FourieAr,9Mirereilboia Charles Fourier Lezione di geografia a c. di Massimo Quaini trad. it. di Valentina Prelle Genova-Ivrea, Herodote, 1982 pp. 94, lire 6.000 Pier Luigi Crovetto e Ernesto Franco (a c. di) Aguirre il traditore trad. it. di Ernesto Franco Genova-Ivrea, Herodote, 1982 pp. 204, lire 10.000 Franco Vazzoler (a c. di) La Maschera del Boia Testi letterari italiani del XVI e XVII secolo sul carnefice Genova-Ivrea, Herodote, 1982 pp. 91, lire 7.000 I I Vi sono caricature che rap- '' presentano dettagliatamente il mondo alla rovescia; e non esagerano: il mondo è veramente alla rovescia del buon senso e dell'economia». Questa dichiarazione - quasi un aforisma - di Fourier, paradossale e vera (la caricatura che non è caricaturale; il rovescio come condizione usuale, come 'lato dritto' della vita), potrebbe siglare una parte cospicua delle invenzioni fourieriste: di quelle, almeno, cresciute nella fertilità del realismo grottesco di un'utopia che dava intrepidamente per scontato un testa-coda di abitudini, cause-ed-effetti, dimensioni della realtà. L'opuscolo, datato 1824, Mnémonique Géographique, ou méthode pour apprendre en peu de leçons la Géographiè, la Statistique et la Politique, presentato ora per la prima volta al lettore italiano in un'agile traduzione, nella collana «Le carte del viaggio,. di una casa editrice esordiente, la ligure-subalpina Herodote, è un appello all'esercizio della fantasia e una (sensata) provocazione al senso comune. Sarà per la suggestione plagiante di Barthes (Sade, Fourier, Loyola. La scrittura come eccesso, trad. it. Torino, Einaudi, 1977), sarà per merito del saggio introduttivo di Massimo Quaini, che situando Fourier nella cultura del la traccia del cammino da seguire, esempi delle esemplificazioni raccomandabili. Il piacere (in questo caso, il piacere dell'apprendere e nelfapprendere) è postulato come conditio sine qua non per la riuscita di qualsiasi operazione intellettuale. E col diletto l'utilità; anzi l'utile immediato, proposto fin dall'esordio come scopo e incentivo all'applicazione operosa: «Da quando i capitalisti ed i commercianti investono abitualmente in titoli di Stato, lo studio della Politica estera, della Geografia e della Statistica diventa loro necessario, come mezzo per valutare il credito dei governi che emettono i titoli». Non serve avere di Fourier una conoscenza non superficiale: viene sempre il momento in cui ci si accorge che conoscerlo vuol clire essere disposti a capovolgere le concezioni sul suo conto che ci sembravano ragionevoli e motivate. L a professione di utilitarismo che apre l'opuscolo della • Mnemonica risponde certamente a un intento di captatio benevolentiae nei confronti della tempo instaura stimolanti paralle- «classe opulenta», come suggerilismi prospettici (con Marx ed En- sce Quaini a proposito della defigels, ma anche col Flaubert di mz10ne «così coraggiosamente Bouvard e Pécuchet e delle lettere unilaterale» che Fourier dà della di viaggio, nella bella traduzione geografia («una branca obbligata italiana di Elena Baggi Regard, dell'educazione dei ricchi, una L'educazione orientale, Milano, bussola nelle faccende d'interesse» Serra e Riva, 1982), organizzan- p. 55). dosi come una specie di legenda Ma, detto questo, bisogna essenella mappa delle utopie di questo re subito disposti a un'inversione prodigioso manipolatore della paragonabile, questa volta, al morealtà; fatto si è che l'effetto Fou- vimento impercettibile che mescorier continua a funzionare: para- la i frammenti di un caleidoscopio dosso straniante che, questa volta, per ridisporli contemporaneamenprivilegia l'immaginazione geogra- te in forme e figure diverse. Il mofica. Per la quale, ancor più che to ha origine dalla polisemia del per l'invenzione sociologica, non termine interesse, impiegato ora esistono limiti: l'uomo può inter- nel senso di «profitto», ora nel ::;i venire sullo spazio terrestre e senso di «partecipazione intellet- ~5 astrale («l'uomo è chiamato a si- tuaJe ed