Alfabeta - anno II - n. 14 - giugno 1980

..., costitutivo indispensabile. Scaturisce proprio di qui la sua sostanziale ambiguità e ambivalenza: in essa «entrambi i poli del cambiamento - il vecchio e il nuovo, ciò che muore e ciò che nasce, il principio e la fine della metamorfosi - vengono espressi (o abbozzati) in una forma o nell'altra». Questa ambiguità e ambivalenza pongono le immagini grottesche in rapporto sostanziale con l'alternanza provvisoria e ne fanno, di conseguenza, il principale mezzo di espressione artistico-ideologica del forte senso della storia e dell'alternanza storica che sorge con forza eccezionale nel Rinascimento. divenire e all'ambivalenza. Invece nei fenomeni della cultura comico-popolare ritroviamo soprattutto la dialettica nella sua forma figurata». Per questo in tale cultura il realismo ha sempre una forte connotazione simbolica: è sempre un tipo di gioco per metà reale, per metà simbolico in cui le forze storiche reali recitano la commedia simbolica dei loro rapporti gerarchici. Cosi l'incoronazione del nuovo si accompagna sempre alla detronizzazione del vecchio, il trionfo alla ridicolizzazione, l'affermazione di una nuova verità alla derisione della vecchia, in un gioco di spostamenti gerarchici che riflette la ricerca delle forme e delle condizioni tali da rendere possibile e da giustificare la massima libertà e schiettezza di pensiero e di parola: si mostrava un nuovo aspetto positivo del mondo e, attr11versoil riso e il sistema di travestimenti simbolici, si rivendicava il diritto di esprimerlo impunemente. La negazione è dunque sempre figurata ambivalente: nel momento in cui fissa il polo negativo non si distacca nemmeno da quello positivo, in quanto non è una negazione astratta e assoluta che separa interamente il fenomeno dato dal resto del mondo: essa coglie, al contrario, il fenomeno nel suo divenire, nel suo movimento dal polo negativo a quello positivo, e quindi non ha a che fare con un concetto astratto (non è cioè una negazione logica) ma, in sostanza, dà una descrizione della metamorfosi del mondo, del suo cambiamento di volto, del passaggio dal vecchio al nuovo, dal passato al futuro. «Sarebbe superficiale e radicalmente erroneo spiegare tale fusione dicendo che in ogni fenomeno reale e in ogni personalità i tratti positivi e quelli negativi sono sempre mescolati ... Una simile spiegazione è statica e meccanica: considera il fenomeno come qualcosa di isolato, immobile, dato». È importante, secondo Bachtin, rendersi conto che questa ambiguità non è espressione di un gioco puramente soggeuivo di contrapposizioni, di un contrasto dei toni e dei significati puramente formale, ma intende invece cogliere l'ambivalenza oggettiva dell'esistenza, la coincidenza reale delle contrapposizioni: l'ambiguità è vita e suscita un'eco soggettiva in tutti coloro che partecipano alla sensazione popolare di eternità collettiva, di continuo rinnovamento, di crescita proprio perché è pienamente oggettiva, anche se questa sua oggettività non è percepita in maniera cosciente dalla folla. «Tutte le forme e le immagini della vita della festa popolare del Medioevo hanno suscitato nel popolo un'immagine analoga di unità. Ma questa unità non aveva qui un carattere cosi semplicemente geometrico e statico, ma era più complessa, più differenziata, e, cosa più importante, era storica. Sulla piazza pubblica del carnevale, il corpo del popolo sente soprattutto la propria unità nel tempo, la propria relativa immortalità storica. Ciò che percepisce, quindi, non è un'immagine statica della propria unità, ma l'unità e la continuità del suo divenire e della sua crescita. Perciò tutte le immagini della festapopolare fissano appunto il momento del divenire, della metamorfosi continua, della morte-rinnovamento». Alle immagini e alle parole che si Riferimento a Dostoevskij usavano era quindi delegato il compito Per comprendere a fondo la peculiadi fissare i/ momento della transizione, rità del realismo grottesco e simbolico che contiene entrambi i poli: per que- basta metterlo a confronto con la costo era necessario servirsi di parole che scienza, che emerge nel romanzo eunon staccassero i fenomeni dall'insie- ropeo contemporaneo, dell'esistenza me del mondo in divenire contraddit- di parecchi quadri del mondo ugualtorio, tracciando tra di essi barriere mente accettabili e della conseguente precise e stabili, ma che conservassero consapevolezza che te ricostruzioni una duplicità di tono tale da metterle scientifiche di una medesima realtà in condizione di cogliere lo stato di possono e debbono essere integrate di costante indeterminatezza del mondo, continuo, senza che questo vada mila fusione continua di verità e menzo- nimamente a scapito della loro verità. gna, male e bene, tenebre e luce, catti- Questa coscienza e consapevolezza veria e gentilezza, morte e vita. Si trat- sono la conseguenza del veni( meno ta di parole bitonali che non tentano della fede nell'autosufficienza di una mai di fermare la ruota che corre e sola coscienza in tutte le sfere della gira, al fine di individuare in essa l'alto vita ideologica e dell'affermarsi di e il basso, il davanti e il didietro e non quello che Bachtin chiama il dialogisi curano di esprimere isolatamente a smo polifonico. parte, in modo statico, gli aspetti nega- Questa polifonia dialogica, dove si tivi e quelli positivi. riconosce la pluralità dei sistemi di riProprio per tali caratteri questa ferimento, fu introdotta (o per meglio forma di realismo, che Bachtin chiama dire reintrodotta) nella letteratura di conquista confidenziale, ma nello stesso tempo rinnovante e materializzante. Per questo sarebbe sbagliato vedere nell'ambiguità e nell'ambivalenza che caratterizzano il simbolismo realista un'esaltazione del «mondo del pressappoco» a scapito dell'«universo della precisione», per dirla con una celebre espressione di Aleksandre Koyré. Queste caratteristiche sono, invece, un fattore essenzialissimo di quel presupposto di impavidità senza il quale sono impossibili sia una cognizione realistica del mondo, sia un'analisi scientifica di esso. «La conquista confidenziale del mondo [...] preparava anche una sua nuova conoscenza scientifica. Il mondo non poteva divenire oggetto della conoscenza libera,sperimentale e materialistica, fin tanto che la paura e la devozione lo tenevano /omano dall'uomo, fintanto che era imbevuto del principio gerarchico. [...] Questa è la ragione per cui la cultura comica popolare e la nuova scienza sperimentale erano, durante il Rinascimento, strettamente unite. E si trovano unite anche in tutta l'attività di Rabelais, scrittore e uomo di scienza». Il presupposto ineliminabile della conoscenza della realtà è la distruzione di ogni forma di distanza gerarchica che allontani l'oggetto in senso assiologico: ma questa distruzione si configura, nello stesso tempo, come operazione di smascheramento nella quale le cose sono spogliate del loro addobbo gerarchico, della veste «ufficiale» che la cultura e l'ideologia dominante impongono loro grottesco, è tipica di tutti gli sforzi tesi europea contemporanea da Dostoeva contrastare le concezioni «ufficiali» skij, grazie alla sua profonda convin- e vengono guardate da vicino, scomdel mondo, a mettere in luce la relati- zione che «la coscienza di sé sente poste, studiate liberamente, sottopovità degli stili di pensiero dominanti, a sempre se stessa sullo sfondo della sie a esperimento e viste nella loro opporsi alle tendenze stabilizzatrici coscienza che un altro ha di essa, txio complessità e nella dinamicità di stati della monotonalità di cultura edi paro- per sé' sulla sfondo dellxio per l'al- diversi e contrastanti di cui, in sostanla. Gli agoni e i contrasti che le imma- tro'». za, consistono. Oggetto del pensiero gini grottesche e le parole bitonali cer- In Dostoevskij, però, il dialogo tra diventa cosi «la simbolica artistica oricano di esprimere sono, in sostanza, personalità è sempre sincronico, svol- ginaria dello spazio e del tempo: l'alto, dei dialoghi fra forze e fenomeni di to cioè sul