Critica Sociale - Anno IV - n. 4 - 16 febbraio 1894

CRITICA SOCIALE 51 municare per iscritto questi deliberat.i ai loro man– danti, essendo loro vietata ogni riunione dallo stato di guerra; i grossi proprietari di Sicilia radunavansi a ben altro Comizio, e lo stato di guerra non con– trastava. Nell'adunanza 1 scrive un corrispondente, erano rappresentati, a occhio e croce, due milioni di rendita a11nua. Si tuonò- narrano i telegrammi ( 1) - contro l'opera nefanda dei sobillatori. Furono fatti voti entusiastici per la riduzione delle scuole e la abolizione della istruzione obbligatoria; fu ca.ldcg– giata l'introduzione del catechismo e un'educazione «morale• che sopprima nel popolo i principi sov– versivi e l'odio di classe. Come contrafforte, a buon conto, si chiese anche rinforzarsi (ancora?! ...) la pubblic..'lsicm·ezza; sopratutto liberi da ogni vincolo si vollero i contratti ag1·ari. Si costituì innne la lega fra i proprietari, acclamandola al grido di Viva l'Italia! Esiste un'a1t1~a Italia forse 1 Intanto il bcotismo radicale bamboleggia lodando il Boselli che divide a Castelcivita 58 ettari di fondi demaniali fra ,n povere famiglie, e reclama ad alta voce che si estenda il bel provvedimento. E la memore campana: della Oancia aspetta dalla sapienza di F1·aucesco Crispi « ì falli di domanti» FILIPPO '!'URATI, (I) Vedi Secolo (del m.lltino) I! corrente. Intransigenza n l programma, transigenza neimeto~i. È questa l ·nostra stra~a? Il nostro corrispondente romano ci invia la se– guente lettera, che ci 1·ichiama a far la critic.., di noi stessi, la critica dell'azione del nostro partito: Roma, 13 febbraio. CARISSillO, So od immagino che questa lettera non troverà lieta accoglienza. presso di te. Alcune cose non 1i piaceranno, qualcuna. rorso ti dispiacerà. addirillura. Pure io te la. mando lo stesso. Il momento attuale è uno di quelli che si dicono critici. I mali che ci travagliano ed un bel gruppo di grosse quistioni, divenute per lungo ab– bandono acutissime, produrranno rorsc un cambiamento nella nostra politica..,ma. costringeranno senza dubbio i partiti ad assumere un alloggiamento pili nello e preciso. Se questo è vero, non ti parrà. ruor di propo– sito che io ti parli dell"atteggiamento del partito nostro, della. condotta da. seguire e doi mezzi da adoperare, e non ti deve parer strano, se, parlandone liberamente come soglio e come è regola. di casa, m"accadrll di dire delle cose nelle quali non tutti o pochi consentano o che possano sembrare anche aspre e stravaganti. E dico in primo luogo che il socialismo è stato fino1·a per l"Jtalia.un genere d"imporlazioue. Le co.ndizionidel nosh'O paese e il suo venir in coda a tutti gli altri, la mancanza di un fo1fo sviluppo capitalistico o di un proletariato tipico, l"ignoranza. delle nostre popolazioni e un certo spirito di vera eguaglianza. più largamente ditTuso o meglio praticato da noi che altrove, ci hanno chiusi come dentro una muda. e non ci han ratto sen– tire, cosi vivamente come sarebbe necessario, questo grande bisogno nuovo, onde le società. odierne sono ·spinte a cercare nuove forme politiche ed economiche, o nuove forme di adattamento. Sicchò il socialismo (I non è nato, in Italia, o non \'i ha ratto larga presa. Esso vi è apparso come un mo,•imento inlellettuale, scom– pagnato dai fatti che gli danno origine e ne alimentano la vita, ed è concepito in varie guise, secondo gli studi, !"ingegno, le tendenze, gli umori ed ,1nche il capriccio lii ciascuno di noi. Cosl è successo che pochi l'hanno compreso vera– mente, e quei pochi non vi son gìunti ~o non dopo molli errori o grandi sforzi della. mente, costretti come erano, a crearsi la. rappresentazione ideale di una cosa che non li colpiva immediatamente ed era fuori del dominio della. loro osservazione e della. loro esperienza. L'opera nostra nel campo scientifico ~i ò limitata. a volgarizzare il Marx o spesso senza aver prima pene– trato lo spirito vero delle sue dottrine. Noi campo pra– tico ci siam() gingillati or con questa or con quella cosa., siamo andati a tast<,ni nel buio senza una. guida. sicura, sperimentando o proponendo una quantità. di rimedi, nei quali non c'era. rorso altro ùi sodo se non la buona volontà. o !"ignoranza di chi li suggeriva. La via maestra non l'abbiamo imboccata mai; lo nebbie c'impedivano di vederla. lo vorrei, por esempio, domandarli quanti anni sono occorsi per convincerci della necessità. che il partito nostro do"esso essere innanzi tutto partito politico. ~loltì senza dubbio, rorse una ventina. Eppure, dopo sì lungo battagliare, per mollissimi di noi !"azione politica. s"intendc a questo modo soltanto: butta.re o no una scheda nen·urna, a seconda che abbiamo o no proba– bilità di mandare colle nosfro forze un"alll'a voce in Parlamento. Sicchò se il sistema elettivo non esistesse, o lo noslro forze da sole non potessero vincere, noi co ne staremmo a guardare il cielo aspettando che il buon Dio si compiacesse di esaudire le nostre preghiere, libe– randoci dalla. tirannia del capitale. Bella politica, dav– vero! Non farmi il viso delle armi se parlo così. Non ho \"Ogliadi mangiarmi nessuno, nè di prendermela con chicchessia. La. nostra condotta sin qui è sta.la in gran parto sbagliata.: confessiamolo francamente. T,\nto, noi non ci abbiamo colpa di sorta, come nessuno ha.colpa se, prima di poter scrivcl'c senza errori di ortografia, abbia dovuto scrivere spropositando. Una. prova. che il nostro socialismo ò campato un poco in aria, l'abbiamo avuta in occasione dei recenti fo.tti di Sicilia. Quando il movimento scoppiò nell"isola, non ci credemmo quasi. Poi dicemmo elle non era co– sciente. elle non era movimento socialistico. Ci pareva cosl strano, che il popolo insorgesse senza il nome di )farx sulle labbra, e portasse invoco in giro i ritratti dei sovrani e retngo della )laùonna. Quanti errori in questo nostro giudizio! J solclaH sanno forse perchè vanno alla guerra.? Eppure ci vanno e combattono, e i rrutli della vittoria, so '"ittoria c'ò, non sono nè mi– nori nò diversi. Eppure in Sicilia le popolazioni fec<:ro più cho i soldati; si mossero da sò, sapendo c-iò che volernno. Era.no i servi che si ribellavano alla ti– r·annia dei padroni, erano gli sfruttati, i diseredali, i pez– zenti, tutti quelli che per un verso o per l"alfro subivano lo scrocco e il vilipendio dei parassiti, dei mafiosi e degli oppressori, e come già nel Vespro angioino, ora si levavano a gl' ida.ro : « muoia, muoia!» Era un moYi– mento proletario, da. che cosa determinato 11011 importa. ~on era come noi l"avremmo voluto, come avrebbe dovuto essere secondo la dottrina pura; ma ora ratto

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