Critica Sociale - Anno XVII - n. 4 - 16 febbraio 1907
62 CRITICA SOCIALE delle vertenze medesime. È un primo ·insinuarsi, sia pure in così timida forma, del principio arbitrale, che diede luogo a tante discussioni noi contermine caJUpO delle ferrovie di Stato. Occorre stare con gli occhi ben aperti, per valutare i risultati dell'esperimento, se a qualche esperimento si verrà.. Ed occorre, in genere 1 interessamento vivo a questa materia, che nell'attuale momento sl collega con altri inten•enti dello Stato a protezione e tutela dei lavora– tori addetti ai servizi: pubblici, se a.neo esercitati da in• traprese private. Oltre a.lla difesa degli operai con clau– sole da inserirsi nei contratti d'appalto di lavori pubblici, è ora sul tappe.to la questione della gente di mare. Il contratto di lavoro, per quelle speciali categorie che più direttamente si collegano a forme di gestione statale, è la premessa e l'avanguardia delle norme che dovranno poi imporsi anche per industrie e forme d'occupazione schiettamente private. Crodo influe che dovrebbe darsi ogni simpatico ap– poggio, accllè le concessioni dei minori tra'iportl ferro– viart venissero più frequentemente chieste ed assunte dagli enti locali. Fermo sempre il criterio che la muni– cipalizzazione non è un domma, e ne va cribrata e decisa caso per caso la convenienza senza preconcetti dottri– nali, sta di fatto che 1 per la loro natura, questi pubblici servizi sono atti singolarmente a venir esercitati dai Comuni, dai Consorzi rii Comuni e delle I>rovincie inte– ressate. Sarà. forse necessaria, a questo riguardo, una correzione ed un complemento della vigente legge sulla municipalizzazione, che non prevede (non si sa perchè) l'esercizio da parte della Provincia, mentre la Provincia, come ho accennato più su, si presta a divenire organo dei lavori pubblici, scaricando un po' la mastodontica pesantezza. degli organi centrali. Sll questi quattro punti (patti convenienti di riscatto, partecipazione agli utili d'esercizio, trattamento del personale e favore alle aziende municipalizzate) do– vrebbe incardinarsi un'azione democratica, ad incabalare e a temperare il regime delle concessioni ai ca.pitali privati. E vigile sorveglianza dovrebbe poi esercitarsi, acchè non avessero luogo gli aggiotaggi, gli accapar– ramenti e le speculazioni affa.ristiche, che hanno trovato qualche volta nelle concessioni rerroviarie facile nido. A mozzare le unghie all'affarismo, molto giovereb~e quella codificazione delle norme relative alle concessioni di ferrovie, tramvie ed automobili, che ormai ò richiesta dallo sviluppo delle minori comunicazioni meccaniche, ed alla quale è in buona parte legato il risolleva.mento economico di molte regioni ifaliane. MEUCCIO Rurnr. FRA LIBRI E RIVISTE Giustizia,. Poche parole hanno QSO così frequente e dànno adito a tanto ·soffio di passione e di speranza come questa divina parola di giustizia. Il suo contenuto Ideologico ed f:,1~!i;o d~l~~!::i~à.rievocandolo, si suscita quasl tutta La giustizia fu quasi sempre consirlerata piuttosto come un'idea che come un sentimentoj invece quello della giustizia è prima di tutto, secondo lo Zini ('), un quesito psicologico. Come sorge il senso di giustizia? Le indagini del Baldwin hanno assodato che i due poli della personalità, l 1 io e il non-io, sono il frutto rtella reciproca azione dell'individuo sul gruppo sociale, e del (1) Z1No z1:-1, Gtustiz<a, Bocca, Torino, 1907. gruppo sull'individuo. Tutto quello, che è in noi, ten– diamo a trasportarlo negli altri, come tutto quello, che è negli altri, trasportiamo in noi. L'ego e l'alter sono, pel nostro pensiero, una sola e irlentica cosa. Di qui nasce il senso di uguaglianza che, dal punto di vista astratto, si trasmuta in senso di giustizia, dal punto di vista concreto, ìn sentimento cU simpatia verso gli