Critica Sociale - Anno II - n. 21 - 1 novembre 1892

CRITICA SOCIALE 333 contra.sii pila dolorosi dei buoni elio soffrono e dei tristi cho godono, dei peggiori cho comandano e dei migliori che sen•ono. La monotonia di quest"or– ganismo doll'a""enire, per il quale i cuori piil cletli o gli ingegni pH1rorti si dnnno alto1·no, polr:'.lCS· soro In monotonia. del bene., della media di felicjtà conciliabile colla natura umann. Questa monotonia, chi oserebbe a ,·isiera aperta ripudiarla 1 Non parrebbe un J),.'\UO morale chi so– stenesse la nocessità dei cl'iminali, di chi ruba, di chi ti-uffa, di chi ammav.a, per o,•itn.1'C la monotonia di un mondo di onesti, sen1.a arringhe di avrncati, requisilorio di pubblici ministeri, sonz..'\ gua1'llie e carabinieri, o pili senza l'cccitamonlo della pubblica prudo01,.1.a difesa dai frodatol'i o del pubblico co– raggio a difesa dai mnlnndriniT D'altro canto è poi lauto varia ro.1lmonto la vita nostra? A mo sembra un g1~ln110 errore di ot– tica Cl'iticn <1uelloin cui cadono colo1'0che rin,,cu– gono la ,•ariolà nell'assolto socinlo nostro. f: oggolti,•;imonte cho l'esl.slc.111.a moderna non è monotonaj ml\ soggetth•amcntc, trnnno per pochi, lo è od in massimo grado. Lo grandi industrie, i commerci, tutta. 1a feno– menale agitnziono che è la nota pii1 S.'l.licnte del– l'epoca cho attr:wer.siamo . fanno l'effetto d'un qual– che cosa di profondament e ,•nrio e lo sono infatti, ma non cosi rispetto agli indh•idul dediti a quello industrio od a quei commerci, quanto rispetto a chi gli uni e gli altri osserva da spettatore. Chi Ya in una piazza d'armi, e guarda le ernlu– t.ioni dei 1-cggimenti, dei b.,tt.,glioni, delle compa– gnie, dei ploloni, dello squadre, e le marcie in co– lonna, o i cambiamenti di fronte, o i maneggi del fucilo, o lo corso, trova vario o dh·el'lento lo spet– tacolo di quello migliaia di soldati in moto, e non immngina che uno por mio ,,uoi giovani si tediano che ò una pietà o compiono il lavoro il pi1'1mo– notono. Chi va a teatro o vede ad ogni sera una ra1>– p1-ese.utnzione differente, darebbe prova di scarso giudizio so dal proprio dive1·timc.nto deducesse il divorlimo11to degli attori, pei quali lo rappresenta.– zioni, ,·arie a riguardo dello spetta.toro. sono invoce la ripetizione la pH1 automatica di cose centinaia di ,•olte rappresenta.lo. Ebbene, il ragionamento di colui cho esalta. la varietà della vita socialo indh•iclualistn nei singoli che la compongono, o,1uh•alo su per giil al ragio– namento di colui che arguisse dnlla mrietà degli esercizi complossh•i di una brigata in piazza d'armi la ,•ariot.\ dell'esercizio di ogni soldato, o dalla Ya– riotà dello rappresentazioni drammatiche la ,·ariot.\ soggotth·a pro,•ata dagli allori, uno rM,runo. Nò colla mia asserzione contraddico ad ai181'ma– zioni cho feci altro volt.e, o che tulta\'ia rib.'ldisco, so1wa il 1101·,·osismo attualo o sullo suo cause. B Oggi, siamo pili incerti di ieri nella nostra esi– stenza o pili travagliati da un'nlti\'ilà febbrile, in corrispondenza dolla b.itt.,glia per vh•e1-cpii1 accen– tuata elio mai, o da ciò sgorga in parto la dobo– lez1..a o l'c.sauri1nento del nosh'O sistema nervoso. \"uol diro adunquo cho ieri l'osisten1.n. oro pili monotona ancora, meglio. cho gli organismi non tollerano certi p.us. ,ggi re1>0ntini, in urlo coll'in– dolo fondamenL,lo della loro costituzione. Anzi, il ratto del nervosismo conforta i miei 35- serti, porchò è anche il frullo della disperata. mo– notonia di numerose 1>rofossionio mestieri. Che cosa si J>uÒ concepire di pila monotono del– l'opera dell'artigiano che, per 10, pc1· 1~, por 15 oro ripeto in un cotonificio un movimento, che dovo assero somp1·0 procisamcnto uguale al mo\'imento 1rntol'io1·c, o che. so 11011 rosso monoc1'0110 1 potrebbe riuscirgli fatalo? La di\'isiono assoluta del lavoro, necessità brutale della socioh\ capiL'llisla, sancisce la monotonia più sp.'l,·entos.'l della ,·ita della classe OJ>Craia. 1:csiste111 .., è ~nzialmc.nto ,•aria 1>0r il J>arassita do,·izioso o non per clii hwora, nonostante che il la,·oro, con rononiu .• .11.iono inte1'CS!.1ta. sia stnto chia• malo soddisfazione e pr-cmio a sò stesso. i, il la,•01-0 ù gioia, O conforto 11011solo so si produco tutto quello che ci spolL'l, ma ancora se ris,•eglia e scuoto o solletica blandemonte lo nostre attitudini o facolLi. di uomo; non già so ci tramuta in macchino. Ma dov'è, per molli, codesto s.into la,·orof Per il do,•izioso p.,ra.ssit.-i, la ,•itn non è monotona, perchò ossa offro ogni giorno il piacere, o di una passeggiata in car1'07J..8, o di una visita n.d un'ospo– siziono, o di un po' di riposo noi topol'Odi un caffè, d'un po' di lotlurn in un comodo s.1lotto, o unn pa1"– tita di caccia, o gli spettacoli dello sport., e il sano esercizio dell'equitazione o della scho1•mn, o via, Yin, o questa sera o questa notte. dopo un convito con amici od amiche, un b.1ll0od una commodia, o pili tardi una cona. corno offro per l'im·o1•no lo delizio di Niu:a o di Montecarlo o J>el' l'ostato lo alture di SL Mo1itz O del Rigi, 8 le spiaggio di Rimini O di l,i,·orno. E non solo 1:icr la maggiorania dei proletari In vili è una tirilern di giorni, noiosi como una can– tilena, ma ancJ101>0rce1·tielio apparentemente frui– scono d'una sorto miglio1-c. Qual v'ha osisto111.a pii1stupida cli quella che scor-- 1'0110 tanto falangi d 'impiega.ti od anche di liberi p1-ofossion i.slif Dov'è colui che non abbia JU'Ovato un briciolo di commiscraziono por quello ordo di curiali che consumano i 101'0 di in un ufficio, tetro come la morte, dcllnndo citnzioui o comparse, o sfogliando rnlumi di giuri.sprudc.nia, senza un'ombra di intel– loltualo godimento, o con enh'O il cuo1·0 la esecra, ziono del 101'0 mc.stioro, a cui, do1)0 il bisogno, li ha inchiodati la leggo d'ino1 ·1.in 1

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