Critica Sociale - Anno XIV - n. 3 - 1 febbraio 1904

46 CRITICA SOCIALE fisiologiche clemontari 1 attendere troppo a lungo senza impiE>go. O si deteriora fisicnmentc con. g-li titC'nti o tecnicamente, scendendo da un mcshcre che e~ig-equalità. tecniche specificate ad un altro più g-rossolano. Il che sia det.to per i.ncidemrn -:– costituisce unA. perdita seera per In sometiì, pcn:he va perduro il capitale che si è i1wcstito in quel la– voratore per porlo in g-rado di acquistare quelle ahilità SJ)('Cificate. . lnvccr 1 il capìfolista 1 che si p_rescnta sul mercato de-I lavoro come compratore, s1 trovi,, JJ<'I' questo elemento del tempo, in una immensa superiorità rispetto al venditore della capacità di la,,oro, perchè può aspettare con minore detcirioramento. In via di fotto, in forza cli quct-to elemento del tempo, amdchò dall11domanda o dall'offerta effettive, il compenso del Jitvoro viene a fissarsi in base al bisogno del larnrntorn di suddisfare alle suo neces– sità 11iù.nrgenti. li~- se ulteriori clementi, che ,,e– dr('mo altrn volta, non concorressero - il capitaliste\. nel contratto avrebhe sempre la potcnzhtlirà di fis– sare il compenso della merce-lavoro :.li minimo indispensabile per l'esistenza del lavoratore. Ciò che aggrava la posizione e distacca sempre piì1 i rapporti reciproci del capitalista e del lavora– tore chi quei rapporti ideali, che la teoria stabilisre por raggiungere lo stato limito di lihern conrorrenza, con le suo conclusioni, si è che lo conseguenze degli attriti del tempo sono 1 per dirla con uua parola cli "i\larshall, cumulative. ~: cioè, una volta deteriorata la proprhl posizione, raramente il lavoratore è in grado d1 migliorarla. La sua prole crE'scc con un tenor di vita i11fcriore a quello 1>rimitivo del geni– tore decaduto. In essa, sia por la mancanza di ener– gia, dorivancc da un nutrimento pili scadente, sia pC'r il minor capitalo speso per educazione, sia in– fine per la sempre minoro previdenz1-1,caratteristica delle classi p0Ycrc 1 vannll sempre piì1 al)l);lssandosi quC'II(' qualità che pong·ono in grado il lavoratore di pretendere un miglioramento nelle proprie sorti. Sicchò si giunge a quel fatale circolo vizioso, per cui il lavoracore è mal pagato perchò poco prodnt• tivo, ma ò poco produttivo perchè è mal pa,'tato. 11: a questo elemento di inferiorità che si ricollega quel principio di teoria, che fu così elegantemente svolto dttl Pantaleoni, per dimostrare l'importanza che 11rl contratto economico ha la diversiti\ dei pu11ti iniziali di lhll'tenza dei singoli contraenti. Uapitalista e lavoratore dunque non si tro,•ano in pnri condizione: non hanno punti Ji partenza iniziali identici; non hanno identica libertà. )[an– cano quindi i principali di quei presupposti, che la teoria pone a priori come condizione per un regimo di libera concorrf'nza. ~lancando le premesse, vien mono quindi anche la conseguenza, che i contrnenti 11011 si ritirano chli mercato ISO non quando hanno raggiunto il massimo benessere economico. Questo 1 in fondo, è il punto vero delh, teoria marxista. Fatto curioso a rilevare: la teoria libe– ri~ta. pane eia. premesso rigorose e ha un fondo pra– tico fohw; la teoria socialista prende le mosso da premesse scientificamente false 1 o ha. un fondo di osservazione veris:,imo 1 ). 11) uno del l)OCIII(IUIOrl CIIC meglio hfllll\O \'hlio l'lm1>orti111za (lol– l'clcmen10 del tempo 1un· mo,ltflcnrc lt' condizioni teorlclle della lH.wra eoneorrcm:n, è \'llrrc1lo l'aroto . .S1•1 suo Coun1 (voi. Ir, 1mgg. 1sr. e seglJ'.) egli nota: • On n benuco111) dli!l'Utc\ la ,p1cst1011do savolr si, dan~ Ics llmltcs de h\ libre concurrencc, Il c~t 1,oss!blo (1110Ics ou– ,·rJers. on 11•1111~,)Clnnt, cn ftllijflllt J.rrèvo 011 cn omployant d'nutrcs moycni! IH•mlilablcs, J>Uli!SCnt falrc n11:{11tcntcr!curi! snlnlrcs. ,\ prc· 111tòre,·uc, on est tonté ,le ré11ondre négatt,·cm('nt.. .. •:n p11rttcul\cr, Il tnut