Critica Sociale - Anno V - n. 16 - 16 agosto 1895
CRITICA SOCIALE 253 L'universalità di Engels (Scritto nel gio,·no del ruo funerale) Oggi seppelliscono in Londra il migliore dei so– cialisti; è l'ora estrema del congedo. Ancora non ci par possibile di averlo perduto, di non poterne più ascoltare la parola, di dovere ormai ingegqarci da noi senza il suo consiglio. L'immensità. di questa perdita si può da noi piangere, non si può ancora misurare. Rammentammo la sua vita operosa; e con essa la storia di cinquant'anni del proletariato rivolu– zionario. Rammentammo le sue opere; e trovammo rispecchiata in esse tutta la rivoluzione del pensiero di questo secolo. E con tutto ciò, quanto rimane ancora da dire di lui! Noi, pili giovani, cui non fu dato conosco1·eMa1•x di persona, noi riportavamo su Engels l'amore pel maestro e la gratitudine per avercene egli in se stesso conservato l'imagine. L'opera sua sta :,,otto gli occhi di tutti ed è cosa immortale; ma solo chi ebbe la ventura di avvi– cinarlo sa quel che egtt er·a 1 e come nulla possa sostituirlo oramai. Ciò che foce anche di Engels un « maestro , ru sovratutto la sua universalità; straordinaria inquesto tempo di specialisti accasellati. Egli era un enci~ clopedico nel senso migliore della parola, quasi un onnisciente. Sul fondamento di una erudizione filo– sofica profonda aveva egli impiantato non solo la sua conoscenza dell'economia, ma e della storia in tutta la sua vastità 1 e pili particolarmente della filologia comparata e delle scienze naturali. Posse– deva, oltracciò, tutto l'armamentario pratico del negoziante e del fabbricante mode1•no. Spesso, ri– dendo, si diceva fiero di non aver mai subito in vita sua un esame. Ma come, nondimeno, aveva impal'ato a studiare! 'l'ostochè potè alfine abban– donare il suo ufOcio commerciale di Manchester, sua prima cura fu di ferrarsi completamente nella matematica e nelle scienze naturali, e vi impiegò Ja miglior parte di otto anni. Marx voleva porre a base del suo trattato sulla rendita uno studio sui rapporti della proprietà territoriale in Russia, come uel primo volume del Capitale aveva posto lo studio del lavoro salariato in Inghilterra. Engels impara il russo e aiuta l'amico nello spoglio di quelle ricchissime fonti. Già negli anni precedenti aveva approrondita la storia delle origini del cri– stianesimo e percorso tutta la più recente lettera– tura sull'argomento. Un abbozzo di questi studi ru pubblicato nella Neue Zett. Pochi mesi prima di morire, si accorge di conoscere soltanto d1seconda mano le geniali ricerche di Meynert sulla vita e la funzione della corteccia cerebrale e non ha pace finchè non ne ha studiato la principale opera. Tutto ciò, mentre doveva attendere, al tempo stesso, alla pubblicazione del terzo volume del Gapttale. Soltanto chi poteva studiare così poteva essere un maestro come Engels. Il socialismo, come è in• teso da Marx e da Engels, non è soltanto una dot• trina economica, è una dottrina universale. Il mo– vimento del proletariato rivoluzionario non è che : 1 r!~~~~:nitf r~oesl~~ ' ;~~r~.io~: ~i~ Kefa~~~o a ~h~ vive nel tumulto della lotta quotidiana cogliei-e e tener presente tutta la vnstità del quadro. Fu Engels che ci inse~nò a connettere, a non perder di vista la complessità dell'evoluzione, a tener conto di ogni progresso in tutti i campi del sapere e a cavarne prontto. È a lui, all'uomo che poteva scrivere: « noi socialisti tedeschi siamo orgogliosi di questo, e che non deriviamo soltanto da Saint-Simoo, « Fourier e Owen, ma eziandio da Kant, da Fichte, e da Hegel ,; è a lui che noi andiamo debitori se il partito socialista