Alfabeta - anno IV - n. 33 - febbraio 1982

Gilles Deleuze e Félix GuattJiri: Spinoza contro Hobbes li libro di Negri su Spinoza L'anomalia selvaggia, scritto in carcere, è un gran libro, che rinnova per molti aspetti la comprensione del pensiero di Spinoza. Eric Alliezne ha fatto una eccellente analisi nella rivista «Critique». Presto uscirà la traduzione francese di Fi-ançois Matheron. Vorremmo insistere su due delle tesi principali di Negri. 1. L'antigioridicismo di Spinoza L'idea fondamentale di Spinoza è quella di uno sviluppo spontaneo delle forze, almeno virtualmente. Ciò significa che, almeno in via di principio, non c'è bisogno di una mediazione per la costituzione dei rapporti corrispondenti alle forze. Al contrario, l'idea della necessità di una mediazione è propria di una concezione giuridica del mondo come viene elaborata con Hobbes, Rousseau, Hegel. Questa concezione implica che 1) le forze abbiano un'origine individuale o privata; 2) che esse debbano essere socializzate per dare origine ai rapporti adeguati ad esse corrispondenti; 3) che c'è dunque la mediazione di un Potere («potestas»); 4) che l'orizzonte è inscindibile da una crisi, da una guerra o da un antagonismo, dei quali il Potere si presenta si come la soluzione, ma come la «soluzione antagonista». Si è spesso presentato Spinoza come appartenente a una linea giuridica, tra Hobbes e Rousseau. Non è cosi, secondo Negri. In Spinoza le forze sono inseparabili da una spontaneità e da una produttività che rendono possibile il loro sviluppo senza mediazione, cioè la loro composizione. Esse sono di per sé elementi di socializzazione. Spinoza pensa immediatamente in termini di «multitudo» e non di individuo. Tutta la sua filosofia è una filosofia della «potentia» contro la «potestas». Essa si inserisce in una tradizione antigiuridica che, passando per Machiavelli, sfocerà in Marx. Si tratta di una concezione della «costituzione» ontologica, ovvero della «composizione» fisica e dinamica che si oppone al contratto giuridico. In Spinoza il punto di vista ontologico di una produzione immediata si oppone a qualsiasi richiamo a un Dover-essere, a qualsiasi mediazione o finalità («con Hobbes la crisi connota l'orizzonte ontologico e lo sussume, con Spinoza la crisi è sussunta dentro l'orizzonte ontologico»). Benché si intuisca la importanza e la novità di questa tesi di Negri, il lettore può temere l'atmosfera di utopia che ne esce. Perciò Negri sottolinea il carattere eccezionale della situazione olandese, e ciò che rende possibile la posizione spinoziana; contro la famiglia d'Orange che rappresenta una «potestas» conforme a una Europa monarchica, l'Olanda dei fratelli De Witt può tentare di promuovere un mercato come spontaneità delle forze produttive, ovvero un capitalismo come forma immediata della socializzazione delle forze. Anomalia di Spi- • noza e anomalia olandese ... Ma in un • caso come nell'altro, non si tratta della stessa utopia? È a questo punto che si inserisce il secondo punto forte dell'analisi di Negri. 2. L'evoluzione di Spinoza il primo Spinoza, quale appare nel Breve trattato e ancora all'inizio dell' Etica, resta effettivamente dentro la l'anomaliaSpinoza Cii/es Deleuze, Félix Guattari, Alexandre Matheron prospettiva dell'utopia. Egli tuttavia rinnova tale prospettiva perché assicura una espansione massima alle forze, raggiungendo una costituzione ontologica della sostanza, e dei modi attraverso la sostanza (panteismo). Ma proprio a causa della spontaneità dell'operazione o dell'assenza di mediazione, la composizione materiale del reale concreto non si manifesta come potenza propria, e la conoscenza o il pensiero dovranno ancora ripieRoma, 17 dicembre. FIiosofi per un ftlosofo I testi qui raccolti, sono tratti dal dibattito sul libro di Antonio Negri L'anomalia selvaggia (Feltrinelli, 1979), tenutosi a Roma il 17 dicembre /981. L'iniziativa di una discussione pubblica sul testo di Negri, progettata da tempo da Paola Negri e Massimo Cacciari, è stata realizzata con il contributo della casa editrice Feltrinelli e della Multhipla edizioni (che pubblicherà gli atti del convegno), con la partecipazione di Alfabeta. Al dibattilo, presieduto da Massimo Cacciari, hanno preso parte Roberto Esposilo, un giovane filosofo che si occupa di filosofia rinascimentale, e collabora alla rivista Il Centauro; Antimo Negri, autore di un gran numero di studi, e del quale è apparsa recentemente, presso l'editore Marzorati, una monumentale Filosofia del lavoro; Alexandre Matheron, il più accreditato specialista francese di Spinoza (autore a cui ha dedicato due libri: lndividu et communauté chez Spinoza, del '69, e Le Christ et le Salut des ignorants chez Spinoza, del '71); Giorgio Agamben, del quale sono noti i numerosi saggi di filosofia e di leueratura, e che era presente per i suoi interessi nei