Critica Sociale - Anno XVI - n. 4 - 16 febbraio 1906

Critica Sociale f?IV/S7'.fl C)_U/Nj)/C/N.f!U' JJ8L SOCl.f!LISM(J Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 - Semestre I,. 5 1 50, Lettere e taglia all1Ufficio di CRITICA SOCIALE - MILANO: Portici Galleria. V. E 23 Anno XVI - N. 4 ]{on si vende <t 'urimeri l'i<::J>arati. Milano, 16 febbraio 1906 SOMMARIO Attualità. Col/'10'/llt {I/ pie<le (!,.1. CIUTIC.l $OCI.\U:). Si/11(1.:iQne 1111oi>rr: Jt sig11tflcMo e gli tiretti ile/ .lti11isle,·o Sù1mi110 J>er l'ogitr,.:ioiie .~11r s11m·agtu 1mh·er#11t IPt·or. :-.u·1so \'AR.\/,t. \Sl. D<t ll,!/Té (I /Wllet:A'!f: tUSCOITt-1/dQ rii m1fi,111ili/w•ismo (Qnll.\:11). 1.,1 !l!Olllzioue tewica dei problema meridio110/e: I\ 1,ro110slto del di· ~egno lii legge 111·0Cnll\òrlfl, Il. 1t 1·egi111e<frlle (/C'fllt (tng .. \:,;- 0•:1,o 0~100•:o). Studi sociologici. Jt metodo SJ)ert111e111a1e ue/W 1·i{(n-111t11lt/W Sc1w/(1 media, li Une, t 1wecedeuli sturi-ci det Ultl{u11do slcilla110, 11. l.,'tJJQCO ro11w1w e il /(f/i{omlo (S. (',UIM,\IU;111-SCUlffl), Filosofia, letteratura e varietil.. Per uu morto: J.'tderico ,lfofro11i \f. f.) Fro Ubl'i e Ril'i.ste: ~ P<lr un prngrummu di 111o~oflu<h.:ILlirittv ~ di A. Lei•i (.r. y. - ~ ttlccord<i Col.Jden e la Lég-a ill )l!ITl('h1•slél' ~ di ,J. Gioraw1i11i -.,·. y.) COLL'ARME AL PJEDE 11 1;ocialismo italico traversa un'ora di infatua– zione ottimistica meravigliosa. Dall' ..Jrnnti/, al 'l'emvo, al Lavoro, a traverso ad una miriade di giornaletti minori, è un lcugo sospiro di soddisfazione, è come un senso di reviviscenza mo– rale, pel crollo definitivo delle Sinistre, per la venuta al potere - finalmente! - di Sydney Sonnino. Elll'ico Feni gli ha. spianata la via. con tutta una serie di articoli, e non è su~t colpa se il Gabinetto S.onnìno non sarà rinforzato dai generosi auspici del 111cu·chese di Rudinì (oh! dolce alla memoria!) alla Presidenza della Camera. Egli ha scoperto che, con Sonnino e compagni, il " succhionismo ""è, a un dipres~o, finito. Leonida Bisisoh.tti rnvvisa anch'egli, nella nuova coin– l>inazionc ministeriale, il principio tli un nuovo K1trs, lo sfacelo cli quella " concentrazione borghese .. d,t cui il proletariato arnva tutto da temere. E Ivanoe Bonomi, quattro colonne J)Ìll in lh, su questa stcss,1 Hivista, ci snocciola a dirittura tutto un capitolo di filosofia della storia, giusta il quale l'Estrema Bi· nistra sacchiana alleata al Centro sonuiniano, e vice• versa, significano la nascita a breve scadenza cli una 11u0YaDestra e di una nuova Sini~tra, piene cli fe– condità e di vigore, che ora si abbracchmo appunto per scagliarsi poi l'una contro l'altra .. Pensino il no:-;tro n.mico Gino )Iurialdi sembra aprire l'animo a una rosea primavera cli speranze. Egli effonde nella l'ifo di Roma la sua fiducia in un Governo di riforme HOCiali 1 preparatore di un partito operaio, serio e vigoroso, all'inglese. "fo in~omma il paradiso terrestre che ci si annuncia. un po 1 da tutte le parti. · E noi rimaniamo muti e alquanto ay,,iliti. Avviliti di sentirci incapaci di aprire i vanni a così ccmlco speranze. Avviliti toopratutto di non capil'e. Ciò con• turba profondamente il nostro amor proprio cli pro· fcssionisti della politica. Perchè mai l'affarilSmo, il "succhionismo ", il tru– stismo, il terna,jolismo, il protezionismo rapinatore - porchè mai questi reuomeni, che furono creduti, sino a ieri, l'appannaggio ineYitabile cli certe epoche CL'C– puscolari di sviluppo capitalistico incompleto, dareb• bero 1 coll 1 avvento di Sydney Sonnino, le loro di– mh;sioni? Percliè mai quella, che fu concentrazione borghese con Giolitti e Tittoni 1 con Fortis e San Oiu• liano, cesserebbe di esserlo con Sonnino o con Sacchi, con J,uzzatti, Carmine e Pantano? ln qual modo Luzzatti diventa meno Destra unendosi a Sonnino anzichè a Giolitti, e Sacchi si differenzia viemmeglio dalla vecchia Sinistra, e diventa pili radicalmente sinistro egli stesso, accoppiandosi alla Destra ed al Centro·~ .I•:, finalmente, come avviene che, mentrn il prnle• tariato organizzato o militante, uscito ri\•oluziona– riamente dallo sciopero di Genova colle palme della vittoria, demolitore di tutto un indirizzo politico, non seppe tuttavia, per inerzia ed immaturità, ma• teriare di riforme - alle quali gli si offrivano po– derosi organismi come il Consiglio del Lavoro - le conquistate libertà; come av\"iene che, a un tratto, ora riescirehbe all'intento, dacchè, in luogo della borghesia democratica, obbligata, non foss'altro per coerenza formale, a dischiudergli un tantino la via, sale al sommo del potere quella arcigna aristocrazia, che, dai tempi di Crispi, di Ruclinì, di Pclloux, tentò sempre di stroncarne ogni libero moto, e non coucepì le riforme - anche nel campo sociale •- se non come sapienti e prudenti largizioni dall'alto, come promì d'assicurazione a favore del dominio delle classi dirigenti, dell'autorità dello Stato, del prestigio rinforzato della monarchia? Se, quando i partiti e le gazzette reazionarie strilla vano come aquile fe. rite, denunziando lo Stato caduto in mani socialiste, e le Camere elci LaYoro e i ferrovieri e il contadi– name scioperante fatti padroni della cosa pubblica, tuttavia hen poco si riuscì a concretare in prò delle classi lavoratrici; come mai sarìt spuntato per queste il sol dell'avvenire, ora che la Nazione e il JI01J1ento e il Corriere della sera si stropicciano le mani dalla contentez;m? Che anche questi giornali, come noi, non capiscano nulla? Oppure che si siano convertiti al socialismo democratico? Sono problemi di teologia. politica noi quali rinun• ciamo ad orizzontarci! .·*** ::,cuoncliè ora s'è tI'ovato eh<~ le per::1011e o i pa1•. titi non contano gran fatto; quel che conta sono le "cose 11 • I~ l'accordo. fatto sullo "cose" è ciò che darebbe argomento a bene sperare. E questa delle "cose" non è h~parte meno allegra, della bizzarra eommedia cui a~:;istiamo. Sono infatti quindici giorni - dopo il gran crnllo - che noi andiamo alla ricerca, col lanternino cli Diogene, di queste famosissimo " co:ie .,. Le ccr-

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