emotiva». Profitto e par- ~ tuare e a risituare gli astri,.), cor- tecipazione come ragioni suffi- ~ reggere la dislocazione delle terre cienti per applicarsi in qualsivoglia ~ e delle acque, la natura e il funzio- attività. -. namento dei climi, l'alternarsidel- La didattica fourierista («questo ~ le stagioni. nuovo metodo cosparge il cammino ~ Questa «lezione» si può leggere di fiori; è composto unicamente di !;i: anche come un saggio di prosa me- tavole interessanti, di contrasti e di :: tareferenziale: dilettoso insegna- paralleli arguti che rimangono facilmento di come insegnare dilette- mente impressi nella memoria e vavolmente, è una didattica che ha riano l'insegnamento secondo i guper oggetto un'altra didattica; e dà sti di ogni studente») si sviluppa at81 bllotecag InO b I8 nCQ traverso provocanti collisioni tra la concretezza dei dati geografici e l'immaginario ideologico del Nuovo Mondo Amoroso. In bilico fra straordinarie anticipazioni della moderna «geografia attiva» o prospettica e fantasie utopiche (per esempio, l'idea della «pronta restaurazione climatica» conseguente alla formazione della «corona boreale»: ma quanto di tali «fantasie» non può appartenere ora ai progetti di restauro ecologico?), tra l'applicazione di procedimenti matematici (le progressioni) e il ricorso al grottesco descrittivo («ottava di laghi zotici: quali i laghi finlandesi e altri che avranno come fulcro lo Zotico Simmetrico, il lago Mistassin, biforcuto, sbilenco, con un doppio paio di coma ordinate in capi opposti, e doppio tridente di golfi»), questa pedagogia geografica accetta la definizione che Fourier stesso aveva dato delle proprie teorie: «alleanza del meraviglioso con l'aritmetica». S e la presenza di un Fourier si deve interpretare come una dichiarazione di intenti da parte di un'attività editoriale agli esordi, allora è lecito aspettarsi un programma che punti sulla·provocazione intelligente, rifiutando per principio l'ovvietà della lectiofacilior nei confronti del reale e dell'immaginario, e dei testi che li decifrano e dei mondi istituiti dai testi. Le aspettative sembrano confermate, per il momento, e ci auguriamo in maniera non soltanto episodica, all'interno della collana parallela alla precedente, «Le parole e la storia», che si presenta all'insegna dell'infrazione e del ribaltamento sulle due dimensioni, del mondo narrato e del narrare. Emblemi di violenza come ribellione e quindi come infrazione dell'Ordine, e di violenza punitiva promossa a Istituzione necessaria per ristabilire l'ordine violato, ma esecrata, e con ciò rimossa dalla coscienza collettiva, sono le figure, rispettivamente, del ribelle sanguinario e del boia. La distruzione che instaura a propria norma il dis-ordine e innesca una serie di reazioni a catena fino all'autoannientamento è personificata nella cupa contraddittorietà di un eroe negativo, Aguirre il traditore, ed è •narrata à rebours, ripercorrendo il canovaccio di avvenimenti scissi l'uno dall'altro e disposti in parallelo a ricomporre una storia tragica, e allucinante per la ripetitività dei suoi schemi. Lope de Aguirre («lo, Lope de Aguirre, ... cristiano di antica stirpe, di mediocri natali e nella mia piena maturità idalgo, basco nativo del regno di Spagna ... , nella mia prima giovinezza attraversai il mare Oceano per i luoghi del Perù, per valer mas con la lancia in mano e per assolvere il debito che deve ogni uomo dabbene ... »), arruolatosi nel 1560 alla ricerca del chimerico Eldorado, fu protagonista di una feroce rivolta iniziata con l'uccisione del governatore Pedro de Ursua, capo della spedizione, e proseguita sostituendo al miraggio di El Dorado il miraggio del potere, con la marcia sulla capitale del Perù. Cronache contemporanee, storie posteriori, lettere e altri svariati documenti pubblici e privati hanno fornito materiali e trame ai curatori del volume Aguirre il traditore; ne è venuta fuori una combinatoria di testi, che manipola secondo uno schema fisso una storia diramata in episodi innumerevoli. Il