Critica Sociale - Anno X - n. 7 - 1 aprile 1900

102 CRITICA SOCI_ALE Dal fatto che il lavoratore non pub occupare da se stesso il proprio risparmio nasce il bisogno in lui di collocarlo presso i capitalisti, appagandosi d'un interesse assai inferiore a quello medio. La funzione che esso compie è vantaggiosa ali~ imprese capitalistiche, che se ne avvalgono come lenimento della depressione economica. gsso si• 1•isolveperò in generale in capitale controvali'lre, necessario alla consolidazione del plusvalore fondiario, o in altra forma improduttiva. fu quanto dunque il ri sparmio operaio agisce a creare il capitale ecces– sivo, agevolandone l'accumulazione ai proprietari e capitalisti,si risolve in un mezzodannosoalla stessa classe operaia, a cui assottiglia il salario e aumenta la disoccupazione. Ma arriva il momento in cui l'operaio ha un risparmio che gli•consente di investirlo in un im– piego da lui diretto. Egli può rivolgersi all'acqui– sto di una pai·cella di terra, che le crisi fondiario e l'opera della legge mettono a sua disposizione. Sicché il risparmio operaio tende a frazionare la terra, mentre la sopravalutazione l'accentra (I). La piccola industria poi ha un ambiente suo pro• prio, io cui l'imprenditore proletario si contenta d'un lucro anche spesso inferiore al reddito del salariato. Di qui la sua grande forza di resistenza. Inoltre coloro che fondano piccole aziende manifattl'ici la• vorauo spesso una parte del la loro giornata press l un capitalista ad un salario inferiore al normale. Da qui un'altrn fonte di vantaggi che la piccola industria arreca al g1•ande possesso. La piccola pro• prietà riesce di contrafforte alla grande, in quanto le fornisce un mezzo di reazione contro la depres– sione economica che la g1•ava. Oopo aver delineato la (istologia della piccola proprielà e delle sue cagioni di permanenza, il Loria conclude: Emerge dalle indagini compiute un risultato teorico e negativo assai rilevante: perchè si tt•ae da quello una critica definitiva. della dottrina marxiana, secondo cui il «capitale»>, ossia il profitto autoinatico, sarebbe generato dall'appropriazione capitalista. degli stromenti di produzione, dalla loro violenta. sottrazione al lavo– ratore. Inratti le precedenti ricerche insegnano che oggidì la proprietà. capitailst11, o la necessità. imposta a. una parte dell'uman11à di lavorare a protl.tto dell'altra, permane, benchè pure non s'abbia. più traccia. di un monopolio capila.lista degli stromenti produttivi, e ran. quisto di questi sia omni pienamente accessibile ai hi voratori; che an::i l'acquisto ope1·aio degli sll'Om 0 nli p1·odullivi, !unge dallo sc,·oua,·e il sistema capitatnta, lo affo1·za offrendo wi ma,·gine ullerioi·e e fecondo alle sue usurpazioni. E perchè mai c1ò è possib11e1 Perchò la clnsse capitalista, mentre consente ai lavoratori lo stromento produttivo. preclude loro l'acquisto dell'unità. fondiaria, marcò l'inflessìb\lo meccanismo tiella sopra.– valutazione della terra. Dunque si ha qui la dimostra• zione evidente che, non già. il monopolio degli stro– menti di produzi9ne, o di questi e del terreno, ma il monopolio della. proprietà terriera, e questo soltanto, à il granitico piedestallo della costituzione capitalista moderna. (t}. . .. Il nostro autore, come sempre, p1·eoccupato della coerenza teorica del suo sistema, mira a dedurre dal ricchissimo materiale delle sue sempre acute iudagiui la giustificazione della sua tesi, dell'uni– taria causalità economica. In questo stadio poi dello sviluppo teol'ico delle sue dottl'ine, Achille Loria mira a trarre uua. riprova del falso concepimento che della causalità ecouomica hanno i seguaci dì Marx. Ma l'esame economico del piccolo possesso (') lvi, pag. 659. l') lvi, pag. tii6. B n e delle cause di sua persistenza ha uaa portata ben più profonda, che il r,oria non mostri di cre– dere. Esso non a<lduce nulla a conforto della tosi della causalità fondiaria, appunto perché presuppouo l'ammissione della sopravnlutazione terriera inibi. tiva,che noi abbiamo mostrato sfornitfl di una r~alt;\ V0l'amente generale, quale risulta dal -sist~ma I . ri.rno. Le cagioni di pel'sistenza della piccola p1·0- p1·ieh.