Critica Sociale - Anno VII - n. 6 - 16 marzo 1897

CRl'l'ICA SOCIAl,E 87 PRO TURCHI E CRISTIANI Dopo le osservazioni del Soldi parrà a molti che il pensiero di Umano, pur collimando col nostro nel punto di partenza, viaggi nelle regioni dell'azzurra utopia. Gli diamo tuttavia posto come alla nobile espressione di uno sdegno sentito e di una aspira– zione ideale. Portavo da. gran tempo una farle ira, non contro il popolo turco, che ò rozzo strumento di pochi domina– tori, malvagi come quelli di altrove, ma contro i popoli delle altro nazioni, i quali, pretendendo di essere civili, guarda.vano e tolloravnno indifferenti la cinica condotta. diplomatica dei loro rispettivi governi di rronte agli orrori di Turchia. Gli ultimi ftt.Ui di Ca.odia.non poteVano non esaspe– rare l'ira, perchè hanno inoppugnnbihnente confermato: - che i co,ideLti governi civili delle nazioni d'Europa, appunto perchò coi.idelti, sono peggiori di quello turco i - che i popoli sono ancora così infantili, da potere appassionarsi a questioni parziali e a rimedi superfi– ciali, non a questioni generali e a. rimedi radicali. Se a. quesL'ira. a.vessi potuto dare srogo, sarei già.an– dato gridando: t.• Che non solo la. vita e la.libertà. dei candiotti è preziosa, ma quella di tulti gli altri popoli soggetti al dispotismo turco, e quella dello stesso po· polo turco. Il quale ò del dispotismo ,•itlima. sobillata, ed è composto anch"esso di uomini, cui si riconosce la 0M1tit (scusa se è poco), ma di cui scientificamente si propugna. I&distruzione, per la. ragiono che non hanno essi dato nò scienziati nè artisti : due ragioni che do– vrebbero invece consigliare a tenerli cari - come tipi di uomini, nitro che onesti, aventi il cer,•ello sgombro della zavorra scientifica o artistica che ha. ridotti noi tanti ranraroni senza oneslà. - come tipi di uomini aventi quindi atLitudino a svilupparsi, con onesta o primitiva. spontaneità, meglio di noi, sotto un iOVerno onesto, raziona.lo o moderno i 2.° Che lo spedizioni ar– mato pro Canclia.a.1>paionoquindi partigiane, oltre che inefllcaci a curare il mo.le radicalmente, oltre che mezzi indegni di chi vuole abolita la barbarie delle guerre; 3.° Che le spedizioni armate verso il di fuori s.ono poi superflue nel caso atcuale, in cui, con minacciosi moti dentro, si può ottenere gli oziosi o arm!lti padroni di casa. racciano il loro dovere, cioè gli onori di casa, cioè le spese per la tranquillità. del di ruori: 4.• Che questi minacciosi moti dentro le nazioni d'Europa potrebbero semplicemente consistere in positivo intimazioni ai ri– spettivi governi europei, di finirla. con le buffonate di– plomatiche e de"enire subito a un Congresso per la de– finitiva soluzione della. rovinosa questione orientale, secondo i desiderl umanitari dei popoli, e· sotto pena di perdita. dei portarogli ministeriali (una pena che produco miracoli); 5.• Che le agitazioni dei popoli eu– ropei pro Candia vanno perciò reso quali avrebbero do vuto ess8r ratte da. gran tempo, vanno cioè convertite in agitazioni pro turchi e c,•istiani. Ma questo iJeo io non posso andare gridando; nò posso o.gitarmi come occorrerebbe, per storcere la piega del movimento filellenico, noi quale ò tanta parto di ingenuità. soccorrevole, cho va. blandamente trattata. Dunque mi sono dato il sollievo di scriverle, con la. speranza che possa.no essere raccolto. E concludo con una J>iccola proposta. Se niente di meglio si potrà fare, si costituisca, in mezzo a tanti Comitati pro Candio., un Comitato p1-oturchi e cristiani, ------------ il quo.lo raccia a.Imeno questo - raccolga somme da. servire di 1occo1·10 alle famiglie dei turchi e erid(anì, che t·immero fe,·iti claUe na::ioni civili d'Europa nel bomb:-.u·damento di Akt•otiri, avvenuto senza 1n·eacoiso e dichiara::ione di guen·a, an:i dopo il tacilo la,cia ~ ,are clelle truppe greche, il 21 febb,·ai·o 1897. anno cli Ge1ù Ct·i,to. UN COMUNE DELL'ITALIA MERIDIONA (MOLFETTA) lii. Ln. conquista dei cont,uliui. Schizzammo la fisiologia delle classi che vivono di riffe o di rafie sulla campagna. Vediamo ora in che modo dovrebbe comportarsi il nostro par– tito per conquistar·e questa gente. Parlare di socialismo ai fìttaiuoli e agli strozzini sarebbe come parlare ai muri. Neanche dei piccoli proprietari noi ci dobbiamo occupare. lo. almeno pel paese che conosco - e molh altri paesi si trovano nelle stesse condizioni - non sono d'accordo, per· le ragioni che ho detto alla fine dell'articolo precedente, col Canapa e cogli altri che vogliono direndere la piccola proprietà. àla non sono d"accordo nemmeno col Bissolati, il quale, pur sostenendo che la piccola proprietà non dev"essere aiutata da noi ma combattuta, vuole nondimeno conquistare al socialismo i piccoli pro– prietari. Questa è una contraddizione; noi non possiamo andar a di1•eai piccoli proprietari: \'oi state per annegare, annegatevi del tutto e poi venite con noi. Il piccolo p1-oprietario, finché re– sterà tale, non sarà mai socialista; di lui noi non dobbiamo occuparci; abbandoniamolo al suo destino e, quando si sarà proletarizzato, verrà natural– mente a noi. Nè aiutarlo, nè cercare di conqui– starlo. Tutto ciò che noi dobbiamo fare di fronte alla piccola proprietà, è d'impedire io tutti i modi che nascano dei piccoli proprietari nuovi. 'l'utta. la nostra propaganda dedichiamola ai proletari effet– tivi, che sono in abbondanza anche in Italia; e se noi ci mettessimo sul serio a conquistarli, avremmo tanto da rare, che non ci resterebbe più tempo per discutere la questione della piccola proprietà. Quelli invece fra i quali si deve e si può lavo– rare con ottimi risultati sono i braccianti e i massai. È vero che la massima p~rte sono indi(fe– renti alla politica, pochissimo istruiti, e pri,·i quasi lulli del diritto di votare; ma le cose non stanno più ora come venti auni fa: l'istruzione è im– mensamente più diifusa di allora e le scuole elementari comunali sono piene zeppe di alunni; tutti vanno a fare il soldato, e vedono paesi nuovi, usi nuovi, e ritornano in paese colla mente aperta alle novità; inoltre questa popolazione non è sparsa per la campagna e dinlcilmente associabile come nell'Italia alta e media: sono tutti pigiati insieme, possono facihnenle contarsi, sentire tutta la loro forza e muovere in massa alla conquista dei loro diritti. Inoltre i nostri braccianti, non lavorando sempre sotto lo stesso padrone, ma passando di giorno in giorno dal servizio dell'uno a quello dell'altro pic– colo proprietario, sono servi di tutti ma non sono servi di nessuno; perciò qualora entrassero nella lotta economica o politica, a diflèrenza dell'operaio indusfriale e di tutti gli altri lavoratori a padrone e salario fisso,che sono sollo la sorveglianza e di– pendenza del capitalista, essi sarebbero del tutto

RkJQdWJsaXNoZXIy