Teresa Rosa Rossi &perienza interiore e storianella Autobiografiadi Teresad'Avia Bari, Adriatica Ed., 1977 Victor Garcia de la Concha El arte literario de Santa Teresa Barcelona; Ariel, 1978 Guido Mancini Teresa de Avila. La libertà del sublime Pisa, Giardini, 1981· pp. 254, lire 25.000 Michel De Certeau La fable mystique Paris, Gallimard, 1982 «Il gran cerchio è ora chiuso. lrr rapporto alla Saggezza, la ragione dell'uomo non era che "follia; in - rapporto alla debolezza umana, la Ragione di Dio è presa nel movimento essenziale della Follia.·Misurato sulla grande scala, il tutto è Follia, misurato sulla piccola scala, il Tutto stesso è follia». M. Foucault, Storia della follia 111982 è stato un anno di centenari di grandi santi: si è celere la posizione che questo singolare personaggio occupa nell'attività riformatrice del suo tempo, nella storia delle esperienze mistiche, nel panorama letterario del Cinquecento spagnolo. Se lo storico si interessa al rapporto che la Riforma del Carmelo intrattiene con il precedente interv_ento riformatore del cardinale Cisneros o con i vari movimenti di «alumbrados», «erasmiani» e «luterani», attivi negli anni della gioventù di Teresa, il teologo passa al vaglio dell'ortodossia la dottrina mistica teresiana, e l'organizzazione simbolico-architettonica del ,Castellointeriore non sembra offrire più all'avido lettore un qualche angolo fascinosamente misterioso. . M a Teresa è anche :--o_forse soprattutto - scnttnce, e . non certamente parca nella . quantità e secca nello stile, bensì piuttosto generosa e allettante.· Come è noto, le sue opere nonnascono mai", almeno a detta della stessa autrice, per spontanea germinazione, ma dietro precisa sollecitazione dei suoi padri confessori. Avendo un chiaro obiettivo, sono dirette in prima istanza a un pubblico ben determinato: lo stesso padre confessore nel caso delle diverse redazioni del Libro della vita e delle Relazioni, le carmelitaMaria CaterinaRuta quando già era maturato un notevole interesse per il linguaggio mistico, dovuto· forse alla sua straordinaria posizione di marginalità rispetto al problema del linguaggio in generale che tanto sta a cuore alla cultura contemporanea. Si è parlato di un'estetica teresiana, di una sua poetica, retorica e grammatica. Simboli, allegorie e similitudini da lei utilizzati sono stati studiati nella loro originalità o sono stati confrontati alle possibili fonti, come proprio a Salamanca ha fatto Marquez Villanue- • brato il nono centenario della . nascita di Francesco d'Assisi e il .quarto della morte di Teresa d'Avila. È stato un susseguirsi di convegni e mostre cui si sono affiancate pubblicazioni specialistiche. Ma l'interesse verso atteggiamenti e forme d'espressione «mistiche» non è nuovo, per esempio, nell'area delle scienze umane: ne è una spia il recente volume di Miche! De u;rteau La f able mystique, e il seminario dallo stesso -DeCerteau tenuto a Urbino nel luglio 1982. Uno dei libri consigliati, a chi avesse voluto seguire le lezioni con adeguata preparazione, era la Vita di Teresa di Gesù. ne scalze in quello dei testi squisi- • tamente dottrinari come il Cammino di perfezione e Le Dimore o Risultati di un interesse per il pensiero mistico che da tempo De Certeau nutre, testo e seminario non sono per l'appunto esiti di una mera intenzione celebrativa. Così il volume Teresa de Avila. La libertà del sublime, che Guido Mancini, esperto della letteratura mistica spagnola, ha pubblicato alla fine del 1981. L'opera, secondo quanto si avverte ad apertura di libro, «in forma volutamente non accademica cerca di suggerire problemi e sollevare curiosità rivolgendosi a un pubblico non specializzato». E non va trascurata, nel caso di santa Teresa, l'attenzione che all'aspetto letterario delle sue opere si viene dedicando con crescente interesse da qualche