Critica Sociale - Anno VIII - n. 19 - 16 novembre 1899

Critica Sociale RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO l\'el Regno: AnnoL. 8 - Semestre L. ti - A.ll" Etdcro: Anno L. IO• Semestre L. 6,&o. Lette>'e,vaglia, ca,·loline-vaglia all'Ufl.clo di CRITICASOCIALE - MILANO: Portici GalleriaV. E., 23 (t' ,:m IOlill) Anno VIII (1893·99) - N. •11. Zton si ve1ule a ,mm.eri SCJJCU'<ttl. Milano,16 novembre1899. SOMMARIO At.tualltà. La <lemocra:la ( lv.ul' O& BoNom). h1torno alle ml11le1·eeforo: nostra corrl~ponden~a parigina {AR– TURO l.A811101.A). /,a lotta nell'Africa au,trale: leUera da l.ondra (o. m.) Studi sociologici. I\'ora. Sud (O!USlil'l'IC o·•~o,u.o). Jloderau e democrattcl mUane,I dal 1848 al 1s:.1, 1 (r.KRUH SCRll'TOR), ~ ,111or:e Undenu tkll'Hco11omla 1101mca: a propnsìto d1 due studi del prof. Monlemarllnl (Doll. lt0MH0 :,I.QLl)I). AHlOHIO a,·aJiaekl ,:: la c,·UI mar.rl1ta (I.UIOI NF.ORO), LA DEMOCRAZIA « La via della reazione sarebbe fatale alle nostre istituzioni, appunto pe1·chò le porrebbe a servizio degli interessi cli una esigua minoranza, e sping& rebbe couti·o di esse le fo1•zepili vive e irresistibili della società model'lla, cioè l'interesso dello classi più nume1·0s0 e il senUmeuto degli uomini ph'1 colli.» Così l'onorevole Giolitti nel suo discorso cli Dusca. E lo stesso pensiero cspl'imeva testò lo Zana1·– delli e l'Ìto1·1rninsistente in tutti i discorsi degli uomini pili autorevoli della Sinisfra. Si direbbe il Leil-rnollv della Opposizione costituzionale, l'espres– sione di uu sentimento e di un concetto maturati in quest'ultimo anno di reazione ininterrotta. Le istituzioni possono porsi al se1·vizio di una casta ristretta e paurosa, che 1 più sente minacciato il suo dominio, pili cammina a ritroso, oppure possono lasciare n quasi tutte le classi sociali l'adito aperto alla conquista del potere: nel primo caso si avviano alla catastrofe, nel secondo possono attendere, salde e sicm·e, le ignorate vicende delravvenire remoto. 'l'alo il pensiero degli uomini di Sinistra, confo1•me in lutto alla realtà posith-a della storia contcmpo- 1·1.wea. Pe1·chò noi socialisti - a differenza di alt1·e scuole politiche - 11011 abbiamo mai considerate le fo1·me istituzionali alla sfregua di uu concetto assoluto, astraendo dai caratteri peculiari di un J)aeso e di un popolo. Per il nosti·o realismo le l'orma dello Stato si plasmano soprn la sua costi– tuzione sociale, ond'ò che, ad esempio, la repub– blica francese di qualche auno addietro, colla sua piccola proprietà pau,·osa e con la febbre della 1··evanche accesa llel sangue, dove\'a essere più militarista e piU reazionaria della Inghilterra mo– narchica. Da ciò quella nostra antica indifferenza per le questioni di pura forma politica, indifferenza da cui ora ci si vuole far pal'ere guariti in virtù di un pentimento miracoloso; mentre il nosh·o ravvedim.enlo non dipende so non da un peggio•• ramento ... negli altri. Infatti noi abbiamo visto in questi ultimi anni « le istituzioni porsi al servizio degli interessi di una esigua minoranza>, per usa1·e le pal'Ole del Giolitti; noi abbiamo espol'imentata l'impossibilità di un elevamento pacifico e continuo di tutto le classi sociali verso il potere; per queste lezioni di cose, o non peP altl'O, ci siamo trovati accanto ai discepoli di Mazzini o di Cattaneo 1 senza che a questa confluenza spontauea lo due conenti siano arrivato uscendo dal loro alveo naturale. Il rhe, mi sembra, dovrebbe temperare certa pPecipita– ziono pericolosa di giudizi su chi non è ancora giunto al punto di confluenza, ma ò iu marcia per anivarvi. l\fa 1 tornando alla Sinistra, ,·adiamo se, per av– \'entura, non possa avere anch'essa qualche parto in questo nuovo orientamento dei partiti popolari in Italia. Anzitutto ò notevole che, per la prima volta, da uomini di Governo e che aspirano al Oovel'llo si sia affermata la possibilità di un con– flilto Ira i bisogni del paese e le istituzioni. li conflitto é subordinato - nel pensiero degli uomini della Sinistra - al perdura1·e della 1·eazioue, e per ora non pare, né al Giolitti, nè allo Z.anarclelli, prossimo ed indeprocabile. l\fo, già ò sei.moeloquente dei tempi e dello cose l'avere ossi affdl'mato che, la reazione perdurando, questo conflitto si dise– gnerebbe, 11011 più f1•ail paese e uu Mini::itm·o, ma fra il pneso o le istituzioni. Senonché, mentre essi vedono nello il pol'icolo, si illudono intorno alla possibilitit del l'imedio. Di tutli i 101·0 discorsi recenti, nessuno va,·cò oltre questo concetto: che le istituzioni, avvertite dagli stessi loro devoti, abbandonel'anno, per istinto di conser,•azione, la rotta disastrosa. Il monito sarebbe anche il rimedio, cosi come il dolore ò fa sentinella della vita. Ingenua speranza! Giammai il consiglio illumi– nato salvò uomini e cose dalla rovina a cui traeval i la tirannide di occulti interessi. Giacomo Necker, in una memoria indirizzata al re sulle ammini– sfrazioni provinciali, scrivo,•a: « Le imposto sono al colmo e gli spil'ili sono più che mai rivolti allo materie di amministrazione; per modo che, mentre la molteplicit.\ dolio i1nposto rendo l'ammini::itl'a– zione infinitamente difficile, il publ.llico, pe1· l'iudi· 1•izzodogli spiriti, ha gli occhi aperti su tutti gli inconvenienti e su tutti gli abusi. Ne :·isulta una cl'itica inquieta e confusa, che dà alimento continuo al doside1·io dei Parlamenti di ingerirsi nell'amrni• nisll·aziono. Ilisogna dunque, o levare loro questo alimento, o prepararsi a lotte l'ipetute che tm·be– ranno la tranquillità del regno di V. M., e condur– ranno via via o a una degradazione dell'autorith o a partiti esfremi, dei quali non si possono misu• ra1·0 le conseguenze.» Il quale ultimo scon~iuro 110n tolse rhe l.,uigi X VI liconzias~o il Necker e seguitasse a far peggio.

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