Critica Sociale - Anno XV - n. 7 - 1 aprile 1905

l02 CRITICA SOCIALE tutto - colpisce la più parte delle istituzioni geniali che vi si fondano. Non solo non aveva " promosso ,, un bel nulla fuori di Milano, ma anche l'unica Biblioteca popolare milanese era divenuta la preda delle muffe e dei ragnateli. Dotata di un cospicuo numero di volumi - oltre 30 mila - ma in gran parte classici o superati dallo svi– luppo scientifico e disadatti allo scopo -- essa limitavasi poco più che a fornire lo traduzioni belle e fatte agli sco– laretti fuggifatica delle scuole medie, e un certo numero di romanzi, e non sempre dei migliori, ai disoccupati, alle portinaie, ai convalescenti del quartiere - uno dei quartieri più vecchi della vecchia Milano, lontano da ogni movimento operaio moderno. Di poi la Biblioteca peregrinò per varie sedi, perseguitata dal Municipio che, in compenso del" favore" di fornirle uu meschino locale a stracciamercato, la obbliga.va ad ogni tratto a sloggiare, come uno studente che vive sulle camere ammobigliate, indebitandosi per le spese dei trasporti, obbligata a lunghi periodi di chiusura per rimettersi in ordine, perdendo libri e perdendo credito e clientela. Esserne consigliere d'amministrazione non era dunque grande lusinga all'amor proprio, nè forniva grandi sod– disfazioni di coscienza. Pure chi scrive queste linee vi rimase ostinatamente - si adoperò anzi a ottenerle an– che la erezione in ente morale - sempre nell'attesa della " congiuntura propizia,,, che permettesse di svol– gere, da quel vecchio tronco insecchito, nuovi e rigogliosi rampolli! La congiuntura aspettata si risol,•eva essenzialmente in un po' di quattrini (le idee sono meno difficili a tro– varsi, ma inzitelloniscono senza i quattrini fecondatori), per dare alla vecchia Biblioteca nuovo sedi, nuovi libri, un catalogo a disposizione di tutti, nuO\'Opersonale. Un primo tentativo di interessare ad essa le organizzazioni operaie, raccolte nella Camera del Lavoro, fallì misera– mente. Quando prese a funzionare l'Umanitario, collo scopo di lenire la piaga della disoccupazione e di" aiu– tare i diseredati a rilevarsi da sè 11, ci par\'e cbo uno dei mezzi migliori per raggiungere il suo scopo fosse quello di rigenerare la vecchia .Biblioteca, di aiutarla a spandere la cultura, a" illuminare la strada" di coloro che hanno bisogno di rilevarsi - o magari di non ca– scare. Per ventura, non parlammo a sordi. JI resto .... verrà appreso da chi leggerà la relazione del primo anno di vita del " Consorzio dello Dibliotecho popolari m che pubblichiamo più avanti e nella quale il prof. Fabietti - che del Consorzio è insieme l'anima e il braccio - ha profuso i tesori della esperienza. acquistata sull'ar– gomento. Questi ricordi personali spiegano perchè non abbiamo ritegno da invadere un paio di numeri della Critica con parecchie colonne sul tema delle Biblioteche po– polari. Pensiamo che l'iniziativa milanese possa espan– dersi, per virtù dell'esempio, in altre contrade, dove il bisogno no è anche maggioro: e perciò la nozione dei particolari anche i più minuti, che generarono il nostro successo, non dev'essere trascuratn. Le cose riescono o falliscono sopratutto per la cura o per la negligenza dei particolari minuti. Aggiungiamo, per completare la nostra confessione, che all'amore - altri dica all'infatuazione - delle 13i– blioteche popolari noi siamo venuti dalla politica e so• pratutto per motivi politici. Vi siamo venuti proprio dal socialismo. Luuge da. noi l'idea che le Diblioteche popolari deb- bano servire a un partito: ciò equivarrebbe a renderle settarie e ad ucciderle. Ma ì'esperienza della. propaganda nelle masse ci venne mano ma.no convincendo di una cosa: che l'efficacia di essa era paralizzata sopratutto dalla incoltura. - Che l'istrur.iono sia un bene per tutti, è una di quelle banali verità che ci si fa torto a ripeterle, e che, a furia di Tenir accettate senza discussione, cessano di essere sentite e, sopratutto, applicate. Non mette conto di sostenerle, poichè nessuno le nega; e dh•entano verità. morte, che non appassionano e non muovono anima viva. Noi ci siamo più volte accaniti a ricercare la. ragione della relativa sterilità della nostra.aziono nelle discordie fraterne, nella apatia degli unì e nella impulsività degli altri, nel ciarlatanismo e nella mala fede.... •rutte ra– gioni effettive, ma non ragioni decisive nè ultime. Al disotto, come causa generale, come condizione ne– cessaria se non sempre sufficiente, sta la incoltura e l'inerzia di spirito di quelle masse, che sono l'oggetto della propaganda. Nell'incoltura e nell'inerzia dello spirito, i migliori germi o non fruttificano o danno frutti attossicati. Le formule, intese meccanicamente, diventano inganni. La propaganda, unilateralmente interpetrata, la Jet.tura (nel miglior caso) di un solo giornale 1 sempre quello, produce vere ed inconscie deformazioni del criterio. La politica compie opera, anzichè educativa, inconsapevolmente per– \'ertitrice. Il rimedio a. questo male non è altro che il libro: il libro seminato dapertutto; il libro che cerca il lettore, lo adesca, lo invesca, lo persegue, se ne impossesM; il libro che è coltura, che è ginnastica, che è luce, che ò redenzione. E I.a Biblioteca popolare - se trionfa - non solo metterà il libro in valore, gli darà la vita che gli manca; ma lo creerà, lo susciterà ex uovo. Per la leggo della domanda che provoca l'offerta, i buoni libri popolari saranno creati dalla esistenza clei lettori edu– cati a cercarli. I socialisti italiani, se concepissero questa ambizione, di innamorare dei libri il proletariato; di far leggere un libro al mese ad ogni operaio (e non importa affatto che siano sempre lihri socialisti); compirebbero, credia– mo, opera cento volte pitt rivoluzionaria - direttamente o indirettamente, cioè tanto sugli spiriti, quanto sullo sviluppo della produzione - che non con alcune mi– gliaia di ordini del giorno dl protesta e con parecchie diecine di scioperi generali. La bestemmia è scritta. Ci sia lieve ora. l'immancabile anatema dei i, compagni :i! LA ÙRITICA. LEBIBLIOTECHE PER ILPOPOLO Il primo anno del Consorzio milanese per le Biblioteche popolari. Essenc~o trascorso ormai un anno dall'apertura delle J)l'lme quattro Biblioteche istituite dal Con– sorzio, non sarà inutile esaminare brevemente i ri– s1;1Ita~iottenuti in questo primissimo periodo di lor v1ta 1 11 ~uale, pur es~endo relativamente troppo breve per olfnre opportunità di sicure e definitive dedu– zio1~i,_pr~senta per lo meno elementi di esperienza sutlic1ent1 a segnar la linea di condotta che si dovrà seguire per secondare l'immancabile sviluppo ulte– riore dell 1 Istituzione. Insegnamento prezioso questo, se si considera che

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