altri. La vita di relaiione sviluppa in modo particolare, con l'esercizio continuo del raffronto, il senso di giustizia; e la vita di relazione, in (Qndo, è tutta la nostra esistenza, poichè ciò, che noi slamo soliti a chiamare In nostra coscienza, non è forse che lo specchio soggettivo in cui si riflette la imagine sociale dl noi stessi. La giustizia può essere repressiva (reazione contro l'offesa e ristabilimento dell'ordine sociale turbato) e distributiva (ripartizione equa dei frutti del lavoro e dell'attività umana). Per clascL1nodi codesti due aspetti della giustizia oc– corre trovare la rormula adegL1ata,avvertendo che questa formula, per essere applicata, sia pure in modo relati– vamente esatto, ba bisogno che le disuguaglianze sociali sieno ridotte al minimo e che le posizioni iniziali di vantaggio e di svantaggio siano preventivamente equi– librate. Per la giustizia distributiva, la formula è che ogunno sia compensato a seconda dell'utilità creata e della nnova ricchezza aggiunta al patrimonio collettivo, essendo im· pollsibile una valutazione intrinseca del merito, come intenzione, srorzo di volontà, dolore sostenuto. Per la giustizia diorletica o ropressiva il concetto di tutela sociale e quello d\ responsabilità individuale de– vono andar congiunti; poichè la pena non deve essere nè es)liazione etico-religiosa, nè vendetta. individuale o collettiva: essa non può aver altro flne pratico che un sistema di ragionevole tutela o approssimativa preven– zione, innestata sopra on Jlrogramma minimo d'emenda, e fondata sopra legittimi intenti di riparazione. La giustizia diviene. La giustizia non è in dio 1 nè promana da dio; essa non è fuori di noi, ma in noi. Non è giusto ciò che dio vuole, sì bene quello che gli uomini vogliono. Progresso non è che adattamento, e questo impone la cooperazione nel più lato senso della parola. La giu– stizia si traduce gradualmente in atto, mano mano che il lavoro associato, la mutua integrazione delle ('.lassi, l'alleanza organica di tutte le parti del corpo collettivo, concretano, nel slmbionismo sociale, la legge stessa del progresso. e. m. · ... Politica, couinierciale. La nostra letteratura scientifica mancava di un libro il quale esponesse sistematicamente i principt del com– mercio internazionale e della politica doganale. Questa lacuna è ora colmata dal Tt·altato di Politica Comme,·– ciale, del prof. L. Fontana-Russo (Milano, 190;", Hoepli). L'opera è divisa in tre parti, organicamente connesse, tra loro. La prima tratta della teoria del commercio internazio– nale, che si produce allorquando esiste una differenza nel costo comparato delle merci che sono oggetto di scambio: mentre, per attivarsi il commercio interno di un paese, basta che la differenza sussista soltanto nel costo assoluto delle merci stesse. La seconda parte viene a parlare della teot'·ia della politica comme1·ciale, che può culminare nei due principi del liberismo e del protezionismo doganale sotto tutte le sue forme. L'ultima parte è dedicata alla tecnica della politica commet·ciale, alle varie specie di dazt di frontiera e ai trattati di commercio 1 i quali, secondo l'autore, arrecano questi due vantaggi sostanziali: ! 0 consentono una. ri– duzioòe di tariffa tale, per cui i paesi forestieri sono indotti a ridurre i propri dazi e quindi a facilitare le esportazioni reciproche; 2° facilitano il passaggio gra– duale da un sistema protezionistico ad uno più liberale, attenuando i privilegi concessi dalla legge ai produttori protetti ed evitando ogni scossa troppo r~pentina che, diversamente, un indirizzo troppo liberista potrebbe causare. Il Fontana-Russo, nella sua concezione della politica commerciale, si accosta grandemente a.I Marx 1 il quale, nel prevalere del protezionismo e del libero scambio
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy