Critica Sociale - Anno IV - n. 8 - 16 aprile 1894

114 CRITICA SOCIALE Egli, dal canto suo, vi si presla. Egli sente islinti– vamente che la salute sua sta oggi nel combattere i socialisti. Smanioso del potere quanto pili in,·ec– chi:1, quanto piit l'involuzione senile spegne in lui il rispetto cli sè stesso e le preoccupazioni clell'ar– venire, egli nulla lascera intentato per persuader alla, Camera che egli solo è la vera salvezza contro il socialismo incallante. Chi, tra11ne lui, avr-ebbe potulo leggere alla Camera il ramoso maniresto ciel cancelliere cli Pelralia senza schiatlar dalle risa! 'essuno degli uomini di Sinistra, nessuno degli uomini di Destra, neppur quel Ruclini della solitu• cline del cui studio e del cui cervello si è tanto di• verlita la stampa allegra. Non insinuò egli un giorno alla Camera che il Colajanni stesso polesse essere compromesso in intl'ighi di cospirazione 1 Ed 01-a, come si vede om, sul fondamento di quel rap– porto ciel delegato di Bisacquino, novellante di ac· cordi dei socialisti colla Francia e colla Russia, che ha minacciato di fai• scompisciat·e dalle risa pe,·– sino i fìe1·i giudici del Tribunale di guerra. Lui solo il C1·ispi, in tutla Roma, lui solo in tutto l'orbo te1·raqueo, può JH'endere sul serio ciò ch'egli ha 1'al'ia di prendei-o sul sel'io. Ci crede egli'? 11011 ci credo! Difficile il responso. La questiono di buona o mala rede è una questione mal posta; essa sup- 1>oneuno sviluppo intellettuale più alto, e in lui la menlalilà è simile a quella dei bambini, che con– fondono essi stessi il vero ed il ralso, la realtà e la bugia. I $1-:lndi signori, duri di cuo1·e ed avari, ma sol– locih del decoro, hanno spesso di quesli agenti cli affari, maneggioni, fatlori di campagna, t'Ozzi, limitati. feroci. sui quali si scaricano della pal'te pili odiosa della loro funzione di parassiti. Essi se ne tengono fuo1·i e conser\lano fama di gente buona e c..,1·i– lalevole. Cosi ra la borghesia italiana oggi col Crispi. Vinlo nello p1·elese flnanzial'ie, minato dagli intrighi dei gruppi. egli polrà sciogliere la Camera e restare al ~te,·e. Egli ha legata a sè la Corona, pet'Chè egh è il solo oggi che non transi!P cli un passo sulla questione delle economie militari; ha con sè lutti i partiti reazionari che sono ancora i pili forti. Quanlo alle poche rorze popolari che esistono, ei le sta tutte inccucerando. Ma viene il giorno che il ratlore, con qualche sua rozzezza bestialmente eccessiva, colla stessa sua impulsiva since1·iù\ 1 può scoprire lroppo e danneggiare il padt'One. E allora una pedala lo atlencle che lo mette, di botto, fuori dell'uscio. ... Fu, dunque, davanti alla Commissione dei quin– dici, che egli rivelò quali sono, nel suo ,çoncctto, i rondamenti del moderno Stato italiano. Le sue parole andarono un po' troppo in lii, poichè questo è nel suo carattere di non serbar la misura: ma lo attenuazioni genel'iche dei giornali ufficiosi non atlenuarono nulla. Quelle parole somigliavano t,·oppo a lui, al suo atteggiamento, alla sua indole, perchè polesset'O essere molto di\'e1-se eia quel che rifori• 1'0no ai Siornali i membri della Commissione. Egli disse dunquo - esagei-a.udo, come sempre - che « la rivoluzione non C spenta, ma latente: che essa serpeggia in Sicilia, a Reggio Emilia e nel Mantovano, e adesso (si trallarn del Congresso di Siena!) anche in Toscana». Sog~iuoso che. e senza l'esercito, la Sicilia sarebbe andata in fiamme e con essa il continente». L'esercito « ha salvato il paese». Pel'chò mancano i fondi alle raffermo « ogni cambinio1·e, tornato a casa, di\lenta un ana1·– chico ». E conclu~o: « se la Camem vo1·1-àeconomie militari ve1·1-annoaltri, non io, ad assistere alla , /IIIC del 1'C(JIIO d'Italia •. B1blloteca G no B anco Un simile linguaggio, l'avesse tenuto un socia– lis~,. sarebbe accusato cli vilipendio all'esercilo, presentato come strumento di polizia; di offesa alla costituzione ed alla monarchia, supposte non aver altro fondamento, alti-a diresa che le baionelle. « La rivoluzione serpeggia in Sicilia, a Reggio Emilia, nel )lanto\lano, in Toscana». Non vi pare la fra e di una letter":l del CiprianU Non vi pare la frase di un fanatico. di un allucinato? Ma che cosa intende il Crispi per « 1·ivoluzione-. 