Critica Sociale - Anno IV - n. 8 - 16 aprile 1894

122 CRITICA SOCIALE V. Due righo dì conclusione. I lettori vorranno ben ero– dere che io por primo sento la tenuit..\ di questo con– tributo mio a uno studio che meriterebbe e richiede– rebbe molta pazienza, molto amore e molti libri. Mi valga. di scusa la enorme tentazione di &\'Or ,•aiuto dimo!ltrare quale solida baso si potrebbe dare alla Iolla di cla11e, seguendo questo indirizzo, che a me pare esatto. La conclusione ultima poi, cui mi sembra $i possa giungere, ò questa: la lotta cli clas&e non è una. lef/Oe natw·ate, non ha nulla di rata.le , nulla di necessario– Anzi, pOichò essa non si trova che nelle società umane• bisogna ritenerla una deviazione dalle leggi naturali' un·anormalità. La ragione di codesta anormalità po– trebbe trovarsi nella sto:(sa superiorità. della natura umana, por cui l'uomo solo ha.saputo srruu.are le rorze della natum o dominarlo sor\'endosi anche dello sf'rut– tamonto dei propri simili. Dal 1nrnto di \'ÌSla dolio sviluppo mentale, questo è cermmeuto un progresso. )la d'altra parte, ciò costl– tuisce puro un danno, perchO si \"ieno a raggiungere con mezzi antisociali uno scopo che si potrebbe rag– giungere con mezz.i socialmonto utili. Or come nello S\'iluppo della psiche umana. si sono corrotti tanti ,,izì, eliminate tanto qualità. ferine, cosi nulll\ di più na.1 uralo che la lotta di cla.&1e, determinata dalla. combinazione di un moti\'O intellettuale superiore e di una costituziono morale inroriore, debba eliminarsi colla. correzione di COllesta qualità psichica a.ntisociale. Così a,•verrà. che lo scopo economico del migliqre sfrut– tamento della natu.ra sarà. raggiunto - in uno stadio a,·anzato llello sviluppo sociale - mediante il mutuo accor·do o la volontaria. cooperazione degli individui. Allora. la specie umana si sarà. adau.a.ta, in un grado inflnillunento superiore, a quella. stessa. legge del mutual aid cho governa. per l'Cgolu.generale - le società inre– riori; e tlVl'ilcessato di esssore un'eccezione nella. classe dolio sociotì~ come l'uomo ha cessato da. un pezzo di esser·e un'eccezione nella. classe degli individuì. Avv. B. 8&RTAREI.I.I. LIBERO SCAMBIO E SOCIALISMO"' (C-,,.,/,.,.•:lo;., • ff~. - Vtdl ,.,._,. prT«dtHI#}. Oli ope1·ai inglesi rece1·0 capire ai libero-scam– bisti ch'essi non intendevano p1·estarsi alle loro menzogne ed ipocrisie; che se li seguivano nella lotta conti-o i p1-oprietari fondiari, non 01-ase non per flni.-la con gh ultimi avanzi del feudalesimo e ridursi cosi ad avere di fl-onle un solo nemico in– veee di due. Questa tattica non fu sbagliata: i proprietat•i fondiari, per rappresaglia contro gli industriali, favoril'Ono i lavoratori nella lotta per le dieci 01·e di lavoro, lolla che durava da un tren- (I) Il prof. Antonio 1.11ibrlol:icl fa notare che non fummo eaatti nel dire che IA lrl'ldu1.lo11etedetcA di quetto dlllcorso \li cui ori• f, l11ole frnni·eBe è lrrt!1~rlbllt>11111difflc1le o. procurars : ne ..,i,te m·.-ct!- egli cl assicura - una rl11Jt11111pa a paa-. t88 e 8e1JUtinll ddl'edl1iontt lf'ilPli'n dtillft Mun·ia deUa Jfle•ofla di M11r:r, ;iro• curala dli nernstein e Kau11.ky 1su111gard. Dh:u:, t88!i), IA eul t1u<"JJ11d11 edlt1011e cnrr@Utl fu r1prodot•a dnllo stf'~O é-Oltore nel ~st:,~~t~ei',~·s:: 61 ::. ~ :::~dl~,7.~ 1 "~:~: ~ 1 !\ ~r:d~~!:i~~.~h~Pf:;,~;: e»er utllo, ftJl'li lltud1os1, Ile non anc-he - cl otsena Il l.abrlolo - al 1i1a11larlcbti ai.cclu:g~hrno Mus: di sollo mano. ll.1m11n@ tempre - ed è l'du111.l1:1le che qu ..