montaggio utilizza, ma solo strumentalmente, la tecnica del puzzle; non dà luogo a un puzzle, perché i bordi delle tessere ora si sovrappongono in zone più o meno ampie, ora non coincidono. Il risultato previsto non è né un incastro, dunque, né un amalgama o una composizione ottenuta omogeneizzando materiali eterogenei. È piuttosto un collage che realizza un testo paradossale: ove è eletta a regola costitutiva la citazione, ed è · sostituita ai legami coesivi la brusca giustapposizione di passi fissati su un'intelaiatura esterna al testo. Questa intelaiatura pare rispondere al canone barocco della 'ricerca dell'effetto' (e perciò, anche se indotta dall'esterno e a posteriori, è intimamente consona alla storia); essa capovolge l'ordine cronologico dei fatti, la cui narrazione è scandita secondo nuclei tematici fissie ricorrenti: per ciascun «personaggio principale», la morte, la figura, il potere, «El Dorado que todos andan buscando», il femminile («un pretesto»). Per quanti sono i personaggi sono altrettante cronache di morti previste, dove domina la categoria dell'eccessivo: tragico, perché rivestito di fatalità e insieme dell'ovvietà di un fatto di cronaca. I curatori asseriscono (p. 191) di aver voluto «suggerire nella storia degli eventi, anche quella, non meno intrigante, dei testi ... Si sono antologizzati, o meglio usati, gli autori, ma non la storia: essa rimane non perché sia oggettiva ricostruzione dei fatti, ma perché diventi terreno su cui percorrere, per quanto è possibile, l'intreccio dei testi». Dai testi che ci tramandano la storia alla storia come origine e ingrediente («tessuto») dei testi. In questa circolarità si sono immersi volentieri i curatori; e anche il lettore finisce per lasciarsi prendere dalla magia perversa degli avvenimenti, ora cantilenati in affabulazioni, ora evocati da testimonianze che li catturano con la potenza della presa diretta. Ma la circolarità era già nell'agire e nel destino del protagonista eroe del male: «il tiranno era partito alla ricerca d'un mito e ritorna egli stesso convertito in mito, massimamente negativo» (p. 202). D iversa la sorte del boia, infamato esecutore della giustizia-vendetta del pubblico potere. Gli si nega, deresponsabilizzandolo, la grandezza del male e in cambio lo si carica del disprezzo conseguente all'indignazione per ciò che egli accetta di compiere. Figura vivente della contraddizione, il carnefice («che è pure un innocente esecutore della pubblica volontà, un buon cittadino che contribuisce al ben pubblico, lo strumento necessario alla pubblica sicurezza», come scriveva Cesare Beccaria) sovverte, scandalizzandolo, il senso morale mentre ricostituisce, col dare corso a una pena comminata 'secondo giustizia', l'Ordine morale infranto da un colpevole. L'antologia dei testi che compongono, con un'introduzione intelligente benché a tratti cursoria, il volumetto La Maschera del Boia, mira a disegnare un emblema, una «maschera» appunto. I testi sono tutti di notevole interesse (dal paradossale anticonformistico Se il Boia sia infame del Tassoni, che riabilita la «figura-morale» del carnefice, alla descrizione del mestiere, e dei ferri del mestiere, di «un furfante e un sciaurato», di Tommaso Garzoni, a cui si aggiungono alcune scene della commedia La Turca di Giovanni Battista Della Porta, una pagina di un romanzo di Ferrante Pallavicino e il burlesco Testamento di Bastiano Zampa, boia di Bologna, in versi), ma sacrificati al ruolo di 'testi esemplari' rispetto ad alcune soltanto delle tesi sviluppate nell'introduzione, e troncati (come accade ai passi di Della Porta) in maniera ingenerosa, con effetto decontestualizzante nei confronti degli episodi proposti. L'argomento e la suggestiva impostazione datane dal curatore meritavano bene che si desse più spazio e più risonanza alle voci degli autori, pochi o tanti che fossero, anziché comprimerle nell'angustia un po' sorda di una scelta inspiegabilmente limitata.
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