Critica Sociale - Anno XIV - n. 10 - 16 maggio 1904

CRITICA SOCIALE 155 giono il ministro Orlando. allorchò dice che " il solo « miglioramento della condizione economica degPinse- 11 gnanti può perfino non apJ)llriro opportuno, quando " un sistema di apposite normo non abbia prima assi– " curato la snida compagine del loro ordinamento pro- 11 fessionnlo in guisa da precludere all'intrigo ed al de– " mol'ito di farsi strada in mozzo ad es.-.i.,, Ma non abbiano paura i professori pronunciatisi contro quel disegno di legge sullo stato giuridico. Ec;so non passerìL ('). E-1so è troppo nuovo, troppo moderno, troppo liberale o ardito perchè, se anche paq,ia<1se alla Camera, non debba naufragare al Senato. F. come se ai conser– vatori ed ai fautori clel princiJJiO d 1 autorità. 1 conforme al vecchio concetto dei poteri burocratici assoluti e in– sindacabili, dei segreti d'ufficio, mancn!'lsero armi suffl• cienti 1>ercombattere quella leggo 1 ne ha loro fornite orn di nuovo Fopposiziono e In condottR. degli stessi insegn:'1.11ti. Non c'ò da dubitare: la legg-e Ca!'lati e l'attuale po– tere discrnziouale, ldest l'arbitrio, dei ministri e della burocrazia e-entrale, passati i primi clamori, continue– ranno come finora, e i;e anche non tornerà alla Minerva uu Na-;i, non mancherà certo il ministro energico che saJ}rà facilmente tro\'are il modo di di'l,olvere la Fede– razione, guardandosi bene naturalmente dal concedere agli insegnanti, per ciò che riguarcla. il miglioramento economico, nitro che belle promosse. Ma. i professori avranno ancora la soddisfazione di leggere di tratto in tratto qualche articolo come quello del Corrieri' dPlla Sera del 19 aprile, nel quale \'ersa calde lagrimc sulle loro misere condizioni finanziarie anche l'oo. \'illari, che nel 11:191, es5endo ministro 1 ri• cimò fino alla corda gli stessi meschini comJ>ensi delle classi aggiunte. 0. RICCIIIEIH. (1) An<'hl" 11ul, (' 111U soilo, se non ,·01e,s1mo un gran bene an·a– mleo RleChh-rl (' SC'non ,·cdes~lmo nello ~ue 11nrole so11ratutto l'e- 111resslo1101ro111cn <Iluna clolorosa nmArf'z,n rnun 111 frnwre, saremmo <ilH\81 tentati ,11 grlda,·o: crtp, /'(11!/l'uloc,o. ('crt-0, un mll.f(l{IOro aflla– tamcnto, un plì1 vh·o senso (Il mlsurn In molle sezioni di !nsegnrmtl 1nrchtic ror1w glo,atu, e,·unndo l'lnet•rteu" 1•d Il t11r1Jtunento dio ao,·Nw crf.'~<'l'rl' in molti slne<'rl nmkl de11n »cuoia e de>I11rort!~– "-Url 1\1 front<' al111.valanga di ordini 111'1giorno discordi che lnond11rollO ! Rh.1rnall In que,,11 ult\011 meal. )la l'esho ftuale del ,·r (t1·tmlm11 cl 1,art! <'h<' rl11arl In gran 11arte a COll'Sto guaio. (.\'uf(I dtl/(1 Cll!TICA). I DAZI! DOGANALI EI TRATTATI DICOMMERCIO iu rn111wrtonlle 1•rinci1mli iudusll'ie ugricole it:~liane l?elazio11e s1:oltr, nl a.pprorata 11el Con(Jresso di Corleo11e f;•ci li' IA'(Jlte le Cooperative aarkole sirilimw 11ei giorni 2."J I' 21 <1prile /904. Su questo tema si è scritto moltissimo e in vario senso; nè la soluzione sicura è stata mai data, poichè i.rii interessi commerciali tra le Yarie regioni e tra le varie industrie di una stessa regfone si urtano e si elidono. Oli industriali clell'ltalia settentrionale, i produt– tori agricoli del -~lezzogiorno spingono il OoYerno nei trattati di commercio a chiudere le porte d'Ctalia ai manufatti esteri e ad aprire lo porte dell'estero ai prodotti meridionali j gli uni pretendono, per il loro unilaterale vnntaggio 1 di sacrificare gli altri. [ fabbri– canti di materia prima servibile ad un'altra industria chiedono la protezione doganale sul loro prodotto, mentre i fabbricanti della seconda industria chiedono rhc lo stesso prodotto µrimo arriYi a minor prezzo daJl'estero. Oli esportatori di vino o cli agrumi del ~rezzogiorno sono spesso anche produttori cli ce– rcali, ccl hanno di conseguenza interessi contrad– dittori in materia di politica commerciale. 