tempo. come documentano i lavori di Rosa Rossi e Vfctor Garcia de la Concha. In altri casi, il centenario ha fornito l'occasione per far pubblicare, ad esempio, la godibile traduzione del Libro delle relazioni e delle grazie di santa Teresa ad ~ =r~~ez:g;~ ~~: 0A~i~=;~ Castello interiore. Teresa, dunque, sa a chi deve. rivolgersi e in che tono: lo schema comunicativo entro il quale si iscrive la sua attività scritturale è ben delineato e delimitato. A questo punto sarebbe stato facile per lei adottare, ispirandosi ai principi retorici correnti, uno stile ufficiale e standardizzato che le avrebbe anche consentito di evitare ogni peri- .coloso slittamento in àmbiti ritenuti, ai vari livelli di censura, eterodossi. Ma il compito di Teresa è: complesso. Ella non deve soltanto. • -~ n. 41, ottobre 1982). ~ Nel campo "dellecelebrazioni te- riferire di riforme e fondazioni u e:,, resiane la Spagna, ovviamente, ha ammaestrare nella pratica dell'o- i profuso il maggiore impegno: due razione e dell'obbedienza le sue ..., grossi congressi internazionali nel care sorelle spirituali, ma deve an- -~ 1982, l'uno a,Pastrana dal 12-al 18 che comunicare in modo compren- [ luglio, e l'altro a Salamanca dal 4 sibile ed efficace le fasi della sua ~ al 7 ottobre. Studiosi di tutto il esperienza mistica. E n il Cantico ~ mondo, operanti in campi discipli- dei cantici insegna. È questo !'ai:: nari diversi, si sono dati appunta- spetto dell'opera di Teresa scrittri- ~ mento per scavare fin nei più pro- ce che è stato più esaminato; an- ;g_ fondi recessi della personalità di che perché, come dicevamo, si è r:J I b Yo eécàgcin o ulà neo a queste çelebrazioni va per la similitudine del «castello interiore», tratta a suo avviso dall'opera del dottor Lobera. Nella lingua della santa spagnola si sono individuati registri diver- ,i. campi semantici privilegiati, prestiti, arcaismi, errori. Sappiamo tutto sulle sue letture: quali Padri della Chiesa conoscesse, quali mistici spagnoli e stranieri, 4uali testi di letteratura profana. I .e Confessioni di sant' Agostino e i romanzi di cavalleria avvinsero in particolare la mente fantasiosa e ricettiva di una donna, cui.certamente non mancava lo spirito d'avventura, da un lato, e un'acuta sensibilità per le umane esperienze, dall'altro. Questi furono i modelli che Teresa ebbe presenti nel comporre il _ Ubro della sua vita, primo esempio di autentica narrazione autohiografica nella letteratura spagnola. «Autobiografia» e «autoritratto» lo ha definito recentemente Lazaro Carreter: per un verso storia di un processo, di un prima e un dopo la crisi; per l'altro descrizione di uno stato, di ciò che Teresa è, indipendentemente dalle circostanze. E nonostante le insistenti proteste di inadeguatezza e incapacità ad assolvere il compito affidatole, la Vita della mistica spagnola - come conferma l'acuta analisi di Rosa Rossi - è costruita «con attento calcolo dei rapporti compositivi, con pieno controllo e coscienza della forma prescelta - l'autobiografia - e, soprattutto, con sicura e costante visione della dialettica tra 'dentro' e 'fuori' quale struttura portante del racconto autobiografico. Ci si accorge subito che si tratta di un'ispirazione saldamente organizzata, da autentico scrittore» (p. 21). Se l'Autobiografia si arresta alla prima fondazione, alla prima esperienza pratica, cioè, dopo il superamento della crisi spirituale. nel Libro delle Fondazioni l"attivismo di Teresa sprigiona tutta la sua potenzialità, travolgendo ostacoli e difficoltà di ogni genere. Teresa è costretta a trovare i modi per raccontare, esperienza dopo esperienza, secondo uno schema che si ripete nelle linee generali ma trova di volta in volta motivi di originalità e arricchimento nei particolari dell'intreccio. Il gusto del narrare prevarica sovente sulla linea programmatica cui la