comprendere ciò che accade? Interpretazioni: (I) Il riOusso La campagna sul «riflusso>, il «ritorno nel privato>, ha largamente improntato i flussi di informazione della grande stampa a partire dall'inizio del 1979. Il «riflusso> non è un fatto empirico circoscrivibile nel tempo e nello spazio (un evento «atomico>, come diceva il primo Wittgenstein). È uno schema interpretativo che collega una serie indefinita di avvenimenti. Sarebbe interessante disporre di un elenco degli eventi che la stampa ha classificato nella fenomenologia del «riflusso». Si va dalla famosa lettera delJ'adultero cinquantenne, pubblicata sulla prima pagina del Corriere della Sera del 13 settembre 1978, alla vittoria di Margaret Thatcher nelle elezioni inglesi, dall'ascesa del mito di Woytjla a quella di John Travolta, dal ritorno dell'economia «sommersa» al ritorno alla guerra fredda. Da questo punto di vista, la stampa italiana ha fornito tempestivamente (forse addirittura con anticipo quasi sospetto) uno schema di interpretazione dello scenario '79-'80. Inutile riprendere la polemica idiota sull'esistenza del riflusso che ha imperversato per lunghi mesi. È importante osservare che lo schema del «riflusso» costituisce un caso di interpretazione ipertrofica, sia per le dimensioni sia per il meccanismo generatore. Basato su una viziosa tautologia (la categoria «riflusso» collega gli avvenimenti, il collegamento prova il «riflusso») lo schema interpretativo si può applicare a tutto ed è stato applicato a quasi tutto. on è vero che la nostra stampa è carente di interpretazioni e di schemi esplicativi. Quando occorre sa offrire una sovrabbondanza interpretativa. Quanto la quantità corrisponda alla qualità dell'interpretazione, ciascuno è in grado di valutarlo facilmente da solo. Interpretazioni: (Il) Il «romanzo italiano» Restringiamo ora il campo ai casi italiani, in particolare a quel gruppo di eventi che avevamo chiamato il «romanzo delle vacanze» (Alfabeta, ottobre 1979). Si andava dal «rapimento> di Sindona alla cattura di Freda in Costarica edi Ventura in Argentina, dalla sentenza della Corte di Catanzaro su Piazza Fontana alla misteriosa sparatoria di Viareggio e al successivo arresto di Piperno a Parigi. Sullo sfondo, la crisi di governo, la formazione del governo Cossiga, la notizia delle prossime dimissioni del governatore della Banca d'Italia Baffi, dopo lunghi mesi di polemiche e di attacchi da parte di alcuni settori della magistratura. Qui siamo all'opposto dello schema del «riflusso»: si assiste all'ipotrofia delle interpretazioni e delle ipotesi esplicative. Il giornale diventa il registro passivo dei colpi di scena a ripetizione. Se c'è uno «schema», questo agisce alle spalle degli eventi e la stampa si limita ad amplificarlo. Sulla Repubblica, Giorgio Bocca dà voce al disagio dei giornalisti meno anestetizzati: « oi siamo combattuti fra due sentimenti: uno è l'avversione verso la fantapolitica, verso la ricostruzione artificiosa di trame segrete di cui si sa poco o nulla; ma l'altro è la voglia di non passare per fessi, di non stare qui nei giornali a passare tutte queste notizie scombinate e imprevedibili e allusive facendo finta di non capire» (Misteri d'estate, Repubblica, 21 agosto 1979). ' Il «romanzo delle vacanze» non costituiva che l'ennesima puntata del romanzo italiano di cui parlavamo un anno fa: «Da almeno dieci anni, cioè da Piazza Fontana, la vita politico-sociale italiana e la sua pubblica rappresentazione attraverso i mass-media sono interamente condizionate da un continuum di 'storie gialle' che si intrecciano intorno allo Stato, senza trovare mai uno scioglimento anche parziale. I diversi capitoli del 'romanzo' si succedono sulle prime pagine senza concludersi, intersecandosi via via in un groviglio sempre più inestricabile ... Parlare di 'romanzo italiano' potrà sembrare più suggestivo che rigoroso, ma ci si chiede se è rigoroso separare arbitrariamente i diversi 'capitoli' o 'casi', mettendo in ombra la dinamica della lotta di potere in cui insieme