Alfabeta - anno II - n. 12 - aprile 1980

S.S. Averincev Poètika rannevizantijskoj literatury (Poetica della letteratura bizantina antica) Nauka, Moskva 1977 V.V. Ivanov èet i ne~et. Asimmetrija mozga i znakovym sistem (Pari e dispari. L'asimmetria del cervello e dei sistemi segnici) Sovetskoe radio, Moskva, 1978 O. èuchoncev lz trech tetradej (Dai tre quaderni) Moskva. 1977 Ju. I. Mineralov Èmajygi Eesti raamat. Tallin. 1979 AA.VV. Lingvistika i poètika (Linguistica e poetica) Nauka. Moskva 1979 AA.VV. Semiotika ustnoj reti (Semiotica del discorso orale). Tartu 1979, voli. I-II. E saminare la produzione editoriale per trarne considerazioni generali sulla cultura è prassi più che normale. In alcuni casi l'impegno si fa più difficile e complesso, come in quello del mondo sovietico, dove non tutta la cultura autentica trova necessariamente riscontro nella pubblicazione di libri, .e,d'altra parte, non tutti i libri in circolazione costituiscono un contributo scientifico di valore. Anzi il numero dei lavori di un determinato livello che vengono pubblicati (ci riferiamo qui soprattutto al campo della produzione critica) è assai inferiore a quello che potrebbe essere. Molte opere, infatti, «non appaiono» e forse non appariranno mai, almeno nella forma nella quale le ha concepite l'autore, mentre sul mercato ci imbattiamo in una massa sconcertante di libri che sarebbe eufemistico definire inutili. Nonostante questa mancata attuazione delle possibilità reali in possesso di molti autori, realizzate mediante la lunga e difficile via editoriale, dobbiamo riconoscere che in molti campi delle scienze umane ci troviamo di fronte ad un autentico rigoglio e ad un'indiscutibile ricchezza di applicazioni e di ipotesi. L'entità della produzione linguistico-semiotica, ad esempio, è veramente notevole. Essa abbraccia vari campi di discipline, dal folclore alla letteratura, al cinema, alla linguistica, alla cibernetica e così via. L'interpretazione semiotica dei «fatti letterari», antropologici, artistici, mitologici etc., ha un ruolo portante e unificante in virtù proprio del suo carattere interdisciplinare. L'interdisciplinarità in Urss non è come da noi un mito lontano. qualcosa di nuovo a cui fa gente guarda con sospetto. È un fatto reale, operante, concretamente praticato. Nella realtà, l'interdisciplinarità, almeno entro certi limiti. era già stata esperita dai formalisti russi e ancor prima da filologi come Veselovskij e Potebnja: non è dunque una scoperta degli studiosi di oggi. Ma il merito di questi ultimi sta nell'averla resa una pratica normale. Una scelta culturale e metodologica che caratterizza definitivamente il corso della ricerca sovietica. Osserveremo, inoltre, che questa produzione semiotica e interdisciplinare non si esaurisce in un tecnicismo fine a se stesso, come spesso si può riscontrare in occidente; il tecnicismo è sostanziato di una forte coscienza linguistica della realtà e dell'arte. L'impianto di questi studi va oltre la sperimentazione e la mania scientista di certa nostra critica. per acquistare un significato preciso. Il libro non è oggetto-mercato, ma mezzo per comunicare, da parte degli intellettuali non integrati nelle strutture ufficiali, un messaggio tecnico e umano ad un tempo. Di questa interdisciplinarità abbiamo molti esempi e documenti. Significativo, fra gli altri, il volume Lingvistika i Poètika che raccoglie scritti assai diversi dedicati a problemi di tipologia linguistica e ad altri prodotti della grammatica trasformazionale e della semantica, allo studio della lingua letteraria (con frequenti riferimenti alla opposizione fra oralità e scrittura), ed infine a problemi di semantica della versificazione. Gli studi di cibernetica in Urss, come si sa, sono molto avanzati e hanno raggiunto un notevole grado di elaborazione. Sono