Compagni! - anno I - n. 5 - 16 marzo 1919

6 COMPAG.NI7 menia. Questo povero piccolo popolo, smembrato e stroncato, venne dalle nazioni tutte --:--o meglio dai loro dominanti - consegnato parte alla Tuirchia, parte a1la Russia. E fu· martirizzato dal sultano e dallo czar per decine e decine d'anni nel modo il più orribile senza che uno solo dei potenti. levasse uni dito per porre termine alle sue so'fferenze. A guerra scoppiata gli Im– peri Centrali s'accorgono soltanto e si ricordano solo· dei martiri imposti agli armeni da parte dello czar e l'Int,esa si sovviene solamente delle stragi compiute dal turco. Non v·è che la rivoluzione russa, che il bolsce– vismo che veda il problema nel suo aspetto i'ntegrale e lo risolva proclamando l'indipendenza dell'Armenia e la sua unione alla repubblica confederale dei Soviet. Ma più caratteristico ancora - a proposito della • liberazione delle patrie - è il oaso della Jugoslavia o Grande Serbia, anche perchè è proprio di là che è par– tita la piccola fiamma che ha incendiato il mondo. Non disoutiam·o il re. Pjetro Karageorgevitch oggi, secondo i nazionalisti dell'Intesa, è un eroe, al cui cospetto bi– sogna piegare le ginocchia. Non ÈJ sempre stato così. Basta leggere i giornali francesi, inglesi, italiani - se– gnatamente il Temps - di quando questo eroe salì al trono, dopo il proditorio assassinio degli •ultimi degli Obrenovitch. Il truce episodio del premeditato assas– sinio del Konach, dove - sorpresi •nel sonno - fu– rono sgozzati nel lbro letto il re e la regina di Serbia, sta nella storia contemporanea come a schiacciante documentazione del fatto che le classi dominanti non rifuggono neppure dal delitto quando vogliono affer– mare il loro potere (1). L'episodio di Serajevo - uc– cisione dell'arciduca d'Austria - fa il paio con quello. Qui c'è la mano della Narodna Obrana, della quale Princip e Cabrinovich sono gli esponenti, se non i mandati direttamente. C'è un articolo di quei giorni scritto dall'on. Luigi Luzzatti sul Corriere della Sera in cu,i si chiede che ai nazionalisti terroristi jugoslavi si applichino le famose leggi internazionali forgiate d;, tempo oontro. gli anarchici. Ma - veùete caso! - di quei nazionalisti si è fatta e si fa poi in seguito, ir.di– rettamente sia pure, l'apologia nei' fogli quasi ufficiali e nelle feste idem. Il patriottico Piccolo di Trieste, al– lora, alla morte dell'arciduca, prendeva il lutto e quando, pochi giorni dopo, scoppiava la guerra, lo stesso giornale era tutto pieno di lagrimosi é~ugi per f.ràn~esco Giuseppe - il vecchio imperatore - il cui cuore - sono parole del giornale patriottico - doveva oei;to sangulinare di fronte a quest?- guerra da lui non voluta! Perchè, allora, il patriottismo italiano non aYe.-a ancora individuato il proprio nemico. ?~on pochi spera– vano che - « arrangiandosi », l'Austria, al Sud ed all'Est, fino a Salonicco - le sarebbe stato possibi.1e cedere all'alleata Italia le contee di Gradisca e di Gc,– rma, il Trentino e l'Istria fino al Quarnero (2). f;Au– stria, in tal caso, sarebbe stata alleata e nemica la (1) t ris:iputo ehe l'assa,ssinio del Konnk fu compiuto ad istig-azione della Russia, la qu:ile Y0Je,a pone sul trono d ii Serliii:1 i Ka ra_geo;_~eYitc, mentre gli Ohreno,itc era.no _fautori di un.a 11olitica austrofìfa. :Nel Jf;nr,. pt>r :lis h~~1one -della Rus~in, YeniYa a.ssa.ssinato in nul;::-Dria il ri:1~1,stroStambouloff, anch'esso ritenuto fautore di mia po]! t/1ca. au~! rofìla. (~) ~n un suo studio del 1895, pubblicato n<'ll:t orto-– dos~1ss1ma N11oi;a Antologia. il ~f'gnatore Grnzindio .