Alfabeta - anno V - n. 47 - aprile 1983

torno a quell'attimo di intensità in cui si condensa lo sguardo clinico, si rappresenta la sfida tra il sintomo e il metodo. Apparentemente, l'uomo è solo uno sguardo che vede, la donna solo un corpo che soffre. Ma, progressivamente, la sapiente economia del libro - riportando le parole del delirio amoroso di Geneviève e di Augustine - svela il legame erotico che la connette alla figura del medico e la concreta esistenza di un rapporto immaginario. L'investigazione diagnostica, riesaminata con la consapevolezza del transfert che allaccia i due partners, rivela allora quanto sia effimera la presunta neutralità e impersonalità dell'agire medico. Leggiamo nella cartella clinica della quindicenne Augustine: «È bionda, grande e robusta per la sua età, ha tutto l'aspetto di una ragazza pubere. È attiva, intelligente, affettuosa, impressionabile, ma capricciosa, piacendole assai attirare l'attenzione. È civettuola, cura molto la sua toilette, l'acconciatura dei capelli che sono abbondanti e che dispone ora in un modo ora nell'altro; i nastri, soprattutto di colore vivo, la rendono felice» (pp. 119-20). Rimaniamo qui favorevolmente colpiti dall'imbatterci nella descrizione viva, vera e partecipata di una deliziosa ragazzina, tanto più che contiene frammenti di sapere psicologico tutt'altro che insignificanti, che possono aiutarci a capire come mai sia lì e quale vantaggio ci ricavi, come direbbe Groddeck. Ma subito, paventando l'eccessiva contiguità, il coinvolgimento affettivo, il medico la sostituisce con il più pertinerite e tranquillizzante oggetto scientifico: il corpo frammentato dall'anatomia. Annota, infatti, di seguito: «La motilità è diminuita a destra: cinque o sei prove col dinamometro Mathieu hanno dato alla pressione della mano sessanta a sinistra e trenta a destra». Al posto della bella adolescente, un arto, una macchina, dei numeri, qualche cosa che si può impunemente protocollare senza essere implicati di connivenza. Una volta operata la sua traduzione in oggetto medico, il corpo femminile può essere legittimamente esplorato; sadismo e voyeurismo possono liberamente esercitarsi al riparo di un metodo clinico che fa da garante delle loro intenzioni. Ma quanto più la donna viene ridotta a corpo, tanto più il medico deve spogliarsi del suo per farsi mero apparecchio di rilevazione e registrazione, mentre la pulsione, negata alla coscienza, ritorna nelle vesti del sintomo, Così lo stesso procedere medico-terapeutico si struttura nella forma della ossessività, ove la coazione a ripetere scandisce il tempo della pulsione di morte. Sotto il segno della negazione, le gelide dita dell'anatomo-patologo esplorano furtive un corpo femminile cadaverizzato. «La sensibilità cutanea, nelle varie forme - prosegue lo sperimentatore, - è abolita in tutta la metà destra del corpo: trazione di peli, toccamento, sfioramento, solletico, contatto con pressione [che sia ben forte, si specifica in nota] pizzicamento, puntura, caldo e freddo ... Le punture di spillo determinano da ambo le parti piccole papule... Lo stesso dicasi per le righe tracciate con l'unghia. Se si distrae la malata, le si chiudono gli occhi e si impongono varie posizioni alle dita, al braccio o alla gamba, lei non sa più indicare, senza errore, l'atteggiamento loro imposto» (p. 120). Si ha l'impressione, in questi casi, di spiare due bambini intenti a «giocare al dottore». E la gamma degli attacchi isterici, che va da piccole assenze sino al «grande attacco», è estremamente variegata. Per normalizzarla e trasformarla in «fenomeno scientifico» si ricorre alla sua riproduzione sperimentale. Per lo più si procede in questo modo: il medico sollecita zone erotiche della sua paziente, come il seno, le ovaie, la lingua, le vertebre dorsali, finché non provoèa una serie di reazioni che vengono catalogate e numerate. Ad esempio, nel caso di Alphonsine si commenta: «Questa è stata la progressione degli attacchi: dal 15 al 30 giugno, 707, in luglio 272, in agosto 113, in settembre 149, in ottobre 18, in novembre 29, in dicembre 50» (p. 179). La quantificazione dei dati tiene il posto dello scacco epistemologico di una impresa scientifica, che si rivela impossibile per lo scarto esistente tra l'apparato categoriale e la cosa. Si dimostra impotente a spiegare, ad esempio, come mai la pressione della mano del mèdico sulle zone isterogene provochi sia l'accensione dell'attacco sia, a seconda dei casi, la sua remissione. La cecità riguarda qui il desiderio che anima l'intervento medico e la seduzione che esso opera, mentre la sistematica e intenzionale