noter q1w til nous avo1u érnbl! IO$ oondlt\ons de l'é(lulllllro, JJOUS ll 1t\\'OUl:I rlt•n dlt du t('m1111 (111'11 faut il.li 11y11tèmo JIOUrilltCllldro (lette vosilltm. Or, li n'est JlilSdu lOUt ll1dllférc11t, JlOur l'ouvrlcr, <1uc . .. Così noi abbiamo seguìto la teoria economica coi fotti e ,tbbiAmo ,·isto che nella vita reule due soli elemPnti fisici, lo spazio e il tempo, btlstano a osta– colare l'ipotesi della libera concorrenza. lnoltre, le caratteristiche qualitative delht merce-lavoro bastano a distruggere - rispetto ,tllo spazio - la. facoltà di scelta nel lavoratore; rispetto al tempo, la libertà di contratto e l'ipotesi dell'eguaglianza nelle condi– zioni dei contraenti e delle posizioni inizia.li dei contraenti stessi. . .. Dunque quella teoria ò inutile o falsa? No. Co1;1ela meccanica rnzionale, semplificando i problemi del moto, col ridurre le ipotesi a un mi– nimo, prescindendo cla~li clementi dell_o spazio, cl~! tempo della omogeneità della mater1a 1 della resi• stenza' del mezzo, ha permesso Je meraviglie della fh,ica moderna, così la teoria economica, stabilendo quello che di costante o di incondizionato esiste fra i vari fattori della produzione o i prodotti, indipen– dentemente da ogni elemento qualitativo, ha per– messo all'Economia, prima fra tutte le scienze so– ciali, di accostarsi in precisione e in perfezione alle scienze fisiche, e di fornire agli studiosi della fisica sociale il tipo ideale a cui dovrebbe fwvicinarsi l'u– manirà. E come nel campo meccanico lo studio dello macchine si pro1>one di applicare i principi della teoria pura in modo che il loro rendimento sia mas• simo, ossia, sia resa minima l'azione degli attriti; così nel campo economico la società umana, che tende sempre, anche inconsciamente, a raggiungere l'equilibrio, si è sforzata e si sforza di avvicinarsi, per quanto è possibile, agli ideali esposti dalla teoria della libe!'a. concorrenza. I~,per ciò fare, nel caso nostro, le occoncva trovare quella macchina, che meglio di tutte consensse le ipotesi sbtbilite nella teoria, ossia che permettesse al Iavor;~tol'C quella. facoltà di scelta, quella libertà di contratto, quella visiono netta dei propri interessi, quella possibilità di determinare esatta.mente le di– mensioni della propria attività, tutte quelle condi– zioni, insomma, che, ponendo il lavoratore nelle identiche condizioni dei possessori delle altre merci e dei capitalisti, avvicinasse, per quanto era possi– bile, hi. realtà della vita alle ipotesi della teoria, effettuando così di conseguenza in corrispondente misura la conclusione di quella. . .. Come giungere a questo desiderato? Con la legi– slazione, intanto, no. Come vedremo meglio a suo tempo, l'elemento artificiale della legge esercita una influenza minima o passeggiera su quanto rigua.rda. i rapporti fra i fattori della distribuzione. Altro e ben diverso è il còmpito di essa. Lo sciopero può realmente premere con una azione energica nel senso voluto. Ma molte sono le condi– zioni che si richiedono per la sua riuscita e non semprn i suoi effetti sono continuativi. [noltre, lo sciopero presuppone sia pure in modo temporaneo e rudimentale - un accordo, una org11nizzazione. Difatti, non si può concepire uno l'nui;rmtmtat\011 dc >c10n salalrc alt lleux t\cux ou trol,. uns J)IUStùt, ou ùcux ou trols !1118Jllll~ t(1rd ! ... sous iH'0l\8 llUl)J)OSé d!l.Uilno~ th~or!cs 111. conourroncc pnrr11.1t.., et nous ,wons 111slstt 11ur 10 full quo cc n•cst lÌ\ (p1'un t\fnt limite. •:n réallté la concurrcnco c~t :,OU• Nint lmparrulte, Il 110 1iroòu!I uu l'ITct Mla\oguc à Cf'IUI ,ics frone• mc11ts dans !l'8 macll\ncs. Les aSS00h\tlons 1iou,·0111 SUl)l)lécr cn parile aux clfeh dc la conourrcncc. ~ Come SI vede, un altro 1>M110 bastava al 1irof. Porcto per 8corg-'re tutta lil 1egtttln1n tm11orrnm:a del fenomeno clell'organlc.:o;:!onc OJlC• mia

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