1 Ila egli soltanto capita la ditreren1.a che corre fra rivolu– zione politica e rivoluzione sociale! Sa egli soltanto che anarchismo e socialismo sono due cose. non solo dive,-se, ma opposte! Egli non sa nulla di tutto questo, ed è pet'Chè non sa nulla che egli può go• vernare per la borghesia: egli è ruori, completa– mente, della conti-addizione insolubile in cui si avvolge la odierna borghesia liberale, rinnegatrice cli sè stessa e della sua bandie, ... A malgt'ado del proverbio e chi pit', sa pii, può», egli pt«> unica– mente perchè nulla sa. Il giorno che per un mi– racolo capisse qualche cosa di ciò che tratta e maneggia, ,,uel giorno egli sarebbe preso come da paralisi. La sua ignoranza è la sua rorza, o piut– tosto è la forza di colot'O che dirende e che serve. ... Ma la ignoranza e la picciolezza dello spit•ito - anche questo è cosa risaputa - non escludono punto la furberia; come la pazzia, cont1'0 il pre– giudizio popolal'e, non esclude alfatto la meditazione ed il calcolo. E pet· quanto il Crispi riconosca nel• l'esercito il vero rondamento dello Staio e della monarchia, tuttavia non trascm·a gli altri fonda– menti accessori i. L'urna è il pili poderoso fra essi. E perciò egli ora intende a una ulteriore falsi– ficazione dell'urna. Il sulfragio rish'etto e le con– dizioni intellettuali ed economiche della massa lavoratrice non bastano a rassicurare la classe borghese. Alcuni sintomi l'av, 1 ertono che. se l'urna di regola si p,-esta benissimo a rapp,·esentare la commedia della sovranità. popolare. è venuto il momento in cui comincia a diventar pos ·ibile che il didtto al volo sia sfruttato per un interesse po– polare reale; il momento - per usa1·e la frase del partilo operaio francese - in cui il volo, di slru– mento d'inganno, possa dh·entai•e strumento di emancipazione. Bisogna dunque antivenire il pel'icolo e farlo alla sordina. quetamenle, senza da,·e nell'occhio. Si comincia dal sulfragio 1·epulato il meno imporlante, il sulfragio amministrativo. Si propala che lo scopo è cli assicurare la sincerilà delle listo e c1uella ciel voto e di da.1·0stabilita alle amministrazioni. I pe– riodi elettorali essendo i soli, ormai, in cui i J.>:&rtiti popolari possano darsi il lusso di una certa hbort.\ di propaganda, questi periodi verl'anno dislanziati da più lunghi inlervalli: le elezioni. invece che annue, saranno triennali. Un commissario regio epiwerit le liste, salvo rico1-so alle Corti d'Appeflo. Giudici togati, e non pili le Assisie. giudiche1•anno dei reali di corruzione elettorale. Cosi il governo divenla l'unico assoluto padt'One dell'urna ammini– strativa. Oli elettori poi dovranno apporre la firma sul regislt'O, al momento stesso del volo: cosi i membri del Comitato, i padt'Oni, i loro agenti e spioni, potranno, anche colla certezza di una perizia calligrafica, appu,·are sempre quale sia il voto dei lol'O dipendenti ed operai. Abolito il segreto del suffragio, il suffragio stesso è essenzialmente abolito. Peggio anéo,-a: il voto dell'operaio divenla il du• plicato del voto ciel suo sfruttatore. Ecco: non ò risolta con questo la tanto minacciosa lott~ di classe! Quesle disposizioni - fatta buona prova - ver-

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