può chiamarsi il partito della scienza. Ma anche in un altro senso tornò a noi profitto• vole la universalità di Engels. Il movimento nostro è internazionale, ciò che pe1· altro non importa ch·esso pl'oceda uguale di forma e di celerità in ogni paese. Esso è troppo rigoglioso oramai per poter essere contenuto da una sola associazione, qual era la vecchia Internazionale. La intesa fra i compagni dei vart paesi è oggi più che mai ne– cessaria, ma. ò al tempo stesso più difficile, dacché quella rivoluziono proletaria, che era un concetto e un desiderio nel cervello di alcuni, diventò un fatto concreto e un movimento di massa. Più diffi– cile diciamo, perchè cotesta intesa presuppone una sufficiente cognizione dolio diverse condizioni del movimento nei singoli paesi. Ogni nostro Congresso in tornazionale, gli slc3si Cong1•essi speciali delle singole arti, ci ammacsl1·ano a questo proposito. Ora, questa conoscenza esatta delle cose e delle persone delle varie nazioni era in Engels un tesoro mapprozzabile. Non che il suo giudizio ci fosse norma, nel senso elio tutti vi si acconciassero, nè che egli lo p1-etendcssc. Ma sempre esso colpiva qualche punto giusto, o, quand'anche non ci pel'· suadeva, se1•,•iva nondimeno ad illuminarci. Egli ci insegna,•a ad iutendel'ci fra noi e quindi ad unirci. Perchè egli posscclo"a, accanto alla scienza, un ·arte meravigliosa. Aveva il dono di chiarire, di illumi– nare tutto ciò che appariva oscuro e confuso. Ogni colloquio seco, ogni sua lettera polilica, era come uno sprazzo di luco li desiderio ardente, lo scopo suo di ver1cro l'emancipazione del proletariato lo portavano tah-olta a ardite profezie sui decenni futuri. le qt1:ili destavano i motteggi degli avver– sari. Ma lo stesso uomo, in cui palpitavano così giovenilmeu!e le speranze liete, era il più freddo calcolatore quando si trattava di prendere qualche decisione. li suo senso del l'eale gli feoo scrivere la Stluazio»e delle classt laooratrtci in Inghil– terra vent'anni p1•ima che i nostri professori di Economia politica sospettassero che poteva servire a qualche cosa conoscere i fatti dei quali si parla, e fece di lui il creatore del « metodo storico». Ma ciò che essi da lui 11011 impararono nè potevano impararo ora il concetto fondamentale della dipen- ~~~z!(1d;~:Erc~·it!1•~o~t~ti~affl~~f~~~!3~c~tt,~:~1~ quel concetto, ma sapersene servire, questo è che loro non riesco. In sua mano, invece, ogni fatto con· creto acquista :a vita, e non era solo un effetto ma una causa a sua volta. Mai non visse un pensiero più concreto, più fatto di cose. Perciò nulla egli odiava tanto, quanto la fntse vuota, e chi si lasciava andai-e alla facile tentazione di colorire i fatti di rosa non era per lui soltanto un ottimista, egli lo chiamava semplicemente« un bugiardo». Il pericolo contro il quale più insistentemente ci ammoniva era. quello dell'autoillusione, e chi egli cogliesse in pecc.,to di declamazione, a quello non lesina,Ta le sue alleg1'8 e vigorose frustate. Per questo non era facile entrai-e nelle sue con– fidenze; ma chi vi fosso entrato poteva contare si– curamente su lui. Eg1i allora si prodigava: non prodigava soltanto la sua scienza e la sua espe– rienza, ma ben anche il suo tempo. E1·auno dei pochi che scrivono lette1·e ancora; una schiera che va spa1·endo 1 o i successo1·i 1 avari del loro piccolo pa– trimonio, sparagnano ogni parola per lo stampa– to1-e. La corl'ispondonza cli Engols era enorme: scri– veva cu1-renti calauio non solo il tedesco, il fran– cese, l'inglese, l'italiano, lo spagnuolo, ma, occasione
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