Alfabeta - anno III - n. 28 - settembre 1981

...... ~ °' ...... ~ .e:, E ~ ~ OC) "' s:i ~ ., cina, e a fortiori di un quadro superiore, è maggiore di quello di un operaio. I rapporti puramente numerici sono secondari. Bisogna aggiungere che la maggioranza dei membri dei comitati sindacali (tanto a livello di impresa che a quello di reparto) sono più o meno obbligatoriamente iscritti al Partito. Quanto alle rare persone che non lo sono, esse sono tenute a seguire le decisioni assunte dai nuclei di Partito, in virtù stessa del principio del «ruolo dirigente» di quest'ultimo. È cosi che il doppio inquadramento della classe operaia (da una parte dall'apparato di Partito, dall'altra dai quadri di impresa) tende in definitiva ad operare in modo che i due livelli ora si confondono, ora si rafforzano reciprocamente. Si capisce allora perché i sindacati ufficiali non possono difendere gli «interessi operai»: in ragione della loro stessa struttura, essi sono portati naturalmente a difendere quelli della direzione (assieme a quelli del Partito). Quando si verificano crisi acute del regime stabilito questo fatto elementare, noto a tutti coloro che vivono questa situazione, finisce quindi per esprimersi pubblicamente, anche sulla stampa sindacale. Un solo esempio, tratto da un articolo della rivista sindacale cecoslovacca, che richiama la situazione ed il ruolo dei comitati sindacali di reparto (che si trovano al cuore stesso dei problemi operai): «li comitato sindacale può influenzare sensibilmente la vita del reparto. Sfortunatamente, i suoi interventi hanno spesso un carattere unilaterale (...) Perché avviene cosi? È chiaro come il sole. La dipendenza dei membri del comitato sindacale di reparto nei confronti della direzione del reparto e dell'impresa è incontestabile. L'organizzazione sindacale non è, non è mai stata, un interlocutore in grado di trattare su un piano di parità con la direzione d'impresa e di conseguenza ancor meno con le organizzazioni di Partito. Ogni operaio appena un po' perspicace si accorgerebbe del fatto che, in caso di conflitto fra lui e la direzione, l'organizzazione sindacale si schiererebbe- magari in modo velato - dalla parte della direzione» (Odborar, agosto 1968) 3) Supremazia dei livelli superiori del sindacato sulle sezioni di impresa Ecco infine il terzo principio organizzativo, comune anch'esso a tutti i paesi dell'Est: un centralismo applicato metodicamente a tutti i livelli e in tutti i campi dell'attività sindacale. A prima vista può sembrare una regola inutile. Perché infatti le sezioni sindacali d'impresa, già abbastanza inquadrate dalla Direzione e dal Partito, dovrebbero-per di più- essere sottoposte alla direzione ed al controllo permanente di organismi che si trovano al di fuori dell'impresa? Purtuttavia è un dato di fatto incontestabile che nessuna reale autonomia viene accordata alle sezioni sindacali d'impresa, come se, abbandonate a se stesse, la loro tendenza naturale fosse quella di uscire dalla retta via, dal cammino che è stato loro tracciato. Senza dubbio il timore di una pressione operaia che tenti di trasformare a poco a poco i sindacati ufficiali in un'istituzione autonoma è un problema costante dell'autorità stabilita (è noto. che un centralismo altrettanto rigoro- ~ Stuoie d' erbe intrecciate, si Ceylon (1800). -- so governa tutta l'attività del Partito. Si potrebbe quindi dubitare che esso sia ispirato da un'analoga preoccupazione: evitare che le sezioni di impresa del Partito si impegnino anch'esse in una contestazione del sistema). Anche la costante supremazia dei livelli «superiori» sui livelli «inferiori» è minuziosamente codificata: «li Consiglio centrale dei sindacati costituisce l'organismo dirigente intersindacale superiore dei sindacati sovietici( ...) Tutti i sindacati di categoria (federazioni) al pari di tutti gli organismi intersindacali territoriali rispondono della loro attività al Consiglio centrale dei sindacati dell'Urss (...) « I consigli sindacali( ...) di repubblica, territoriali, regionali( ...) assicurano la direzione operativa di tutte le organizzazioni sindacali e delle istituzioni loro subordinate a livello di repubblica, territorio, regione» (Citazioni da un manuale sovietico dedicato alle «regole organizzative» e al «lavoro di massa» dei sindacati). Superficie a meandri, Sparta, Grecia. vigore in tutti i paesi dell'Est. Un solo esempio: «Le decisioni degli organismi superiori di direzione sono obbligatorie per tutti gli organismi inferiori di direzione e per tutti i membri del sindacato» (Statuto dei sindacati rumeni) Il dettato di queste regole gerarchiIl. Crisi e nuove strutture sindacali La profonda omogeneità delle rivendicazioni operaie che emergono nei momenti .di crisi acuta che il sistema attraversa periodicamente è un fenomeno relativamente poco noto. Pure, un confronto metodico co"nsente di mostrare che in occasione di ogni serio indebolimento del potere costituito - vale a dire ogni qualvolta le circostanze vi si prestano e diviene possibile un'aperta contestazione - la classe operaia tenta immancabilmente di far saltare la triplice morsa in cui è stata rinchiusa. Si tratta di rifiutare la supremazia del Partito, di eliminare il dominio dei quadri economici nell'organizzazione sindacale. di abolire il centralismo. Naturalmente questa contestazione procede spesso per piccoli passi e non assume sempre la stessa estensione. Ma si tratta di differenze di grado e non di natura, perché ilcontenuto delle rivendicazioni è manifestamente convergente. I bronzidiPiero È troppo facile dire, e perfino un po' fatuo, che la folla che va a vedere i bronzi di Riace al Quirinale è spinta in misura maggiore dalla molla del «voglio vedere anch'io», del mitico «io c'ero», anche cronometrando i tempi della coda con un certo orgoglio ( «pensa, cinquanta minuti ... », ecc .). Lasciamo i pensieri della folla alla folla e a ciascuno dei suoi componenti (pensieri che mi è sembrato varino dall'ouusità di una presenza indoua dai mass-media alla commozione per la bellezza che s'impone fino all'avvilimento per ogni povero corpo mortale superstite...) e cerchiamo di capire che cosa si può vedere se si hanno occhi per guardare. Forse suggestionato dalla leuura appena terminata dello splendido saggio di Carlo Ginzburg su Piero della Francesca e della sua tagliente leuura della« Flagellazione»di Urbino non ho quasi potuto fare a meno di vedere nei due bronzi l'immagine di due corpi passati auraverso lamorte e trasfigurati nello spazio di una commemorazione che è la messa in opera, da parte di un artista geniale, di una concezione del- /' esistenza che dall'umanesimo in poi abbiamo chiamato neo-platonismo (per questa via dunque il collegame1110 immediato con il ragazzo morto di Piero, che guarda da un'altra parte, che guarda dove noi non siamo, di là ..). È la statua B (con la sua patina argemea e il suo sguardo ancora più /onQuanto ai comitati sindacali d'impresa (ultimo gradino della gerarchia) essi sono logicamente incaricati di assicurare «l'applicazione delle decisioni degli organismi sindacali superiori». A loro volta, i comitati sindacali di reparto «assicurano l'applicazione pratica delle decisioni del comitato sindacale d'impresa( ...) e di quelle degli organismi sindacali superiori» così come «fondano i nuclei sindacali (costituiti a livello di squadra) e dirigono il lavoro di coloro che li organizzano» (Statuto dei sindacati societici). Questi principi gerarchici sono in ~ . . -~- ' ... .. I i ·~·· -- -mL.