Critica Sociale - Anno XII - n. 2 - 16 gennaio 1902

CRI'l'ICA SOCIALE ID loro risultante si determina il cammino progressivo ciel partito socifllista. " ChiamMe tendenze azioni che stanno a riscontro è come dire che il braccio destro è nemico ckl sinistro, e la testa di tutt'e due. Or questo è ,·ero: il socialismo, a mano a mano che cresce, ha necessità cli una pitt complessa divi– sione del lavoro. Dapprincipio il lavoro era semplice e prcssochè uguale per tutt.i; si compendia.va nella protesta violenta contro la tirannide borghese e nella volgarizzazione dei principii pit'1 generali. Oggi è rnnuto acquist1rndo nuo, 1 i uffici: le libertà. sono par– zialmente conquistate, J'orgHnamento economico e polilico del proletariato si ,·a formando con vivo im– pulso, i deputati di nostra parte sono notevolmente cresciuti, alcuni Municipii sono in uoslro potere; siamo giunti a tal segno che dobbiamo occuparci di tutte le questioni che travagliano il paese, se non vogliamo rinunziare al posto f~ticosamentc co1u1ui– stato nella vita pubblicn d'Italia. Ciascuno di noi (qui soltanto il Ji'errì dice bene) deve spendere la propria attività a seconda del temperamento. Ù quello per l'apptmt.o che fanno i socialisti italiani. Ed è chiaro che la critica dell'on. Ciccotti a un bilancio dello Stato non può e non dev'essere uguale a u1t di– scorso di Camillo Prampolini volto ai lavoratori della gleba.; che un articolo delJ'AvanU .', giornale politico, non è il dialoghetto di propaganda del foglio setti– manale; che una discussione della Critica, Sociale non 11ssomiglia a m_t'ornzione immaginosa, di Enrico Ferri. Ognuno si rivolge a un determinato pubblico; quindi la varieb\ degli uffici, tutti convergenti al medesimo fine. Pii.t grande ò la divisione del lavoro e piìt vigoroso è l'organismo socialista. 'J'ra i molti uffici c'è anche c1uello, indispensabile come ogni altro, di shriciolarc il primo pane alle gemi vergini, le quali ospitano nelle loro povere case soltanto l'anall'abetismo e la miseria. ·1~ il primo in– segnamento, ben s'int.ende, è intorno alla propriefa colletti,,a 1 come la prima. lcziom.:ina. nelle antiche scuole em la.descrizione del paradiso terrestre. Guar– dando alla meta luminosa., il viandante, che a.vcva dato al prete l'ultima. speranza, trova la sua strada e rinnont la fede. [n sulle prime, il suo fardello vuol essere leggiero: poche idee generali e nessuna compagnia che possa. traviare il neofita che move incerto il passo. lla la prima classe elementare è il primo gradino della scuola, non è tutta la scuola; è ne– cessaria, pur essendo la classe a tutte le altre inferiore. Ottima quella propaganda di volgarizzazione, a cui piì.1 si mostra. adatto il l 1 'eni, ma non di certo " ri– rnluzionaria. ,,, chè anzi è inel.ice - in chi l'apprende di coscienza imnuttura e di non sufficiente prepara– zione per le conquiste su1)reme, per Pa.vvento del collettivismo. li Ferri stesso, in quest'articolo zeppo di contraddizioni (queste sono le sole tendenze che vi ho riscontrate), decapita la. sm~ rivoluzione con questo colpo cli mannaia: Se i socialisti fossero gilL il 50, il liO 1>er cento - io capirei che si potessero ra.llcnb1re la propriganda e l'or– ganizzazione nel senso intransigeute o rivoluzionario. .Mase, a far molto, i proletari socialisti non sono che il 10 1 il Jj per cento, ecc., ecc. Giunti a <1uesto punto, non è difficile risalire alla g-enesi delle duo tendenze, calunniate come rivali, riYelatcsi gemelle. Cinscuno ò portato :L credere le proprie attitudini così squisitamente belle, da. rivo– l'il'le quali sovrane assolute. JI Ferri, che ha la spe– t:i.llib\ della propagandi\ elementare, che è un cloqm:nte rnlgftrizrntorc, ripiegandosi SOJm-tsè stes:so, alla. fine non Ila veduto altr'utficio e altrn salute per il so– cialismo che nc!l'opem moclellata sulhL sua. Ma nel frnirurc della. polc:mirn, full.o a quello stato di con– templazione