Critica Sociale - Anno XV - n. 13 - 1 luglio 1905

CRITICASOCIALE 197 Nell'ultimo numero della Rivista diretta da "Enrico Leone, pl'Oprio in quello stesso numero che contiene la nota lettera dei redattori dell' A1:a11tiI dimissionari in nome del sindacalismo, c'è - ironia delle cose\ - un articolo dellu signora l.erda-Olberg, in cui si rende conto del recent.e Congresso tenuto dai Sindacati tede– schi - cioè dai Sindacat.i di quel paese in cui il par– tito socialista è più attaccato alle sue tradizioni " riYO· luzionarie ,, - o si lamenta con sincero dolore che vi sia prevalso, por opera della grandissima maggioranza, " un concetto molto 111o(lesto della forza operaia "' uno u spirito 1t!ilitario m una '" desola11te praticità. "' Ecco dunque che cosa è il sindacnlismo, non nelle teorie dei ri\'oluzionarì, ma nella realtà della vita, nella patria stessa di ~larx, e, ahimè! di lCaut~ky. La praticità del Congresso <li Colonia é stata così " desolante n da tur– bare la digestione anche dei ph'1 " addomesticati " tra i riformisti italiani i ma non certo quella tlei sindacalisti conseguenti. Che soddisfazione per uno di siffatti sinda– calisti vedere i Sindacati ragionare dei propri interessi colla propria testa, emancipandosi così dagli intellet– tuali riformisti come - ed in misura ben maggiore - dagli intellettuali. .. rivoluziorari ! Proprio davvero; che soddisfazione ! AlìTONIO 0RAZIADEI. fllollmcntc osservare ohe la hmdenzn rlvohnlonnrla cade ln 111111. enorme contraddizione. Se si vuol ricorrere 111 colpi di mimo, biso– gna guardarsi d11\dire malo del poteri pubbll<'I. Per eseguire I colpi di mano 11011c'è altro mezzo oho quono dl assaltare 10 stato, o, una volta presolo, sen·\rsenc come di uno strumento con cui tenere a JJosto tutti coloro che non rossero entusiasti del nuo,·o stato di ecse. So Invece sl vuole seguire un'altra strada, e si erodo clie la classe opera.io. debbo. pr~costit:ilrst le rucolti\ tecniche o.Ila gesti/me del Droprt affar!, In conq111stndel poteri pubblici <llrenta, 110\senso risolutivo della parola, una quest:0110 ullroncn. l,'eccessi,·a Impor– tanza olle questa conqu!sla, così Intesa, lm ancora nelle tradizioni del 1mrtlto soelnllsta dipende assai 1ili1dnllo 1nt111enzoresidue del– l'nntleo spirito rlvoh11.lonarlo (s11eoledel bla111111i.smo), che 11011 dalle aue 11Uer!orl o,·01uz10111 verso Il " r!rorm!smo ,. Una nuova alfermazione delmovimento contadino Le affittanze collettive. 11movimento dei lavoratori dei campi, dopo la efflorescenza delle agitazioni e degli scioperi L900-1901 1 i quali portarono loro notevoli miglioramenti eco– nomici e destarono in essi unf\ favilla della coscienza di una propria distinta esistenza cli classe, di diritti specifici da far valere, cli una. funzione o di una azione da svolgere differenziate da quelle delle altre classi, viene affermandosi non pilt sul terreno della resistenza, sul quale ha incontrato ostacoli non fa– cilmente superabili nella organizzazione e prepara– zione padrouale, ma sul terreno della cooperazione di lavoro, unita anche alla cooperazione di consumo e di vendita dei prodotti. Tesoreggiando alcuni esperimenti tentati qualche anno prima 1 i lavoratori dei campi assumono diret– tamente le terre da coltivare, sopprimendo gli inter– mediari fra il proprietario della terra e il coltivatore. Quelle 11ssociazioni di contadini, che, dopo le con– quiste del 1900·901, si sono venute assottigliando non solo per i socialisti, ma anche per i cattolici (1), (I) Il Moltenl noi suo atmllo M Gli aflitU collettivt e u, loro tmpor– ta11zr1soctafe" ()lllano, J90r.),cho ,·erremo analizzando por lo