Alfabeta - anno IV - n. 35 - aprile 1982

5 Una giovane donna apparentemente molto infelice viene a trovarmi nel mio studio. Fra le braccia ha un bambino negro. Non parliamo, io mi domando come quella donna cosi bella e cosi povera può avere un bambino di colore. Ma all'improvviso lei mi si avvicina e mi bacia sulla bocca. E allora ho l'impressione, ma solo l'impressione, di capire tutto. 6 La incontro su un marciapiede di Parigi, in una via deserta. Il cielo, di UI) colore indefinito, mi dà il senso di una grande libertà fisica. Non vedo il volto della donna, che è del colore dell'ora, ma provo un grande piacere a non staccare lo sguardo dal luogo in cui si trova. Ho davvero l'impressione di auraversare le quauro stagioni. Dopo un lungo momento la donna disfa lentamente i nodi dei nastri che porta sul peuo e sul ventre. Il suo volto allora appare, ed è bianco e duro come il marmo. (I) La figura femminile col berretto grigio che simboleggia la Francia (N.d.T.). • Raymond Queneau Mi trovo a Londra, in una delle vie più miserabili della ciuà. Cammino spedito, domandandomi come si dice in slang «pisciatoio». Passo davanti a una stazione che mi pare con tu/la evidenza quella di Brompton Road. Per lastrada una donna canta infrancese: C'est jeune. Poi al/raverso un ponte sul Tamigi che è diventato eccessivamente piccolo e nel quale navigano numerosi ballelli di grossa stazza. Alcuni marinai della Martinica stanno issando una barca sul ponte. C'è una straordinaria animazione. Ora sono in compagnia di tre amici: J.B.P., L.P. e V.T. Quest'ultimo, con la giustificazione di non essere ancora al verde, regalaa ciascuno di noi una banconota di cinque franchi e una moneta di cinque centesimi. Passiamo di fronte a un negozio dove sono esposti dei feticci negri e delle antichità orientali. J.B.P. muove alcuni passi magnetici davanti alla vetrina dicendo: «Il periodo terziario non esiste». Subito dopo ci troviamo alla fiera di Batignolle che però è in Avenue Clichy. Voglio entrare in un museo di anatomia, ma i visitatori sono cosl numerosi che non riesco a vedere niente. Vorrei comprare delle caramelle, ma quelle che mi erano sembrate pastiglie di eucalipto sono invece dei cristalli di un metallo scoperto di recente. In quel momento P. mi rimprovera di non scrivergli mai, e subito dopo mi trovo da solo in una via ingombra di automobili. La folla grida: «Sono i preti che ingombrano le strade!». Ma io non vedo nessun prete. Tento invano di auraversare la strada. Una donna mi prende per un braccio e mi dice: «Matrice ipercomplessa». Da La Révolution Surréaliste n. 3, Paris, aprile IY25 Max Ernst Visioni del dormiveglia Da 5 a 7 anni Davanti a me vedo un pannello dipinto molto grossolanamente con dei larghi traili neri su fondo rosso, che rappresenta un falso mogano e che provoca delle associazioni di forme organiche (occhio minaccioso, naso lungo, grossa testa d'uccello dalla spessa chioma nera, ecc.). Davanti al pannello, un uomo nero e lucente fa dei gesti lenti, strampalati e, secondo i miei ricordi di un'epoca molto posteriore, gioiosamente osceni. Questo strano tipo porta i baffi di mio padre. Dopo aver eseguito alcuni balzi «au ralenti» che non mi piacciono, le gambe divaricate, le ginocchia piegate, la schiena piegata, egli sorride ed estrae dalla_tascadei pantaloni una grossa matita ed una materia molle, che non riesco a definire più precisamente. Si meue al lavoro; soffia molto forte e tracciafreuolosamente delle linee nere sul pannello di falso mogano. Ouiene delle forme nuove, sorprendenti, abbielle. Sottolinea le somiglianze con animali feroci e viscidi a un punto tale che ne olliene degli esseri viventi che mi ispirano orrore ed angoscia. Soddisfallo della sua arte, l'uomo raccoglie le sue creazioni in una sòrta di vaso che dipinge nel vuoto. Fa girare il contenuto del vaso muovendo la sua grossa matita sempre più rapidamente. Anche il vaso prende a girare e diventa una trouola. La matita diventa una frusta. Ora mi accorgo con chiarezza che questo strano piuore è mio padre. Maneggia la frusta con tulle le sue forze e accompagna i suoi movimenti con terribili soffi paragonabili agli