Alfabeta - anno II - n. 17 - settembre 1980

Maison des Sciences de l'Homme Parigi. 6-7 giugno 1980 I giorni 6 e 7 giugno si è tenuto a Parigi, sotto l'egida· della Maison des Sciences de l'Homme, un seminario di studio su Marx oltre Marx,i/ libro in cui Toni Negri ha raccolto le sue lezioni sui Grundrisse di Marx, tenute ali'Eco- /e Normale Supérieure nell'ambito del seminario di L. Althusser ne~'anno accademico 1977178. Il libro, uscito in francese per le edizioni Ch. Bourgois a qualche mese soltanto di distanza dal- /' edizione italiana, aveva dato luogo ad un certo dibattito fra gli studiosi marxisti e marxologi francesi, in un ambiente in cui la produzione teorica su questi temi è ormai da tempo rarae forse stanca, essendo la parte più rilevante della produzione teorica francese alluale orientatapiuttosto versoproblematiche di altro tipo, e sicuramente anche verso altri riferimenti culturali. Basti ricordare, tra gli altri, gli interventi che Maximilien Rube/ gli aveva dedicato su Le Monde, e Benjamin Coriat su Libération. Proprio da questo dibaltito era nata l'idea di un seminario che permei/esse di approfondire la discussione fra le persone che in quel libro - e spesso nel/'opera di Negri più in generale - trovano spunti, suggerimenti, agganci analitici o anche critici; le persone cioè, verrebbe voglia di dire, in qualche modo autorizzate a parlare del merito delle analisi negriane, oggi purtroppo date in pasto quasi esclusivamente a sprovveduti inquisitori o a giornalisti della grande informazione. All'appello dunque di un comitato organizzatore, personaggi di formazione culturale, di pratiche disciplinari e di collocazione politica diverse si sono ritrovate per due giorni nella sede della famosissima ex- VI sezione de/- I' Eco/e Pratique des Hautes Etudes, che curiosamente divide i suoi locali con il Ministero della Giustizia francese. Economisti, sociologi, filosofi, politologi, ricercatori, vi hanno diballuto alla luce di una questione semplicemente formulata: qual è il contributo che Marx oltre Marx offre a chi rijl.euasu problemi prossimi a quelli affrontati da Negri, quali sono le domande che solleva, quali quelle che evita e quelle che lascia aperte? Per quanto relativamente lontano dalle costrizioni e dalle pesantezze del- /' auualità giuridico-politica italiana, il colloquio non poteva comunque igno1. Nel merito di un antico dibattito S ul valore. non semplicemente copulativo. della congiunzione «e». ha per primo richiamato l'attenzione Sklovskij. se ben ricordo. Essa esprime in realtà una complessa relazione. che dal semplice o seriale allineamento. conduce alla marcata opposizione. Ma può anche significare completa identificazione. o eventuale alternativa. Nel linguaggio matematico costituisce un sommativo. trivializza il gergale «più». usato avverbialmente ha valore accrescitivo di «perfino». In ogni binomio lessicale tale connettivo introduce dunque ipotesi varie. suggerisce realtà dinamiche. non di rado equivoche. Chi si interroghi sul rapporto fra «arte e scienza». non presupporrà necessariamente un nesso: inconsapevolmente propone funzioni diversificate. reciprocamente condizionate. Al primo. petulante richiamo di carattere filologico. deve infatti seguirne un secondo. di ordine semasiologico. Nelle moderne culture. quanto meno occidentali. t due temini appaiono a tal punto definiti. da non richiedere specificazioni. delimitazioni di sorta. Le rispettive categorie vengono assunte come ontologiche: due «universalia» insomma. le cui sostanze si intendono «date». perennemente verificate. Una situazione ottimale. che in età positivistica. et pour cause .. sembrerebbe attuata. Sia nel passato che nel presente (e non dovrebbe sorprendere). ambedue le certezze non soltanto sfuggono. ma tendono a confondersi in una ambiguità tutt'altro che negativa. Si riconferma in sostanza l'unità di quel mondo. che un tempo si diceva spirituale. 