notizie sulle affittanze oattollolie, scrivo: " Quo.nie orgalllzzazlon! nostro ,·1- vono so1t1mcosul qundr! delle affrettate stntlsClello del secondi grllppl diocesani t " (pag. 11). si adoperano ora ad integTare, mercè gli clementi migliori, la loro azione con la cooperazione, in forma spuria o perfetta, e a dure alla associazione un con– tenuto economico duraturo e produttivo poi soci. Merita perciò questo indirizzo di essere osservato con cura in questo che è il periodo della sua ori– gine, tenendo conto di tutti gli elcr.icnti di ratto 1 dei modi> degli apprezzamenti, degli scopi, dei ri– sultati. Diamo quindi con sufficiente larghezza le notizie che abbiamo raceolte da fonti varie e disperso, perchè il giudizio e gli insegnamenti che si possono già trarre dai tentati esperimenti riesca il più pos– sibile ampio. Sulla via delle affittanze collettive si sono immessi quasi esclusivamente i cattolici demo-cristiani nel Bergamasco, nel Milanese e in Sicilia, o i socialisti pure nel Bergamasco e nel ~lilanese e più nel Reg– giano, nel Bolognese e anche in Sicilia, come quelli che avcYano iniziato o diretto le prime agitazioni contadine, e che si trovano un po' sopra un terreno cli concorrenza nella conquista del proletariato agricolo con intenti divergenti, ma con effetti reali in qualche punto combacianti. Vediamone adunque l'opera. r. Le affittanze cattoliche. Essendo, nel 1901, per la morte di una munifica proprietaria cli terre, passate queste per testamento all'Orfanotrofio Maschile di Bergamo, ed avendo i coloni di una delle principali tenute in Comune di Treviglio espresso il timore che il passaggio delle terre alle dipendenze cli un qualche grosso fittabile, che le avrebbe condotte ad economia, potesse peg– giora.re le loro condizioni e ridurre il numero delle famiglie occupate, per iniziativa di persone influenti ed attive di parte cattolica veniva costituita, nel luglio dello stesso anno, fra 113 capifamiglia conta– dini sotto la forma di Societù civ-ile varlicolare, la Societi~ dei " J'robicontadini di Castel Cerreto e Battaglie r, proponentesi di migliorare la condizione morale, religiosa 1 sociale ed economica dei soci, di applicare alla coltivazione i metodi a~dcoli pili ra– r.ionali e moderni, assumendo in affitto dall'Orfa– notrofio 10.000 pertiche di terreno per 9 anni, contro il pagamento di un canone annuo di L 48.000 e con una cauzione di L. 96.000. Lo Statuto della Società consente di prendere in affitto altre terre allo scopo di lavorarle direttamente ed applicando alla coltura nuovi metodi razionali suggeriti dal Comitato dirigente e dal Direttore tecnico. I soci debbono avere, pena l'esclusione, una con– dotta. che non offenda la religione, il buon nome della Società, Ponore, la proprietà. ~'anno parte della Società anche tre sacerdoti, i quali per Statuto tengono le cariche principali nella Società, e fanno parte di diritto del Comitato diri– gente1 composto anche di sette contadini annual– mente eletti. La responsabilità dei singoli soci è illimitata di fronte ai terzi, ma nei rapporti interni il dovere ed il diritto di ciascheduno sono in ragione proporzio– nale della partecipazione al lavoro e alla coltura dei terreni debitamente ripartiti. Questa ripartizione non si compie soltanto in principio dell'esercizio, ma, se occorre, ogni anno, a giudizio del Comitato di· rigente. Sopperisce alle spese generali e di ordinaria am– rninistrnzione una quota particolare di L. 20 che ogni socio deve prestare una volta tanto al suo in· gresso nella Società. Il capitale sociale è costituito

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