piano della coesistenza, per il basso, il davanti, il didietro, il prima, epoche differenti, dialoghi fra tempi e cui si dispiega sempre in un unico il poi, il primo, l'ultimo, il passato, il concezioni del mondo diversi, fra i due spaccato temporale. «La categoria presente, il breve (l'istantaneo), il lunpoli del divenire, fra inizio e fine della fondamentale della visione artistica di go, ecc. Domina la logica artistica delmetamorfosi: sono dei dialoghi in cui Dostoevskij non è il divenire, ma la l'analisi, dello smembramento, dell'ucla negazione non ha mai un carattere coesistenza e /'interazione... Contra- cisione». Questa logica si configura astratto, logico, ma è sempre figurata, riamente a Goethe, egli tendeva a per- soprattutto come distruzione delle concreta, sensibile. Dietro di essa, cepire te tappe nella toro contempora- associazioni abituali, dell'ordine tradiperciò, non ci sta il nulla, ma una spe- neità, a raffrontarle e a contrapporle zionale dei nessì logici e semantici. cie di oggetto opposto, il rovescio del- drammaticamente, non a stenderle in «Siamo davanti a una sorta di vacanza propri in assoluto e alla conseguente irriducibilità dei tropi, degli effetti di metafora e di metonimia. Questa situazione è dovuta all'impossibilità di rendere globalmente univoca la lingua: un lessico è univocamente ricostruibile a partire da componenti primitive solo localmente, e se è vero che si possono costruire, per estensioni successive, dei campi «più> globali di quelli iniziali, è però anche vero che nessuno di essi è identificabile con lo «spazio» globale del lessico. Per questo ogni discorso critico, nel momento in cui denunzia un certo numero di metafore, ne attualizza e ne ordisce delle altre. Questa ineliminabile presenza di sensi figurati e la corrispondente dinamica dell'immagine-parola è l'effetto di un rivolgimento nella gerarchia dei tempi che fa del presente (anziché del «passato assoluto» della tradizione) il punto d'avvio dell'orientamento nel mondo e nel tempo: «Quando il presente diventa il centro dell'orientamento umano nel tempo e nel mondo, il tempo e il mondo perdono la loro compiutezza sia nel complesso, sia in ogni loro parte. Muta radicalmente il modello temporale del mondo: questo diventa un mondo in cui una prima parola (un inizio ideale) non c'è e l'ultima parola non è ancora detta ... Attraverso il contatto col presente l'oggetto è coinvolto nel processo incompiuto del divenire del mondo e assume l'impronta dell'incompiutezza. Per quanto sia da noi lontano nel tempo, esso è legato al nostro incompleto presente da ininterrotti passaggi temporali, entra in rapporto con la nostra incompiutezza, col nostro presente, mentre il nostro presente avanza verso un incompiuto futuro. In questo incompiuto contesto si perde l'immutabilità semantica dell'oggetto: il suo senso e significato si rinnovano a mano a mano che si svolge ulteriormente il contesto». In questo modo ogni avvenimento, quale che esso sia, ogni fenomeno, ogni cosa perde la sua compiutezza e acquisisce una problematicità nuova, specifica, caratterizzata da un'eterna reinterpretazione e rivalutazione. Tra la parola (in tutti i suoi momenti) e roggetto (in tutti i suoi aspetti) si sviluppa una complessa interazione: la prima s'immerge nell'inesauribile ricchezza e nella contraddittoria molleplicità del secondo e ne esce arricchita .::approfondita. Sarebbe però limitato e parziale, ~econdo Bachtin, ridurre il processo di dilatazione dell'orizzonte e di approfondimento della prospettiva conoscitiva a questa relazione tra la parola e roggetto considerato nella sua natura «vergine», ancora «non detta>: in realtà, infatti questa relazione si realizza nel mezzo delle parole, delle valutazioni e degli accenti altrui: vive cioè in un'atmosfera sociale che circonda l'oggetto, fa brillare le sfaccettature della sua immagine ed è quindi condizionata, nelle forme della sua attuazione, da questo complesso di condizioni ambientali. Da questo punto di vista, allora, l'oggetto svela non