-c,,;.:~ -=- f. I ] Labirinto di siepi, Siviglia, Alcazar (I 540). :.;. - ... Antonio Porta tono) che mi ha costreuo a guardare anche la statua A nello stesso modo: insieme la cecità e la luminosità della morte quando nellamorte si scopra una possibilità non certo di sopravvivenza reale ma di umana commemorazione dei valori della vira,riscauando caducità e orrore dell'inevitabile sconfiua con la affermazione altra della continuità della bellezza così come siamo in grado di pensarla e di produrla. Non so se qualcuno abbia già avanzato questa ipotesi, in me l'emozione si èmanifestata in un mome1110di particolare riflesso della luce (occorre dire che al Quirinale i bronzi sono esposti a luce naturale, cioè senza rijleuori o faretti falsificami ...) così che per quella via l'emozione si è unita a quella che provo leggendo e rileggendo queste righe di Carlo Ginzburg che qui devo trascrivere perchè sono parte integrale del mio dire: «la sua presenza (quella del misterioso giovane biondo nella 'Flagellazione', n.d.r.J non è stata spiegata in maniera acceuabile da nessuna delle numerosissime interpretazioni che sono state via viaproposte. li suo abito, il suo volto, il suo aueggiamento appaiono incongrui rispetto a ciò che lo circonda. Egli è a piedi nudi, coperto da una semplice tunica, tra due uomini calzati, che indossano elaborati abiti moderni. Non parla (come l'uomo alla sua destra) e neppur! ascolta (come l'uomo alla sua sinistra). la solenne gravità del primo, /'auenzione del seche è, come ben si vede, sempre preciso né lascia scappatoie. In base a questo sistema, è dunque sempre al Consiglio centrale dei sindacati che spetta la dire.zione permanente di tutti i set- .t.oridi attività dell'organizzazione sindacale unica. È lui che determina l'orientamento generale e fissa i compiti quotidiani delle sezioni d'impresa, contando su un dispositivo di trasmissione articolato su tutta una serie di livelli intermedi. Si arriva cosi ad una notevole uniformità dell'attività sindacale in tutte le imprese. Si tratta di uno degli obiettivi essenziali di questo sindacalismo centralizzato che si opponne in tal modo al crollo progressivo dell'edificio socio-politièo, vietando ogni collegamento «orizzontale» e quindi ogni accordo, ogni contagio fra imprese, settori industriali o regioni. In periodi normali, il sistema funziona in modo spietato: se scoppia uno scioperoin un'impresa,esso è rapidamente circoscritto e liquidato. Nondimeno - come vedremo fra poco - nei momenti di crisi acuta del regime le cose vanno dive-rsamente. Non solo le sezioni d'impresa mli anche i livelli intermedi rivendicano immancabilmente l'autonomia organizzativa come condizione preliminare di un possibile ritorno al sindacalismo operaio. condo non lo sfiorano. Nessuna emozione o se111ime111ri0conoscibile increspa il volto bellissimo. I suoi occhi fissano qualcosa che non vediamo. ligiovane è morto». È dunque il desiderio di guardare dove non si guarda, di ascoltare quello che 1101s1i ascolta, di vedere quello che non si vede, di riscattare la vita co111ro l'orrore della morte (e delle morti che quotidianame/1/e ci stringono d'assedio ...), di ritrovare l'idea della bellezza che si fa corpo come forma ultima di un nostro possibile umano riscauo, è allora tu/lo questo, almeno, che la geme riesce a sentire e a capire empaticamente dai due vivissimi corpi di bronzo sovrastati dal loro sguardo d'avorio che tradisce l'assenza e insieme restituisce una luce che non è luce. Chissà. Questo è ciò che mi dicono i due bronzi ora restituiti alla loro luce sorgiva, la luce mediterranea di Roma (non so se a Reggio Calabria saranno invece rimessi sollo le lampade con la conseguenza di neutralizzare il loro contatto con la luce dei giorni ...). Mi pare cerro che questo è un momento della nostra storia in cui la richiesta di restituzione alla vita di alcuni valori elementari, compreso il riscauo materiale dellamorte, si vafacendo