\– scoli J?ntrocim~w1 amnmto .tale solm:fone: formnziou<' di u.na cll'coscnz10ne rrntonoma con Trieste capitHl<' e com– pr~n dentc dl Friuli ~orfaiano. Oorlzia. il :llonfn l<'OllC'f<l'. Tnest-e e J'Jstria occidenf:1lf'. Il 'l'rentino •m·rehhc- do– vu~o esf'C're COllRf'g'lla to n Jrlt.n li:! C<l in ('c)lllp('llS;) l' A 11- ~~l'l.'l a,·rebb~ <ì1oh1_toccupare ~a-lonicco. Ct11·ioso p:1frint. tism<? che s1 soddisfa :1 spese di n ltrc pn trie! Se Trc,11to non e austriaca. uon lo è certo i:er,purc Sa1t,nicco. li e , inobianco Serbia. L'Italia avrebbe potuto restare nel g,uppo de– gli Imperi Centrali e scendere nella guerra af loro fianco. Questa tesi fu sostenuta da diversi giornali na,– zionalisti italiani. Così, quando il Belgio fu in.vaso, i cuori del nazionalismo nostrano ne furono tutt'altro che oommossi. Le loro lagrime di orrore vennero pa– recchio dopo e furono lagrime di coccodrilli ... se è le– cito calunniare il massimo dei rettili paragonandolo. ai nazion·alisti (1). Basta del resto dare una occhiata ap– pena intel ligente al Libro Verde italiano per convin– cerci e.be le trattatiYe fra Austria ed Italia, fino al 6 maggio 1 915, furono condotte coi più gretti oriteri mer· cantili e che da esse esula ogni ragione ideale. Non UTJ solo barlume di idealità rischiara quelle pagine, ignote, purtroppo!, oggi ancora alla grande maggioranza degli italiani, dalle quali luminosamente risulta che il b arone Sonnino trattava ancora nel maggio con l'Austria, ir.en– tre già il 2.6 di aprile aveva firmato il patto di Londra, mediante ,il quale - in nome del diritto dei popoli e delle patrie - si garantiva, fra l'altro, Costantinopoli :ilio C&arismo (2). Dal 1914 - per non parlare di prima - fino al 1917 i jugoslavi furono considerati nemici. Le Joro ri– vendicazioni patriottiche.erano in urto stridentissimo on quelle del patriottismo italiano. Essi intendevano redi– mere tu.tti i paesi di lingua slavo-croata-,slovena ed unirli alla più grande Serbia ed in questi paesi sono compra;i taluni -- anzi non pochi -- i quali, secondo la geografia politica dei nazionalisti italiani - appa.rtengono invece etnicamente all'Italia. Così Trieste, così Gorizia, così Gradisca ~• naturalmente, totta l'Istria, la Dalmazia, le isole del litorale orientale, eco., ecc. Seo:mdo gli o_r– gani ufficiali del movimento panserbista il generale Boe– re,·ic combattendo contro ritafia sul Carso non pugnava per la più grande Austria, ma per l'u1dipendenza jugo– sh1.vaed i suoi soldati croati non difendevano una con– quista austriaca, ma il territorio della loro stessa pa– tria, contro l'invasore italiano (3). Caratteristica dimo– strazione della impossibilità di definire le patrie e quindi di risoll'ere in modo stabile e giusto i problemi nazio– nali. In quegli anni Salvatore Barzilai - ministro senza portafoglio - gira,·a conferel1'ziando l'Italia e le st:e conferenze avevano strali infuocati contro i jugoslavi e sopratutto contro i membri dei loro comitati di Ginevra, di Parigi e di Londra ch'egli chiamava agenti dell' Au– stria e il presidente del Consiglio S. E. Boselli, al Teatro alla Scala in Milano, salutava la bandiera dei dalmati ooir.e quella di irredente terre d'Italia. Inde irae dei patriotti serbi (4). Non ricordiamo gli articoli di tutta la. stampa nazionalista italiana - dal!'/ dea N a– zionale al Corriere della Sera, dal Giornale d'Italia alla Trib11na - i quali chiamavano « çosacclzi dell'Au– stria » i jugoslavi, - la definizione è di Franco Ca– brini -, accusaYano i fautori di una intesa colla Serbia come t raditori della patria, e gjunsero al punto di insi– nua.re che i comitati jugoslaYi traessero dall'Austria i fon di per la. loro propaganda.. Erano due roncezioni patTicittiche- jn, perfetto anta– gonismo. Secondo gli uni Trieste era italiana, secondo (1) Vedi le corrisponclenr,e di Bar;,;ini nl Corriere dolla <::eu1, n<'i primi giorni dell'lnn1slone del ·nelgio. (2) V.-.c:ru1si, a questo proposif·o -11 tele~1·a.mrna incli– ri;,;zn to il )!)orno fì rnagg"io da Ron~lno a ViNlnn. f., Yero eh<'. -più t:trdl. il e-onte 'J'ji;;,;a affermò che le 'rattatln~ coll' Jtnlin ernno fatte ROi o r,e r gu.1dain1<1r tpn;po_ :Ifa ci<J 1-,ignitkn fio!tmito che i m.iu· ish-i €'cl i di– nloma tiei ~i trnttm10 tutti dn g:il<'ott-o n... galeotto. (3) Yerli J,(I, Scrliic orgauo del Comitato Jugoslm·o. (4) Vedi La f::/erbic ed il 'l'hc Jugo Slar:c Jtul/cttin di Londra.

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