La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 26 - 9 luglio 1908
9 se non sempre, almeno sovente, a farmi dar retta; egli mi ubbi- diva, cedeva, dicendo: «Lci, i vessi nen ch'ci: sia &rià an causa mia». Dal punto di vista della morale poi la cosa era più difficile; egli ammetteva poco il ragionamento. Come dissi, era molto scet- tico rispetto alla virtù delle donne; ed erano tante quelle che fornivano argomenti in prova del suo scetticismo, che davvero sa- rebbe stato tempo e fiato sprecato volerlo ricondurre in carreg- giata con le parole; i fatti ogni giorno lo smentivano. Perciò adottai i medesimi espedienti, di girare, cioè, gli ostacoli allon- tanandomi senza però perderlo di vista, e credo d'essere riuscito più di una volta ,a salvarlo da qualche mal passo, o a distorlo da qualche imprudente proposito. L'assoluzione di un altro aciolte latore di donne Non c'è assassino passionale che non riesca a uscire dalla gab- bia assolto. E io non mi lamento. Se l'assoluzione di quelli che versano il sangue degli altri è il là. nazionale, passino pure gli Oliva e i Sormani d'Italia senza la mia indignazione. Ma gli ap- plausi delle folle che assistono alle assoluzioni non mi vanno. Non è un'azione eroica punire di coltello o di revolver colui o colei che ha indispettito o infuriato l'amante o il* marito o la moglie. La soluzione del dramma col sangue se non volete che sia un delitto, consideratela come una sciagura o una disgrazia, ma non mica un atto nobile, non mica una impresa gloriosa. Chi ammazza può essere un ammalato, un debole ma non cessa di essere vile, pusillanime, codardo, pazzo. Curviamoci al fato, cur- viamoci alla furia che tramuta l'individuo in una bestia, curvia- -moci agli uragani cerebrali che fanno degli uomini e delle donne degli omicidarn, ma asteniamoci dall'incoraggiare, dal dire bravi! alle vittime delle armi che ammazzano. • Il farmacista Mazza di Reggio Emilia uccide a colpì di coltello chirurgico, con dieci coltellate, la propria amante Lucia Receaci di Roma per il solito diritto del maschio che fa della donna una proprieta privata, i giurati lo assolvono e il pubblico prorompe nel battimano frenetico e il pubblico sgola Vemezione di gioia e il pubblico grida evviva la giustizia di Lecca e il pubblico lo avrebbe portato in trionfo sé il presidente non lo avesse dichia- rato pericoloso e trattenuto per il manicomio. L'applauso per ehi ha scannata la donna che non poteva essergli fedele è un sintomo di degenerazione collettiva, è un entusiasmo di gente che tende al sangue, è una obliterazione del senso morale, è l'inversione mentale, e l'apologia di lutto, ed è un x arrivibile e spaventosa. lo lascio passare anche il farmacista Mazza, ma mi precipito sugli applausi che vorrebbero conglorificarlo e metterlo sullo zoc- colo dell'ammirazione.
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