Critica Sociale - Anno XI - n. 7 - 1 aprile 1901

CRlTICA SOCIALE 107 n.vcnli inleres:;ii comuni e interessi antagonistici, ed è, nelle suo diramazioni ultime, contigu:L alla classe dei diseredati. Ora <1ucstache ra? Si giova, come può, delle guerre intestine, delle lotte di cJa3sc, che si agitano fra i nuclei della borghesia, e, su determinate immediate piattaforme, r(l causa comune coi partiti rappresentanti la borghesia semi-proletaria. :\In la sua è, a ogni modo, sempre lotta di classe, una lotta di classe più duttile, più c"oluto, pili nccortn della precedente; la cui diplo– mazia cousistc nello sfruttare sagacemente, a tempo e luogo, gli elementi favorevoli all'elevazione della classe lavoratrice. Quanto al carattere idealistico e antimaterialistico, che - ~econdo ,·noie il Chiappelli - a,,rebbe assunto il so. cinlismo, e r~ll'cssere questo divenuto ormai puramente uu movime11lo ciel/a,coscienz(I,111orale 1 non rn bisogno elle noi ci indugiamo n dimostrare come unilaterale sia Jlure a tale Jll"OJ)OSito la veduta dell'insigne filosofo. Ì<: 1 sl, il socialismo - e fu sino dal priucipio - un mO\'imcnto dclhi coscicnz:~ morale .. i\11~la sua. grancle forza non ri-;iede i-;olatnmcntc in questo elemento eti<'o, che fluisce nello suo flbre. Sta im·ecc nella simpatica e neccs-;aria corrispondenza, che collega tale elemento al– l'indeclinabile corso delle cose. Ì•: l'ideale socialista un ideale 1•o~itivoe concreto, unto dalle zolle e da11 1 orfl. cirrn, non dal ciclo. Il suo orizzonte non sconfina dai fatti e dalla scicnzai ma si chiude OYCquelli e questa i;i chiudono. Ed è npJlunto questa ~lUl 1>ln.sticaconcretezza, che ha tratto e trnc cosl spesso in errore i suoi anersari; i quali, a seconda che hanno lo sguardo all'una o al– l'altra delle sue duo faccio, l'economica o la morale, gli muO\'Ono il rimprovero contraddittorio d'essere o rozza– mente nll\teritllistico o utopisticamente idealistico. 11vero è, per com·erso, che nel socialismo materialità. e idea– lità si rondono armonicamente, causandosi e supJlonen• dosi rcciprocnmente; o che il dire - come il ChiaJ)pelli fa - cho l'im;eg11a. clel/1agitazio11e sociale 110n1mò esse1·e wu, t:edulaeconomica,be11sì '/lii ideale 1 è un non scorgere quello, che nel socialismo vi ha. di JJit'1notevole, la rn– zionaliHl cioè non 1rnre logica, ma. effetth,a. del suo ideale e In incli.';solubiliti\ di questo dalla. realtà, che gli freme e pr~me ol disotto. ... )Ja, pur trnlascinnclo di confutare questi e simili er– rori, in che incorre il ChiaJ)pelli nel suo scritto, e tra– lasciando - perchò questo ci condurrebbe troppo lon– tano - di rilO\'are le frequenti e patenti contraddizioni che, in bre\·o ,·olgerc di 1lagine 1 gli sfu.ggono dalla ;Jeunn, e !"acrimonia insolita che traJJela qua e là contro i so– cialisti militanti e che induce ne!Fanimo del lettore il dubbio che il liberalismo sociali.stizzante dell'autore sia un liberalismo accademico e professorale, che si ri• tragga spaurito non appena egli, S\'estiti gli abiti cu– riali, rientri nel pel:\go della \ 1 ita \ 1 issuta anzichè della ,•ita scritta; prescindendo dn tutto questo, ciò, che vi ha so))rntutto di utopistico e di illusorio nell'articolo, che stiamo esnmimrn,10, ò l'iu,·ito evangelico che lo scrittore fa alle cla'!Si dirigonti, agli ordini s11perio1·i flell<tsocietà, di \'Oicrc ns.-.umersi ossi In missione negletta dai //em<t• yoyhi 1 dnftli WT11/fopopoli o dagli agit(tlori senza 1·ileg110 e seni-a 1·isen•a, tli oducnro il JJOJJOlo, di illuminarlo, di preJ)nrnrlo - da elle sembra daV\'ero che il secolo XX sin per essere il secolo del quarto stnto - a goverunrsi e a governare, e di n.