confronti del pensiero rinascimentale (in particolare, per certi temi di Stanze, del '77). Gilles Deleuze, anch'egli specialista di Spinoza (e autore, tra l'altro, di due monografie spinoziane: Spinoza et le problème del l'expression, del '69, e Spinoza. Philosophie pratique, la cui seconda edizione, accresciuta, è apparsa nell' 81), non ha potuto essere presente·di persona. Il suo.intervento sullo Spinoza di Negri è stato letto da Yann Moulier, giovane ricercatore dell' lnstitut d' Etudes Politiques di Parigi; Deleuze, in quesl/J occasione ha inoltre stilato la breve lettera sulla situazione garsi su se stessi, assoggettati a una produzione soltanto materiale dell'essere, invece che aprirsi al mondo. È per questo motivo che il secondo Spinoza, quale appare nel Trattato tea-• logico -politico e si manifesta con forza nel corso dell'Etica, si caratterizza per due temi fondamentali: da un lato la potenza della sostanza è ripiegata sui modi ai quali essa serva da orizzonte, dall'altro il pensiero si apre sul mondo e si pone come immaginazione materiale. A quel punto l'utopia lascia il posto alle premesse di un materialismo rivoluzionario. Non che l'antagonismo e la mediazione siano ristabilite. L'orizzonte dell'essere sussiste immediatamente, ma come luogo della costituzione politica, e non come utopia della costituzione ideale e sostanziale. 1 corpi (e le anime) sono delle forze. In quanto tali essi non si definiscono soltanto tramite i loro incontri e i loro scontri casuali (stato di crisi). Essi si polilica in Italia, che pubblichiamo qui sotto. I testi di Deleuze e Guattari e di Matheron sono eloquenti, e non richiedono una presentazione. In essi, si riconosce la profonda stima che due filosofi, studiosi di Spinoza, accordano a Toni Negri come spinozista. E proprio questo tema, la volontà di diballere su Negri in quanto filosofo, è stato il filo conduttore del colloquio romano. Massimo Cacciari, introducendo il dibattito, ha infattisouolineato l'importanza, culturale e politica, del fatto che 'un gruppo di filosofi si riunisS'e per «discutere filosoficamente» L'anomalia selvaggia (un testo che, ha osservato Cacciari, è stato sottoposto per ragioni estrinseche ai suoi contenuti teorici, a una sorta di censura: una congiura del silenzio per cui, in seguito alle vicissitudini giudiziarie di Negri, la cultura italiana quasi non ha dibattuto le tesi filosofiche presenti nel suo libro). Muovendo da questa considerazione di Cacciari, tutti gli interventi si sono concentrati sulla specificità esegetica del testo di Negri. Roberto Esposito ha ravvisato in L'anomalia selvaggia una interpretazione di Spinoza in quanto filosofo della differenza, della singolarità - della anomalia, appunto - considerate come elementi di forza e di af fermatività, e non come principi, negativi, di caos, di devianza priva di regole e di senso. Antimo Negri vi ha riconoscilllo lo sforzo di presentare Spinoza come il pensatore della Potentia, della libera affermativilà, contro i filosofi della Potestas, del potere come contratto e negatività. Un desiderio di libera potenza non contrattualizzata che Spinoza ha rivendicato a tutti i livelli: da quello pratico e personale (egli rifiutò ogni incarico di insegnamento pubblico, rimase un «penSatore·privato», come Nietzsche·e Schopenhauer, temendo di definiscono attraverso rapporti tra una infinità di parti che compongo_noogni corpo, e che danno loro il c·arattere di una «multitudo». Ci sono dunque.processi di composizione o di scomposizione-decomposizione dei corpi,· a seconda che i loro rapporti caratteristici con-vengano o meno. Due o più corpi formeranno un tutto, cioè un terzo corpo, se compongono i loro rapporti rispettivi in circostanze concrete. li più alto esercizio dell'immaginaMezzi corauati M1I 3 de/l'esercito italiano in esercitazione zione, il punto in cui essa ispira l'intelletto, è quello di far sl che i corpi (e le anime) si incontrino secondo rapporti componibili. Di qui l'importanza della teoria spinoziana delle nozioni comuni, parte fondamentale dell'Etica, dal libro lf al libro V. L'immaginazione materiale tesse la sua alleanza con l'intelletto assicurando contemporaneamente, sotto l'orizzonte dell'essere, la composizione fisica dei corpi e la costituzione politica degli uomini. perdere la propria libertas philosophandi); a quello teorico: lo spinozismo è una do1trina del desiderio opposto al quietismo, della cupiditas contro la mediazione; ed è pervaso da un singolare spirito dell'utopia, per cui ilpanteismo di Spinoza non si risolve minimamente in una accettazione del mondo quale è: nello spinozismo, soprattutto nella lettura di Toni Negri, il mondo è quello che non è ancora. Infine, Giorgio Agamben ha sottolineato nel pensiero di Spinoza la presenza di una metafisica affermaiiva, liberata cioè dalla visione dell'essere come