Alfabeta - anno V - n. 47 - aprile 1983

" • e Dopo una serie di contatti epistolari, néll'ottobre•1977 avemmo un lungo incontro con Albert Speer. Speer aveva allora settantadue anni. Nel 1966 era stato liberato dal carcere di Spandau ed era ritornato ad Heidelberg. La nostra conversazione si svolse nella sua casa di montagna nel1' Allgau. Per un pomeriggio registrammo le risposte di Speer, avendo però stabilito in precedenza che avremmo pubblicato solo la parte dell'intervista concernente argomenti di carattere architettonico. Una volta rivisto il testo inglese dell'intervista, lo sottoponemmo all'approvazione di Speer, per poi pubblicarlo su qualche rivista italiana. Ma, allora, questo lavoro non suscitò molto interesse, tanto che l'intervista comparve per intero solo nella rivista ;imericana Oppositions. Del testo pubblicato negli Stati uniti riproponiamo qui di seguito una 'l'ersione sensibilmente ridotta. D Nelle sue Memorie lei ricorda spesso il suo rap- • e porto con Heinrich Tessehow. Potrebbe parlarcene? Alberi Speer. Fui per un breve periodo ~ nove mesi - nel suo studio. Eseguivo quanto deciso da Tessenow e dai suoi collaboratori. Poi venni nominato suo assistente all'università. Ai suoi tempi egli rappresentava un'eccezione; non apparteneva ad alcun gruppo, era un solitario, non aveva relazioni. Erà un uomo che non parlava molto, e non ha mai mutato il suo atteggiamento nei confronti dell'architettura. Le sue idee erano già chiare nel I910-11 e sono rimaste immutate sino alla fine. La sua tranquillità lo rendeva affascinante. Non lo si poteva avvicinare troppo. Anche i suoi progetti per le piccole case oper~ie, che paiono così semplici, erano in realtà assai elaborati, studiati nelle proporzioni dal dettaglio delle aperture alle facciate. Era un lavoro duro, ma Tessenow intendeva dedicare altrettanta attenzione alle case per i poveri che agli edifici più ricchi. Per un certo aspetto, era profondamente socialista. Alla sua maniera era moderno: era un uomo aperto al futuro, non eccessivaJugendstil - Olbrich, Behrens;' Paul - che si risolse· però in ·un· nuovo stile assai povero e privo ·ai ornamenti: se ne aveva abbastanza dello Jugendstil. L'eredità· di Behrens e di altri, tramite Troost, arrivò a Hitler e - da Troost e Hitler - a me. Tuttavia, nei miei la• vori più tardi, come nella çancelleria, tentai di utilizzare una èerta quantità di decorazioni dato che mente legato alla tradizione. senza ornamento non vi è variazioNon affermerei mai che Tesse- ne. now è stato u_ntradizionalista. Co- D. Ma in opere come lo Zeppeme ho scritto a ,Tessenow in una linfeld di Norimberga intervengolettera dei primi anni quaranta, la no altrifattori. L'architet/ura diviemia opera doveva molto a quanto ne in questo caso parte di un «evenavevo appreso da lui, lavorando to» ove la presenza delle masse ascome suo assistente. Mi riferisco sume una funzione fondamentaper esempio alla maniera in cui le... Tessenow sapeva trattare logica- Speer. Sì, è vero. In quel caso mente un grande programma. E (l'architettura) venne considerata quando gli scrissi la lettera ora ri- come una cornice; l'ornamento cordata, pensavo al mio progetto non avrebbe avuto senso Tendenper la Cancelleria. Ma natural- dola eccessivamente ricca. Lo mente quanto feci in seguito non Zeppelinfeld impressionava già c0rrispondeva al suo pensiero. abbastanza con le sue dimensioni. Egli pensava in termini di puritana Negli spazi tra le colonne vi erano semplicità, mentre io pensavo in moltissime bandiere rosse con la termini di ricchezza e di magnifi- svastica - era già abbastanza come cenza. decorazione. Tutti gli spazi dietro D. Veniamo al problema della e tra te colonne erano riempiti di decorazione. Nella sua architettu- bandiere; lo stesso avveniva lungo ra, come ad esempio in quella di il percorso principale. Lo spettaTroost, essa ha un ruolo importan- colo in movimento mutava conti- /e... nuamente ed era pieno di colore. Speer. La questione va riporta- D. Nelle sue Memorie lei parla Bib I I tot ecag. proob I aon cbascino esercitato su di lei dalle 'rovine classiche. Quanto oggi rimane Bei sltoi edifici di Norimberga pafe appunio appartenere a una -«esteiicd-dellerovine». • Speer. I ro·mani costruivano archi di trionfo o grandi edifici per celebrare le vittorie dell'Impero. Hitler li costruiva per celebrare vittorie non ancora conquistate. Ma io penso che non sia sbagliato costruire 'grandi, edifici per lo Stato. Al giorno d'oggi non si conoscono i responsabili di simili programmi ... ma se si confronta la somma che oggi viene spesa ogni anno per simili costruzioni con quanto si spese allora - si vede che allora il budget era percentualmente molto più basso. D. La sua opera è sinonimo di architettura nazista. Eppure durante il nazismo vennero