Critica Sociale - Anno XII - n. 1 - 1 gennaio 1902

1b 14 CRlTlCA SOCIALE lereccla contemporanea e portato di pe.;o sul palco~ce– nlco. Dramma ? commedia? tr:iJ:edln? farsa? Come me– glio ,,J piace 1 ossia tutte quattro queste cose in una - com'è appunto, sempre, In. ,·ltu. Or /Jir Guerra nou è elio la ,•cr~ione vernacola - cso– J.{Ulla cou iiObria tinozza dall'nutore superstite - del dramma J Vincito,·i, stampato In tonuissima schiera di c-.cmJ)lnri, per u11 Concorso doli' Unione ,>er la vace, fin <11\l 'OO.I·: dal '!lG ad oggi (ciò dico sull 1 e1c,•atczzo. del toatro Italiano ili prosa piì1 che non dirobbe un trattato) non tro,•ò un cane di artista, o un di,graziato di im– presario o di capocomie-o, che so ne Invogliasse e che O.-:<t.S# lanciarlo. Hiso,:nò, J>er poterlo spendere, cam– biarlo in soldoni e offrirlo al J>OJ)Olino che cerca e gu– sta la lin,:ua 1>il1 prossima nlle cose. il dialetto; il mer– cato della " bor~hesia colta II non l'hn richiesto. Edebbe ragiono: c'è troJ>pacrudezza ed ironia di vero in quelle ttccne, 1>erchè gli stomaci dcboll possano trangugiarlo sonzil Indigestione. Il surccsso l.lella Gurrro, ro"'tltuiriì. for~o <1ualcho intc– l'Cl{SO di ))ostuma nttunlit.à nlln prornziono 1 colla qunle flCl'OIHllflgnnmtno ►'edizione cluudestina dei Vi11citori 1 ~0110n11puntocinque anni. Era ancora rrcscn la. tombn ilei nostro Bottini, a cui questo ))lauso tardivo non allie– terà. Il sonno di t>iombo. AGLI AUTORI. i\llP.I C.\IU 4ll1Cl 1 Quo.ndo, snrl1 rorse un mese, ,,01 mi chi~deste - non so troppo il pcrchè - duo rlgho <Ilprcraz1one a questo ,•ostro lavol'o, a questo che tu, 1,:ttorc,rompendo in quel tuo riso gio,•iale che ti ra tanto somigliare al tuo piccolo l)anlcle, chiamavi, 1>eriattanza o ))Or chiasso, il voi,tro ii c11pola\'Oro 11 - io mo no schermii ostinato.mente, 01>1><>– ncndo,,1 un sacco di buone ragioni, destinate - come ò tt c.'\~Oquasi sempre dello buono ragioni - a decorare un sentimento cattivo; quello della 1>igrizia. •~ che era strano che ,•oi altri, pel battesimo di una u produzione 11 teatrale veniste giusto da mc, che me ne intendo meno del pril;10 che passa; o eho avc,•o sulle braccia cento nitro o 1>it'1 serie e meno inutili rncconde; e che son poveri libricciattoli quelli cho hnn bisogno di un aio cho li nccom))agni in pubblico o li raccomandi; e che 11pubblico, del resto, ò !lgrulllto o non si lascia più In– finocchio.re da questi artiflct; e che infine, se il vostro lavoro ò destinato alla pron di un concorso ( 1 ), la pre– razlono dh'enta un nonsen.:o; - in,•cro, o io ne avrei dello mate, e bel servizio che ,•i face,·o; o ne anei detto bene (a parte che, fra amici, ò cosa di 1>cssimo gusto) 1 e allora, aYendo l'aria di ,•olcr J>ro,•enire il ver– detto dC'lsoli giudici competenti e Icgitlimi 1 c'era il caso m11gnrl- se non erano ;;iudici Ideali - di provocnre un giudizio di reazione. 1,:insomnrn una filza di moth•i, che tutti, con quella ipocrisia con 11~ quale noi altri italia11i 1 por In J)oltroneria propl'io. della razza, ci affatichiamo come negri a velare ed incnrtocciare qualunque verità. scmpllco o onesta, \'Olenno tutti garbatamente dir questo: oh, andato un po' a. quel 1>aeseo la-'lclatemi in 1>ace. tienonchè, il manoscritto encndomi rimasto sul tavo– lino o occhieggiando supplichevole di sotto le cataste dello cnrte, ,•enne l'ora bigia, l'ora \'U01R., in cui quella tncltf\ r.ssidua suggestione ml vinse e stesi la mano. Credo,•o di J)igliarlo J>Crrimetterlo al posto poco dOJ>O - invoco fu lui che mi pigliò. i\lano mano che svolgevo lo lll\Q'in<', il "'capolavoro 111 di cui ,'Ilcm ri:m allegramente nRsiomC\, mi incatenava per daHcro. Mi accorsi alln ltuo 4'hotut!i i miei ramosi motil'i valovn.no meno d'un baiocco; (I) 11 dramma t J'♦11dtori fu tcruto pel Concor&O l:lceardl Indetto dalla l"nlonc LomNr<la per I• 1111ct: Gn R1d o che