2. I greci I Greci. notoriamente. non avevano Un colloq1p!!.!llre Marx rare, nascondendosi souo una pretesa serenità scientifica, la congiuntura tuua speciale nella quale un tale dibauito si trovava a svolgersi, particolarmepte sensibile per un pubblico .come quello parigino che aveva per lo più avuto occasione di discutere direuamente con Negri durante i suoi anni d'insegnamento all'università di Paris-VII e ali'Eco/e Normale. Inevitabilmente, l'inchiesta 7 aprile-21 dicembre, e sopraltu/lo il protrarsi delle incarcerazioni, geuavano ombre pesami sulla sala, esplicitameme assunte peraltro dai partecipanti; come diceva B. Coriat in apertura dei lavori, «presentare il colloquio è esplicitare nello stesso tempo la forma specifica del nostro appoggio a Toni Negri, appoggio che illlendiamo portare avanti prendendo come base la diversità, in un triplice senso: diversità delle discipline qui rappresentate, diversità delle nostre funzioni scientifiche, diversità delle nostre posizioni politiche. «È a partire da qui che vogliamoaffermare e confermare l'appartenenza di Toni Negri alla nostra comunità ed opporci ad ogni telllativo di criminalizzare un pensiero ed una pratica propriamente politici. Questo tentativo rappresenta la più grave minaccia che pesi oggi sul pensiero e sull'impegno politico: in questo senso, /'affaire Negri è anche un nostro affare». E sulla diversità si sono effcuivamente organizzati i lavori: i partecipanti si sono distribuiti in varie commissioni, che hanno messo al centro altrettanti nodi teorici del libro. La nozione di lavoro salariato, con le sue conseguenze dal punto di vista della teoria economica e di quella politica, sopra/lui/o auraverso la nozione di autovalorizzazione che ne consegue; quella dello Stato, nella periodizzazione dello Statopiano e Stato-crisi; il problema del metodo, qua/Ilo ad un'interrogazione sullo statuto della dialettica. Perché, come è stato souolineato da più parti, l'interesse del libro di Negri è proprio nel suo rinviare non tanto ad una discussione di marxologia, cioè sulla strutlura delle opere di Marx, quanto ad un dibauito di rilievo molto maggiore sulla struuura dei conce/li, e su quello che si potrebbe indicare come il loro co/llenuto di soggeuività. La nozione di lavoro salariato, si è detto da parte di economisti come S. de Brunhoff, C. Benetti, S. Amin, J.P. de Gaudemar, e altri, è il nodo delle opzioni di teoria economica che Marx oltre Marx sottende, perché intorno ad essa si opera un vero e proprio rovesciamento del/'ouica del ragionamento classico in economia, ed ancora in Marx. Laddove esso prende le mosse tradizionalmente dal problema del/'equivalenza e dello scambio fra equivalenti, dunque da una teoria del valore, per dedurne una teoria del denaro - auraverso l'estrazione dall'insieme delle merci di una merce particolare, la moneta - ed una teoria del lavoro salariato - auraverso l'estrazione di un'altra merce particolare, laforza-lavoro-, Negri procede secondo un'altra via di determinazione, centrata proprio sul lavoro salariato direuamente. Due conseguenze maggiori derivano da quest'opzione: che il lavoro salariato non è la conseguenza teorica di una teoria del valore che lo precederebbe, ma occupa un posto centrale in un gioco di determinazioni reciproche fra lavoro salariato e denaro, fra lavoro salariato e valore - la teoria del valore appare allora come semplicemente una delle forme, o «formalità», del comando politico; che il plusvalore non è un sovraprodouo arbitrariamente distribuito, per eJtetto