la critica politica - anno III - n. 7 - 25 luglio 1923

332 LA CR·ITICAPOLITICA rapporti di servo a padrone a cui si è obbligati a dare il sangue ma da cui non c' è altro da attendere che un po' d'elemosina. Ecco il vero hiatu_s tra Paese e Parlamento, tra il popolo e lo Stato, che bisogna colmare! In tal senso l'opera del Governo dell'on. Mussolini - l'azione del fascismo - è negativa, approfondisce l'abisso non Io colma nè lo riduce. Il programma vero della vita italiana è precisamente quello di fare di un popolo di mendicanti un popolo di cittadini; di offrire agli italiani non questo o quel sistema elettorale per scegliersi un padrone, ma il modo più facile per trattare e risolvere da . sè i propri affari, per curare i propri mali, per migliorare le condizioni della propria esistenza. Problema vero, di forza, di capacità, di consapevolezza di coscienza nazionale da realizzare I E per ciò problema di libertà, non più astratta - vera, effettiva, sostanziale. Di questa libertà Mussolini non ha la coscienza. La sua rivoluzione si è arrestata sulla soglia del problema che doveva affrontare. E cioè non è una rivoluzione. Il problema rimane intatto, e se un merito potrà essere reso un giorno al fascismo sarà quello solo di averlo espresso con maggiore chiarezza, spogliandolo di ogni truccatura liberale e democratico. I combattenti e la libertà. Nel suo discorso alla Camera l'on. Mussolini ha detto tra l'altro: "Voi dite che i combattenti si sono battuti . per la libertà. E come avviene che questi combattenti sono per il Governo liberticida? ". Bisognerebbe, infatti, vedere come avviene. Molto probabilmente si vedrebbe che avviene allo stesso modo in cui il fascismo raccoglie nelle elezioni amministrative l'unanimità elettorale e nelle sue corporazioni la toI Biblioteca Gino Bianco talità degli impiegati e dei .salariatL Ma tale indagine, oltre che difficile .forse impossibile, ci porterebbe troppo a lungo. C' _è piuttosto un episodio recentissimo da nq1rrare e che - nell'attuale momento - ha un certo valore. In Roma, nella solenne adunata dei combattenti d'Italia, mentre Mussolini parlava e diceva d' interpretare l'adunata "comé un gesto di solidarietà col governo nazionale,, - il suo governo - una voce si levò tra la moltitudine: " Viva l'Italia libercJ. In· Altre voci di combattenti s'unirono immediatamente a quel grido. Quando ciò si riseppe la stampa ufficiosa si preoccupò assai di far sapere che quelle voci non furono eccessivamente numerose. Può darsi. Il fatto è che il grido arrivò dove voleva arrivare, fu inteso da chi doveva udirlo. L'on. Mussolini si fermò un n1omento sorpreso ed evidentemente contrariato, quindi, interrompendo il corso ·prestabilito del suo discorso, uscì con questa dichiarazione: " Non solleviamo parole e fantasmi inutili. Nessuno attenta alla libertà sacra del popolo italiano I". Poi continuò domandando: " ci deve essere la libertà per mutilare la vittoria? Ci deve essere la libertà di sabotare la nazione ? Ci deve essere la libertà per coloro che hanno come programma di sconvolgere le istituzioni?>. Meglio sarebbe stato piuttosto se Mussolini avesse detto quale è la libertà sacra del popolo italiano ché egli intende rispettare e in che consiste il feticcio della libertà che egli si propone di rovesciaré a terra. Ad ogni modo il gruppo dei combattenti che aveva lanciato quel grido di " Viva l' •Italia libera ! " non poteva essersi proposto d'intavolare col Presidente del Consiglio una discussione pubblica che non sarebbe stata possibile e che probabilmente

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