anni ormai che si danno varie forme di collaborazione fra studiosi di cibernetica e linguisti. Urss: Il poetaD~fmpetente Una testimonianza concreta possiamo trovarla nel volume di V. Vs. lvanov, Pari e dispari. L'asimmetria del cervello e i sistemi segnici. L'interdisciplinarità in questo caso investe un numero elevato di livelli, venendo a risultare operante l'interrelazione da un lato fra i vari sistemi segnici artificiali (quali la cibernetica e la teoria della comunicazione) e dall'altro la neurolinguistica, l'antropologia lévi-straussiana, e problemi generali riguardanti fenomeni relativi alla comprensione, alla autocoscienza, tutti fenomeni comunque collegati ai meccanismi semiotici della cultura. Il cervello diviso in due emisferi, come un sistema composto di due macchine, funziona in modo asimmetrico. Il problema della asimmetria (e quindi della simmetria, insieme a quello del dialogo definito da Ivanov come uno dei problemi fondamentali della scienza del XX secolo) è particolarmente significativo non solo sul piano biologico, ma anche su quello delle scienze umane. Si tratta di stabilire in che misura l'asimmetria funzionale dei sistemi segnici dell'universo umano sia condizionata dalla simmetria del cervello. Il problema del dialogo già affrontato dal linguista L. P. Jakubinskij negli anni '20 e centrale nell'elaborazione teorica di Bachtin (talvolta letto quasi esclusivamente attraverso una riduttiva e semplicistica chiave ideologica e trascurato nella molteplicità dei suoi assunti teorici), è tornato negli anni '70 ad essere al centro dell'attenzione di molti studiosi. Al problema più generale delle forme del dialogo e degli enunciati, è stato affiancato l'altro, per un certo verso complementare, della ustnaja rer: [ discorso orale] e della razgovornaja rer: [lingua parlata]. Al discorso orale, inteso come sistema dotato dei suoi principi strutturali che appartiene ad un tempo alla storia della lingua e alla storia della cultura, è dedicata una pubblicazione periodica edita dall'Università di Tartu, di cui sono già usciti due volumi, Semiotika ustnoj ref:i. M a vediamo ancora un esempio di questo tipo di ricerca: il volume di S. S. Averincev, Poetica della /eueratura bizantina antica. In un mondo che, sconvolto dal '17, ha cercato di annientare il passato, di ribaltarne strutture e valori, e dove i punti di riferimento ideologici hanno fagocitato ogni tipo di esperienza culturale che avesse un qualsiasi legame con esso. nonostante tutto, permane l'impronta indelebile, mai sufficientemente ricordata, che affiora dal mondo lontano della cultura bizantina. Questa matrice è stata rinnegata dopo la rivoluzione fino agli anni 'SO. La bizantinistica, molto attiva nel periodo precedente, subisce una lunga stasi. È in questo vuoto che si inserisce lo studio di Averincev. L'opera costituisce una precisa ed ampia ricostruzione della cultura bizantina del periodo compreso tra il IV e il VII sec. La monografia è un'analisi preziosa di tutti i «segni» di questa cultura visti nella loro dinamica e nei loro elementi contraddittori. La contraddittorietà è infatti il tratto distintivo di quel mondo; ma tale contraddittorietà è pur sempre risolta in una fondamentale unità. Fra i critici e gli studiosi della scuola di Tartu che scrivono nei Trudy po znakovym sistemam [Lavori sui sistemi segnici], una delle pubblicazioni più importanti in quest'ambito di studi, troviamo una voce diversa, uno studioso di letteratura russa che oltre a contribuire alla produzione semiotica, cioè a «leggere» i testi, crea egli stesso dei testi, testi poetici: Jurij lvanovit Mineralov, giovane siberiano che ha già pubblicato a Tallin in Estonia un quaderno di versi che si intitola Èmajygi. Emajygi è il nome di un fiume del sud dell'Estonia, nome che in russo vuol dire madre fiume; nome