Compagni! - anno I - n. 14 - 16 agosto 1919

COMPAGNJj [u~ entrerà nelle officine. Sì tureranno le ol.'ecchie ''con tutte e due le roani per non udire i figliuoli !chiedere del pane, ma n9n cederanno._ La lor~ orga~ ~ni,uaziono è più ferrea dello stesso ferro che tu puoi 'contornerc nel fuoco. L'a:.nima del proletario è una lega che non conosce temperatu~•a .. Non si fonde. _Non si piega. Bada, certe cose, 1101 donne, le sapp1a.vio o le in<loviniamo prima di voi ... - Basta così; m'hai seccato. i Como il giorno precedente, il grido della sirena 'interruppe le loro parole: Ma, questa volta, il fischi~ era impreveduto. -- Che è questo 1, domandò Lamperti faccndoei liYido. Non è ancora mczzogìorno ... - Quanto si prevedeva, rispose la figliuola. E ·ruppe in piantò. * ;(• * ' Lo sciopero durò quindici giorni. L'induslri,tlc dovette cedere o rassegnarsi a xiprcndcre Ludovico. L'atto in-eonsuJ.to gli era costato centinaia di migliaia tli lìre. Ombretta lo consolava, affettuosa e soave come ~cmprc: - Non farti cattivo sangue, papà. Pensa che non avevi <liritto di mettere sul lastrico uno degli arte– fici della no~tra fortuna. Tu sci forse un po' prevc- • nuto contro gli operai. Pensa che, dopo tutto, la riechczz:t çhc ci ci·rcon<la viene dallo loro mani. Era– Yamo pòveri anche noi ·un tempo. • - M.a se oggi gli op,crai sono tùtti signori! G11a:i;ùal i. alla sera. Si riversano nelle osterie, e giù· Yino. E cravatte di seta al collo, scarpe cricchianti aJ pieJc ! Trovami uno di costoro che si degni fare la strada a piedi per v,eniro allo stabilimento. Ci vengono in tram, i miÌordi. E_ grazia che non pren– dano la eanozza . .-- Noi ci serviamo dell'automobile, paparuccio, e l'automobile -costa due lire al chilometro. Noi be-· Yiamo ;i, tavola un vino bordolese da cinquanta lire la bottiglia, ed andiamo al teatro' in palco spen– dendo in una sera quanto 'loro spendono per nutrirsi in due mesi... • • . - Figliola mia: questo ce fo 'rimproverano i so– ciaìisti. Ti. sei tesserata anche tu 1 ~-- - Papà, te l'ho già detto: noi donne faccia-mo sempre, e nient'altro che delle questioni di senti– lll011.to ... -- Per questo hai preso le parti di Ludovico 1 Bel tomo! Bel capo di lavoro! Ora torna in offi,cina e torna a sconvolgermi tutta ·1a massa. Ci fosse un ,ri– medio ... - Ve ne sarebbe uno 1 suggerì la signora Lam- perti, che forse non dispiacè'rebbe ·a n:o:stra figlia ... -1L - QueHo di fargli sposare Ombretta. - Che he'stemmie dici.? L'ingegnere girò degli occhi attoniti dalla moglie 1 alla figlia, la prima grave con ironia, .la seconda tutta ros·sa di confusione. .:..., Hai ragione. E' ur.11bestemmia, ella è la ve– rità. Abbiamo, il coraggio di dirla. Le « mésallian– cPs" sono di moda, e la nostra figliola ha accettato da Ludovico, da qualche ,_tempo,, oqchiate e parole di cui bisognerebbe essere ciechi e sordi per non capil'e il significato. Ripeto: è la :verità. Lo sguardo bibliotecaginobianco d'.una n_i~dre 11_9.1. si sbaglia. Questi due, -credi a me, si vogliono ben-e. • La fanci nlla tornò ad arrossire, in silenzio. L'industriale sban·ò gli ocçhi; si mise le mani nei capelli, scappò via gridando peste e vituperio al so– cialismo, aUe leghe, alle « mé.salliances )> e all'amore: questo bolscevico di un amore, che non rispetta pro– prio nessuno ... A poco a poco !'esecrando progetto non gli parve però tanto 'vergògnoso. Pressato dalle •-insistenze della moglie, bonac– ciona nel fondo e condiscendente per al5itudine ; vezzeggiato da Ombretta, ché lasci"ava trapelare vi– sibilmente l'interno affanno e uc fae,cva soffrire di . ' , . . .. \ riflesso anche il babbo, in meno di un mese s1 piego all'iflea, che gli era parsa· ta1:-to sc~,ndalosa. . , tlopo tutto, penso, Ludovico m1 serve e m1 sara buon socio. Lo fece chiamare, e di colpo, -con una di .quelle sue battute i•rrifle,ssive, rozze, all 'america.na , che del resto non mancavano di simpatia e d'effica,.. eia, sbottò nella domanda: - Che ne diresto se v1 las•ciasGi sposare: mia figlia~ - Il signore scherza. - Io non -scherzo mai. E vi offro mia figlia. Ri• flettete·. Diventereste mio socio. Sareste ·ricco ... S'aspettava uno s,cop,pio d'entusiasmo; qualche inchino; un co11fuso balbettìo ·di ringraziamenti. Nulht. Ludovico croUò il capo : - No, ris·po-se•freddamente, o.on posso acceLt:~rc. Se diventassi. vostro genero e vostr.o socio manche– rei aTia mia fede e tradirei i compagni. Sarebbe un mercato indegno. Ringrazio, ma rifiuto. Una mattina, mentre Ombretta raccoglieva· fiori nel giardino, scorse Ludovico a cavalcioni su una pi.ramìde •di lingotti. Parve _alla fanciull_a ,che un gran dolore ombrasse la fronte del giovane. Gli si avvicinò, timorosa: - Che avete1 , Ludovico ebbe un -sussulto. Fissò lungamente ~a -divina a,pparizione. Aprì le labbra, .ma le parole ,stentarono. Sentì un singhiozzo tentargli .la gola ; lo frenò, lo resp_inse. Quindi si alzò di scatto. Sce,se dal suo piedestallo e fuggì, dopo aver gettato fra le chiome allentate di Ombretta, un ga.rofano rossi.s– simo -che, -come di costum~, teneva alla bottonbr:i,. Solo allora la fanciulla lutò la grandezza di quel proletario. Egli l'amava e si era sacrificato al- 1' Idea. Ombretta rientrò in casa. ,, ~ Passando innanzi alla -specchiera vide rifle%a la bocca incande-scente d'un forno. Avanti a quelìa spi– rale, fiammeggiante, bello come UQ. giovane nume tallnrico tra i guizzi rapidi -dd fuoco e i riflessi vio– lenti del metallo, Ludovico Lotti brandi\·a ia t<.'D/l,-. glia con la quale gli opera.i estraggono l'oro dei ca– pitalisti <lal ferro che si TogQrano a ,lomare .... - Anima: grande .... -- rnorr.,orò <Jnibretta. ·E ,si ]~sciò .cadern la fronte sulle man;, t!'i ,te rn.t ·,serenr., sospira-n<lo lungamente. ATTILIO ROASSJ.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=