Critica Sociale - Anno XVII - n. 3 - 1 febbraio 1907
CRITICA SOCIALE 39 telligenti. Le Federazioni dovrebbero, in teoria, oltre chò curare la propaganda, disciplinare o sussidiare gli scioperi, livellare gli orari e le tariffe, istituire Cooperative, combattere il cottimo e, in genere, i si– stemi dannosi alla distribuzione del lavoro e alla sa– lute opernia, promuovere leggi sociali e vigilarne l'attuazione. .Mli la propaganda, lo vedemmo, si fa meglio dalle Ct1.mere locali; le Leghe non si fon– dano se non v'è l'addentellato di un'agitazione; con– viene spiare la psicologia delle masse, scegliere il momento, formulare un progrannn11 1 e per un tal cOmpito il segretario federnle è troppo assente, mentre dovrebb'essere contemporaneamente dapper– tutto. La stessa lì'ederazione edilizia (che all'energia del Quaglino o degli altri propagandisti federali deve una storia così brillante) fu costretta, 1rnr mantenersi, a compensare in sempre nuo,·e pro,·incie le perdite che faceva a mano a mano, e guai se la sua attività si fosse un solo istante arrestatn ! Nei conflitti del lavoro è riaaputa l'indisciplinatezza delle Sezioni, che proclamano gli scioperi senza prima sentire il Comitato federale, e i guai che ne derivano. Sposso, come quest'anno nelle arti tessili, la Federa• zionc deve intimare l'alt alla proclamazione degli scioperi, la CA.ssa essendo a secco. L'unificazione delle tariffe e degli orarì rimane nn miraggio, il cottimo si ride delle scomunidtc di tutti i Congressi, e la Vetreria operaia federale rimane unico esempio di Cooperath•a poderosa di produzione. Yogliamo con ciò screditare le Federazioni di me– stiere? 'l'utto al contrario. Afan mano che l'educa– zione operaia si svolgerà, esse daranno frutti pili copiosi. Frattanto, tanto maggiore è la benemerenza di quei ya\orosi che, come il Reina, il Quaglino, il Gondolo e alcuni altri, sanno districarsi fra difficoltà così aspre e, da un elemento quasi inerte, suscitare organismi vitali. LIVIO MARCIIETTI. PER LA SCUOLA Una volta si diceva: tutte le vie conducono a Roma. Nell"attuale momento politico, si può dire: tutte le vie condnc,no alla scuola. Udiamo prima la voce più formidabile. È il clamore dei Comizi per la Francia anticlericale. In questa voce ruggono le proteste contro l'atteggiamento del Governo, che rassoda lo posizioni politiche della Chiesa, ma si e<.primoanche una parola più positiva. 11 Il vero anti– clericalismo - dice questa voce, per bocca di Filippo '!'urati - consiste nel dissipare le dense nebbie che circondano il pensiero delle classi povero. ,, Quindi l'auticlericalismo è - non t.uUo, ma per gran parte - questione di scuola. Udiamo ora un'eco lontana. f: l'agitazione per il suf• fragio uuiver~ale, naufragata fra !"indifferenza degli interessati. Chi scrive ricorda d"averne, su queste stesse colonne, preveduta, con facile profezia, la fine misere– vole. Non si spingono gli analfabeti a chiedere il voto, che essi noo hanno appunto perchè sono analfabeti. Prima la scuola e poi il suffragio, e non viceversa. L'esperienza è là a convincere anche i pilt restii. Ed ecco una terza voce più recente. ]~ delPon. Nit.ti. Egli dice, nella sua conferenza di Napoli, che bisogna proibire agli analfabeti di emigrare. Provvedimento reazionario, che ristabilirebbe la servitù della gleba, ma. provvedimeot.o, ad ogni modo, chi:,sarebbe salutato con gioia - o noi gli crediamo sulla parola. - da tutte le nastie colonie. Come dunque mettere d'accordo il nostro decoro all'estero, con la libertà