simbolico, come simbolica è quasi sempre la sua poesia. Nei suoi versi non ci sono mai descrizioni dirette, ma solo ricche ed elaborate metafore. Il fiume è il fiume di parole, anzi è la Parola, che, come la madre, è fonte unica della nostra nutrizione; la parola, scorrere eterno di forze di cui gli uomini si nutrono. In principio era il caos, poi il caos ha preso forma, quella della parola; il riferimento biblico è chiaro. Parole rare, strane, inventate si aggrovigliano in un tessuto lessicale ricco di immagini che riemergono dal mondo delle antiche leggende popolari russe, della mitologia e del folclore slavo. Un flusso continuo di suggestioni letterarie rielaborate e utilizzate poeticamente, frutto di un materiale Mari11euipoeta simbolista ( I 907) antico e indistruttibile, che si trasforma ma non si dissolve mai. Una tensione verbale che suscita in noi una sensazione quasi tattile della parola, un contatto quasi carnale. Ma accanto al suono, alla forma, si svela anche una forte coscienza della tradizione colta, (Kantemir, Sumarokov, PuSkin) che si mescola, se non altro in forma di reminiscenza, alla voce della critica russa, da Belinskij a Tynjanov. li modello poetico più vicino è certamente la sperimentazione rocambolesca delle rare immagini sonore e delle assonanze ossessive di Chlebnikov, come ad esempio nell'incipit della canzone sulla vita e sulla morte, oppure nella Ironica poesia. li nome di Chlebnikov, d'altro canto, è ricordato assai spesso; una poesia è intitolata a suo nome. Gli esperimenti di Mineralov ci inducono a fare delle riflessioni di carattere generale sulla sorte della poesia prodotta in un mondo che, in un modo o nell'altro, l'ha collocata sempre al centro dei suoi valori, e questo, indipendentemente dal tipo di organizzazione politico-culturale che possa aver dominato. Indubbiamente, da PuSkin ai romantici, fino ai simbolisti, ai futuristi e alle voci contemporanee, la poesia ha sempre svolto un ruolo di primo piano, rimanendo una delle espressioni più autentiche e più popolari, anche nella diversità dei contenuti e delle forme esperite. Le tendenze e le linee, come si può immaginare, sono numerose e articolate; ma cercheremo di rintracciare fra esse dei punti di riferimento. Accanto aMineralov,i nomichesipossonofare sono molti e così anche le personalità che spiccano per la loro indiscutibile vena poetica. Fra i più «intellettuali> troviamo indubbiamente Oleg .èuchoncev e David Samojlov, autore, tra l'altro, di un interessantissimo volumetto sulla rima: ancora un esempio di vicinanza tra esperienza critica e esperienza poetica. Nella linea cosiddeua contadina, fra i molti ricorderemo il poeta Lev Smirnov, il quale affronta spesso nei suoi versi anche il tema della guerra, ma in una forma, ci pare importante sottolinearlo, del tutto priva di retorica. Non è un caso, infatti, che fosse cosl apprezzato dall' Achmatova. Il tema della guerra si ritrova ancora nei versi di un poeta che fu lanciato da Erenburg, Boris Sluckij. Poeta particolarissimo, Sluckij, rappresenta un caso a sé. La lingua che egli utilizza è una lingua parlata, piena di prosaismi. La sua maniera è sempre riconoscibile: un linguaggio semplice, piano, certamente non «aulico>; se talvolta utilizza espressioni auliche lo fa sempre con ironia o per contrasto. Un mondo completamente diverso troviamo poi nei versi di Aleksandr KuSner; un mondo raffinatissimo, colto, profondamente poetico, legato all'acmeismo, a Mandel'Stam, all'Achmatova. Una voce che possiamo tranquillamente accostare a quella di Baratynskij. U na delle linee di poesia che possiamo ancora rintracciare è quella degli «slavofili» [slavjanofily] e fra questi il primo nome che ci viene alla mente è quello del po.eta che abbiamo definito «intellettuale> (inrelligenr), èuchoncev. Contrapposta alla linea