La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 26 - 9 luglio 1908

Per la salvezza del nostro "Almanacco di Gotha " Vittorio Emanuele II giudicato dal generale Della Rocca, suo cortigiano Dopo un mese di soggiorno a Torino, la Corte lombarda era tornata a Milano, e nella reggia torinese tutto era ritornato nel- l'ordine e nella severa disciplina di prima; nulla fu cambiato, quantuque nel palazzo a fianco del duca fosse entrato un angelo. Il soave sorriso, la immutabile mitezza, la incomparabile bontà. di Maria Adelaide addolcivano e profumavano l'ambiente, senza ac- crescerne il movimento, la vita, e tanto meno il chiasso, attutito sempre dalla solenne, silenziosa figura del re. La duchessa di Savoia aveva parecchie qualità della madre sua, ma le mancava il brio e la vivacità che, come suono di fanfara, destava tutto e tutti sui passi della vice-regina, scacciando ogni malinconia e ogni misantropia. Pure, tale com'era Maria Adelaidt, Vittorio Emanuele la amò vivamente non appena l'ebbe cono- sciuta, e teneramente sempre dopo. Ma ella non riesci a riempire la vita di lui, priva affatto di occupazioni mentali, giacché Carlo Alberto non permise mai ai suoi figli la menoma partecipazione agli affari di Stato. Il duca conservò le sue abitudini di scapolo e, poiché dopo il matrimonio ebbe maggiore libertà di prima, si creò una vita tutta sua, per sollevarsi della monotonia di quella impostagli a palazzo: caccie in montagna e nelle paludi dietro alle anitre selvatiche, lunghissime passeggiate a piedi e a cavallo, lo trattenevano fuori di casa non soltanto tutte le mattine, ma spesse volte intere giornate. Nella reggia Vittorio Emanuele era il prin- cipe ereditario, marito amoroso, figlio rispettoso; appena fuori, i suoi naturali istinti, i gusti repressi, scattavano violentemente, ed egli diventava una specie di moschettiere del seicento, di cui aveva perfino il tipo tsico ed indossava presso a poco il costume, non avendo però la volgarità dei modi e di alcune passioni che il Dumas presta ai suoi eroi. Quantunque non fosse superbo ed altez- zoso, ed anzi piuttosto famigliare con le persone del suo servizio, si mostrava gelosissimo della sua dignità, personale e principesca, e con nessun uomo l'avrebbe mai compromessa. Cen la donna per altro non credeva mai di abbassarsi; bastava che fosse giovane, bella, piacente, non facesse la ritrosa, e anche se popolana o contadina, per il momento egli se ne invaghiva per- dutamente. Credo però di non sbagliare dicendo che in mezzo a -

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