ed uhhlignto a mettere i puntini sugli i, è venuto al riconoscimento di verità che prima. gli sfuggivano e, pur tenendo alla forma e però insi– stendo per le tendenze, ha distrutto la sostanza di• ccndo e ridicendo che le tendenze armonizzano. Come chi dicesse acqua che asciuga e fuoco che bagna. Speriamo che abbandoni anche le tendenze formali, e viva il socialismo! A proposito di forme, noto che queste, pur troppo 1 tengono luogo di opinioni per molta gente; la. c1uale bada alle apparenze 1>iùche alle cose. Quanti - c'è da. scommettere -- a,•ranno levato le mani in atto di plauso a questo articolo del li''erri, piano e inzuc– cherato, come già approvarono il silenzio cli lui! Che importa a costoro se quel silenzio serviva. di passaporto alle " tendenze rivoliizionaTie,, e se J'ar– ticolo, pur essendo una doccia fredda per i rivolu– r.iouari a freddo, seguita a mantenere in vita, sia pur con l'ossigeno, le due supposte tendenze? lo avrei preferito, per mio conto, che il Ferri avesse usato vivacità. di forma e, sto per dire, eccesso di sincerit~, ma dicendo subito quel che conclude oggi in un viluppo di contraddizioni logiche e formali: cioè, che le tendenze sono un cattivo sinonimo di divisione del lavoro. La forma vivace tocca le per– sone a cui è diretta, ma le cose toccano il partito. Il Ferri, lasciando passare coso che si prestavano a interpretazioni non buone, sostenendo e diffondendo la storiella delle tendenze creata da lui e claqualche amico suo, ha dato origine alle polemiche seguite poi. Il grosso pubblico s'è accorto delle polemiche e non ne l1a. scorta la ragione determinante. Lo ha in– fast.idito la forma e Jasciava passare la cosa che, non fermata a tempo, avrebbe condotto il socialismo ita– liano a quelle divisioni che sperano gli avversari. Le polemiche, anche Yiolente, non sono cagione di debolezza ai vivi ; bensì le cose, le " tendenze ,, si insinua.no nasconclenclo il germe della discordia, e arrivano tanto pitt sicure quauto meno fanno rumore. Una croce sulle " tendenze 111 o tiriamo via. Per Fan•enire, forma o non formH 1 procuriamo di non scambiare per insidie altrui J'ombra. del nostro corpo. GARZIA CASSOLA. Libertàassoluta di sciopero JI Corriere della Sera, (13 genn.) 1 inserendo una mia rettifica al rendiconto dell'ultimo Comizio poligrafico milanese, nella quale dichiaravo che, nelle presenti con– dizioni policho e dell'organizzazione 01>craia in Italia, sono flt"orevolc alla libertà assoluta dello sciopero a pt•cfcrenza. di una regola.mcntaziono quanto si voglia democratica, quale ò vohlta dal Millerand, mi oppone il caso di un Tizio - non operaio, s'intende - che, in quel Comizio stesso, a proposito della invocata solida– rietà verso gli scioperanti della tipog1·aflaVallardi 1 })rO– J>ugnònientemeno che lo sciope1·0gener(lle di tutta la poligrafia i e mi chiede se, di fronte a simili attenta.ti all'ordine pubblico, io rimanga sempre fedele al })rin– cipio della lihertà. assoluta .. Certo cho rimango: anzi rimango tanto più. Sarebbo cul'ioso che un diritto csscnziaJe dovesse venire sop– presso tlercltò uno sconclusionato può gettare in un'as– semblea una 1>ropostasconclusionata. E, del resto, l'esem• pio del Con-it:rc gli ri1>iombasul ca.J)O: J>Oichè la 1>roposta 1 cui esso allade, fu combattuta dagli stessi operai o ino– noratamente se1>0lta.sotto la disa})prova:tione universale. Or ciò fu e sarà. possibile appunto pcrchò o flnchè esiste la libertì~ dello sciopero. Sopprimetela. o limita– tela, e proposte sìmili non si faranno 1>ubblicamente, ma si 0l'diraono segrete, alligneranno Jler reazione al di\'ieto e non sarà possibile combatterlo e sgominarle. Lo follie degli irresponsabili troveranno credito nella folla; e contro di essa non vi resterà che l'armo - molto debole o inadeguata, il Corriere donebbc averlo impa– rato - dello manette. f. (.

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