Critica Sociale - Anno VII - n. 6 - 16 marzo 1897

ll8 CRl'l'ICA SOCIALE esenti da qualunque pressione; essi non avrebbero nulla da temere all'infuori di un boicottaggio go– nerale indetto da tutti i proprietal'i, eventualità quasi impossibile, dato l'infinito frazionamento della proprietà. Perciò, almeno in principio, godl'8bbe1·O di piena libertà d'azior.e, e se ne sel'\'irebbel'O senza ritegno, pe1•chònell'uomo normale il coraggio é in ragion inversa dei pericoli, che gli si presentano. Solo, tutti costoro, bisogna frattarli con prudenza: andar a parlar loro, fin dal primo giorno, di proprietà. collettiva e di azione politica significherebbe fare un buco nell'acqua, o - peggio ancora - intro– durre nel loro cerve11o idee di cui non possono intendere tutta la portata e che storpieranno senza fallo. Qui - abbiano pazienza tutti quelli che credono il mondo fatto a immagine e somiglianza del 5.° Col· legio di ~lilano - qui la propaganda socialista deve iniziarsi coll'azione economica. 'l'entare una lega di resistenza; ingaggiare la battaglia sul costume, pel quale, in caso di cattivo tempo e di i11volonta1·ia sospensione del lavoro, il bracciante è pagato solo in proporzione del lavoro fatto; domanrlaro che la ~iornata sia pagata intera, qualunque cosa avvenga, fin dal momento che il bracciante si muove di città per andare al lavoro; introdurre magari un simbolo per fissar·e questo momento, per· esempio la stretta di mano, che si usa nelle campagne toscane per stringere i contratti ('). Vinto questo punto, la battaglia si estenderà agevol!nente a tutti gli altri. Educati dalla lotta economica, i contadini intende– ranno in un {lat, quando gliela spiegherete, la lotta politica e tutti gli altri elementi del nostro prog– ramma massimo e minimo. C'è una questione poi nella quale noi possiamo trascinare tutti i contadini dell'Italia me1·idionale: quella del dazio consumo. 11nostro contadino, vi• vendo in città, è sottoposto a questa, che è la più odiosa delle imposte indirette, men\1•0 i contadini del resto d'Italia ne sono esenti. E questa una sperequazione infame, che il nostro contadino sente profondamente. Invece quindi di far discor.soni rimbombanti sulla evoluzione uuiversale,insisliamo, nella nostra propaganda amministrativa e politica, sull'abolizione del dazio consumo; e andandocene cosi terra terra, otterremo effetti che supereranno ogni nostra aspettativa. IV. 01,crai ed artier~. 1 ·ella popolazione, che vive e lavora sempre in città, il terreno è ancora più adatto a ricevere la nostra propaganda. Non ci occupiamo naturalmente della borghesia propriamente detta: i pochi ricchi viventi nel dolce far niente col reddito dei loro fondi, i pochi commercianti capitalisti esportatori e importatori, i banchieri, i padroni delle fabbriche, gl'intraprenditori, i p1·ofessionisti che hanno già. una clientela estesa, e cosi di seguito; questi sono una minoranza, che naturalmente ci combatterà sempre. Degni invece di tutta la nostra attenzione sono le seguenti classi: 1. 0 operai, occupati nelle in– dustrie (farine, paste, mattoni. saponi, alcools, ecc.), oppure lavoranti sotto maestri muratori, calzolai, sarti, fabbri, falegnami, ecc.; 2. 0 piccola borghesia, proprietaria, professionista, esercente ('). (1) Queste lolle :urebbero anche l'utile etrelto di accelera re la prole111rlzzat.lone del piccoli Jlroprlel11ri rovinati ed accasciati ,otto il peao della loro Jlropri.,tà, e di render più dilllci111 Il eo- 1titulrsì della nu0\'3 Jllccol:i llropriet:\ usura.ria. ('> Questa dh,ls!one è mollo grossolana; ma eucnJo questo uno studio pratico, faccio le clanitlca:tionl secondo ml riesce più CO• B o 1meca u1no b1arco I primi saranno il nucleo centrale e compatto del nostro partito('). La crisi ha danneggiato na– turalmente