1 grossi produttori di grano vogliono il dttzio doganale, e i piccoli non sanuo quel che si vogliono e stanno muti; i consumatori sono assenti dal dibattito, ma coloro rho parlano nell'inter esse del c onsumo popo· lare e contro il la.tifondismo fulmina.no il dazio iniquo e rovinoso. lJn huon trattato di commercio apporta. indubhia– montP un grande beneficio nll'C'conomia nazionale. )la un buon trattato è molto dilfirile, pcrrhè la hor~hcsia di ogni pae1,e è ogg:i iln•,1sa. dallo spirito protezionista. fnoltre il buon trattato fo vorevolc al– l'esportazione agricola racchiude sern1>re il pericolo di una crisi subitanea, che, al cessare di esso, ,,uò colpire l'industria fuv<lrita.U\'flnti, so il mercato na.• zionulc o altri mercati esteri non siano capaci di supplire. Infine la esporh1r.ionc fa.vorita cli un dato prodotto può sviluppan1i fac<'ndoci dimenticare altr<' pili sicure fonti di ricchezza nazionale, e farci a.nclw, J}C'r hl specuhtzione elci si1biti guallagni, dimenticarl' il mig-lioramento del prodotto stcs"io. Difatti la ci:1portazionc ciel \ ino, drll'olio. ckl man– dorlo, degli agrumi e delle 1.1\trC' fruth1, più rho dalle barriere doganali, è limitatn dalla imperfetta prcpa• razion<' tc<'nica, dai cattivi imballaggi e dalla IC'n– t('zza, insuflicienza ed nito costo cli trasporti rnarit• timi <'ferroviari. J,a csportazionC' dei prodotti agricoli mcridio,rnli, in causa cli tutti i suaccennati difetti, non può vincere la concorrenza dei 1nodotti di altri paesi, anche in mercati pili vicini a noi. Noi non siamo che esportatori di nhtteria grezza 1 richiesta nei mercati esteri per la propnrnzione di più finiti prodotti: il vino italiano che in gran maggioranza. si esporta è c1uello da tag-lio, coml' la seta la,·orata. è cli prima lavorazione. . .. Fra le stridenti contraddizioni dell'ordinamento pro• cluttivo, basato sul tornaconto capitalistico, la più strana, quantunque meno ••lovah1, sta riposta. n<'I danno che lo due principali cult.ure 8icilianc, la vigna o il frumento) si arrecano vicendevolmente. li con– flitto non derivR. dalla natura dei due prodotti 1 ma d1tllo ~J>il'itodi spccul1.1zio1wche impone J>eressi un regime doganale contraddittorio. Da una parte si vuole ostacol1.1rc la. importazione del /.-:'l'llllO estero per rial• zare artificialmente il prez1.0 del grano naziona1C' 1 e cl1altra. parte si vo1-rebhe produrre tutto il vino pos– sibile, per rovesciarlo, mercè fo,·orevoli trattati di commercio, sui mercati esteri. Om il dazio doganale sul grano, anzichè elevare la produzione indigena all'altezza del bisogno con metodi industriali di cultura, la mantiene insuflì– cientc, e, rincarando artificialmente il prezzo del pane, dà una nuova. 1>otenza <li consumo di ,,ino <' cli altri prodotti della. terra, che pur non sarebbero bastevoli per tutti. li dazio sul gmno riesce nocivo, non tanto perd1è incarisce al lavoratore il prezzo del J}llllC a favore del latifondista, ma piuttosto perchè, premiando il latifondistn. ozioso della terra n semina e pascolo, impedisce l'applicazione dei metodi industriali al– l'ngricoltnra, e quindi nrnnticnc la povertà nella pro• duzionc e la barbarie nei rapporti sociali. l) 1 altra parto il vigneto, Yioppiì.1esteso ul fine del– l'esportazione ed oltre il hisogno, sottrnc terreno t1.I g-rano 1 rialza per concorrenza quello che resta alla 1'3eminae al pascolo, dà di conseguenza un novello tornaconto a lasciar nud1t la terra. elci latifondi senza 11adozionc di radicali rifor•!1r agrarie, e distrugge il bosco, la pastorizia, l'uliveto, impo!,'\sibili pili a. sostenersi con gli alti prezzi raggiunti dalla tcrr1t vitata.

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