della perversione sociale di un rapporto di equivalenza, ma immediatamente lavoro non pagato -il capitale appare allora come quel modo d'organizzazione sociale che permette che si dia lavoro non pagato. Di qui, l'indicazione politica: la critica del capitale non ha senso che come criticadel lavoro, se non si vuole scambiare per liberazione una semplice modificazione delle forme del dominio di classe. Così la discussione convergeva, dai vari punti di approccio ·specifici, sulla nozione di autovalorizzazione, che traduce a livello conce/tua/e questa negazione del lavoro salariato che caratterizza i nuovi soggetti antagonistici della fase dello Stato-crisi, della nuova forma di Stato cioè che deve fare i conti con la crisi della contrauua/izzazione dello Stato-piano. E sulla nozione di autovalorizzazione si polarizzavano anche le riserve, gli appunti critici, i dubbi che la lettura del testo di Negri lasciava irrisolti. Qual è il contenuto pratico del rifiuto del lavoro, che cosa produce? qual è il modo d'essere positivo di questa soggeuività che si «autovalorizza»? In altri termini, cosa porta la nozione di autovalorizzazione d'altro che la negazione del rapporto economico di dominio? Non si corre il rischio di perdere ogni contenuto sociale, culturale, esperienziale, di un progeuo critico? E ancora; in che cosa ci permette di pensare il processo di unificazione dei vari movimenti sociali, se non nella forma di una designazione volontaristica·di quest'unità? In fondo, il concetto di autovalorizzazione sembra fondare la soggettività antagonistica su una sorta di «morale dei produuori senza produzione», senza però riuscire a fondare un principio d'identità dei cosiddetti «nuovi soggetti», equivalente a quello che la tradizione marxista aveva individuato nel lavoro produttivo; laddove la logica dellaseparazione che sottende, in rottura con quella dell'opposizione che ha più tradizionalmente marcato il discorso politico, nella sua indeterminatezza, non vale ad eliminare il rischio di sottrarre ai movimenti sociali presi in considerazione ogni possibilità di presa politica effeuiva. Il lavoro di riflessione sulla nozione di lavoro salariato sembrava in definitiva aprire su due poli analitici a tutt'oggi insufficientemente elaborati nelle analisi negriane: una 1eoriadei soggetti da un la10,che permetta di andare al di là della pura identificazione in 1ermini di struuura sociale dei protagonisli dei vari movimenti che in ques1ianni hanno por1atoavanti esperienze nuove; ed una teoria critica del po1ere, dall'altro, che non riduca lutla l'analisi delle s1ru1ture di dominio alleforme del comando poli1ico. Forse, diceva qualcuno, ques1edifficoltà potrebbero essere impwabili, fra l'altro, alla riduzione di questi movimenti ad una loro necessaria determinazione a partire dal/'antagonismo di classe, a questo permanere di un'ouica del conjliuo politico che potrebbe non essere più adeguala a rispondere alla domanda su cui T. Negri lavora, che è poi la domanda su cui il colloquio si è chiuso: qual è lo siatu/0 politico dei gruppi che oggi operano per una trasformazione della società al di fuori del riformismo? Al termine del convegno, durante la conferenza stampa. è stato diffuso il seguente appello su iniziativa del Comité lntemational de Soutien. A. Negri e gli altri militanti ed intellettuali dell'estrema sinistra e del/' «aaArte e scienza un termine per indicare le arti. ma soprattutto non le concepivano con quell'ottica estetica. che si tradurrà in Beaux-Arts non prima del XVII secolo. Con techne si intendeva qualsiasi abilità acquisita (il nostro «tecnico» ne rispetta l'essenza). 