la critica politica - anno III - n. 7 - 25 luglio 1923

DAL MARX AL PROUDHON il Marx, saluta in questa sua opera l'alba del proletariato e il tramonto. della borghesia. Ma non vede, come il socialista tedesco credette di vedere, due sole nazioni : quella dei borghesi e quella dei proletarii. Eglii scrive: < Noi tutti ci· sentiamo francesi ; coine tali crediamo a una mis- < sione del nostro paese, e in vista di esso favoriamo con i nostri suf- < fragi la politica che ci appaia migliore per tradurre in azione il nostro• < sentimento. Il patriottismo può essere più o meno ardente in ognuno- < di noi : ma la sua natura è uguale in tutti, e la sua assenza sarebbe. < una cosa mostruosa>. Non diversamente nel 1852 aveva concluso inneggiando alla patria il suo libro sulla < Rivoluzione sociale>. . Le elezioni politiche del 1863 e del 1864 e il manifesto dei sessanta,, con cui il partito oparaio si separava dalla democrazia e dalla opposizione parlamentare, gli sono occasione ad affermare l'avvento della democrazia operaia nella scena politica. Egli sente la maturità e la capacità della classe lavoratrice. Non_ le addita il comunismo che è per lui < il sistema autoritario della borghesia portato alle sue conseguenze estreme > ; ma il mutualismo, il suo sistema sempre un po' indefinito, quale si è andato concretando dai suoi primi opuscoli attraverso opere poderose. Non elemosina, ma giustizia. La giustizia (oh ideologie latine cost lungi dal rigore del materialismo economico t) quale un mezzo per raggiungere l' unità sociale del genere umano. Onde le società di assicurazione e le associazioni mutue ; la confisca del plusvalore delle case e. la costituzione di società edilizie, la mutualità nel credito, l'associazione - moralizzata d_allamutualità - organo di tutela degli interessi asso-- ciati contro tutti, e corollario della mutualità il federalismo. Egli proclama la identità dei partiti borghesi. Il passaggio del poterestatale dall'uno all'altro non modifica la politica del pot~re; onde la democrazia operaia deve fare parte da sè stessa. Rivendica le autonomie comunali. Smaschera la venalità, la partigianeria e il ciarlatanismo della stampa. Vorrebbe le associazioni operaie centro di produzione e. di insegnamento. Denuncia Io schiacciamento delle piccole industrie e delle piccole proprietà ad opera delle grandi proprietà, la coalizione dei grandi contro i piccoli attuata col libero scambio. Concludeva riassumendosi in questi due principii : da un lato il principio < dell'associazione, col quale le classi operaie si preparano a < costituirsi' legalmente in società di lavoratori in concorrenza con le < imprese borghesi; e dall'altra il principio, ancora più generale e po- < tente, della mutualità, nel quale la democrazia operaia, consacrando < fin da ora la solidarietà dei suoi gruppi, prelude alla ricostituzione < politica ed economica della società >. Di fronte al secondo impero, alla curée che si reggeva sulle candidature ufficiali e la corruzione, egli suggerisce la protesta elettorale, poco compresa e malamente accolta, della scheda bianca, < dichiarazione di < assoluta incompatibilità fra un sistema invecchiato e le nostre aspira~ ib ioteca ino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==