sbuffi di un'enorme macchina a vapore sollo pressione. Con sforzi inauditi fa girare al/orno al mio /elio questa abominevole trouo/a, che contiene tu/li gli orrori che mio padre è capace di svegliare amabilmente in un pannello di falso mogano grazie alla sua sinistra matita molle. Un giorno della mia pubertà, ho esamina!o molto seriam.ente il problema di capire come mio padre si fosse comportato la noi/e del mio concepimento. Come risposta a questo problema di rispeuo filiale sorse in me il ricordo precisissimo di questa visione di dormiveglia che avevo totalmente scordato. In seguito n·onho mai potuto disfarmi di un'impressione nel/amen/e sfavorevole sulla condo11adi mio padre in occasione del mio concepimento. •i ·, \.! ':-°'' r:,--.·, ,- ~ ..', ì 611.v.,L, ecag1nob1anco All'età della pubertà Il gioco ben noto delle illusioni ouiche diventa presto un corteo di uomini e donne, vestiti normalmente che da un orla.onte lontano si dirige verso il mio /elio. Prima di arrivare i viandanti si separano: le donne passano a destra, gli uomini a sinistra. Curioso, mi sposto verso destra in modo che non mi sfugga nessun viso. Inizialmente sono colpito dall'estrema giovinezza di tulle queste donne; ma esaminandole bene, viso per viso, mi accorgo del mio errore: sono donne quasi tutte di una certa età, alcune vecchie e soltanto due o tre giovani, di dicio110anni all'incirca, l'età che corrisponde alla mia pubertà. Sono troppo occupato dalle donne per prestare auenzione a quel che accade sulla parte sinistra. Ma pur senza vedere io so che, da questo lato, commellerei l'errore opposto: tulli quei signori mi spaventano a causa della loro vecchiaia precoce e della loro notevole bru11ezzama, ad 1111 esame più a11e1110so, lo mio padre possiede effeuivamente i traili di un vegliardo. Nel mese di ·gennaio 1926 Mi vedo coricato nel mio /elio e, ai miei piedi, in piedi, una donna grande e snella che indossa un vestito molto rosso. Il vestito è trasparente e anche la donna. Sono deliziato dalla finezza sorprendente della sua ossatura. Sono tentato di farle un complimento. Da La Révolution Surréaliste 11. 9/10, Paris, 011obre1927 AnicVisioni del d"ormiveglia Dopo un lungo cammino mi trovo in uno scompanimento di terza classe dove ci sono altri viaggiatori che distinguo male. Mentre sto per addormentarmi noto che le scosse regolari del vagone scandiscono una parola, sempre la stessa, che è pressappoco Adéphaude. L 'adéphaude è una pietra preziosa gialla che vedo posata sulla reticella accanto a un pacche110fallo molto male, avvolto in una tela da imballaggio, sul quale un'etichetta delle ferrovie porta questa iscrizione: Rodi 1415; il che è un errore, ne sono convinto. Mi è impossibile individuare la battaglia in questione, nonostante gli impagliatori che imerrogo l'uno dopo l'altro sulla sponda di quell'interminabile palude che al/raverso vestito da vagabondo. Sono arrivato in uno scompartimento di seconda classe. Con tono sardonico osservo fra me e me che ora nella reticella ci sono due pacchelli recami la scriua: Rodi senza data A questo punto noto ne/l'angolo opposto una giovane signora che parla concitatamente ad un compagno dapprima invisibile, che potrebbe essere me stesso, o qualche parente lontano di una certa signora Carnegie che penso d'aver conosciuto nella mia infanzia. La giovane signora è vestita con grande eleganza. Afferro appena qualche parola della conversazione:« ... In mancanza di lacca.. .>. Si 1ra11eavidentemente dei pacchelli che in effeui hanno un aspe110straordinariamente scrostato. Giro gli occhi verso l'interlocutore della signora e mi accorgo che è coperto da un'armatura che lo nasconde completamente. Mi alzo indignato. Ai miei piedi si trovano i resti di uno spuntino freddo. La signora si asciuga le mani con un fazzoletto di pizzo. Siamo in aperta campagna, vicino a un pendio. È la sera della battaglia di Marignano. (N.B. antico nome di Melegnano. Allude alla bauaglia del I5 I 5 tra la Francia di Francesco I e l'Impero asburgico per il possesso di Milano). Da La Révolution Surréaliste n. CJ II O, Paris, 011obreI CJ27

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