relazione deve obbedire, e si espande in racconti secondari che vengono giustificati dal!'autrice per la loro funzione didattica. Così per due capitoli si racconta la storia di dona Casilda, una nobile fanciulla di dodici anni che lotta con tutto il parentado per abbandonare la vanità e i fasti di un lusinghiero matrimonio e seguire la sua vocazione religiosa, o le traversie di Teresa de Laiz, altra fondatrice di conventi, o ancora la chiamata alla vita religiosa di frate Jer6nimo Gracian, consigliere prediletto della nostra priora. «Delle due biografie il mondo delle Fundaciones si è colorito di più: l'aneddoto si amplia in una serie di avvenimenti per cui perde la sua prerogativa di racconto circoscritto e occasionale e acquista l'aspetto di una storia ampia e articolata» sottolinea Mancini (pp. 24546), ribadendo con Rosa Rossi - seppure con un diverso approccio - la presenza-di una forte carica·di storicità oei testi teresiani .. Il piacere della narrazione affiora, in verità, in tutti i testi teresiani e prevale in quelli autobiografici cui, oltre i già citati, si aggiungono le Relazioni e l'Epistolario. Anche in questi casi Teresa si racconta ribadendo continuamente il valore attribuito all'esperieoza persona- .le. È· raro, infatti, che la scrittrice abbandeni la forma narrativa dell'io, ricorrendo pochissime volte alla terza persona per parlare di se stessa. Eppure lo sforzo di oggettivazione è sempre presente nella scrittura dei mistici, costantemente impegnati a trasferire in termini concreti le -loro-esperienze intime per natura «ineffabili». La peFso- ·nalità di Teresa,- tuttavia; :è così prepotente da riempire di sé a~che quelle pagine che non avrebbero dovuto esserne contaminate, nella loro qualità di trattato teorico destinato alla santificazione delle anime. T eresa de Cepeda y Ahumada costituisce un caso che ha interessato la psicoanalisi e la medicina; contro la diagnosi freudiana di isteria si è schierato a Salamanca il patologo Senra Verela, propenso a spiegare gli stati di coma sofferti dalla santa carmelitana come conseguenza di una polineurite contratta per una malattia giovanile non curata. E ancora la vita della patrona di Spagna è stata occasione di una polemica sul femminismo. Teresa opera in una stagione difficile. La Riforma di Lutero, l'erasmismo, i diversi focolai di pensiero eterodosso, la persistente presenza di famiglie di ebrei cenvertiti e di «moriscos», sono tutti fattori che in Spagna avevano sollecitato il Santo Uffizio a sferrare la sua crociata in difesa dell'ortodossia. Le donne; ancora vittime nel XVlI secolo dell'erèdità misogina della cultura medioevale, erano tuttavia protagoniste di primo piano in questi movimenti, come testimoniano i numerosi processi condotti dall'Inquisizione contro le «beate». Teresa, che si portava addosso il marchio della sua origine converc. sa, per la sua volontà di ricondurre la vita monastica a una regola di : , rigida povertà e silenzioso raccoglimento, appariva una fasti!iiosa rivoluzionaria, il cui ambìzioso programma di diffusione dell'Ordine riformato in un territorio che, a partire dalla nativa Avila, si faceva via via più ampio, sustjtava non pochi sospetti e problemi. Ma Teresa, priva di mezzi economici adeguati, ammalata, esposta agli stress psicologici e ai patimenti fisici, resiste nel suo progetto e con una tenacia di rara tempra supera ogni forma di ostruzionismo. Il Libro delle Fondazioni dice, in questo senso, molto più di quanto non sembri a una prima lettura, se solo si riesce a esplicitarne reticenze e implicazioni. E l'Epistolario, dove è stato recentemente messo in luce l'uso di un linguaggio criptico, può essere di valido aiuto per meglio comprendere le circostanze nelle quali l'indomabile «mujer andariega» si trovò ad agire.
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