Critica Sociale - Anno XV - n. 5 - 1 marzo 1905

CRI'rICA SOCIALE 75 diante interessi di conservazione opposti a quelli che sono oggi Ja media; Ja prnparazione a valutazioni contrarie; la distanz.a considerata come un vatos; la coscienza libera in faccia. a ciò che oggi è poco ap• prezzato ed ;1.nche interdetto. ,, (') La congiunzione del socialismo col cristianesimo, come manifestazioni analoghe della volontà di po– tenza dei deboli tendenti ad abbassare il tipo uomo, è dunque, a!Ja stessa stregua dei principi nietzschiani, evide11temente inattendibile. Ed anche .Nietzsche, del resto, riconosce in modo esplicito che il socialismo è un movimento che tende all'elevazione dell'indiYi– cluo, là dove lo accusa di mettere il suo " sermone altrnistico a servizio dell'egoismo individuale , 11 non essendo " che un mezzo d'agitazione dcll 1 inclividua– lismo ,, e miranùo ad " organizzare un'azione co– mune ,, solo in vista degli individui. ( 2 ) Ravviciniamo questi concetti alla convinzione cli Nietzsche che le nature pili forti, le vere individua– lità si trovano " più spesso tra gli elementi più bassi e abbandonati dal punto cli vista sociale,, e elle," se si cercano delle personalitì1, è là che ei trovano, e con molt'.J maggiore certezza che ne1\e classi medie ,,. (3) Ravviciniamoli ancora a questa definizione ch'egli dà. dei più forti: " gli uomini che sono certi della loro potenza e che, con fermezza. cosciente, rappresentano la forza alla quale ruomo è arrivato ,,. (~) Pen:,iamo che tale definizione è in fondo null'altro che la de– finizione cli quella classe di tecnici (scienziati, inge– gneri, operai skilled) che, secondo le previsioni ge– nialmente tracciato da \\'ells nelle sue Anficivazio11i 1 conquisteranno nel prossimo avvenire il dominio della società, perchè sarnono i soli proYvisti delle cogni– :doni neces13arie per mettere in attività. i molteplici e complicittì congegni necessari alla vita sociale. Pensiamo che que:Ha. classe non è altro, in fin dei conti, che il proletariato intelligente, colto, specificato nel suo mestiere, quale l'odienrn industria lo prepara. E ci persuaderemo agevolmente che il socialismo è la, volontà di potenza dei pii1 forti, dell'aristocrazia (nel senso greco della parola) che domani affermerà il suo predominio, sebbene tale predominio non pos– segga ancora oggi. Nè in ciò il proletariato odierno si differe11zia certamente da qualsiasi aristocrazia (sem– pre nel senso ,greco o nietzschiano) del passato, per– chè ogni aristocrazia, poscia effettivamente domina– trice, traversò naturalmente un periodo in cui prepa– rava la propria supremazia, senza ancora possederla. * * * Un altro ordine di considerazioni, che dimostrnno l'affinità della concezione generale nietzschiana con quella socialista., ci è offerto dal fotto che, tanto per Nietzsche quanto per il socialismo marxista, la realtà sociale è data da fenomeni di forza cli cui le" idea,– lità ,, non sono che la maschera o la soprastruttura. " Progresso verso il naturale (scrive Nietzsche): in tutte le questioni politiche, nei rapporti dei partiti fra loro, anche nei partiti mercantili, eia operai a im– prenditori, sono questioni di potenza che stanno in giuoco. Bisogna domandarsi anzitutto ciò che si può, e solo dopo ciò che si cleve. ,, (") Questo lato del pensiero nietzschiano fu assai bene lumeggiato, nella Revue cles ldées, da uno dei più acuti interpreti cli Nietzsche, Jules de Gaultier. ]~gli mette in luce come per il filosofo tedesco la forza sia la sola realtà del mondo e le parole bene,giusti– zia non siano che nomi posti sulla forza, denomina– zioni di uno stato di forza, dopo che questo ha sta- (L) La Voi. clt Puiss, H 1 192. <21 La l'QI. {le l'11lss., li, 12(:,. tal Id. 11,201. (') Id. t, !;3. 