Alfabeta - anno IV - n. 40 - settembre 1982

... A nche il Giornale dei Giornali cede alla frivolezza di prendere sul serio il campionato del mondo di calcio, e quel che ne è seguito in Italia. È appena il caso di dire che la frivolezza è apparente. Arriv.iamo buoni ultimi, con un distacco di due mesi. Ci hanno preceduto milioni di italiani, titoli da scatola, esponenti politici e culturali di ogni tendenza. E abbiamo avuto la soddisfazione di vedere la stampa italiana costretta, una volta tanto, a una aperta autocritica. Stando a quanto riferisce L'Europeo, ad aprire il coro dei mea culpa è stato Eugenio Scalfari. • È inconcepibile- avrebbe detto in una riunione di redazione dopo Italia-Brasile- che la stampa sportiva sbagli in modo cosl netto i pronostici. Pensate se simili errori di valutazione li facessero i redattori politici ...•. Non è chiaro, dalla ~ citazione, se Scalfari volesse alludere al giornalismo sportivo nel suo insieme o soltanto ai quattro quotidiani specializzati che si pubblicano nel nostro paese. In ogni caso, è ben noto che il pontefice del giornalismo sportivo, Gianni Brera, recente acquisto della scuderia scalfariana, ha promesso, per emendarsi delle sue pessimistiche previsioni sulla nostra nazionale, di recarsi in processione in veste di flagellante. La Repubblica dell' 11 luglio ha dedicato una pagina a quanto si è detto sul conto della squadra azzurra- prima e dopo ~esue vittorie- ponendo a confronto giudizi di origine diversa, e non meglio precisati nella fònte, ma spesso dedotti o indotti dalla stampa. A fianco, una colonna a firma di Licia Granello è intitolata / felici 'mea culpa' della stampa italiana. Diversi anche gli articoli che i settimanali hanno dedicato al comportamento della stampa in occasione del Mundial. Sull'Espresso del 18 luglio, Eliminato il giornalista («Ha sbagliato previsioni, ha insolentito Bearzot, ha fatto arrabbiare i giocatori») di Pietro J- Calderoni; sull'Espresso del 26 luglio E i giornalisti? Hanno perso per un autogol; su Panorama del 26 luglio Muti alla meta di Oreste Del Buono («La lite fra giornalisti e calciatori in Spagna ha giovato a tutti: i calciatori hanno fatto più gol. I giornali, senza interviste degli azzurri, hanno venduto di più»). Oltre che per la vittoria della nazionale, questo Mundial entra cosi nella storia patria per aver fatto registrare uno dei rarissimi casi in cui la nostra stampa ha dovuto ammettere, senza perifrasi, senza attenuanti, nella sua totalità, di essersi sbagliata. Il fatto è che- da un certo momento in poi- la squadra italiana ha giocato·, per cosi dire, più contro i giornali che contro gli avversari, per smentire le loro previsioni, per dimostrare sul gioco in questione, pubblicità del resto garantita da un altro mezzo di comunicazione- la televisione- qui utilizzato nella sua dimensione più propria, la trasmissione in direita. Probabilmente Scalfari eccede nell'ottimismo a proposito delle previsioni dei redattori politici: non siamo sicuri che le loro analisi e le loro previsioni siano di qualità molto superiore a quelle del giornalismo sportivo. Più Le notizie qui segnalate sono tratte dal servizio di ricerca sulla stampa estera « Indice della Comunicazione•, prodotto da lndex, a cura di Maria Rosaria Pedemonte e Tiziana Valenti. li contenzioso fra i paesi in via di sviluppo e le grandi strul/ure internazionali de/l'informazione, già molto lungo, si è arricchito di un nuovo capitolo. Una causa, avviata nel I 975 dal governo indiano contro l'editore della rivista americana Time, è giunta alla Corte Suprema di Nuova Delhi. L'India chiede a Time i/ versamento di 100.000 dollari di tasse arretrate sui profi11i che la rivista realizza diffondendo notizie raccolte sul territorio indiano. Se la Suprema Corte accoglierà ' la tesi del governo indiano, si costituirà un precedente denso di implicazioni. In linea di principio, ogni governo potrebbe chiedere ad agenzie di stampa, reti televisive, grandi giornali il pagamento di una