palpazione del corpo femminile e la registrazione minuziosa delle sue reazioni disegnano una cartografia erotica che fa dell'amoroso sapere dell'alcova un paragrafo di manuale neurologico. B raccato come una preda, lungo i sentieri del piacere femminile, il sintomo viene annientato nel luogo della sua presunta produzione: l'ovaia, repentinamente compressa dalla mano taumaturgica del medico, o sistematicamente bloccata da un apposito ferreo strumento ortopedico che ripropone la medioevale cintura di castità. L'elenco dei gadgets approntati per un morbo inesistente produce effetti agghiaccianti: cella di contenzione, camicia di forza, bagni gelati, scosse elettriche indotte con la pila Trouvé o la bottiglia di Leida, magnetismo, ipnotismo, suono di diapason o di tam-tam, visione improvvisa di luce elettrica o al magnesio. Presidi terapeutici destinati a produrre gli effetti più imprevedibili: pianto, riso, canto, contrazioni, collassi, indifferenza, sonno, guarigione improvvisa, secondo l'imperscrutabile copione della divina isterica. Una sintomatologia enfatizzata, poi, dal costante ricorso a farmaci e droghe (utilizzati con quella incredibile disinvoltura che ritroveremo nel giovane Freud), tra i quali: nitrito e valerianato d'amile (di cui sono noti gli effetti afrodisiaci), cloroformio, mÒrfina, etere. Alla manipolazione alchemica del corpo e dell'anima, l'isterica oppone la sua volontà di protagonismo culturale, mimando una gestualità mediata dai romanzi popolari e dalla ritrattistica dell'epoca. L'apparato fotografico ci rimanda una serie di fanciulle che riproducono la postura delle sante, gli abbandoni delle mistiche, i vezzi delle attrici, le moine delle cocottes, in stridente contrasto con la tassonomia psichiatrica che le etichetta. La tavola XIII, ad esempio, ritrae una ragazzina in posa chiaramente seduttoria: la corta camicia sapientemente discinta, la spalla nuda, la gamba destra protratta in avanti, lo sguardo assorto e ammiccante al tempo stesso. La didascalia sottostante titola: «Istero epilessia: contrattura». Effetti di involontaria comicità, frutto di una interazione che ha espulso dal suo perimetro l'incidenza del desiderio. Che, invece, opera inesorabilmente e deforma il sintomo isterico sino a sottrarlo a ogni codice di lettura. Solo dopo essere stato tradotto in parole, il «linguaggio d'organo» sarà sottoponibile alla maieutica della interpretazione. Nella traduzione del sintomo in discorso, proposta da Freud, si perde però la possibilità di una comunicazione diretta del corpo, di un suo sapere specifico: «Se il corpo - scrive in proposito Starobinsky («Breve storia della coscienza del corpo», in Intersezioni l, I, aprile 1981, pp. 27-43) - si vede rifiutare ogni funzione rilevante in quanto origine causale del disturbo psichico, esso acquista però un ruolo decisivo in quanto luogo o scena delle manifestazioni di questo disturbo». M a il reparto per isteriche della Salpetrière non è solo il luogo dove si rappresenta la preistoria della psicoanalisi: esso rimane, indipendentemente dai suoi esiti, un punto alto della ricerca scientifica, il momento in cui il sapere occidentale cerca di cogliere il nesso corpo-anima, di operare una fusione tra le scienze della natura e quelle dello spirito, di totalizzare la sua presa. In questo senso - come ben coglie la prefazione di A. Fontana - funziona da metafora di tutta una civiltà. Riaccendendo, dopo più di cento anni, le luci sul polveroso scenario dell'ospedale di Cbarcot, rievocando i suoi personaggi e rileggendo le sue pièces, ci sentiamo a un tempo estranei e partecipi di un'impresa scientifica i cui effetti non ci è ancora possibile calcolare. Molti dei quesiti sorti tra le morbide piume e le ruvide lenzuola timbrate di quella istituzione ci interrogano tuttora. L'isterica, con il suo disperato tentativo di ricomporre le contraddizioni del femminile, costituisce un riferimento ineludibile, anche quando tentiamo di allontanarla in una prospettiva storica o di esorcizzarla nel grottesco. Come propone Nanni Balestrini, nelle sue Ballate della signorina Richrrwnd (Roma, Cooperativa Scrittori, 1977), le «istruzioni per l'uso pratico» della quale così prescrivono: «nettatela squamatela infilatele nel ventre / le erbe odorose fissatela allo spiedo ... / cospargetela con rosmarino e alloro ... / tagliatela a dadini portatela a bollore ... / ammollatela nel latte per 24 ore .. . / allargatela sul tagliere e battetela... / disossatela dalla testa alle spalle salatela ... / lasciatela marinare per 2 giorni / copritela con vino rosé e chiudete il recipiente / con carta