Critica Sociale - Anno VIII - n. 1 - 1 gennaio 1898

2 CRITICA SOCIALE mondo di sè, e scrollava troni e l'izzava barricate, e 1·estituivauna seconda giovinezza alle grandi parole di libutà e cl'eouaolian;a, il 1848 gene1'ava il proprio becchino. Cecituera celà. Quei due soldi cli caria sporca avrebbero abbattuto il colosso. Il 18 1 18 sembrava un principio: apriva all'avve– nire le braccia pieno di promesse. In realtà era, o si è chiarito 1 una fine; almeno il principio di uua fine. Sembrava il nu0\'0 mondo che si annunziasse, ed era il mondo vecchio che svelava le sue crepe prorondee cominciava a crollare. li Manifesto non semb1·ara neppure un principio: appariva piuttosto un oscuro ed involuto p1·esagio. Il '48 aspettava la sua liquidazione eia poche olimpiadi. Il Mani(eslo aspettava dai secoli il commento ed il compimento. Ed oggi, dopo un cinquantennio, voi potete pi– gliare quel libro per lo due punte pii, estreme, fermare il primo o l'ultimo verso. lasciando tutto il resto cadere. Non perciò sarà diminuito. Quelle due 1·ighebastano ad eternarlo. Esse dicono, la prima: La st01·ta <letta società è una sto,•ic, di tot/e cli classi; ed è la premessa. La seconda, ed ò la conseguenza: Protetm·i di tutti i vaesi, tt.ni – tem ! I fatti s"incaricaaoessi di congiungere i due termini estremi del sillogisma, e il circolo è chiuso da cui scatterà la scintilla: 1·ivotmione. . .. La critica del '48 politico fu fatta più volle, o da nessuno cosi crudelmente come dalla ste3sa bor• ghesia che oggi - venuti meno gli ideali nel cui nome è sorta al potere - battezza per quaran– tottata ogni grottesca, l'etorica e inconcludente pa· rata. Noi, pe1• altro, non vogliamo, come questa borghesia rinnegata, venir meno alla giustizia sto– l'ica. Nella storia, che è fatta ad anelli, ogni fine è anche un principio, e il '48, se pose a nudo la va• cuità dei movimenti puramente politici e le con– traddizioni che involge il concetto generale di po– JJ0/0, non fu percici meno un incubatore. Le sue promesse tradite, il fallimento delle sue esperienze generarono la coscienza cli classe, che sola poteva abilitare il proletariato a comprendel'e e a fai' propri i concetti del Manifesto. Questo non gli deve sol– tanto la vita materiale, ma eziandio, in qualche modo, la ,•ita morale, la possib~lit.\ di diventare pensiero vissuto di milioni e milioni di uomini. Certamente, se vi ò terra dove la bancarottadei grandi ideali del '48 sia staia pl'ecipilosa, ignomi– niosa e grottesca, questa terra è stata l'Jta)ia. Un fatto. di cui mollo si parla in questi giorni, ne d;\ la dimostrazione eloquentemente sintetica. A iniziativa del deputato 'l'ommaso Villa, presi– dente dell'Esposizione nazionale del 180 in Tor·ino, si era pensato e proposto di tenere una grande seduta ciel Parlamento in quella città, in comme– morazione o celebrazione del giorno che fu largito lo Statuto ciel Re!lno. Quando la notizia corse pei giornali, noi non credemmo affatto alla sua attuazione. A 'forino la popolazione, intelligente e colta, è oggi tanto co– scientemente disillusa e delusa. quanto - nei primi anni del nuovo Regno - fu tenacemente e salda– mente attaccata alle istituzioni politiche che l'Italia s'è data. A 'l'orino vigila un partito socialista :rni– moso ed accorto, simpatico anche agli strati modii, instancabile e abilissimo nella propaganda. con la quale già piantò in due Collegi politici la propria bandiera, compié una larga seminagione d'ideo in tutto il Piemonte, e sta in procinto di cogliere nuovi allori nei prossimi Comizii amministrativi. 