non "'era proprio nullo. di male, nè per me 1 nè per ,·ol, nò rorie pel pubblico, ch'io vi diccs.;i, alla buona e nlln. svelta, senza o,;;tcntaziono di critico, o senza YOler prevenire alcun altro giudizio, In lmpresi-ione di un let• toro di buona rede - eho non sono o non posso e non voglio essere nitro. Non ò già. ch'io non avessi, prlmn, fiducia nella vostra genialità di giovani artisti. Non aravo.te, d'altronde, o.Ilo 1>rimissime armi. lfa mi svoglia,·a e mi taceva un ))0 1 scettico codesto garbuglio del concorso. Chi non lo sa oramai? - e si può dirlo senza tema di offendere quei brn.vl signori che, per un fino nobllisi,imo 1 il concorso hanno indetto; poi, non sono montlo neanch'io di simili 1>cccati. Jn generale, i concor,1 a premii (fo eccezione, 1t'lntondo,per le arti flgurntivo; per questo l'esposizione ò il destino rlcstinato) sembrnno avere la specinlità di l 'ichlrunn.re i lavori mediocri. 1,: si capisco senza ponn: quelli, rra gli autori, cho si sentono dentro il ii ruoco sacro • (il quale viene quando ed a chi meno se l'aspetta, 1>r01>rio come la espulsione cutanea del medesimo nomo), ò ben raro che abbiano la 1>nzienzae la J>reoccupazione mo.ssala di aspettare l'imprim<1t111· di uu giurì e il premio a tariffa; si buttano nella lizza, scovano un editore J>ur cito sin, lanciano senz'altro, con un atto quasi di rollin, il flgliuolo delle loro viscere al terribile giudizio d.i quel giudice d'ultima istanza, che, pur essendo il più igno– rante o cn1>riccioso 1 ò anche li plì1 vero e il più giusto: i I gran Jrnbblico delle strade. i-: vi ò di J)cggio: vi ò che I conco1·slnon solo attirano J)Cr lo 1>iùi lavori originariamente mediocri; ma spesso Il rendono tali. Perchò concorso vuol dire tema obbli· gato; ftnnlità imposta; \'UOI<lire, in.somma, la tesi. E la tesi, quel che sia e quel che valga, massime in arte, ru detto da troppi perchò io qui lo rl1>ota. J,a. ,·ita non ha tesi (- 1>urtroppo! - sospirerebbe un professore), o le t~sl non sono che canaletti dcrlvati 1 o 1>iÙo meno cor– roUI, del gran fiume della. ,·Hn, cho "a sfrenatamente per lo suo chine. Senza dire dolio ))iccolo prcoccuJ}azionl che a uno scrittore J>erconcorso si parano dinnanzi pur senza ch'egli lo chiami, anzi por raro che faccia a te• nerlo lontane: i sentimenti, lo ideo dei giudici probabili, talora già noti; l'opinione domtnnnte; la necessità di non urtare troppo il misoneismo comune; e mille altre quisquilie, che !anno al l'Olo dell'ingegno come i mille fili di una rete .... Or ru questa, lcggen;to,•i, la mia sor1>resn; che da tutte questo miserie, mi parve vi slato s,·lncolnti e abbh•tc, nel calore della concezione r1ore11a. o ,·iva, dimenticato o.ft 'attoe Il concorso e il premio o Il giurì. Il temn. vi ha dal o, dirò, Il punto 1111>n.1·tonza; nl J)iì1la trama mnto– rlalo; ma tutto il resto, <lislmpo.ccluto da ogni servitù di formule, ò uscito dritto dallo. vita e vi s'è ro,·esciato nel cervello come uno zampillo. e non dalla Yita in ge– neralo, da quel che inesistente o fantastico che ò la ,•ita In astratto; ma da questa ,•ita dell'oggi, dell'oggi imme– diato, dell'oggi, ,·orrei dire, che ,:ià di\•enta domani. - Oli orrori della gucrra 1 l'aziono deleteria della guerra. sul migliori sentimenti dell'uomo, tutto ciò si prel)ta\'a a novelle educati,•e anche doJ)o la ritirata dei diecimila di Senofonte, anzi allora pii1che adesso, che non c'erano 10nmhulanzo della Croco llossn, e Il metodo di Lister, o lo cabale umanitarie del diritto delle genti. l\la i vostri eroi, t vostri "vincitori II sono quelli del '59 veduti dal '96; veduti, si capisce, da chi sa bene aprir gli occhi. Cl YOleva proprio, perchò voi p0toste tratteggiare quCllo scene di psicologia domestica o sociale, trntteg– glnrlc co,;;ì 1 che ros.-;cropa.s;;ati quc~ti trentasei anni di

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