Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 3 - dicembre 1975

che ha maggiormente dimostrato la potenza della sede di Pietro in Paolo VI sia stata la Humanae Vitae, la difesa della castità coniugale. La castità è, in sostanza, anch'essa un articulus stantis seu cadentis Eccle– siae come il dogma. Il comportamento del cristiano in questo tempo è così indicato: la conti– nuità della fede, la continuità della castità, la continuità espressa nell'unità con Pietro. Questo è il principio positivo. Ciò obbliga il cristiano a una cono– scenza più profonda della fede, alla istruzione nella fede dei propri figli, a una testimonianza più diretta della fede nei confronti del mondo che lo circonda; a una pratica della castità verginale e coniugale, nella parola e nella vita; a una custodia costante di sé e della propria famiglia dalla cultura nichilista che lo circonda, in breve alla difesa della Ecclesia sancta dalla ecclesia meretrix. Anche se ciò ci conducesse a un ghetto, di questo non temeremmo, perché sem– pre avremmo la forza che vince il mondo, la nostra fede, la nostra Chiesa, la nostra unità con la città di Dio. Il compito dell'Ecclesia sancta e di ogni cristiano che voglia confessarla è dunque quello di distinguersi costantemente dalla ecclesia meretrix e di non comunicare con essa, di rivelarla come ecclesia meretrix. Tuttavia questo è solo un lato del problema, e ciò risulta chiaro proprio dal fatto che non ab– biamo accettato la tesi agostiniana secondo cui i peccatori sono nella Chiesa, ma non appartengono ad essa. La Chiesa è sempre la meretrice salvata, e in questo senso la ecclesia meretrix è sempre ciò da cui la Chiesa diviene Eccle– sia sancta. Tutti proveniamo dalla ecclesia meretrix, siamo figli del nostro tempo e del nostro mondo, non possiamo considerarci un'altra umanità ed un'altra sto– ria. La ecc lesia meretrix non è fuori del disegno di Dio: possiamo dire che in essa si pongono dei desideri e dei problemi, che non sono serviti dall'errore in cui si incorporano. La crescita della Chiesa avviene sotto il peso della sfida storica, di cui la ecclesia meretrix è sempre la punta più alta. Ciò non inco– raggia l'irenismo, perché la verità non sta nel compromesso tra la « vecchia » ortodossia e la « nuova » eresia. Non lo incoraggia perché non è direttamente e positivamente che il frutto dell'ecclesia meretrix fiorisce nell'Ecclesia sancta, ma proprio in conseguenza del rigetto della meretrix da parte della sancta, e quindi negativamente ed indirettamente. Ciò significa che tra Ecclesia sancta ed ecclesia meretrix si dà una relazione reale che si manifesta storicamente nella lotta reciproca. È in questa lotta che il desiderio dell' ecclesia meretrix è scisso dalla sua finitezza erronea e recuperato alla finitezza vera, alla dottrina autentica dalla verità cristiana. La carità ecclesiale riconosce l'ecclesia mere– trix presente nella Ecclesia sancta proprio come il soggetto su cui si esercita il potere salvifico. La ecclesia meretrix è il punto di radicamento storico della Ecclesia sancta. La Chiesa è, secondo l'espressione di Gerolamo, la casta me– retrix, la meretrice divenuta casta. Il cristiano sa di divenire in ogni momento Ecclesia sancta, essendo di per sé capace di essere soltanto ecclesia meretrix. Il possesso del dogma, dei sacramenti, della successione apostolica può non trasformare il cristiano in Ecclesia sancta, se queste realtà vengono pos– sedute carnalmente, se non sono possedute come dono salvifico di Cristo nello bibliotecaginobianco 11

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