Critica Sociale - Anno III - n. 22 - 16 novembre 1893

850 CR11'ICA SOCIALE dizio formo e fn una cortcz1,a, che non mi lascia luogo a sogni o ad immaginazioni liete circa il fu– turo, né animo d'inh'ap1-cndere cosa alcuna per Ycdel'e di ridurle ad ellètto. • (DtalO{IO (1·a T1- mandro e<l f.'lemuJro). Qualo frelido ,•ento, sfrondatore d'ogni speranza, spira dalrullimn. pa~ina di 'I'1-tslano ea un amico! « Dei disegni e delle speranze di questo secolo non l'ido, desido1'0loro con tutta l'anunn ogni miglior succes.w possibile, e lodo, ammiro od onoro alta– mento e sincorissimamento il buon volere, ma non invidio però i poste1·i né quelli che hanno ancora a vÌ\'81'0 lungamente. In altri tempi ho invidiato gli sciocchi e gli stolti, e quelli che hanno un gran ·concetto di sò medesimi, e ,·olentieri mi sarei cam– 'biato con uno di lol'o. Oggi non invidio più né stolti, né savi, nè gl'nndi, nè piccoli, nO deboli, nè potenti. In"idio i morti o solamente con loro mi cambierei. » 1t questa l'ultima parola di '!'ristano, cioè del Leopardi. sul prog1-esso umano. Nou c"è che dfro; a prima giunta pare che chi x~;rrs:f)()!!0Wtt~~i~:r'll~~~~ 0 t 1~::~11:~ :~1 ,!?n:1'i~~: la vita sia degna soltanto di disprezzo (nostra vita a che val? Solo a S}J1'egtm·l<l.), nou trornno salute che nel nf1•v<ma, nello sm:1r1·imènto totale dell'es– sere, uel tllventar di sasso, direbbe il Grar; questi, gio"cnihnento baldanr.osi, presumono. come già il i\'.izal'euo lungo In ,•ia del Giordano, predicai-e la buona novella, additando ai deboli ed agir sfruttati uni\ meta ,·ideuto o soleggiata, spianando loro la via erta o faticosa per raggiungerla. Eppure io non sono d'a,•,•iso che tra pessimismo e socialismo il dissidio duri cosi stridente da non consentire conciliazione veruna; anzi a volte il 1::i~ismo è del socialismo ,•alido e potente al- 11. Che cos'O in ultima analisi un pessimista t lo credo che abbia molta pa1·te di ragione il Sully quando fn del pessimismo una questione di tempe– ramento emozionale. Corto O che nel pessimista la emozionnlità non pm'O è delicatissima mn ipereste- :l:~ s~~1di~~~ti;~~~ \i1 1 •~·i!:b~;\-s~~~t~1~:~cag~~~u~:sl~~ ne1·voso. J}OI' l'o1·cditnl'ioti1,por l'ambiente, ecc. La ,,ita, mi si pnssi l'espressione, iutensamento cen· tripeta elle egli conduco. gli fa, corno già lamen– tnvt\ il Lcopnl'di, del pensiero il suo carnefice. Poco nlto a godere, dispostissimo sempre a soffrire, tro,•a dovunque o J>Or ogni cosn cagione di dolo1'8;quindi uno squilib1·10~1,nanonte nella sua psiche; ciechi c11tusias.mio subiti scoramenti lo battagliano. Egli possiede In modo csngcrato quella che il llain chiama memoria emo;1onale delle cose: per cui le im– pressioni dolo1·oso ,,ongono richiamate :dia sua mente con la massima racilitft e prontezza. Quanto alle suo tendenze intellettuali, egh è tra.fitto da un impaziente e pungente desiderio di darsi ragione "'dei problemi più al'dui che possano affaticai-e lo spirito umano; si cruccia dei limiti ristretti e del– l'impotenza della nostra aziono mentale, ed a lui s'addice mirabilmente il motto schopenhaueriano: essei-e l'uoino antmal metaphystcum-. Tutto ciò lo rende attissimo a ra1-e la diagnosi dei mali che accompagnano il momento storico che egli attraversa; pH1o meglio d'o~ni altro sa discer– nere, sentii'e e soffrire tutto le mcompiutezze e le ~tJ>1:·~~~~J~ ~~3~a;i! 0 c::l1 ~;~::g~:S~!:~:iif~ elio egli nel suo cervello c1"00 o ,•agheggia. Le tinte lugubremente fosche onde si compiace, l'esa• geraziono a cui inconsciamente si abbandona, il B bl1otf'ca G,no Bianco nero cupo di cui usa ed abusa ,•t\Jgono a scuotere le moltitudini, a rarle cousapovoli delle sofferenze che prima con supina ed atavica rassegnazione ~~-Fer~';1d~mi~:i ! 