\sono basate sullo speciale gruppo chiuso <li apprezzamenti economici subbiettivi che dei suoi prodotti fanno i piccoli produttori. Questi in linea di fhtto, come nota il Lol'ia, si contentano d'un lucro non solo inferiore al profitto dei grandi ca• pitali, ma al salario dei lavo1·atori allocati nelle grandi imprese. L'esame però, fatto dal Loria, della persisteuza della piccola propl'ietà, vale, cteuegato il principio inibitivo della sopravalutaziooe, anche pel' la occupazione fondiaria. Anzi, uno dei motivi della resistenza del piccolo possedimento sta nel fatto del prevalere in esso del sist,ema diretto rli produzione su quello mercantilistico che accompagna iu genera i prodotti manirattu1•ieri, più specializzati e specificati da un vasto sistema di Javoro diviso, che li 1·eude più atti allo scambio. Onde l'accen• tramento capitalistico, contl'ariamente alle veduto !oriane, è più facile nelle industrie che non nella proprietà fondiaria. Ad ogni modo, quantunque in mor1o pa1•ziale, questa parte del lavoro ciel Loria ò efllcace a mostra1·e l'esagerazione teorica che il marxismo volgare annette al movimento accentrante della ricchezza sociale. Ma l'istesso Loria non dà che un valore t1•ansi– tol'io a queste cagioni di pe,·sistenza della piccola propl'ietà. Essa è bensì continuamente alimentata dalla distribuzione automatica, che, eleva11do il sa• la1·iocou lo sviluppo della produttivit.-\, reude sempre più agevole l'infiltrazione degli operai nel piccolo possesso; ma è rosa anche dai fattori disgregatori di cui è parola più oltre. Le cagioni di persistenza della piccola propl'ietà sono importantissime, perché salgono a snebbiare le false vodute cli certe teoriche sempliciste, che deducono materialisticamente l'as– setto unitario della produzione economica da un movimento sociale in gran parte ancora irreale. Ci-adiamo utile perciò aggiungere altre osserva– zioni a quelle del Loria. L'accentramento plutocralico marxista presuppone il metodo indiretto capitalistico di produzione uni– vePsalizzato e diffuso: suppone cioè la metamorfosi completa della ricchezza in « Waarensammlung ». 01·a, nelle nazioni anche più iuoltrate, vi è una gran parte della ricchezza seociale che passa dalla fase produttiva al consumo senza l'intermediario stadio dello scambio. V'è un'aliquota di ricchezza, cioè, che ha valor d'uso (WOJ"lh) e non funziona da va– lore di scambio ( We,·th). Queste sop,·avvtvenze economiche, lungi dall'indicare un'anomalia 1·esi• duale1 indicano una più esatta attuazione, in date circostanze, del minimo mezzo individuale. Le merci capitalistiche, prodotte dalle grandi intraprese, si svolgono in una sfe1·a economica qualitativamente diversa da quella in cui vivono i prodotti prevalen– temente diretti del piccolo possesso. L'eterogeneità dei due sistemi produttivi impedisce l'attuazione di quella legge accentratrice che ha luogo nelle produ• zioni capitalistiche. O'altronite anche in esse l'accen– tramento non è indefìnito, come, per· ipotesi di stadio lim1t~, studiò il Ma1·x,ma a1·1·iva fìuo a quel punto oltre il quale l'associazione dei coefficienti di pro• duzione urta contro una decrescente prop irzionalità. di prodotto utile (Marshall e Pai·eto). La distribuzione generale della ricchezza sociale, studiata coll'appoggio delle statistiche, non si mostra troppo inconfutabilmente accentratrice. E il Loria, sulla scorta dei risultati economici moderni, passa

RkJQdWJsaXNoZXIy