Critica Sociale - Anno XVI - n. 4 - 16 febbraio 1906

54 CRITICASOCIALE lo classi lavoratrici si sono scosse dal loro torpore, è o non ò vero che, periodica.mente, ogni anno, dal di– cembre al marzo circa, si manifesta. un Javorìo intenso - in talune località addirittura febbrile - per prepa– rare iscrizioni di nuovi elettori? t tutt'un affaccendar3i di giornali, di Circoli, di Leghe, di Camere del Lavor.:i, per dare eccitamenti e istruzioni, per chiamare a rac– colta i manipoli degli interessati, per stendere domande, per procurare documenti, per improvvisare scuole elet– torali, per stimolare e trascinare gli incerti o i rilut– tanti, per vincere la gara dei Comitati elettorali avvor– sarì. E questo lavoro ò tanto pili diffuso e vivace e affannoso in quei luoghi, dove ò pili generale e profonda la passione per la lotta politica e dove, di conserva, alfabetismo e coltura e partecipazioue all'elettornto hanno raggiunto uu pili alto grarlo. Del che, credo, il Bonomi mi potrà far fede, massime per ciò che riguarda il suo Mantovano. Ora, se dobbiamo argomentare da. questo fenomeno - che ognuno può constatare - del vivo interessamento che ogni anno si mette, specialmente ad opera del Pn.r· tito socialista, nel compiere le periodiche iscrizioni elet– torali per l'appunto in quei luoghi dove già la parte– cipazione al suffragio è largamente estesa, so ne dovrebbe concludere che, in codesti stessi luoghi, sarà accolta con non minor fervore anche l'agitazione por il Suffragio uni versale. Ma di ciò ci persuade anche meglio la ragione - assai facile a scoprirai - del fatto. È assurdo -- dice :1 Bonomi - che popolazioni, le quali hanno ormai raggiunto una percentuale d'elettori che solo per poco non coincido col Suffragio universale, abbiano ad appassionarsi per la conquista del Suffragio universale stesso. Assurdo? Non mi pare affatto, caro Bonomi. Anzi io direi che la cosa ò naturalissima. Piuttosto bada tu di non cadere in una illusione. Che cos'è - ti domando - che accende od eccita nello lotte elettorali le masse, o colte o incolte, o popolari o aristocratiche che siano? J\ desiderio, cbe talom di\•enta frenesia, di prevalere, di ,•!ncere, di sopraffa.re gli anersari. Ora, quando una massa sia convinta che, a rendere o sicura o pili pro– babile una tale -vittoria, le sia utile o necessario elevare sino all'estremo limite possibile il numero dei suoi com– battenti (e tu vedi quanto una simile convinzione si ge– neri di per sè, spontaneamente), ò certo che essa farà cli tutto per rnggim1gere quo! limite estremo, così nel caso che, per arrirnni, gli elettori da iscrivere siano una ingente moltitudine, come nel caso che siano sol– tanto un piccolo pugno. Ad Oviglio tu dici (o, m~glio, dice la statistica) che non rimane più che il 7 per cento di cittadini maschi maggiorenni non ancora elettori. Sono pochi certamente. :Ma è ugualmente certo che, se domani nel Collegio d'Oviglio si sferrerà una lotta poli– tica accanita fra socialisti o antisocialisti, e se le due parti contendenti creùeranno (e come potranno non ero• derlo ?) di aHantaggiare ognuna per sè le probabilità di vittoria mobilizzando anche quella residua piccola schiera cli riserva, faranno di tutto per riuscirvi. Ciò che preme, nella lotta politica, non ò già di avere molti elettori a propria disposizione, ml\.di averne quanti occorrono per vincere: ora, flnchè non si avranno tutti quelli che è matorialmeute possibile di avere, ogni par– tito crederà con nuove iscrizioni di aumentare lo pro– babilità della vittoria, e per raggiungerla - o per acco– starvisi - metterà lo stesso ardore nel conquistare nl voto diecimila cittadini, posto che siano diecimila quelli che ne sono