01 ;~~\~t~er:.1:edt u~~l1~ sollevare la persona stanca dal giaciglio irto di bronchi e di spine in cui giacenno, senm pur barla1-eallo atroci traRtture. È un'obbiezione, che oramai corre per tutti i ri– g".lgnoli,quella che si suol fare al socialismo, di rin– crudire le rerite senza lenirle. - Vedete - dicono t~p;~:;:~f: 0;1~/: /~~ia~~letil~~~:::,1~°::~~ezi senza tanto ubbie pcl capo e senza un pensiero al :~r,1:t:/i, 1'!1:;l;~~~~ia d! Tt;-i•:i ~t~~~ad~u~~~ terra. promessa che, anche a detto vostro, è lontana ancora parecchie migliaia di chilomelri, turbate i loro ce1·velli, li fate soffrire di mali che prima ignoravano, li tormentato con desideri che non sa– rete in ~rado di appagare. 'l'utto ciò non è scan– daloso, immorale, ed un po' di polizia austriaca 11011 earebbo opportuna? L'obbiezione pare seria n p1•imn giunta, ed iO, prima di combatterlo. con ragionamenti, narro un aneddoto che si legge, so non isbaglio, in una delle opere dello Schopenhauor. Un disgraziato, per un lie\'e fallo, era stato trascinato sul banco degli ac• cusati. L'a,•vocatodirensore, con parole accese e che sapevan di pianto. ritoMè dinanzi ai giudici la vita del suo cliente dal giomo in cui erasi macchiato della colpa ratale. Nulla rispa1•miò per muoverli a pietà; l'icostrui la scena dell'arresto; si dilungò !~~o ~~:!o ~e~l 1 ~,,~~~le,cas~~~ :t\liri~~,!:~~; lacera.vano if cuore all'imputato. Il quale, ingrullito e trasognato, stette un po' di tempo a sentire quello sp11>loquio,finché. non potendo pili reggere, pro– ruppe m un fragoroso scoppio di pianto, rangolando ~~~i ~~u!~~t! dr.~~:,•.-eoo1f.:1~~:~•n~ 1 !e>:os~?:. listi e più ancora i pessimisti rnnno un poco come quell'a\'\'OCato difenso1-e.Alla loro coscienza contur– bata il mondo si mostra corno la notte apocalittica del caos e comunicano per stiggestione la loro im- pressiono agli altri. . Como una posiziono incomoda ci obbliga a mo– ''erci, così b soltanto la• coscienza del dolore che spinge l'uomo a guardare innanzi. Finchè il popolo delle campagne, ripetendo stupidamente e macchi– nalmente: cosi faceva mio vaa,·c# si acconcerà tranquillamente n pagar tasso, a lasciarsi spogliare dai proprietari, non ce,-cherà mai di migliorare la sua condizione. li malcontento è la causa di ogni p11>gresso,la sorgente pl'ima d'ogni trasformazione: onmis natura tnuem.esclt et pa1·tm·tt. Un uomo contento e felice, dice bono ti Nordau nei suoi Paradossi,, non avrà mai l'idea di distruggere l'am– biente nel quale vive; Ercole stesso, non ostante tutta la rorza de' suoi muscoli, non avrebbe infra· preso le sue celebri dodici raticho senza esservi costi-etto. l dottori Pangloss, benedicenti alla vita comunque essa sia, pronti sempre a dichia1-a1-e l'età. in cui essi son nati come la migliore di tutte, come i sattt1'1lla ,·egna di cui canta Vergilio, sono altret– tante dighe che inceppano e ritardano la fiumana del p11>gresso. I malcontenti. gli insoddisfatti, coloro che dig&- 1·iscono male, direbbe11> i materialisti, sono le sen• tinelle avan1,ate della civiltà; col b11>ntoliosordo e continuo fauno sussulta1•0nei loro somci lotti quelli che si cullano in placidi sonni; cosi veramente, come di sè presumeva Giordano Rruno, sono do,,. mttanltum an1mo1'101i ea;cu~ito1·es. Diciannove se-

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