Critica Sociale - Anno XV - n. 5 - 1 marzo 1905

CRITICA SOCIALE 73 strofiche, non Bi sobbarcherà a questo còmpito e non cercherà. di richiamare la classe lavoratrice, di cui vuol essere la guida. intelligente ed operosa, alla stessa, iden– tica funzione ...... Io sarò lieto se con questo scritto avrò contribuito a far ritrovare al partito socialii.ta mantovano, da un po 1 di tempo smarrito nei meandri delle questioni interne degeneranti in diatribe personali, la via maestra di una unità non soltanto formale, ma sostanziale, feconda di lavoro e di conquiste nell'interesse dei lavoratori. Che se poi le mie idee non dovessero raccogliere la vostra approvazione, io, pure non potendovi seguire per vie che reputassi dannose ai vostri interessi 1 sarò ugual– mente lieto di questo mio atto, morcò il quale In. discus– sione sarò. entrata là dove, bene sposso, non c'è che la. cieca fiducia negli uomini. R il socialismo ci avrà in tutti i modi guadagnato. CARLO VEZZANI. IlSocialismo come " Volontà diPotenza ,. È noto come Nietzsche mostri in molti luoghi delle sue opere una fiera avversione contro il socia– lismo, che egli confonde in un unico abborrimento col cristianesimo. E noto altresì che molti seguaci di Nietzsche trassero dalle dottrine del maestro il fondamento teoretico del loro atteggiamento politico conservatore, aristocratico, accanitamente nemico del– l'ascensione proletaria. Ora noi ci proponiamo di dimostrare, all'incontro, che il socialismo trova la sua piena giustificazione nella dottrina nietzschiana e che Nietzsche e Marx hanno concezioni sociali assai più affini che forse non ritengano molti dei loro rispetti,•i discepoli. * *. Si sa che Nietzsche ha tentato una nuova inter– pretazione delJluniverso mediante il principio della "volontà di potenza TI. Per limitn.rci all'esame del– l'applicazione di questo principio alla teoria della conoscenza, basterà dire che Nietzsche, accettando come punto di partenza la dottrina berkelyana, se• condo la quale le cose non hanno un'esistenza in sè, ma solo in quanto noi le conosciamo, sostiene che la verità non esiste; che essa non è se non una determinata organizzazione che una specie vivente si ò fatta del mondo esterno in vista della. propria utilità, dell'aumento della propria forza; che la lo– gica. e le categorie della ragione sono " mezzi per accomodare il mondo a fini utilitari, dunque, per principio, in vista di creare un falso utile Tli e che il criterio della verità non è se non " l'utilità bio– logica di un tale sistema d'alterazione per prin– cipio ,,. Partendo da tali premesse, Nietzsche deduce che l'essere, aclunque, non esiste, e che invece non esiste so non un divenire, tendente alla creazione d'un mondo sempre pilt possente. Ma già qui, in questo campo assolutamente astratto della teoria della conoscenza, appariscono i primi germi cli quella distinzione, che è tanta. pfu'te nel resto dell'opera nietzschiana 1 tra spiriti liberi e spi– riti schiavi, tra forti e deboli i e il germe di questa distinzione apparisce nel modo con cui Nietzsche vede atteggiarsi lo menti umane in cospetto dei principi ora enunciati. Che COl'!a fanno gli u spiriti liberi ,,, i forti? Estli hanno il coraggio cli accettare e guardare in faccia il desolante principio che la. veritli non esiste, nel senso che l'uomo non può avere la nozione delle cose in sè, e non se ne fa che una nozione subbiet- tiva, e, quindi, falsa. Essi hanno l'intrepidezza cli riconoscere che l'essere non esiste, e che non esiste se non il cli'!Jenire, pertanto, facendo a meno delle :rruccic della verità. assoluta e dell'esistenza d'un