anch'essi, ed è questa classe che da il massimo contingente a quel po' di emigrazione, la quale si dirige specialmente verso la Grecia, la 'l'urchia e la Russia meridionale. fnte1li~enti, pieni cli slancio, relativamente colti, attivissimi, appas• sionati per la politica, esenti da qualunque pre• giudizio monarchico o religioso, costituiscono ora la 1naggioranza del corpo elettorale e son radicali perchò non hanno nulla di meglio; ma, appena av1·anno compr·eso il nostro programma, passeranno in massa a noi. Mentre coi contadini era impossibile cominciare coll'azione politica, con questi la prima propaganda dev·esse1· politica; bisogna presentar loro il pro• g-ramma socialista fin dal primo momento in tutta la sua estensione; lo capiranno immediatamente; e poi dalla teoria generale dedurr•e a fil di logica l'azione p1·atica. E l"azione pratica nel vero senso della parola, chè io non so che praticità ci sia nel domandare il diritto al lavoro, la giornata di otto 01·0, .l'abolizione dell'esePcito e altri simili cose allegre, che .saranno pPatiche solo quando verrà il socialismo; bisogna col lume dell'idea socialista criticare le spese fatte dal municipio; domandare una amministrazione migliore della Congregazione di cal'ità; domandare la refezione scolastica gra– tuita; domandare che il dazio consumo, finché esiste, sia esercitato dal Comune e non da un ap– paltatore; dimostrare che l'impianto della luce elettrica in luogo dei lumi a petrolio deve essere fatta dal Comune e non da un'impresa privata; e cosi di seguito. C'è poi una questione, nella quale potremo por– t.:ire uua vera rivoluzione. In Italia sono molto numero .. d i Comuni, che hanno dello scuole pareggiate, specialmente clas• siche, intorno alle quali si combattono tutte le battaglie locali. !n Molfetla è antichissimo il Semi• nario vescovile, che ha goduto sempre buona fama in tutte le Puglia. Finclu\ l'istruzione fu tutta ecclesiastica, il Seminario bastò; ma, dopo il 1860, si cominciò a sentire il bisogno di un istituto, dove i giovani potessero far gli studì senza doversi vestire da preti. Sorsero istituti laici, che si mise1·O in concorrenza col eminario; ci furono lotte, che è inutile raccontare, e finalmente si è venuti a una fusione dell'elemento laico coll"ecclesiastico: c'è ora un Seminario vescovile pareggiato, sussi• dia.to con parecchie migliaia di lire annue dal Comune radicale. Il pareggiamento fu otlenuto al tempo del ministro Martini, massone, dal deputato repubblicano ..... intransigente Pansini. Il pasticcio è pa1·ecchio buffo, ma è cosi. Questa mostruosa istituzione non vive una vita pacifica; i due ele– menti, laico ed ecclesiastico, lottano continuamente pe1· soppraffar~i l'un l'altro; negli anni passati si sono avute-delle mezze rivoluzioni, in una delle quali il vescovo dovè scappare dalla città: si com– battono lotte accanite fra i sostenitori dello statu quo e quelli che vorrebbero romperla col vescovo e fondare un liceo•ginnasio del tutto laico; come se modo. Disogn:i. 11erò che lo noti, che, fra queste due clu11l, ,·e n"è u:1a tena intermedia, quella degli artigiani indipendenti, la1·orantl in bottega 1iro1iria, 11olioppure con uno o phi operai 110110 di Fè. Ilo detto che è una clan11 Intermedia, ma avrei fatto meglio a dire che non è una rlasse a sè; 11erchè, di queeti arti– giani,! lllù ha.nno capitt1.ll llmilaliS&lmi e non ,1 di11tinituonoquasi in nulla dngll nitri operai; e I poclli 11osscuori di un caj)itale uteso si confondono colla piccola borghesia. ('1 In questo Molfetta è di\·ersa dalle altre città pugliesi, che non hanno 11roleta.rla10 industriale. Plr questo, nel gergo relorico delle cllu\ di rrovl11cia, Molfetta ò delta da. noi la.... Manchester delle Puglie.

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