Critica Sociale - Anno XII - n. 4 - 16 febbraio 1902

58 CRITICA SOCIALE miserab_ile clei. c~ntad_ini. La ,civiltù twn è altro che l~i 1-~- 1 getta un osso spcilpato; porti il fattore o il commesso le cei·ca d~ !llW~i b1S?!f".1, che <~11;~11go11? a poco (1, 1>0co vu11- enormi rendite alPopulento capitalista, e, sbadigliando, !1:1~:safJ,h e unpenos, come t b,soy1u. della fame e dell<i I come il ~louret di Zola. nel Paradiso delle Signore, escla- " morì~ seccato: " Un milione? Ebbene, mettetelo lì. ,, Veda dutH[UC T..eroy lleaulieu come il suo uomo reale, !}eguaglianza presupJJOsta da Lassnlle non c'è dunque dotato cli facili bisogni concernenti la sola esistenza, semJffC e in ogni luogo tra le varie classi sociali, le abbia una strana somiglianza coll'uomo selvaggioj e quali formano per lo pili t:.rnti mondi a sè, coi loro beni come non sia possibile limita1·e la scala dei l>isogni a e coi IOl'O bisogni. questa o c1uella cat.egoria d'uomini, senza volerli strap– J)are alla corrente vertiginosa della nostra civiltà. . .. Non accettata a priori l'opinione di Leroy Beaulieu che i bisogni della classe la,·omtrice si<mo o debbano essere quelli delle popolazioni selvagge, o quelli che fanno comodo alla borghesia( 1 ); dobbiamo a1n·io1·ì assel'ire con Ferdinando Lassalle che essi coi bisogni della bor– ghesia coincidono? Lassa I le ammette questa identità com o una cosa 11nturale, di tutti i tempi e di tutti i paesi. Figli J)arla, nella sua lettern famosa, u d'mm media di . abit1ul'il1i ,, e di una li media comune dei bisogni ,,, di "' bisoyni abituali in wi dato tempo " e via dicendo, senza distinzione e limitazione alcuna; e quando asserisce che " ogni umana soddisfazione e quindi lo stato cl1ogni parte dell'umanità. non si possono misurnre che in rap– porto allo stato nel quale si trovano altri uomini dello stesso tem1>0 111 è perchè egli è convinto che, se la con• dizione materiale, economica delle varie parti dell'uma– nità. sono disuguali, sono invece sempre ap1>rossimati\'a• mente eguali le condizioni morali, le esigenze, i bisogni. ])i qui il malessere o l'infelicità innegllbili della. classe relath 1 amente pii, povera. Ora, è bene notare che, ammettendo Lassalle come \Ili fenomeno costante e universa.le l'eguaglianza dei bi– sogni fra lo classi socialii e non potendo d'altra parte negare la costanza e Puniversalità. delle clisugun.glianze economiche fra le medesime classi, ne verrebbe come logica conseguenza che anche la miseria sociale, che noi esaminiamo, amdchè essere un male portato dal solo regime capitalistico, sa1·ebbe un male di tutti i tempi e di tutti i paesi. Di qui l'inl()ossibilità assoluta di fondare su di essa qualunque spiegazione del socialismo. Ma, fortunatamente per la nostra tesi, Lassa.Ile à torto L'uguaglianza dei bisognii delle esigenze, delle condizioni morali è tutt'altro che un fenomeno comune e facilmente ammissil>ile. In una stessa nazione, anzi sul medesimo metro quadrnto di supet·flce, si trov1rno spesso a contatto individui i cui bisogni, nOnche identici o simili, sono se• parati lia un vero abisso; sicchò nou è paradosso Paftèr– maro che talora esiste più cliftèrenza tra due individui cli classi diverse in una stessa nazione, anzi in un stessa re• gione, per esempio tra un cantSo e un latifondista. della Sicilia, che 11011 tra q_uest'ultimo e un lord inglese. Non si può· clunque asserire a 1Jriori che i bisogni d'un individuo siano uguali a quelli d'un altro, nato sotto lo stesso cielo e sul medesimo palmo dì terra, quando noi ve– diamo in tanti paesi delle casto parassitarie, la cui avidità non à limiti, accanto a moltitudini abbrutite che si contentano d'un po' di polenda