tanto una propria vergine pienezza e inesauribilità, quanto piuttosto la molteplicità pluridiscorsiva-sociale dei suoi nomi, delle sue definizioni e valutazioni, vale a dire una molteplicità di cammini, strade e sentieri tracciati in esso dalla coscienza sociale. Insieme con le contraddizioni interne nell'oggetto si manifesta pertanto anche la pluridiscorsività sociale intorno ali'oggetto stesso, quella babilonica confusione delle lingue che avviene intorno a ogni oggetto; la dialettica d_ell'o~gettos'in so: ___n:ogo sol'oggetto negato~~u;n:•i:n~v:er:s~io~n~e::d~el~<u~n~a~s~e~r~ie~in~d~i~v~e:n~ir~e~. ~O~ri e n ta~r~sfi ~n~e~l-;d~e~llf:e~p~a~r;o~le~e~d~~:;o~rs~a';d~e~l~s[ig~n~i~-- tipo di quell che abbondano durante ~ondosi me contempora ei e ·icato, della logica e d lla gerarchia La categoria del dialogo le feste carnevalesche. La . cogliere le loro reciproche relazioni nel- verbale. In piena libertà le parole si La sistematicità con cui il linguaggio nega~· e Cambia so- la sezione di un solo istante». Questa pongono fra di loro in un rapporto e in usa le stesse parole in contesti cognitiprattutto eia collocazione sia dell'og- impostazione permette si la rappre- una contiguità assolutamente insoliti. vi diversi e sia pure con accenti e tonagetto intero che delle sue parti: essa, sentazione delle contraddizioni come In verità, nella maggior parte dei casi, lità diverse è dunqùe, per Bachtin, l'epertanto, rappresenta soprattutto lo forze oggettive ma trova il suo limite non ne deriva alcun nuovo legame sta- spressione di una qualche relazione spostamento della cosa e la sua rico- nell'assenza della categoria del diveni- bile, ma la stessa esistenza transitoria strutturale fra i diversi domini: introstruzione nello spazio. La non esisten- re. di queste parole, espressioni e cose, al ducendo come categoria fondamentaza dell'oggetto è la sua seconda faccia, In Dostoevskij si ha una serie di con- di fuori delle condizioni semantiche le del suo apparato metodologico il suo rovescio per cui l'oggetto sop- trapposizioni puramente drammati- normali, ha l'effetto di rinnovarle e quella di dialogo, il pensatore russo presso sembra rimanere nel mondo, che, determinata dalla peculiarità dei svela l'ambivalenza insita in esse, la intende proprio sottolineare la possibima con una nuova forma di esistenza e dialoghi romanzeschi, che tendono al molteplicità dei loro significati e, di lità di istituire dei morfismi, più 0 g un diverso significato. «Fino ad oggi limite della reciproca incomprensione conseguenza, anche le possibilità rac- meno forti, fra spazi conoscitivi diffeg,<> sono stati presi in considerazione sol- di persone parlanti in lingue diverse: chiuse in esse, che non si manifestano renti e di assicurare, in tal modo, un'ef- ·.., tanto fenomeni che esprimevano rap- nel realismo grottesco, al contrario, in condizioni normali>. fettiva confrontabilità tra tali spazi :::!; porti logico-formali o che in ogni caso l'attenzione si sposta sull'oggetto e sul malgradò la diversità degli schemi entravano nel quadro di tali rapporti; libero gioco di trasformazioni che esso concettuali e, per cosi dire, degli stili fenomeni situati, come dire, su una subisce quando, anziché essere fissato ll tempo «presente» costitutivi da cui sono caratterizzati. superficie piana, unidimensionali e in una determinazione univoca e rigi- Il realismo, per Bachtin, ha sempre La presenza, al di sotto dell'impianto unitonali, che rappresentavano la sta- da, viene irriverentemente aggirato da una connotazione fortemente simboli- di concetti empirici e delle relative ticità dell'oggetto ed erano estranei al tutte le parti, aggredito da una forma ca correlata alla non-esistenza di sensi espressioni verbali, attraverso i quali si ::: strutturano campi d'esperienza diversi, di strati costitutivi più originari, che guidano e orientano gli itinerari di confronto dialogico lungo i quali la parola entra nel mezzo delle valutazioni e degli accenti altrui, s'intreccia coi loro complessi rapporti reciproci, si