&1Odiscorso era ben poco conn– tclu1O l11llall:i, ed en litnf'IIO:111rh11 al più di coloro che pure honno qualche famlliarilA col CC1p1·1ate colle altre opere pr1n• ciJ)ali del fondatori! tedesco del moderno toelallamo sclentiftco. (Nota della C1t.lTJCA). Biblioteca Gino Bianco tennio; tosto abolito il dazio sui grani, fu votato il bili delle dieci ore. Quando il doti. Bowrin~ presentò al Congresso degli economisti la statistica del bestiame, dei pro– sciutti, dei lardi, dei pollami, ecc.. importati in lnghillerm. pel consumo - secondo egli disse - della classe lavoratrice, dimenticò semplicemente che proprio in quel torno, a Manchester e negli altri centri industriali, la crisi gettava sul lastrico torme di operai. In eeouomia polilica non è leeito, dalle cifre di un solo anno. indur,·e leggi generali. Bisogna al– meno cooside1-a1-e un periodo di ù o 7 anni, tale cioè che abbracci le tre fasi ordinarie dell'industria; rigoglio, ristagno e crisi. .. i, chiaro che, calando, per necessario elfello del libero scambio, i prezzi di tutte le merci, io potrò con un f1-ancocompe1·are assai pili di pl'ima. Ora, il rranco dell'operaio valendo quaµto ogui altro franco, ecco 1111 vaulaggio per l'operaio. C'é sollanto un Pciccoloinconveniente. L opemio, prima di scambiare il suo franco con alt1·e merci, deve scambiare il suo lavoro col' capi– tale. Se, mentre il prezzo d'ogni altra merce è disceso, egli continuasse a rice, 1 ere un franco per la stessa quantiU\ di lavo,-o, il suo vantaggio sa– rebbe reale. Ma non è cosi. Oli eeooomisli non guardano che all·istante in cui l'operaio scambia il suo salario cogli oggetti di consumo; dimentic..'lno quello in cui scambia il suo lavoro col capilale. Se scemano le spese di manu– tenzione di una macchina, scema il prezzo dei suoi p1'0dot1i.Lo slesso avviene dell'uomo e del suo pro– dotto, ossia della fo17.a-lavo1·0;questa anzi è una merce, come vec:h'omo,che scema di prezzo più di tutte le altre. 1:operaio dunque, che an·à dato l'etta agli economisti, finirà per trovare che il suo franco gli si è rimpicciolito in saccoccia. - Sia pu1·e - incalzano gli economisti. - La concorrenza rra operai 1·idm·, .. .i. i salarii in propor– zione al prezzo delle merci. Ma intanto. colle merci a buon prezzo, crescerà il consumo, quindi la p1-o– duzione, quindi il numero di braccia impiegate, quindi i sala1•i. Tutto, dunque, si riduce a. questo: il libero scambio aumeola la pt'Oduzione, e col maggio,· bisogno di braccia crescono i salnrii. Lo sviluppo del capitale è la condizione più favore,•ole per l'operaio. Questo è indisculibile. La ])rima vitlima dei ristagni del– l'industria è l'operaio. Ma •~li non cessa di esser vittima quando il capiL,le s1 sviluppa. Infatti l'aumento del capilale produttivo è con– nesso alla sua concentrazione, al suo accumularsi in poche mani. Onde una maggior divisione del lavoro e un maggior impiego di macchine. La maggior divisione del lavoro, 1-endendo questo pii1 facile, annulla, pet• cosi dire, l'abilità professionale dell'operaio; questi non ha pii, bisogno di prepa– razione; e la concor1-enza fra operai quindi au– menta. Di pili, un operaio riesce a fare il lavoro di fre; e la concorrenza aumenta di nuovo. Le mac• chine la intensincauo ancor più. Per lo sviluppo ciel capitale produttivo gli indu– striali devono aumentare gli strumenti del lavoro, onde In rovina dei piccoli industriali che non pos• sono reggere alla gara e piombano nel proletar·iato. Coll'accumularsi dei capitali cala il lusso degli iu– terc~i, e anche i piccoli reddituari. cui il reddito non basta pili alla vita, dovono dedicnrsi al la.voi-o industriale, diventando anco,· essi proletari. Infine lo sviluppo del capilale esige lo smercio dei pro– dotti in mercati lontani, di cui sono ignoti i bi– sogni; onde l'eccesso di produzione, onde le crisi;

RkJQdWJsaXNoZXIy