ammuffita, nò, al cli là d 1 una povera vita animale, per non dire vegetativa, su questa terra ne concepiscono un 1 nltra. Date a questa gente un piatto di maccheroni non conditi o un J>ugno di riso, e vi benedid~ contenta, come il cane a cui si (') In fin del eontt Il 1ieus1ero di Leroy ne11.ulle11 è questo solo: g:11operai non 1\11110 i bisogni elio imno; ma deco110<we,·e 1,er fort.n. ,,uolll SOltt'lnto CIH) souo 001111,atlblH COI (l,UIO{O vlvoro do\ padroni. B,u IVLvui:-:1 JlnO B,arco "' Soprattutto è da a.nertire - scrive Pantaleoni (') - che un l>isogno che J)Otrebbe reputarsi lussuoso per un indh•iduo, non lo ò necessariamente pel' un a.ltro, J>Oichè da individuo a individuo (e molto pili da classe a classe, aggiungiamo noi) è diversa perfino la conformazione fisiologica. Così, ad esempio, la. pelle cPun conhulino o cli un bracciante, non è, ucmmeno J>iìi sotto l'aspetto flsiologico, uguale r.lla pelle di un individuo a1)parte– nente alle cla.ssi superiol'L " !}uguaglianza sicchè ,·a dimostrata volta. per volta, e volta per Nlta è ueccssal'io uno studio accurato sui bisogni delle varie classi e dei vari individuii per parlare poi, con maggior sicurezza, <lei rapporti tra la loro ric– chezza. e il loro benessere. Nel caso nostro, non possiamo dire quali siano i bisogni della classe lavoratrice, come crescano, e in che l,'aJ)))Ol'to stiano coi salari, se prima non esaminiamo, sia 1rnre ri1.1>idissimamente 1 che cos'è il bi• sogno, come nasce e quali leggi lo regoilmo. Copio da l'antnleoni (t): . . . n Bisogno è i! desiderio di disporre di un mezzo repu– tato ntto a far cessare una sensazione doloro:'la,o apre• venirli\, o a consen•:·u·e una sensazione piacevole, o a. pro\'Ocarla. " J:, avvertito di non confondere il bisogno che è il desiderio d'un mezzo o istrumento, col dolore che ne ò una so111. delle cause, Pantaleoni specifìca meglio il suo pensiero così: " A.ffinchòdunque vi sia un bisogno, occorre il con– corso di almeno due condizioni: 1° deve esistere nella. nostra consa1>evolczza un dolo1·ei poco monta se questo dolore abbi.i un fondamento ragione\'Ole o irragione\•ole a giudir.io altrui, se appaia ad altri reale o inunngi– nario; 2° de\'e aYersi I:~ conoscenza cli un mezzo (o istrumento) che, utilizzato, diminuirebbe o sopprimerebbe il dolore in questione 1 o l'opinione, ancorchè erronea a giudizio altrui, che esista un tal mezzo. ])ate queste condizioni 1 sorge il bisogno di questo mezzo, cioè il de– siderio di disporne 1 o servirsene. J: questo un moclus esse,uli elementare dell'animo, che perciò non ammette definizione Desso a sua volta ò causa di una. serie di atti intesi a. ~oddisfnrlo, e sono questi i soli che sono ob– bietto della scienza economica. ,, Così Pantaleoni, alle cui idee credo necessaria una critica. La scissione del conc;etto bisogno in dolore e mezzo, $e è 1 fllologicamente parlando, molto comoda (e tanto comoda cho anche noi l'useremo), scientificamente invece non si può dire nè esauriente, nè esatta. È l'ele– mento mezzo che si presta sopratutto all'equh'oco, non essendo un elemento costante, nè indipendente dall'altro elemento. JI lettore infatti non dovrà fare un grande sforzo a convincersi che una cosa diventa o non diventa tnezz-o a. seconda che il dolore giunge o non giunge a un determinato grado. Facciamo un esemt>io, o meglio prendiamolo dal Co– letti {3), il quale, pur trovando incom1>leto il concetto ( 1) l'ri.m:i.pU tl'eco110mk1 p11n1, Firenze, 18111,l)!ljj'. G9. \") l'rt11cipii d'eco11omta 1111,.a, 1mg. &2. (') l'slcOIO(fkl ed tcOIIQ/11/(I :t)QWICll, In /lli,.St<i lllllklllll di S-OcJoloqk1, maggio 1H9,

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