assenza, e del pensiero come registrazione di tale mancanza (un programma che avvicinerebbe lo spinozismo al primissimo idealismo tedesco, quello del progetto giovanile, poi in parte tradito o mancato, di Holderlin, Schelling e Hegel). /1 leit-motiv del dibattito è stato, perciò, quello di Spinoza come pensatore della affermatività, per il quale la Potentia, consiste in uno sviluppo spontaneo, non mediato, delle forze, contro i pensatori della Potestas, del potere come contralto sociale. Lo spinozismo (come il testo di Deleuze e Guattari mette in evidenza) è una dottrina rigorosamente antigiuridica. Per essa, il potere politico non viene delegato contrattualmente, e in modo definitivo, dal popolo al sovrano, in cambio della tutela, della sicurezza (interpretazione giuridicistica del potere; la linea dei pensatori del negativo: Hobbes, RouHeau, Hegel). Al contrario, secondo Spinoza - come si legge nell'intervento di Matheron - «il diritto dei detentori del potere politico è( ... ) la potenza della moltitudine, e nient'altro: è la potenza collettiva che la moltitudine accorda a essi, e riaccorda loro in ogni istante in quanto uso, ma potrebbe benissimo cessare di mettere a loro disposizione~. Mau_rizioFerraris Ciò che Negri aveva già fatto in modo approfondito per Marx, a proposito dei Grundrisse, lo fa ora per· Spinoza: una riconsiderazione /lei ruolo rispettivo del Breve trattato da una· parte e del Trattato teologico polilico dall'altra nell'opera di Spinoza. È in • questo senso che Negri propone una evoluzione di Spinoza: dà una utopia progressista a un materialismo rivoluzionario. Negri è senza dubbio il primo a dare pieno senso filosofico all'aneddoto secondo il quale Spinoza si era ritratto nelle vesti di Masaniello, il rivoluzionario napoletano (cfr. quello che dice Nietzsche sull'importanza degli «aneddoti» relativi al pensiero nella vita di un filosofo). Abbiamo dato una pesentazione estremamente rudimentale di due tesi di Negri. Non crediamo che convenga discutere queste tesi, né apportare ad esse affrettatamente obiezioni o consensi. Queste tesi hanno il merito evidente di rendere conto della collocazione eccezionale di Spinoza nella storia del pensiero. Queste tesi sono profondamente nuove, ma quello che esse ci fanno vedere è innanzitutto la novità di Spinoza stesso nel senso di una «filosofia dell'avvenire». Esse mostrano il ruolo fondamentale della politica nella filosofia di Spinoza. Il nostro principale impegno dovrebbe essere quello di • valutare la portata di queste tesi, e di capire quello che Negri ha in questo modo trovato in Spinoza, e quello in cui egli è autenticamente e profondamente spinoziano. (Traduzione di Alessandro Serafini e Yann Moulier) Alexandre Matheron: Nelle cose stesse Vorrei esprimere qui, insieme, la mia ammirazione per il libro di Negri, il mio sostanziale accordo con la sua intepretazione di Spinoza e anche, di passaggio, alcune riserve che esso può ispirare a uno storico della filosofia, che professionalmente è tentato a attenersi sempre alla letteralità dei testi. Ammirazione, nel senso classico così come nel senso corrente della parola, per la straordinaria analisi marxista. attraverso la quale Negri rende comprensibile il rapporto tra la evoluzione del pensiero di Spinoza e le trasformazioni storiche avvenute nella situazione olandese del suo tempo. Purtroppo, non sono abbastanza competente in materia per potermi permettere di giudicare la verità o la falsità della sua ipotesi. Ma è certo che essa è molto feconda, e che consente di introdurre una logica interna in quanto già si sapeva, e insieme, di porre in rilievo il carattere significativo di alcuni dati di fatto che, sinora, erano stati troppo spesso considerati marginali. Questa analisi ci fa capire, prima di tutto, come «l'anomalia olandese» possa rendere conto della persistenza tardiva nei Paesi Bassi di quel panteismo utopico di Ùpo rinascimentale che di fatto, con molta confusione e incertezza, ha caratterizzato lo Spinoza del Breve trattato. Ci fa capire, poi, come la tardiva comparsa, in Olanda, della crisi del capitalismo nascente possa rendere conto della dislocazione di questo iniziale panteismo e della nece~sitàavvertita da Spinoza, cosl come egli di fatto la avvertl, di operare un rimaneggiamento concettuale molto difficile. Infine, essa ci fa capire come la rivolta di Spinoza contro la soluzione che in tutto il resto d'Europa era stata data a questa crisi, e che minacciava di estendersi anche all'Olanda, possa rendere conto del risultato finale di questo rimaneggiamento concettuale. Ora, lasciando da parte l'ipotesi in quanto tale, ritengo che, nell'essenziale, i fatti sui quali essa attira la nostra attenzione siano molto reali e importanti. Una ontologia concreta È vero, in primo luogo, per quanto

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