tassa sull'informazione generata dalla realtà nazionale. In sosta11za, il sogge110/ogge110delle notizie verrebbe i11 qualche modo equiparato a/l'autore, una figura protei/a dalla legislazione di tuuo il mondo occi(jentale. Qualcosa di analogo già esiste nel campo del «dirillo di immagine». La stessa espressione «raccolta di notizie» (new gathering/ suggerisce un'altra indicazione. Il territorio di un certo paese, il suo terreno di vita collelliva è utilizzato per «mietere» la materia prima della catena informativa, una materia che viene quindi esportata, trasformata e venduta sul mercato internazionale. In questo campo, finora, la regola, non seri/la, voleva che la materia prima informativa fosse completamente gratuita. La causa intentata dal governo indiano contro Time rime/le in discussione questa regola, con una rottura conce11ualedi portata incalcolabile. Proprio nel momento in cui, altraverso i sistemi telematici, l'informazione sta diventando una merce trasferibile istantaneamente in ogni zona del pianeta dove si presenti un consumatore, il precedente indiano potrebbe sconvolgere alla radice la do/Irina del campo che si erano sbagliati. E ci sono semplicemente, qui il gioco è coperto, i riusciti. Qui tocchiamo con mano un risultati interpretabili nelle direzioni aspetto che, a nostro giudizio, sta an- più diverse. Neppure di fronte ai risulche alla radice della popolarità dello tati delle elezioni (dove si reintroduce sport e degli alti indici di lettura del una certa dimensione agonistica congiornalismo sportivo. Il gioco è con- trollabile) il vincolo è cogente. Inoltre trollabile, il risultato reso certo dal interviene nelle notizie e nelle previ- ; punteggio, il modo con cui il risultato è sioni politiche una «cautela•- che talottenuto è pubblico in tutti i sensi, in volta è sudditanza verso potere e poispecie quando vi è una trasmissione tenti- spesso abbandonata nell'infortelevisiva in diretta (è proverbiale, nel- mazione sportiva, dove i soggetti dell'epoca ruggente della radio, l'inter- l'informazione, per quanto «divi•, vento «favolistico• delle ormai leg- sono divinità poco temibili, qualche gendarie radiocronache di Niccolò volta inermi di .fronte alle bufere di Carosio in occasione delle vittorie del- carta stampata. Ma gli atleti hanno a la nazionale nel 1934 e nel 1938). La disposizione un campo di lotta pubblinazionale di calcio, poco più di una co in cui possono difendere e dimodozzina di uomini, ha potuto costrin- strare le proprie ragioni. Avendo digere alla resa la stampa proprio per menticato questa banalità fondamen- B lqueraanltfei~ e ub li ·1 -dela talea ostra stampa si è condotta con \►- l'usuale tracotanza, e per questo è stata punita. I calciatori della nazionale non si sono limitati a smentire sul campo le previsioni della stampa. Hanno reagito sul terreno specifico dell'informazione, decidendo una sorta di autoblackout, o embargo delle notizie, privando cosi i giovani delle preziose dichiarazioni e interviste che servono a ravvivare gli scarni notiziari dei giorni Indice deDa comulliazloae «free f/ow of information», del libero flusso dell'inforlJlazione, cavallo di ba11agliadei grandi ve/lori.multinazionali e bestia nera dei paesi del Terzo Mondo, che vedono in essa il travestimento del neoimperalismo. Da questo punto di vista, il valore quasi simbolico della somma chiesta a Time da~India non deve trarre in inganno. Una volta aperta la breccia, si potrebbe profilare una specie di Opec dell'informazione, che potrebbe coalizzare i paesi dove le notizie vengono «estraile». Tullo ciò è ancora affidato alle ipotesi. nè i rapporti di forza at111a/1111·Ht1· l'Ìl!t'llli nf'I m,mc/o ,/4'//n t u1111t111ca:.101tt· awon~-:anu 1·0/1 d1 .Ja11tasia troppo fervidi. Ciò che 1101d1ovrebbe sfuggire è la difficoltà co11cui le categoriecanoniche del commercio, della proprietà e del capitale si ada11a11a0lle caralleristiche di quello strano oggello che va sollo il nome di «informazione». Sono ben note le