Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 7 - maggio 1978

bibli possa evitare il croUo? Diremmo proprio di no; il divenire di ogni cosa, cosi neUa vita individuale che in quella collettiva, rappresenta la continua scon– fitta deLLa città stabile. Ma l'uomo sembra non avvedersene e corre di nuovo a riparare la diga o a costruirne di nuove, ma il suo gesto è ogni volta accompagnato da un senso più acuto di disperazione. Tutto questo, forse, è difficile coglière nel corso di una singola vita umana, ma lo è più facilmente nell'incessante scor·– rere delle generazioni. Ecco, crediamo che oggi, almeno una cosa appaia chiara. Non si esce dalla crisi di sconforto, dal nichilismo collettivo se non risorge nelL'uomo la speranza, se il futuro non tol]"na ad essere il centro della sua vita. Senza una rinnovata pratica della virtù che spinge ad andare, ad andare sempre, non ci si cava fuori dalla crisi della città stabile, dalla crisi dell'auto– sufficienza umana. L'uomo torna a guardare in alto, e questo ci induce a pen– sare aUa possibilità di nuove conversioni ed al rinnovamento di quelle deca– dute per abitudine. Con speranza diciamo che dopo un tempo di atei e di cri– stiani tiepidi è per venire un tempo nuovo di aw.,ici di Dio e di profeti. Così siamo introdotti al secondo aspetto, questo sì tipicamente cristiano, della frase dell' Apostol.o. Ci chiediamo: perché il cristiano è in grado di vincere sempre la tentazione della città stabile, la tentazione di crearsi una garanzia terrena o di aspirarvi o di legarsi ad essa, se esiste? La risposta sta in questo che il cristiano, unito a Dio, vive nel bene, al di là della spaccatura e del contrasto tra il bene ed il male; egli vive unito alla pace della vita divina. Dio lo porta lentamente in una posizione più alta in cui gli giunge attutito, come lontano il rumore d.i quella battaglia; il suo sfo"rzo, se così si può chiamare, non è ora più quello di combattere il male scegliendo ogni volta il bene ma di crescere nel bene, di lasciare che la vita divina lo possegga sempre più profondamente. E' questo il titolo di appartenenza alla città futura che Libera dalla tentazione della città stabile; esso fonda, infatti, il carattere di pellegrino che il cristiano ha impresso e che si manifesta appunto come distacco dal mondo. Ma questo distacco non si risolve in solitudine, foss'anche la soìitudine che basta a sé stessa dell'uomo che aspira a vivere unito a Dio. Il distacco è qui invece la condizione di una presenza a pieno titolo nella realtà pubblica delle vicende umane; la vita umano-divina non separa dagli uomini, non allontana dai problemi del tempo; la fedeltà a Dio com– porta la fedeltà alla Sua presenza provvidenziale nella storia. Dobbiamo farci ·segni del Suo co•ncreto agire. Facciamo così nostra l'invo– cazione del poeta: «Che l'eterno non manchi di temporale / che lo spirituale non manchi del carnale / .. .Che l'infinitamente più non manchi dell'infinita– mente meno / che l'infinitamente tutto non manchi dell'infinitamente nulla». (Péguy - «Il portico del mistero della seconda virtù» p. 67). 2 • Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia,. è il bollettino della • Società dello Spirito Santo e di Maria Regina del mondo». Direttore: Matteo Leonardi - Redazione: Gianni Baget Bozzo, Oddo Bucci, Claudio Leonardi, Ulisse Malagoli, Giuseppe Rigotti, Sandro Strozzi - 38068 Rovereto (Trento) - Viale dei Colli, n. 16. ginobianco

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