la critica politica - anno III - n. 7 - 25 luglio 1923

308 LA CRITICA POLITICA sia dato dal vicino, e nell'attesa si seguita ad aumentare le proprie armi di difesa e di offesa, si segue lo stesso criterio politico che ha sempre trionfato in materia militare ed ha determinato tante rovine. In realtà non si possono perseguire fini inconciljabili : o si vuol essere imperialisti e prepararsi a trarre tutti i vantaggi territoriali dai conflitti che si delineano all'orizzonte, e allora bisogna rinunciare alle fisime del pareggio e della libertà, e ricostruire, anche in materia economica tutta la bardatura di guerra; o si vuole sinceramente la ricostruzione, la pace, if ritorno alle condizioni normali degli scambi internazionali,. e bisogna cominciare a dare l'esempio del d·isarmo e della coraggiosa abolizione di tutti i reliquati di guerra. GINO LUZZATTO L'IMPOSTA SUL VINO Nelle alte sfere burocratiche del Ministero delle Finanze si deve avere il contadino in grande uggia: quando ancora i vivo il malcontento per l' obbligazione dell'imposta di RiccheZZ(!, Mobile sui redditi agrarii, sopraRgiunge inatteso l'inasprimento dell'imposta sul vino, con una sensibile . restrizione nelle esenzioni finora concesse. Con la vecchia legge chi fra i contadini mezzadri e i proprietari coltivatori produceva meno di cinquanta quintali di vino aveva la franchigia di un quintale per ogni membro dalla famiglia di età superiore ai quindici anni. Con questa formula si rendeva necessario un lavoro abbastanza gravoso di controllo sulle denuncie, ma i contadini mezzadri che hanno in genere numerosa famiglia venivano a godere l'esenzione su un quantitativo di vino variante da cinque a dieci quintali. • Per eliminare il lavoro buracratico di controllo si è adottata una nuova formula: i produttori diretti godono di un'esenzione su cinque quintali se producono meno di venti quintali, e su tre se producono più di venti quintali e meno di quaranta. Con il raccolto abbondantissimo, che si prevede per la vendemmia prossima, il beneficio dell'esenzione viene ad essere tolto o ad essere grandemente ridotto a un gran numero di famiglie coloniche, acuendo il disagio morale nelle campagne. Nel volgere di pochi mesi, con provvedimenti governativi, si è addebitata ai coloni la metà della spesa per l'assicurazione infortuni, si è istituita in modo tumultuario la imposta sui redditi agrarii e si è inasprita l' imposta sul vino: contemporaneamente, con un provvedimento in sè ottimo, si è abolita la tassa di successione sulle eredità famigliari a beneficio quasi esclusivo.. dei proprietarii f ondiarii che erano i· soli ad essere colpiti da quest(!, .tassa nella sua integrità. Questo riavvicinamento il contadino, che ha le scarpe grosse e il cervello fino,· fa spontaneamente, e ne conclude, sia pure arbitrariamente, che il Governo dei padroni per levare ai padroni la tassa di successione ha messo su le altre tasse. Tutto ciò non giova certoa quella pacificazione degli animi che. nelle campagne è una necessità assoluta : e il Governo, che 6i propone di instaurare l'ordine e di garantire così lo sviluppo della produzione, frustra con questi provvedimenti tributarii i suoi scopi. IL PASSANTE Biblioteca Gino Bianco

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