1s1 I.a Voi. cle P11i,ss., I, 81. bilito la sua supremazia. 'l'ale cambiamento di nome ha lo scopo di conservare il potere con un'economia cli forza, di risparmiare una nuova lotta, idealizzando e divinizzando lo stato di forza rhe ha trionfato. Le" idealitìt ,,,quindi, il "mondo morale,, non hanno per iscopo che di procurare al partito vincitore il vantaggio della formazione d'una menzogna in forza della quale al fatto della 1,otenza che assicura la su– premazia, ma che può essere ad ogni momento ri– messo in questione, si sostituisce una presunzione per cui quella supremazia è inerente alla natura delle cose. L'invenzione del " mondo morale ,,, adunque, è un episodio <lolla lotta per la potenza. Ma, stante il perpetuo cangiamento delle cose, giunge un momento in cui ciò, che è stato la forza, cessa di esserlo. Allora il mondo morale è un'espres– sione menzognera di potenia, una maschera della forza sul viso della debolezza. 1 1; però, " in armonia (prosegue testualmente Ju\es de Gaultier) con la vo– lontà di potenza che aspira a elevarsi sempre al di– sopra di sè stessa, Nietzsche sente l'urgenza di sop· primere questi stati in cui la forza si mette in op– posizione con sè meclesima 1 invece cli manifestarsi nella convergenza d'un unico impulso. 'l'alo tendenza dominante è quella che esprime la parola di Zara– thoustra.: "il migliore deve regnare i:· Ora, il migliore è, in ciascun momento determinato, ciò che è e non ciò che fu.. il pii1 forte ,,. (1) Da questa lucida interpretazione d'uno dei piì.1 ge– niali studiosi di Nietzsche, risulta palmare l'affinità della dottrina di questo col socialismo. Il concetto che la sola realtà sociale è la forza e che le idealità. mo– rali ne sono il rive:stimento e la sopra:;truttura è fon• damentale in llarx e costituisce pure l'idea prima cosi brillantemente e profondamente s,•iluppatn dal Loria in (luasi tutti i suoi libri. E il concetto che giunge un momento in cui ciò che fu la forza cessa di esserloi in cui quindi le idealità. morali sono un'e– spressione me1lzognera di potenza 1 in cui urge far sì che ciò che ha cessato di essere forte cossi anche di parerlo e che il dominio passi da chi fu il più forte a chi lo è: - questo concetto è, si può dire, tutto il socialismo. Il quale dice appunto che chi è ora il più forte è quel proletariato sviluppato, colto, spe– cializzato cli cui parla.Yamo testò, mentre la classe ca- 1Jitalista, che fìt un tempo più forte, va cessando di esserlo a mano a mano che sdrucciola nel parassiti– smo e che l'insieme della produzione, dall'alta dire zione tecnica all'esecuzione meccanica, diventa mo– nopolio del proletariato. Sicchè il socialismo null'al– l'altro vuole se non - in perfetta consonanza con le idee di Nietzsche - la cessazione del dominio so– ciale in chi ha cessato cli essere il più forte e il pas– saggio di questo dominio a chi ora è effettivamente il più forte. * * * Si vegga quindi se le dottrine di Nietzsche, di cui si fanno bandiera i gioyanetti reazionari, non impor– tino im•ece, qualora interpretate, non alla luce di un ridicolo dcmdysmo, ma mediante una severa ed esatta osservazione della realtà sociale, la giustificazione dei concetti fondamentali del socialismo, e non si– gnifichino quell'avYento del proletariato, contro il quale l'ultimissima moda è di atteggiarsi a disgu• stati avversari, inYocando appunto le teorie nietz– schiane a suffragio di tale atteggiamento. Gll'SRPPE RENRJ. i 1 l Juu:s Dt; o.~ULTIER: Nitt;:sche tt 1a c1·oyw1ct tdéolog;q_ue, nella Rer11edes ldùs del lt:, settembre 1904. La Critica. Sociale e il Tempo, per l'Italia: anno L. 18, semestre L. 10 - per l'Estero: anno L. 38} semestre L. 19.

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