complicazioni e le difficoltà cui va incontro, da secoli, la problematica dei breve/li; cioè dello strumento cui è affidata la proteztone della proprietà privata nel campo de/- l'informazione applicata. -Viene alla mente la non lontana decisione della giustizia Usadi autorizzare la breve/labilità di «pezzi di natura», quali risultano dalla manipolazione dell'ingegneria genetica. Che cos'è prodotto, in questo campo, e che cos'è scoperta o uso di qualcosa che «preesiste»? Per difendere i propri dirilli di appropriazione, le imprese pongono l'accento sul lato del processo produttivo. Ma, cosi facendo, che precedono o seguono le partite, il gioco parlato che ormai da tempo ha assunto un ruolo altrettanto importante del gioco giocato. • Lo sciopero del silenzio è stato deciso all'indomani della partita pareggiata con il Camerun, ma le premesse erano state già poste da diversi giorni. 11 Corriere dello Sport e La Gazzella dello Sport- che sembra abbiano raggiunto durante il Mundial la tiratura media di un milione di copie- si erano già abbandonate a qualche intemperanza informativa; la più vistosa, probabilmente, è quella che aveva portato ad insinuare una «affettuosa amicizia fra Cabrini e Rossi•, che. dormivano nella stessa stanza. Poi Lino Cascioli del Messaggero fa scoppiare il caso «politico•: scrive che in caso di passaggio del primo turno ogni calciatore riceverebbe un premio di 70 milioni. All'indomani della partita con il Camerun, alcuni parlamentari presentano una interrogazione parlamentare sulla notizia del super-premio; si fa chiasso sulla violazione del «tetto sacro» del I 6 per cento sugli aumenti salariali. Bearzot rilascia una dichiarazione durissima: «Dovrebbero fare un'inchiesta sui premi partita di certi che cosa rimane dell'ideologia della «oggellività• delle notizie e dell'informazione? Se tu/lo è simbolo e appropriazione simbolica, come proteggere poi la proprietà dall'appropriazione simbolica ulteriore?. Qui viene incontro una seconda notizia. Questa volta è di scena la Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha accettato di prendere in esame una causa avviata dalla Universo/ Studios e dalla Walt Disney Productions contro la giapponese Sony, accusata di infrangere le leggi sul copyright per il solo fallo di fabbricare e vendere videoregistratori domestici, che consentono agli utenti tl'levisivi di memorizzare sul nastro magnetico i film trasmessi, senza pagare i relativi dirilli. La decisione della Corte Suprema, che è a/lesa fra un anno, è anche in questo caso densa di implicazioni politiche e concettuali, che •·edo110comrapposti gli interessi dei produuori ele11roniciagli interessi dei produttori di spe11acolo.Questi ultimi chiedono che venga imposta una royalty da pagare a/l'acquisto del videoregistratore o, in alternativa, delle videocasseue vergini. li quesito che si impone immediatamente è: come ammel/ere la gratuità dell'appropriazione simbolica da parte di Time i11 India e negarla invece, negli Stati Uniti, ad opera degli utenti televisivi americani? In auesa che vengano mobilitati epistemologi e filosofi (come resistere alla suggestione di vedere nel caso indiano le traccedi una anticafilosofia, esperta delle so11igliezu del/'apparenza?) le due notizie in questione ci richiamano con brutalità ai vuoti concel/uali e teorici che il procedere tecnologico ed economico me/le a nudo quando investe i terreni metafisici de/- l'informazione. Forsequesti vuoti sono funzionali allarisoluzione dei problemi in termini di rapporti di forza. Ma non tu/li i nodi possono essere tagliati dalla spada. Can India put a tax on Time lnc.'s news?, Business Week,June 21, /982. Supreme Court will rule on video use, FluanciaJTtmes, lune I 5, 1982. signori del Parlamento•. Si apprenderà, ufficialmente, che il premio è, in effetti, di 20 milioni. Intanto i calciatori hanno deciso lo sciopero del silenzio e delegato il capitano Zoff a tenere i rapporti con i giornalisti. Il Mundial degli azzurri si colora cosl anche di