oleata e cuocete a forno basso finché / la carne sarà cotta ma consistente». Sul saggJo, . frammento1ned1to A Ila parola 'saggio' si collegano per me etica ed estetica. [Il termine) deve venire da 'provare' [?]', viene adoperato dai dotti in genere solo per denominare i tralci più leggeri, scritti non sotto una piena responsabilità, della loro opera maggiore, e vuol dire anche 'tentativo'. In quest'ultimo senso, che intendo però diversamente riempire, posso adoperarlo anch'io. Saggio è: in un campo in cui sia possibile procedere con esattezza, qualcosa con un residuo... Oppure: il massimo rigore raggiungibile in un campo in cui, per l'appunto, non sia possibile procedere con esattezza. Tento di mostrare il secondo [aspetto]. Descrizione del campo: a un suo lato si trova il campo della scienza. Dall'altro il campo della vita e dell'arte. In un primo momento non si può esprimerlo più precisamente. Perciò dobbiamo anzitutto in- . dagare come sia delimitato il campo della scienza. Al nostro scopo diciamo, anche se non nel modo migliore: esso esclude completamente la soggettività. 'Completamente' è dir troppo. Poiché una certa soggettività fredda, razionale, viene mantenuta; si danno inoltre momenti arbitrari e casuali. Diciamo allora meglio: i suoi risultati sono oggettivi. È dominato dal criterio della verità. Quest'ultimo è un criterio oggettivo, insito nella natura del campo. Esistono verità matematiche e logiche. Esistono fatti, e una connessione tra fatti, che hanno validità universale. Che sono regolari o sistematici. Che, in entrambi i casi - e questa è nello stesso tempo l'esigenza minima che poniamo, - consentono un ordine spirituale di vasta portata. E ci sono campi che non consentono un simile ordine. Si estraggano dai libri degli scrittori gli uomini che questi vi hanno magicamente prodotto e si provino ad appli8 o otc ag o ,arie Robert Musi/ care a questa società le leggimorali della società umana. Si scoprirà che ogni personaggio è costituito da più individui, che egli è nello stesso tempo buono e riprovevole, che non possiede alcun carattere, è inconseguente, non agisce causalmente: in breve, che non si possono in alcun modo ordinare e classificare le forze morali che lo muovono. A quest'uomo non si può indicare altra strada al di fuori della via accidentale dell'azione del libro. La questione se Torless abbia ragione o torto a maltrattare Basini, se inoltre la sua indifferenza verso tale problema sia segno di ragione o di torto, non ammette risposta. Per quale motivo non sia mai possibile sollevare una simile domanda è una questione cui si potrebbe rispondere solo in un autentico saggio. - Come persone appartenenti a una cerchia morale, con doveri, cure e opinioni, leggiamo una poesia e nel leggere tutto ciò si trasforma un poco in un modo che si può percepire quasi solo sentimentalmente e che si perde rapidamente. - Qualcosa d'analogo si può dire delle esperienze che facciamo in momenti inconsueti come quelli dell'amore, di un'ira fuori del comune, e di ogni rapporto non abituale con persone o cose. Tra questi due campi si trova il saggio. Esso possiede, della scienza, la forma e il metodo. Dell'arte, la materia. (L'espressione 'vita' non è corretta, in quanto comprende anche il conforme a legge. Quel che nella vita è analogo all'arte è stato menzionato sopra con 'il campo della vita'). Esso cere::.di creare un ordine. Non offre immagini, bensl una connessione di pensieri, dunque di natura logica e, come la scienza, prende le mosse da fatti, che pone in relazione. Solo che questi fatti non sono universalmente osservabili e anche il loro collegamento è, in molti casi, solo un collegamento particolare. Esso non offre alcuna soluzione totale, ma solo una serie di soluzioni particolari. Tuttavia afferma ed esplora. Maet.[erlinck) ha affermato una volta: esso offre, al posto di una verità, tre buone probabilità. Più in là ci domanderemo quando una tale probabilità debba dirsi «buona». Intanto vorremmo però chiedere ancora una volta come mai esistono campi in cui non domina la verità e la probabilità rappresenta qualcosa di più che una approssimazione alla verità. [Il motivo) deve risiedere nella natura degli oggetti. L'elemento logico - nel senso più ampio - resta il medesimo. Fmora tuttavia la differenza è stata ricercata proprio in una simile differenza di funzione. La conoscenza intuitiva è stata contrapposta a quella abituale nello sforzo di derivare da essa la dignità della conoscenza mistica. Esiste intuizione anche in ambiti puramente razionali. Oltre a ciò

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