affondano le radici». Da allora, nuovi capitoli sono arrivati ad arricchire il «romanzo». Scorrendo la collezione di Alfabeta incontriamo: Il licenziamento dei 61 alla Fiat, primo esempio di massiccio impiego della carta-terrorismo per riprendere il controllo delle fabbriche, con un uso altrettanto sofisticato delle risorse informative messe a disposizione dall'operazione «riflusso» (numero di dicembre 1979); L'affare Eni-Arabia Saudita, terminato contemporaneamente con la destituzione e l'assoluzione del principale accusato Mazzanti: ancora oggi non sappiamo se alcuni coraggiosi giornali hanno salvato metà della stampa italiana dalle tangenti che dovevano comprarla o se hanno affondato per conto delle «sette sorelle» un accordo nella vicenda di Piazza Fontana e infine lo stesso capo del governo in carica, Cossiga; ancora una volta il tramite dell'affare era la stampa. Fabio lsman del Messaggero finiva in galera. Più volte dalle colonne della stampa è salito un segnale d'allarme: le pressioni della manovra scandalistica, delle indiscrezioni pilotate, del terrorismo (Tobagi veniva assassinato poco dopo la condanna di lsman) stan~ mettendo in ginocchio quel poco o tanto che rimane della «libertà di stampa» in Italia. Il romanzo italiano ha nei mezzi di comunicazione di massa il suo terreno di battaglia principale: un terreno argine di difesa. Occorrerebbe mettere fine all'ipotrofia interpretativa, al sottosviluppo delle spiegazioni retoriche e delle allusioni reticenti. Esistono nella società italiana le forze per alimentare questo sviluppo dell'informazi ne? Come un apprendista stregone la stampa italiana rischia di pagare essa stessa l'operazione riflusso. Interpretazioni: (lii) Lo sceicco, l'ayatollah e l'orso polare Nello scorso numero abbiamo cercato di fornire qualche elemento sul crescente dissidio economico, politico Gli intelle1tllilfi co11ve11U1sia/U1a110 i rapprese/1/anti operai e ca11w110assieme a loro l'i11110nazionale. Jagielsky 11011arriverà. La ratifica dell'accordo su tulli i ventuno punti operai avverrà il giorno dopo alle ore I 7. diretto fra Italia e Arabia Saudita, concluso sotto il governo di Andreotti (gennaio 1980); A marzo riesplode lo scandalo Italcasse, rimasto in frigorifero a lungo e che ora porta in galera decine di banchieri e di uomini d'affari; intanto esplode lo scandalo CaltagironeEvangelisti (Andreotti), alla fine lo scandalo del calcio mette tutto a tacere in attesa delle elezioni: «Oggi ci troviamo di fronte non più a scandali isolati, eccezionali e dirompenti, ma a un flusso continuo di eventi scandalistici strettamente collegati in uno stesso quadro» (Alfabeta, aprile 1980); A un anno dal 7 aprile le confessioni di Fabrizio Peci finivano per coinvolgere il figlio di Donat-Cattin, poi Donat-Cattin stesso, quindi il vice-capo di un servizio segreto già coinvolto sempre più devastato. In queste condizioni, forse si chiede troppo pretendendo dai giornali di lavorare sui molteplici fili che collegano i vari capitoli del romanzo, che emergono qua e là in qualche articolo, ma che nessuno si sente di riannodare in una storia, in una interpretazione critica. La vicenda Calvi-Rizzali-Agnelli, cui dedichiamo una scheda, è uno degli spaccati più impressionanti della lotta di potere che costituisce la trama autentica del «romanzo», qualsiasi interpretazione si voglia dare. on è difficile trarre una conclusione: la stampa e i mezzi di informazione sono sull'orlo di una bancarotta, non solo economica. Le lotte di potere rischiano di travolgerla: portare alla luce del sole le trame del «romanzo italiano» potrebbe essere il solo modo per alzare un Le spiegazioni immaginarie: Iran, crisi del petrolio e crisi economica li Giornale dei Giornali si è occupato più volte delle interpretazioni che la stampa italiana ha dato della crisi «energetica» e, più in generale, economica che è venuta maturando fra il '79e l" 80. Ce ne siamo occupati non solo su Alfabeta. ma anche in una rubrica su Quarantacinque, mensile della Lega delle Cooperative dell'Emilia