mondo-verità, spiegano la loro energia, non nel 1·i– cercare questa verità assoluta o questo mondo·\'erità., ma nclPinfluire sul diventre, nel cercar di creare il mondo che alla loro forza di volontà apparisce clesi• clcrabile, cioè buono. Che cosa. fanno, invece, gli " spiriti schiavi TI' i deboli? rnssi ,•ogliono la feliciti\ garantita da ciò che è; <1uincliaffermano la loro credenza nell'essere; quindi v».nno alla ricerca del mondo, già esistente, in cui non ci siano nè illusioni, nè contraddizioni, nè cangiameuto; quindi concludono che, se il mondo noi quale viviamo è un errore, il mondo quale do– vrebbe essere esiste e si tratta solo cli scoprirlo e cli trovare i mezzi per giungere alla scoperta di esso. Cosicchè, " la credenza che il mondo che dovrebbe esser(:.lesiste veramente è una credenza degli impro• clutt.ivi, che non vogliono creare un mondo qunle deve essere. Là. volontì~ del vero è rimpotenza della volontà cli creare TI· (') In metafisica 1 questo atteggiamento degli '" spiriti schiavi ,, 1 dei cleboli 1 dà origine alla, religione (che è appunto l'affermazione <lell'esistcnza d'un mondo-ve~ rità 1 d'un mondo quale dovrebbe essere) e alle entità astratte della morale e del dovere munito dell'impe– rativo categorico Kantiano. J\la a che cosa dà origine nel campo polit.ico e sociale questo sentimento cli cleboler.za che spinge alla ricerca d·un mondo•verità già esistente? l;:sso dà. origini alle dottrine conservatrici. Che cosa dicono, infatti, i conservatori? Essi ùicono: il mondo-verità politico sociale esiste già; esso è costi– tuito clùlle istituzioni fondamentali della società pre• sente, che sono buone, che sono anzi le uniche pos– sibili. e producono, talvolh1, risultati non buoni, ciò ò solo cosa accidentale e dipendente da errori nel modo di fai-le funzionare. Si tratta solo di met– tere in eviclenr.a questo mondo-verità. politico-sociale già esistente, mediante il suo perfetto funzionamento. B.c::ituurate l'impero dell'assoluta. liberti\ economica, o si scopriranno in pieno " le armonie TI! ora talvolta soltnnto nascoste, <lei presente assetto sociale; "tor– niamo allo Rtatuto .,, e apparil'à ulla luce la. bontà. del mondo politico offertoci dalla presente costitu• zione; proteggete le " pubblichP libertà \'I col far ri– spettare " l'ordine Tll e il mondo-verìti1, costituito eia quelle liberti\ cd anche ora esistente in potenza, sar:'t pienamente raggiunto. Così dicono i conservatori. Rei essi sono aclunque, alla. streg-ua della dottrina cli Nietzsche, i deboli, gli spiriti schiavi, che, impotenti n. creare, credono nel• l'esistenza attuale del monclo-vol'it~ 1 alla ricerca sol– tanto del quale il loro sentimento di debolezza li spinge. Perfettamente opposto è l'atteggiamento del pen– siero socialista. Questo consisto nuzi appunto, essen· zialmente 1 nella. negazione dell'esistenza attuale di un mondo-verità politico-socinle, nello sforzo cli cre~1rc un tal mondo-vcrit:t riconosciuto inesistente, nel proposito di imprimere sull'errato mondo socinle presente la propria. volontiì, rimirne~giandolo e dan– dogli quella conformazione esteriore e quella costi– tuzione ,intima che apparisce In.mig-lioro Hlla volontà stcssn. g quindi la manifestazione che si sente la potenzn di " creare un mondo quale de,·e essere T1· 11socinlismo è dunque la " volontà di 11otenza ., di coloro chr sono forti e liberi, la volontì1 cioè ri– volbt non allo scoprimento in politica cli un mondo• (1 Crr. la prima 11arle del 2<> ,•olumo della Yv/0111(} ,u PoltHW Inti• lolala: La 1ro1011td 1H PoUn:a '" q11a11toConoace,u·a.

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