ancora esclusi, come per conquistarne mille o cento, posto che gli esclusi siano invece mille o cento soltanto. Con ciò mi sono aperto la via per rispondere a un'al– tra obbiezione del Ilonomi. J,:gli dice giustamente che le riforme, per essere condotte in porto, dernno essere roclrimato da co!oro stessi che sono interessati a volerle. E sta bene. Ma anche qui io domando: chi sono gli in• teressati a volere la universalizzazione del voto? Proprio coloro - e soltanto coloro - ohe se ne trovano tutt'ora privi? Ma nient'affotto. Bonomi sa - e sanno tutti - che nelle lotte e nei movimenti politici sono sempre le minoranze che si agitano per le maggioranze e ne in– terpretano più o meno fedelmente la coscienza e i bi• sogni e ne assumono le funzioni combattive. Ciò avviene pili specialmente nel campo elettorale. Qui, chi effetti– vamente fa, sono i pochi. La massa è generalmente qual– cosa di pigro, di lento, di insensibile, che bisogna scuo– tere e sospingere; non di rarto è una specie di res in medi'J posita, che i partiti si disputano e cercano di strap;>arsi l'uno all'altro. Ora, coloro, che più chiaramente e acutamente sen– tono la necessità. di allargare l'elettorato sino ai suoi limiti estremi, sono le schiere - già addestrate e ap– passionate alle lotte politiche - dei vecchi elettori. E, quanto ai non eletlori 1 probabilmente questi potranno pii, facilmente essere trascinati nel movimento per la. conquista del Suffragio nei luoghi dove ossi sono in minor quantità, giacchè ciò vuol dire che quivi si tro– vano avvolti da tutto un ambiente di esempì, di contatti, di suggestioni eccitatrici, che non dove costituiscono bensì vaste moltitudini, ma. sono 1 per ciò stesso, isolati e abbandonati alla loro naturale apatia. ]la il Bonomi fa un'altra osservazione, dedotta dal fatti 1 la quale ha. una. innegabile gravità. Egli nota ohe, se nel :Mantovano, nel Ravennate, nel Bolognese, nel Reggiano, la ,•ivacità delle lotte politiche ha spinto pres• sochè tutti gli alfabeti a farsi elettori, ciò non avviene in altre provincie, come quelle di 'l'ori110 1 Milano, Ber– gamo, Brescia, Roma, nelle quali è bensì pili elevata la proporzione degli alfabeti sugli abitanti 1 ma ò invece più depre5sa quella dciii elettori sugli alfabeti. Torino, per esempio, ha la percentuale più alta di alfabeti: su 100 cittadini maschi maggiorenni, 88 S9.nno leggere e scrivere; ma 1 viceversa, nella percentuale degli elettori sugli alfabeti discende dal 1° al 21° posto, e ne ba. sol– tanto 32 per cento. " Ora - conclude il Ilonomi - in 11 un paese, dove moltissime provincie non iscrivono tutti 11 gli aventi diritto e dove quindi non è ancora sentito u il bisogno della materia nuova pcrcbè non è ancora " esaurita l'antica, ò egli possibile creare un movimento u vivo ed intenso per il Suffragio uni versa.lo :,, La osservazione, ripeto; è grave i ma più in sè, che come obbiezione alla possibilità di un'agitazione per l'universalità. del suffragio. Il Bonomi ha, r.ioè, sempli– Cèmente aggiunto un problema. ad un altro e mostrata la necessità. di risolverli tutti e due. Non basta, quindi, conquistare l'elettorato agli analfabeti che no,i vi ha11110 ancora, diritto, ma bisogna anche spingere a farsi iscri– vere nelle liste elettorali quegli alfabeti che il diritto giù l'hanno e non 1ie usano. Anzi, c'è un terzo problema: non basta rendere elettori tutti i cittadini, ma bisognerà. poi esigere che tutti gli elettori vadano effettivamente a votare. O non si è agitata anche la. questione del voto obbligatorio? Senoncbè, tutto cib non mi persuade che sia il caso di dire: esa1wiamo la materia aulica prima di cer-

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