'l'orino sarebbe stattiuna vasta e meravigliosa cassa di risonanza, per le alte proteste che tutti noi - deputati socialisti e radicali - avremmo levato io quel giol'llo, nell'Assemblea legislativa, contro IU la mènzogna _d'unacommemorazione che dovrebbe essere piuttosto un necrologio - d'un gf,.bileo dello Statuto che meglio si chiamerebbe una Oi"– bilazione. Certe parate di convenzionale ipocrisia valo assai meglio celebrarle in Roma, dove il mondo doi bu– rocratici e dei politicanti fa da coro compiacente, e dove l'antica JJlebs, malo imbuzzurrita, può pre– starsi agli eccessi e alle facili repressioni di Piazza Navona, più facilmente che non a dimostr-azioni ordinate e solenni. · lufatti giil la p1·oposta del Villa è stata sca,·tata: sotto pretesto di motivi di convenienza gi.\ si ò stabilito che in 'l'orino tutto si ridur,~a a una ignobile far.sa ,nella (tuale la parola sar.\ data al re cd ai ministri. e i rappresentanti del popolo, invitati in coda di 1·ondine, avranno tutt'al più libertà di scavezzarsi cogli inchini la spina dorsale. La verità ò che è pericoloso oggimai per le isti– tuzioni il far pompa clisè, e meglio ò che celebrino i loro riti in famiglia. Il Governo, dibattentesi in Cl'isi perpetua, non può gO\'ernaresenza la Camera. non può governare colla Camera, e architetta il viaggio del monarca in Sicilia proprio in gennaio, pe1· averne un pretesto a proroghe nuovo della Sessione, che gli diano qualche respiro. La vita dello Stato ò presa da progressiva paralisi,:o i propositi ,·ipetuti dagli u(llciosi cli • dimostrai·e coi fatli che le istituzioni sanno dare le invocato ri– formo» sembrano, ogni giorno più, vaniloquio me· galomane di pove,·i pazzi. . .. llltanto la schiera socialista cammina ed avan:i:a, favorita, può dirsi, più dai fati che eia so stessa. Manipolo ieri, legione oggi, esercito domani, essa è diventata il pernio cli tutta la politica, per essa si propongono leggi o si lasciano cadere, per essa evolvono e si ricompongono i partiti, si tentano i connubii più mostruosi, si carezzano i preti, si macchinano pudichi e decenti colpi di Sfato. Ma le lusinghe non la dividono o le violenze non la spanano. Mentre il liberalismo multicolore si batter:\ i fianchi per ostentaro l'allegrezza del suo giubileo, il nostro giubileo sarà celebrato dal morale sfacelo, dal confessato disgusto e dalle non dissimulate paure degli av\•e1·sari. Se ci chiederanno: qual ò la vostra festa? non avremo che da risponder loro: guardatevi! Pure non sarà festa soltanto, questo anno termi– nale del nosl1'0 cinquantennio. arà sopratutto ri- flessione e preparazione. 1 Il nostro incessante progresso, non lo climeoti. chiamo, è più effetto di circostanze e di errori av– versari, che merito nostro. Sul terreno della orga– nizzazione materiale molto si è fatto; moltissimo rimane da fare sul terreno, più arduo, della costru– zione ideate. I duo geniali precursori, dal cui pensiero asso– ciato ò uscito il Manifesto comunista, ci hanno mostralo, colla vita e colle opere, che non è eia poche formulo semplici e generali che possa trarsi la bussola del cammino e l'oroscopo dell'avvenire. L"inerziadel nostro partiti?di fronte a questioni colossali, come quella del suffl·agiouni\ 1 ersale, come l'altra della conquista delle campagne, che sono i due terzi del paese; la sua perplessilà nella tattica quotidiana, nella formulazione dei prog1·ammi mi– nimi, dimostrano che il nostro corredo di no;:ion.i vuol essere arricchito, che il nostro bagaglio d'idee vuol essere in g1•anparte svecchiato. -Gli av,•ersari hanno catli,•o giuoco a rimproverarcelo, essi che vivono di assurdo e di contraddizione: ma non noi dobbiamo dissimulal'lo a noi stessi.

RkJQdWJsaXNoZXIy