Romagna. /11 sintesi si può dire che la generalità della grande stampa ha accreditato quesw catena causale: l. rivoluzione iraniana; 2. forte riduzione delle esportazioni iraniane di greggio; 3. consegue111escarsità di greggio sul mercato inremazionale; 4. rialzo dei prezzi sul mercato «libero» seguito dal/'aumemo dei prezzi Opec; 5. ondata injlazionis1icain tulio l'Occidente e squilibri nellebilancedeipagamenti;6. recessione. Abbiamo fallo più volte notare che questa catena causale non porrebbe spiegare nulla per il semplice fauo che è sostanzialmente falsa. Ad esempio, le tensioni inflazionistiche negli Usa precedono il rincaro del greggio (vedi Quarantacinque, ouobre 1979). Ma la sequenza è immaginaria fin dalla radice: i falli iraniani non hanno mai costituito un fai/ore di grave perturbazione del mercato petrolifero mondiale. Una conferma di questa diagnosi si può leggere in un articolo di Alberto Cl6, apparso sul Mulino del gennaiofebbraio /980. Scrive Gl6: «Quantunque· r espressione 'crisi energetica' sia andata assumendo in questi anni significati continuame111ediversi, comune rimane generalmente la premessa da cui essi traggono origine: e cioè la scarsità fisica delle risorse di idrocarburi. Tale assunto è divenuto -daglisrudi del Club di Roma in avanti-così dominante e diffuso da costituire chiave di /euura e semplicistica spiegazione di qualsiasi avvenimento in campo energetico. «Es1remamente significativo, a tale riguardo, è quanto è accaduto lo scorso anno nel seuore petrolifero internazionale, ove l'aumento, di oltre due volte, delprezzadelpetrolio(cheharaggiunto circa i 28 dollari a barile) è stato da rulli spiegato come effeuo di una situazione di scarsità d'offerta, conseguente alla momentanea interruzione delle esportazioni di greggio dall'Iran, mentre, tulio al contrario, gli annali de/l'industria petrolifera ricorderanno il 1979 come un anno di domanda stagnante ( +0,5 per cento sul 1978) a fronte di eccezionali livelli di offerta (+4,0 per cento che in taluni paesi Opec hanno e strategico fra Stati Uniti ed Europa. Si è constatato che i giornali italiani stentano ad abituarsi a questo nuovo contesto delle relazioni internazionali e tendono generalmente ad occultarne la portata, le premesse economiche, le necessarie conseguenze. Una certa «pudicizia» si osserva anche nel ricollegare le lotte di potere a livello nazionale con gli schieramenti sovranazionali - che non coincidono necessariamente con quelli ufficiali dei governi. La sortita, da noi citata, di Gianni Agnelli su Foreign Affairs costituiva una buona occasione, andata sprecata. Si provi a collocare lo scontro fra i gruppi economici che fanno capo ad Agnelli e a Calvi nel contesto internazionale, in particolare sullo sfondo delle relazioni euro-americane. Si tracci un parallelogramma con le raggiunto massimi storici) e di ancor più eccezionali li11ellidi profiui delle imprese. (. ..) « Le esportazioni iraniane, intorno a 4,5 mil.b/g (circa il 15 per cento delle complessive esportazioni Opec) cominciarono a ridursi nel novembre 1978 (2,5 mil.b/g); si azzerarono completamente nel mese di gennaio 1979 e ripresero gradualmente a partire da febbraio, per assestarsi comunque su un livello (3,0-3,5 mil.b/g) inferiore a quello preced_entela rivoluzione khomeinista. «Dal lato dell'offerta, la riduzione della produzione iraniana venne infa11i, immediatamente, più che compensata dall'aumento eccezionale della produzione negli altripaesi Opec e non Opec. Così,ad esempio, il livellodi produzione di petrolio nel mese di gennaio 1980 (a zero produzione in Iran) è superiore del 4 per cento a quello dell'anno precedente. Per una analisi de11agliata vedi: A. Cl6, La situazione petrolifera moncjiale e i suoi riflessi sulla politica petrolifera in Italia, in 'Energia e materie prime', luglio-agosto 1979». linee dei partiti italiani e con gli schieramenti che si vanno determinando nella stampa. Ne uscirebbe un quadro forse ancora infarcito di ipotesi, comunque istruttivo e che ogni mese si fa sempre