'non solo artigianale: un mestiere. dunque. più generalmente servile. Possedevano techne carpentieri e tessitori. contadini e mercanti. medici ed indovini: ma anche. sebbene socialmente meno apprezzati. scultori e pittori: niente affatto i poeti. Questi ultimi non disponevano neppure di denominazione. Una struttura sociale. evidentemente. di primordiali dimensioni: in cui non si esprimevano che funzioni pratiche. dalle immediate finalità. Se la poesia non è arte. essa è tuttavia vaticinio: già l'aedo omerico si dichiara «autodidatta». l'invasamento ne è costitutiva premessa. ancora per Democrito e Platone. Una evanescente specificità dell'arte si scopre con lentezza: affiora un'unica volta in Platone. trova più chiara coscienza in Aristotele. Da una società monoliticamente integrata si sta passando ad una articolazione classista. alla affermazione di una robusta. farisaica microborghesia. on sorprende che solo ora nasca un'opera. che fatidicamente si definisce «Poetica»: viene assunta. fondata com'è sull'ordine e Benedeuo Marzul/o la razionalità. quale paradigma di una cultura altrettanto sdegnata di cimento politico che di manuali mestieri. È l'intellettualismo. infatti. che caratterizza l'opera aristotelica: il proposito spiccatamente conoscitivo ed apertamente pedagogico ne assicura la dominanza in società apparentemente libere. in realtà rassegnate a subire il Potere. Paradossalmente. esiste l'artista. esistono le sue capacità tecniche. i suoi stessi e preordinati prodotti: ma non l'arte. La poesia. la pittura. la scultura. l'architettura non hanno Muse: protetti dalle rispettive Muse sono astrologi. geometri. storici. 3. O medioevo Il Medioevo si affretta a codificare un rigido sistema delle arti: ancora una volta. accanto alle attività manuali. definite «arti meccaniche». si affiancano le più nobili: affidate a chi disponga di quell'otium. che Aristotele aveva assunto quale condizione imprescindibile per ogni fare «creativo». In epoca carolingia le «arti liberali» si divideranno. topograficamente. in trivio e quadrivio. Il primo dominato dal logos (grammatica. dialettica. rettorica). il secondo dal numero (aritmetica. geometria. astronomia. musica). Le vecchie (pardon. le moderne!) arti non ricevono collocazione alcuna: non sorprende la musica. essenzialmente vocale. ancillarmente subordinata alla parola. In una «Facoltà delle Arti». o degli Artisti. patetica aspirazione della odierna cultura. troveranno ricetto non scapigliati creatori. ma accademici operatori: del predicare e del computare. strologando. Le arti appaiono tuttora strumentali ad un chiuso sistema produttivo. si confondono più spesso con funzioni privilegiate del medesimo. si riducono a decorazione. La loro autonomia. pur intuita dal sommo Aristotele. sarebbe tuttavia improponibile. 4. O Rinascimento Il Rinascimento non supera la concezione artigianale delle arti: la esalta. Sarà in Francia. alla fine del '600. che ,i procede verso una più moderna e :onsapevole unificazione del campo. Solo più tardi si perverrà ad una gratificante definizione: il termine BeauxArts si afferma agli inizi del '700 (le medesime vengono ridotte da un filologo classico. Charles Batteux: «à un méme principe». nel 1746). rivendica l'essenza «estetica». la sufficienza. ma anche le ambigue. nuovamente sospette prerogative di queste attività. Le partizioni restano tuttavia rigide. malgrado romantici impulsi ad interferenze ed unificazioni. Il Gesamtkunsrwerk (da Wagner. a Kandinskij e Gropius) resterà un programma esecutivo. composito più che innovativo. Sarà necessaria una evoluzione radicale 10nomia» in Italia sono ancora in prigione, sebbene l'inchiesta poliziesca abbia formalmente depennato l'accusa relativa al rapimento ed all'omicidio di Aldo Moro. S(continua a far pesare su di loro delle accuse vaghe, per