d'emigrare? J~videntemente in un solo modo: rendendo veramente obbligatoria l"istru1.ione elementare. Perciò Pon. Nitti si schiera per l'avocazione delta scuola elementare allo Stato. Un 1 ultima voce: quella dei Comuni meridionali. }~ri– saputo il dissesto delle finanze Comunali del Mezzo• giorno in seguito alle riforme tributarie della legge Sonnino. Quelle saggio, umane 1 eque riforme, cadendo io un paese dove la tassa di famiglia e sul bestiame erano applicato in maniera inumana ed iniqua, hanno dissestati i bilanci e minacciano il fallimento dei Co– muni. E i Comuni del Mezzogiorno, presi fra le te– naglie di un reddito diminuito e di bisogni pubblici aumentati, si sono rivolti allo Stato e, senza intenzioni politiche, anzi per aoli motivi finanziari, gli hanno detto: sgravateci dagli obblighi dell"istruzioue elementare e la!!ciateci respirnre. Cosi da qunttro parti - dn.llo agitazioni anticlericali, dalla necessità. di allarga.re il suffragio 1 dall'urgenza. di migliorare la qualità intellettuale della nostra emigra– zione, dal bisogno finanziario dei Comuni del Mezzo– giorno - si giunge a questi due imperativi: più di scuola, e avocazione della .scuula elementaro allo Stato. Perché, dunque, il partito socialista, e con lui i par– titi della democrazia, esitano ancora a lanciare nel paese o nel 'Mezzogiorno questo grido: scuola elementare di Stato? Perché, invece di tante agitazioni iniziate o da iniziare, non si ostinano a continuare quest'unica, fino allo. sua. vittoria completa? Oggi c: sono ancora dei mi– lioni disponibili, domani forse non ci saranno più. Già Marte si avanza a chiedere la sua parte di bottinoj già i costruttori di automobili si fanno innanzi a doman– dare uno sgravio sul petrolio; già i u porti dimenti– cati ,, - il proletariato del mare, come li chiama l'ou. Pantano - reclamano la loro quota; già tutte le categorie di impiegati sono in moto per chiedere au– menti di stipendio. E la scuola tace, perchè i suoi amici - tranne pochi e valorosi - non sanno fermare l'attimo che fugge. · . .. Ma - tanto per portare un qualche contributo a quest'agitazione da iniziare - serriamo più dappresso l'argomento. Quanto può costare questa grande riforma cosi gravida d'avvenire? Un giorno l'on. Giolitti, per respingere un audace assalto delPEstrema Siuistra 1 ricorse allo spavento delle grandi cifre. Da uomo navigato, egli sapeva l'impre~– sione che fa, sopra una Camera digiuna di dati, Passe, rita impossibilità finanziaria di una riforma. E la mag– gioranza fu con Iui contro la scuola. Ma la verità si può facilmente ristabilire. E, anzitutto 1 si deve dire esplicitamente che !"avocazione della scuola elementar~ allo Stato deve farsi, per ora, soltanto nelle provincie meridionali e nelle isole. Infatti ò qui che il bisogno d'istruzione è maggiore; è qui c.:he i mezzi sono più deficienti; è cli qui che partono gli analfabeti per PAmerica.; è qui dove il su(fragio è naturalmente tanto ristretto da trovare spesso solo 15elettori su 100maschi maggiorenni; ~ qui, '.nfine, che i Municipi chieggono con insistenza. d 1 esscre esonerati dal peso crescente dell'istruzione olementare. Ragioni politiche, dunque, o ragioni di giustizia vogliono che si cominci dal Mezzo• giorno, dalla Sicilia e dalla Sardegna. Ora, quale è la somma che i Comuni meridionali de• dica.no alla scuola primaria? Secondo le statistiche dei bilanci comunali per Fanno 1899 1 le spese per nstru– zione pubblica erano le seguenti: spese obbligatorie
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