~sumersela tale missione, non per un concetto o un fine utilitario e OJ>portunistico, bcnsl per un'alta e di'linteressata ragione di equità chile. n Per lui le cln~si colte ccl elette II non solo debbono " prO\'\'Cdere n sonenire le inferiori di benefici mate– " rinli, ma debbono R\'ere nltresl cr,ra cl'a11ime li" E l'e– tica. sociale richiedo " che la J>rotezione delle leggi e 111 PoJ)era dei potenti inten-enga pila energica e pii1 ef- 111 flcac~mente soccorrevole là do,·e maggiori sono il pe– • ricolo e il bisogno 11• Egli perciò si rh·olge alla parto migliore della borghesia, perchè, COll i11iziatica i11telli– ge11fe a;s;11teressata 1 ,·oglia ottemJ)erare a tale dovere, istruire la massa dei diseredati e, prima ancora, sè stesso. Bisogna - egli dice - " spargere un'onda di sana mc– " rnlitìt, diffondere una luce benefica di coltura nel " mondo dei lavoratori, piuttosto che blandirne e carez– " zarne•gPistinti e fomentarne le con\'ulsioni inconsulte " cd intem))esth•e 11• Se non che gli strati superiori della societì~ si sono mostrati trOJ)JJO accidiosi, trOJ)J)Oìmme• mori dolio questioni e dei dO\'eri pili urgenti. Jmporta J>ertonto che " un nobile SJ)irito di sacrificio II li stimoli; che in essi si formino " furti correnti d'iden!Hù 1 vivi " impulsi di redo in unn flnnliti\ superiore ai ))uri in– " tcrcs:si di classe sociale 11• Per tal modo il popolo im– parerà ad aJ)prezzare e ad amnt'e nei borghesi non JJiù dei nemici, ma degli amici e, quando suonerà l'ora delln sua cgcmouia, esso si tro,·erì~ idoneo a degna– mente e dureYolmente consenare il posto conquistato. Ora, non ,•i Ila chi non ,·cela quanto tale in\'ito, cli per sè generoso, saJlJ>iadel vecchio e sfatato idealismo fllantroi>ico, dell'antico metafisico modo di concepire l'a– zione dei gruJJpi socialll. lnvero, non sono le nobili in– tenzioni, gli astratti imperati\'i di un'etica, che na\•ighi vagamente al disopra degli interessi o dei conflitti di classe, che possano sostituirsi al " fa.tale andare li dei raJJJ)Ortiprodutti"i e di tutti gli altri rapporti ad essi connessi o subordinali. "Noicontrasto delle classi sociali non "i hanno mo\'enti disinteressati. 1/etica collettiva politica ò un'etica utilitaria; uò gioni discutere se sia bene o malo che cos\ sin. Certo essa ò tale: l'etica bor– ghese come lo. J>rolctaria. Perciò riesce strano o comico il sentir dire che In borghesia - ))roprio lei! -- possa twere cura dlm1ime e che la JJrolaione <lelle leggi e t'opera clet1>0te11li debba infe1·\'enlre 1Jih e11ergicc, e JJii't effi.c<1cemeute soccorrei:ole lù <love1ll(l!J!Jio1·i sono ;i veri colo e il b;sog110 I Qucst.l. è mo– rale dei tempi an<lati. Allora nessuno la 1nat-icava, ma qualcuno ci credeva. Orn. nessuno pii1ci crede. I potenti d'oggi, curatori d'anime proletarie e pronti in arcione J)Cr precipitarsi con generosa lestezza, a simiglianza dei camlieri erranti clolln 'J'a\'ola Hotonda, in difesa degli inermi e degli Ignari! Ma i borghesi non sono ca.\'a• liçri, illustro pror. Chiappolli ! Essi - l>en lo rile,•arono i compilatori del Mcmifesto - hanno distrutto anche gli ultimi ,·estigi della calda e patri:n:cale poesia ca,,alle– resca .... Voi, flnchè toccate la corda del disinteresse, predicato al deserto. ... Se non che, \'Ì ha un'altra corda, che anda\'a toccata: quelln di un sano o pratico spirito di OJ)portunitù. L'aura elci secolo nuovo spira fa\'orcvole alla classe la.Yoratrice. Questa ascende, s 1 imJ)Onc. Solo i ticchi, gli ostinati nol vedono e sogunno, cou insensati conati, di risospingere la storia a. ritroso. Ora i pensieri e i propo~iti 1 che, di fronte a11 1 e\'idenzn di questo ratto, donebbe seco stcsrn rnatt1raro la borghesia, e i suoi consiglieri insinuarle, sono quesU. l,'ignoranzn. e la reazione sono armi, che, a bre\'e o a lunga scn.dcnza, si rh•olgono contro le classi, che prime se ne sono valse. Il nfeglio }lerciò, che pel nostro

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