realizzate anche molte costruzioni di carattere assai diverso. In che misura negli anni trenta l'apparato propagandistico influì su~architettura? Speer. Per me e per altri, è quasi inutile dirlo, era assai naturale che un edificio di Stato dovesse rappresentare lo Stato, il suo potere, i successi di Hitler, ecc. Ma che altri edifici dovessero avere uno scopo diverso è altrettanto logico. Per me era del tutto normale il fatto che, quando dovetti costruire la mia casa, questa fosse una piccola casa in stile coloniale americano - non era una soluzione molto comune allora. Analogamente, quando si doveva costruire una fabbrica, le necessità tecniche ne condizionavano lo stile - costruirla in maniera tale che assomigliasse all'architettura di Stato sarebbe risultato ridicolo. Herbert Rimpl costruì edifici grandi e magnifici per l'Heinkel Werke; la sua inclinazione era classica e Hitler l'ammirava. Non esistevano particolari controlli sulla produzione architettonica. Ogni città aveva allora, come adesso, una «polizia edilizia» preposta al controllo della correttezza dei progetti. Particolarmente nelle piccole comunità il controllo era più rigido. Nella Germania del nord, ad esempio, gli edifici dovevano essere costruiti in mattoni, nel rispetto della tradizione locale. Ma quando si trattava di progetti più grandi, come un edificio amministrativo a Berlino o una nuova fabbrica, la «polizia edilizia» non poteva dire molto. D Ciò che colpisce ne/l'architettura nazista è il mu- • lamento di indirizzi occorso nel campo dell'edilizia popolare. Alle grandi Siedlungen de/l'epoca weimariana succedono le Klein-Siedlungen e gli standard residenziali si abbassano. Quali le ragioni di tutlo ciò? Speer. Bisogna tornare indietro nel tempo, all'epoca di Adolf Damaschke. Costui era un uomo politico di sinistra e proclamò che ciascuno doveva avere il suo piccolo giardino, ecc. Tessenow era strettamente collegato a Damaschke,, e non diverse erano le idee di Schmittener. Tutti costoro si opponevano ai grandi complessi residenziali, simili a quelli di sei piani e lunghi due-trecento metri, realizzati ad esempio da Bruno Taut. È la medesima attitudine che si riscontra nel libretto di Tessenow sulla piccola città, ma che si può rilevare anche ai nostri giorni nei suburbi americani estesi per miglia e miglia, dove ciascuno possiede un pezzetto di giardino. Fondamentalmente, l'idea che ciascuno debba possedere un piccolo giardino e vivere indipenden- •temente nella sua città deriva dai fautori del legame con la terra, un genere di persone, questo, che non è mai stato considerato radicale. Per quanto riguarda il declino delle attività edilizie a carattere sociale, non vi sono altre spiegazioni se non l'insorgere dei tremendi bisogni legati alle nuove esigenze militari. Costruire fabbriche e baraccamenti per l'esercito, così come edificare le autostrade o le fortificazioni ai confini occidenctali, era veramente un compito enorme. Tutto ciò incise sul potenziale complessivo dell'industria edilizia in modo tale che il settore di quella sociale ne venne a soffrire. D. Ci può spiegare il suo rapporto con Hitler? Chi fu il vero architetto de$li edifici che lei costruì? Speer. E evidente. Dopo un breve periodo, quando avevo ormai realizzato diverse cose per lui, Hitler si convinse che io ero un grande architetto. Ciò costituiva un'eccezione; normalmente con gli architetti Hitler voleva vedere i piani, correggendoli e inserendo le proprie idee nei progetti; e gli architetti seguivano i suoi desideri. Ma con me non insisteva: già con lo Zeppelinfeld e lo Stadio di Norimberga mi lasciò libero. È sorprendente: a volte Hitler mi diceva che avrei dovuto risolvere qualcosa in modo diverso, e io mi sentivo obbligato a cambiare i progetti secondo le sue idee; ma la volta successiva, allorché gli portavo i nuovi disegni, mi sentivo libero di discutere quei cambiamenti e non di rado egli finiva per decidere che si doveva realizzare la mia prima proposta. Riguardo alla Cancelleria, Hitler non ba esercitato la minima interferenza. D. Quale fu il più importante dei suoi edifici? Speer. Tra quelli costruiti, la Cancelleria è, a mio avviso, l'opera più interessante; tra i progetti, direi lo Stadio. D. Ha lavorato da solo al piano per Berlino? Speer. No. Fu Hitler a fare la maggior parte del piano di Berlino e del nuovo centro per gli edifici pubblici. Aveva tratto alcune idee dalle impressioni suscitate in lui dal Ring di Vienna. Io non lo conoscevo bene e debbo francamente ammettere che le sue idee erano migliori delle mie. Egli ammirava la semplicità degli edifici del Ring - semplici come monumenti, - ogni edificio separato, parte indipendente di una.serie di costruzioni pure correlate. Hitler voleva

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