più chiaro e preciso. Tolta qualche lodevole e parziale eccezione, la nostra stampa preferisce navigare nella reticenza per tutto quanto riguarda questi nessi fondamentali: spesso non è carente solo l'interpretazione, ma anche il semplice notiziario. A livello interpretativo, si notano alcune costanti esplicative dello scenario internazionale. Forse le più sballate si riscontrano in campo eco-• nomico. Dopo la figura dello sceicco affamatore, il lessico dell'informazione economica si è arricchito di un nuovo termine: l'ayattollah fanatico. Sull'onda di una ben orchestrata campagna internazionale, il rialzo dei prezzi del greggio è stato addebitato alla rivoluzione iraniana. Nella scheda riportiamo i dati che smentiscono questa invenzione. Nel numero di Alfabeta del novembre l 979, ci siamo sforzati di confutare il luogo comune che individuava nella situazione afghana il fattore trainante della spettacolare ascesa del prezzo dell'oro e del crescente disordine monetario. Da allora l'oro ha continuato a salire anche dopo il punto più acuto della «paura afghana» e non ha reagito significativamente neppure quando la crisi Usa-Iran faceva parlare tutto il mondo della «nuova Sarajevo» atomica. È abbastanza trasparente il tentativo di scaricare la responsabilità del disordine finanziario e della recessione economica sulla odiatissima trinità dello Sceicço, dell'Ayatollah e dell'Orso sovietico, facendo leva su collaudati meccanismi xenofobi e su solide antipatie razziali, religiose e ideologiche. el numero di maggio, abbiamo analizzato gli stereotipi cui la nostra stampa ha fatto abbondante ricorso a proposito dell'Iran; fanatismo, irrazionalità, barbarie sono i termini più frequentemente impiegati dalla grande stampa «indipendente» a proposito della politica iraniana, sia interna che esterna. Citavamo uno studio di Le Monde Diplomatique da cui risulta che la generalità della stampa francese non si è comportata diversamente. Si prenda nota però dei quattro magistrali articoli che Eric Rouleau ha scritto per Le Monde sulla storia delle relazioni fra Iran e Stati Uniti (del 17, 18, 19, 20 giugno 1980). Lo spazio purtroppo non ci permette di darne neppure qualche brano. Un pubblico che ignori le informazioni fornite da Rouleau è un pubblico essenzialmente disinformato, incapace di comprendere il contesto della rivoluzione iraniana e della vicenda dell'ambasciata americana a Teheran. Non a caso La Stampa, che pure ha un accordo con Le Monde che le consente di riprodurre tulli gli articoli di suo interesse e che aveva già pubblicato articoli dello stesso autore, si è ben guardata dal pubblicare anche uno soltanto degli articoli citati. Le informazioni fornite da Rouleau sono importanti anche per comprendere la natura delle relazioni fra il regime dello Scià e le grandi banche Usa, e quindi ciò che è accaduto nella comunità finanziaria internazionale attorno alla metà di novembre del 1979, quando Carter autorizzò il «congelamento» dei fondi iraniani nelle banche Usa. Qui entriamo nel cuore del meccanismo del riciclaggio dei fondi petroliferi e dei prestiti ai paesi in via di sviluppo che costituisce uno dei punti cruciali della crisi finanziaria internazionale, come abbiamo provato ad analizzare nel numero dello scorso febbraio. Da allora, dobbiamo riconoscere che la stampa italiana - soprattutto quella periodica - ha dato un certo spazio ai problemi dell'indebitamento del Terzo Mondo e dei flussi finanziari governati dalle banche di Wall Street e della City. Ma, ancora una volta, i pezzi del puzzle fanno fatica ad andare a posto. Analizzare i fenomeni economici per spiegare quelli politici rimane ancora una ricetta esotica per le nostre cucine dell'informazione. li più delle volte lo schema si rovescia nella prassi quotidiana: lo sceicco, l'ayatollah e l'orso polare rimangono stereotipi troppo comodi anche per quei giornali e per quei giornalisti che non intendono servire interessi precostituiti o ideologie «atlantiche».
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