una sfumatura di protesta contro l'establishment politico, oltre che informativo. Assediata dai nemici, la squadra italiana vince con l'Argentina. All'uscita del campo, il difensore Gentile, secondo Il Messaggero, urla «bastardi• ai giornalisti italiani. Alla successiva conferenza-stampa Bearzot grida a Cascioli del Messaggero: «Tu sei un mascalzone, ecco cosa sei•. Poi la squadra batte anche il Brasile, mezza Italia scende per le strade osannando gli azzurri. Il silenzio-stampa è mantenuto ad oltranza, fino all'arrivo ~i Per- • tini a Madrid, fino alla vittoria conclusiva sulla Germania. Una piccola considerazione: il sug- •gerimento della nazionale di calcio andrebbe meditato da tutti quei soggetti di informazione che anno ragioni di lamentare o temere una prevaricazione dei media. Negare l'informazione a chi ne fa un uso distorto è qualcosa di più di un diritto; tra l'altro, è un diritto di cui il potere politico ed economico si avvale continuamente, selezionando accuratamente le notizie da pa9sare e quelle da tenere coperte. I media sono, il più delle volte, rispettosi di questa selezione. Non si vede perché, dal basso, non si dovrebbe fare altrettanto: non solo nei confronti della stampa, della radio, della televisione, ma anche dei sondaggi di opinione, delle indagini di mercato e simili, dove i cittadini forniscono gratuitamente un'informazione che sfugge al loro controllo, e che verrà sostanzialmente usata come mezzo di governo e di rappresentazione unilaterale delle condizioni di esistenza. Non è una ricetta, questa che suggeriamo, ma un punto da cui è possibile aprire una riconsiderazione del rapporto fra pubblico e mezzi di comunicazione, dove l'asimmetria è tutta a favore dei secondi. Sull'Europeo, Antonio Ghirelli, che è stato anche direttore del Corriere dello Sport, afferma: «Mentre la politic&,l'economia, la cronaca abbondano di avvenimenti, i giornalisti sportivi sono costretti a dilatare spesso fatti di modeste proporzioni. Ecco che nasce la ricerca disperata del retroscena, l'esasperazione polemica ...•. Da questa tesi dissente il condirettore della Gazzella dello Sport, Gianni de Felice: «Se cosl fosse, con il silenzio-stampa dei giocatori non avremmo più saputo che scrivere. Invece il nostro giornale ne ha addirittura beneficiato•. E il vicedirettore del Corriere dello Sport incalza: «Se il nostro quotidiano ha realizzato per Italia-Germania il record assoluto di tiratura, con un milione e settecentomila copie, vuol dire che il pubblico non ci ha bocciato. Hanno perso gli scandalisti, non i giornalisti sportivi». Ma l'ammissione che- privati di dichiarazioni e pettegolezzi- i giornali hanno migliorato in qualità e quantità di diffusione non fa che riproporre il problema: la proliferazione delle indiscrezioni e dei dettagli, di cui il giornalismo sportivo è particolarmente affetto, è una anomalia, non una necessità informativa. Se bisogna concordare con Ghirelli che l'informazione sportiva è più labile, perché costretta a parlare per giorni e giorni di un avvenimento che, di solito, si esaurisce in poche ore, tuttavia la proliferazione dei dettagli non è- come mostra Giovanni Cesareo nel suo libro FaNotizia-- un vizio esclusivo del giornalismo sportivo. Anche negli altri settori dell'informazione la _notizia-dettaglio ha spesso la precedenza, nella ricostruzione di un quadro informativo, sugli elementi di analisi e di sintesi. Per inciso, osserviamo che questo Mundial ha definitivamente dimostrato che non esiste una concorrenzialità i di audience fra televisione e stampa. In occasione delle partite della nazionale, Ji la Rai ha registrato i nuovi record di !E ascolto, superando anche la soglia dei ~ 30 milioni di spettatori. Dal punto di .;; vista informativo, non si potrebbe .,.. immaginare un avvenimento pià «bru- .; ciato•, più esaurito dal mezzo televisi- !! ~ vo. Eppure i giornali- non solo quelli :!, sportivi--hanno a loro volta conseguito ,.

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