fonde con alcuni, si stacca da altri, s'interseca con altri ancora, attesta, secondo Bachtin, l'esistenza di oggetti concreti delle pratiche disseminate dallo sviluppo diseguale della scienza. Certo, nel delineare le condizioni che rendono possibile l'operazione di «presa sulla realtà» da parte dei procedimenti conoscitivi di cui l'uomo dispone, Bachtin sembra accentuare l'importanza del riso e della creazione comica e, più in generale, delle categorie attraverso le quali viene smembrato, frammentato e caricaturizzato il dogmatismo serioso della cultura egemonica. A suo giudizio, infatti, «è il riso a distruggere la distanza epica e in generale ogni distanza che allontana l'oggetto in senso assiologico. Nell'immagine di lontananza l'oggetto non può essere comico: perché diventi tale è necessario avvicinarlo; tutto ciò che è comico è vicino; tutta la creazione comica lavora in un massimo di avvicinamento. Il riso ha la forza straordinaria di avvicinare l'oggetto; esso... distrugge la paura e il rispetto di fronte all'oggetto, di fronte al mondo, fa di questo l'oggetto di un contatto familiare e cosi ne prepara l'analisi assolutamente libera. Il riso è un fattore essenzialissimo nella creazione di quel presupposto di impavidità senza il quale è impossibile una cognizione realistica del mondo ... La familiarizzazione comica linguistico-popolare del mondo è una tappa estremamente importante e necessaria del divenire della libera creazione scientifico-conoscitiva e artistico-realistica dell'umanità europea». Questa esaltazione del comico-popolare (a scapito del serio-borghese) potrebbe essere considerata come spia e sintomo di una adesione di Bachtin alla teorizzazione, imperante in Unione Sovietica negli anni in cui egli stendeva il suo lavoro su Rabelais, di una rigida contrapposizione della cultura proletaria e di quella borghese. Si tratterebbe, però, di un'interpretazione riduttiva e fuorviante come dimostrano, in primo luogo, la stessa biografia dell'autore e il costante interesse da lui manifestato per le acquisizioni del pensiero occidentale e, in secondo luogo, la funzione di promotrice della decentralizzazione semantico-verbale del mondo ideologico che egli riconosce alla coscienza galileiana. La cultura popolare medioevale e rinascimentale, con l'ambivalenza e l'instabilità rispetto ad ogni ordinamento gerarchico e il rifiuto di assolutizzare i propri archetipi e di ancorare i suoi segni che la caratterizzano, prepara, attraverso tutto il sistema degli svilimenti che produce, l'analisi seria, alta e per la prima volta libera, del mondo, dell'uomo e del pensiero umano che trova la sua completa attuazione nei concetti scientifici. Il ricorso alle metafore e alle similitudini, mutuate dalle sfere basse della vita è, da questo punto di vista, espressione delle nuove esigenze che si impongono quando, come punto di partenza, viene assunta l'età contemporanea eterogenea e plurivoca. Il fare del presente il centro dell'orientamento _umano nel tempo e nel mondo esige il continuo adattamento del nostro linguaggio a un universo che, avendo perso la propria compiutezza sia nel complesso, sia in ogni sua _ p_arte,si presen~ in continuaesI1JU1:...- S10ne. N~ scat11a,;,- .•wne"'Oma- .... w uei7nguagg10 tesa a nntracciare i vari meccanismi di slittamento del significato e le loro interazioni, visione c_h~prepara e anticipa la disponibilità, tipica del pensiero scientifico, a considerare i termini come nodi di una rete di significati che sono continuamente modificati da nuove scoperte e innovazioni concettuali. In questo senso la funzione critica e liberatoria svolta dal comico-popolare, lungi dal porsi in posizione alternativa rispetto alla «coscienza galileiana>, costitµisce per Bachtin uno stimolo e un prezioso fattore di addestramento a quel grandioso processo di apprendimento che è la scienza, in cui impariamo a trasferire certi termini da un conteso all'altro, inventando nuove regole e scoprendo nuove leggi.

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