sempre più forte, più decisa. I bronzi di Riace al Quirinale, 29.6 - 12.7 1981 Carlo Ginzburg Indagini su Piero, Einaudi Editore 1981 1) Contestazione del ruolo dirigente del partito Chiave di volta del sistema politico, è il ruolo dirigente del Partito, e più direttamente la subordinazione del sindacato all'apparato di Partito, a trovarsi sotto il tiro della contestazione operaia. Questa contestazione della suprer,1azia del Partito si verifica ad ogni crisi. Ecco, seguendo l'ordine cronologico, una seri.! di dati empirici che sostengono questa affermazione. Polonia 1956-57 Nei confronti dell'estate polacca del Labirinto su prato, Sneintoo (Nothinghamshire). Cappella di Sant'Anna (1409). 1980, l'anno 1956 non è stato che una mezza crisi. Tuttavia il ruolo dirigente del Partito nei confronti dei sindacati fu messo pubblicamente sotto accusa: «Le ramificazioni del Partito ed i suoi organi dirigenti hanno dato al sindacato un orientamento unilaterale, fondato sulla produzione. È divenuta un'abitudine spingere il sindacato, attraverso i militanti del Partito, ad assumere decisioni ingiuste, a dare il loro consenso a misure nei confronti delle quali un'organizzazione sindacale non dovrebbe essere d'accordo> (Glos Pracy, quotidiano sindacale, giugno 1956) «A distanza di un anno la voragine fra classe operaia e sindacati si è approfondita. Per dirla in breve, la classe operaia aveva il suo programma e i sindacati il loro> (Glos Pracy, novembre 1956) Tuttavia è noto che la crisi dei sindacati polacchi nel 1956 non fu che effimera. Nel giro di circa due anni, segnati da lotte operaie che si concludono con una serie di sconfitte, tutto ritorna alla situazione precedente. Il Partito, riesce progressivamente a ristabilire la sua supremazia sull'organizzazione sindacale. Tutto «rientra nell'ordine>, che dura per più di vent'anni. Ungheria 1956 Più che ad una semplice crisi, è ad un crollo totale del sindacalismo ufficiale che si assiste in Ungheria fra la fine di ottobre e gli inizi di novembre del 1956. Apparve allora una nuova istituzione sindacale dal nome assai esplicito di «Federazione nazionale dei sindacati liberi di Ungheria». Il suo «Comitato organizzativo provvisorio> getta le basi di un programma del tutto diverso dal precedente, dato che il punto centrale consiste, riannodando i contatti con le «tradizioni sindacali> nel liberarsi dalla tutela del Partito e nell'instaurare il pluralismo politico: «Il comitato organizzativo provvisorio (...) proclama la sua volontà di resuscitare le antiche tradizioni sindacali per consentire al movimento sindacale di compiere la sua missione iniziale che consiste nella difesa degli interessi operai (paragrafo 1). I sindacati liberi di Ungheria: ( ...) si propongono di difendere gli interessi degli affiliati autonomamente dal governo e da tutti i partiti politici (paragrafo 2) (...) si proponono di partecipare a libere elezioni e di rappresentare la classe operaia in Parlamento e nei diversi organismi rivoluzionari, conservando il diritto di sciopero per appoggiare le loro rivendicazioni (paragrafo 3)> Appena pochi giorni dopo questa definizione di un nuovo programma sindacale soppraggiunse l'intervento massiccio dell'esercito sovietico. Malgrado una lotta accanita ed uno sciopero generale di parecchie settimane, si procede ad una progressiva «normalizzazione> che inizia con la inevitabile restaurazione del ruolo dirigente del Partito e che è stata conservata fino ad oggi. Cecoslovacchia 1968 Contrariamente ad un'opinione assai diffusa, la contestazione del ruolo dirigente del Parito nei confronti delle organizzazioni sindacali è al centro del dibattito durante la e Primavera di Praga>. Solo che, contrariamente a Labirinto su erba, Marflet (Holdemess) (1800).

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