non dire fantasiste. Alle 600 persone-dicono le cifre ufficiali-che sono giàstate incarcerate, vengono ad aggiungt!rsi ogni giorno ricercatori, insegnanti, operai, mililanJi, sindacalisti, avvoca1i e perfino recentemente giornalisti del/' establishment. In realtà, dal 7 aprile il polere usa /'affaire Moro e la repressione del terrorismo per eliminare 1uttauna corrente politica e per attaccare le garanzie giuridiche e le liber1à più elementari. Dietro i regolamenti di conti fra i poniti e le fazioni al po1ere,che si manifes1ano con manipolazioni varie dell'apparato giudiziario, si stagiocando inmodo più fondamentale una offensiva reazionaria che esiste in altre forme in tutti i paesi del/'Europa occidentale. In Francia, ne abbiamo oggi l'illuslrazione con i progetti Peyrefiue. In ques1e condizioni appare ancora più auspicabile che la rispos1asi organizzi su scaw imernazionale. I sonoscriui protes1anocontro il fauo che i prigionieri polilici i1aliani del 7 aprile e 21 dicembre marciscano indefini1amente in galera, senza speranza che il loro proceSS-Oabbia luogo prima di vari anni. Essi chiedono la loro immediata libertàprovvisoria, lagaranzia che tu1ti i diriui della difesa siano rispettali, a cominciare dalla celebrazione di un processo da sempre richies10dagli accusati e dai loro difensori. Ecco le firme dell'appello 7 aprile: Samir Amin. C. Benetti, F. Chàtelet,J_ Chesneaux. D. Cooper, 8- Coriat, G_ Deleuze. J. P. Faye. G. Fromager, F. Guattari. M. Rubel, D. Caux, C. Romio. M. Tubiana, T. Gagnait, A. Conte. R. Lautner. J. Rauce. F. Dubeuf. D. Leredde. P. Ciaubert. J. La Hement. R. Puerto. B. Gauzier. A. Gauvin. G. Duchéne. C. Tutin. M. Capron. F. Geze. Y. Moulier. M. 2.ecca. J. P. de Gaudemar. G. Soulier. P. de Lara. J. L. Dallemagne. R. Silberman. A. Bihr. J. Holloway. P. Lautz. V. Romitelli. S. Lazarus. P. Rivai. ecc... Per altre firme telefonare a Doni Ratti. Paris/3379481 (tuttora incompiuta). perché le ordinate discriminazioni di aristotelica ascendenza crollino. si dissolva l'opposizione uomo-natura. si dissipi l'arrogante antropocentrismo. a tutto favore di quest'ultima. Al tangibile prodotto. mercificato dall'uomo. si sostituisce il processo di produzione: unll vivibile esperienza. non decorativo feticcio. L'affermarsi del fieri sulfactum. renderà vano ogni valore che non sia d'uso: impossibilitato allo scambio. il fruitore diviene essenziale protagonista. oltre che committente e destinatario. La stessa materia. da vile strumento. si erge a matrice di virtualità insospettate. si libera da gerarchie falsamente culturali: esprime energia. significa di per sé. Si attua una coinvolgente palingenesi. polemicamente affrancata da parassitarie convenzioni. L'arte va in verità disincagliandosi dalle celassi• supposte migliori. realizza una socialità integrale. sperimenta significati liberanti. malgrado enigmatiche apparenze. È puro significante. segno privo di referente. universo autonomo e tuttavia sufficiente. Crolla un illusorio. in realtà mistificante sistema delle arti. si sostituisce ad esso un esaltante «fare» artistico: che esprime l'insorgere di ogni e più cimprobabile» essenza. il riscatto da passività torvamente contemplative. La sostanziale unificazione dei «processi»creativi.appare tuttaviaincontrollabile: non può che definirsi in negativo. nella sua provvisoria. quanto aggressiva molteplicità fenomenica. E comunque vittoria su immanenze. più spesso teologiche presunzioni: si esercita quale perpetua. dissacrante invenzione. Si identifica con il nocciolo della esistenza. ne rifiuta le ingannevoli quanto «storiche» parvenze: si semantizza. Respinge interessate. evidentemente esauste codificazioni:

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