ieri a. Schio, come oggi a Bergamo, pretendono di sventolare la loro bandiera, allora i u liberali ,, - poichè fanno chiamarsi cosl - si ap• partano e rompono il blocco. Non per nulla la poli– tica del Vaticano è tenacemente contraria al for– marsi nella Camera italiana di un gruppo palese– mente confessionale. II Papa, meno sciocco di quel che lo fanno parere, non pretende dai tempi quel che non po,,0110dare: si contenta del possibile,ma su questo non transige. La vera sua intransigenza è in questa transigenza mercantilmcnte fruttuosa. La fedo non spera più di dominare le intelligenze e la vita; non si estenua in vani conati. Si contenta di vivacchiare, sostentando la casta che ne vive e vi desina sopra, e in cambio paralizzando ogni sforzo di vita nuova, ogni t!lancio di modernità nelle mol– titudini. Essa pianta le suo tende nelle tessiture, prestando con le suore i servigi del buon dio al ca– pitalismo sfruttatore; crea industrie per suo conto o ricostituisce manomorta; s'intrufola negli ospedali, nelle opere pie, e, sin che può, nella scuola. La teoria delle parallele, proclamata dal Giolitti, ò la teoria della viltà dello Stato. Ben gli risponde l'Osservatoreroma110, citandogli i sacri testi, che co– testo è un concetto mostruoso, e che non il paral– lelismo, ma la convergenza è la Jegge necessnria. Soltanto, la convergenza non si devè vedero, non si deve gridare sui tetti. Il rispetto allo strtt1'quo, che è lo stato del passato superstite, è già tutta una convergenza, nelle idee, nei costumi, nelle leggi, nei fatti. Lo Stato non può non a.vere un pensiero reli– gioso: ossia, se vuol esser moderno, un pensiero ir– religioso ed antireligioso. Il suo agnosticismo è la foglia di fico dello sue tresche segrete. Il campo più ,lisputato è, naturalmente, la scuola. Qui lo Stato è messo al muro: la dà o non la dà questa istruzione religiosa? Che gli dicono i suoi atenei? Crede o non crede insomma alla dottrinetta? Dovrebbe rispon1lore sì o no. Dovrebbe rispondere no, se le parallele fossero tali davvero. 11 Governo risponde ni, e, perchè non manChi uno spruzzo di ironia, ehi fa. da. Ponzio Pilato è l'on. Rava, un mi– nistro massone! Noi avemmo per un istante un Governo che ac– cennava a qualche novità in questa materia. L'ono– revole Sonnino, proponendo l'avocazione della Scuola allo Stato, almeno laddove Panalfabetismo trionfa,

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