degli slavofili troviamo quella degli «occidentalisti» [zapadniki]; fra questi il poeta più rappresentativo è certamente Viktor Sosnora. Accanto agli slavofili e agli occidentalisti, si è fatta strada una linea completamente diversa, quella degli «sperimentalisti> che ci riporta all'esperienza verbale dei versi «eccentrici> di Chlebnikov e di Zabolockij. Un filone di estremo interesse anche per il suo contributo autentico di vita che porta con sé possiamo ravvisarlo, poi, in quello dei cosiddetti poeti rapsody, i poeti che cantano le vorovskie pesni [canzoni della mala, letteralmente dei ladri], gli «chansonniers> russi, se questa parola non sonasse strana applicata a quel mondo. Pensiamo ad esempio alla struggente potenza di un Galit, alla voce lirica di Okudzava, la cui poesia nasce insieme alla musica e alle canzoni che egli stesso compone; pensiamo ad un Visotskij e al mondo gorodskoj [ della città] che egli descrive con linguaggio intriso di espressioni «locali» e intraducibili; una sorta di argot. on si può tacere della poesia cosiddetta «fonskaja» [femminile] (attributo che non vuol suonare riduttivo), quella già rappresentata dalla esperienza poetica di artiste della tempra della Achmatova e della Cvetaeva, fra le voci più alte della poesia russa contemporanea; in questa linea spicca una delle personalità attuali più rappresentative della poesia odierna, la figura della Achmadu.lina. La costante alternanza e/o compresenza di linee poetiche diverse ci induce a riutilizzare l'opposizione tynjanoviana delle due tendenze degli archaisty [arcaisti] e dei novatory [innovatori] in base alla quale ci sarà più facile distinguere i vari «generi> di poesia. Da una parte quindi gli arcaisti come un KuSner, un Brodskij, dall'altra gli sperimentalisti come il nostro Mineralov. Ma al di là di questa divisione, e al di là delle singole voci poetiche, e dei poeti rapsody, osserveremo che oggi ci troviamo in presenza di un nuovo «fatto letterario» - e non solo letterario - di grosse proporzioni: il recupero del mondo contadino, in poesia, in prosa, in pittura, nel cinema etc. Più sopra avevamo accennato al poeta «contadino>Smirnov;ora,èproprioaquesto recupero che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione se vogliamo cogliere una delle caratteristiche dominanti della odierna cultura sovietica. Nel campo della narrativa, le opere di SukSin, di Rasputin, di Belov, di Astafev, di Abramov fra i maggiori scrittori della «corrente contadina>, la più vasta e rappresentativa fra quelle odierne, riscuotono strepitoso successo presso i lettori più diversi. Testimonianza pregnante della presenza di questo mondo contadino nel cinema ci è data, per esempio, dal filmgeorgiano Pastora/, presentato a Mosca in questi ultimi mesi, con grande successo. Osserviamo, tuttavia, che l'utopia della campagna in esso rappresentata, è molto lontana, sul piano ideologicolinguistico, dal più intenso e più drammatico mondo mitizzato da Pasolini. Ma come possiamo interpretare questo recupero?.~econdo un certo tipo di intelligencija media sovietica (intelligencija, comunque, rispettabile e autentica) si tratterebbe di una scelta da spiegarsi come un tentativo sereno, non violento, pacatamente cdissidente> di opposizione al mondo ufficiale, industriale e cittadino, socialmente organizzato. O non si tratta, invece, di una forma di chiusura, di creazione>, se non politica, certamente culturale? Una chiusura che sta a testimoniare che l'unico mondo in cui· si possono ancora trovare dei valori. è quello conservatore. intatto. immobile. nella sua tradizione. ma pur sempre ancora sereno e «vivibile>.del mondo contadino? Opposizione silenziosa, o rigenerazione, oppure reazione: difficile dire. Anche perché la rappresentazione di questo mondo agreste non è poi così priva di problemi, di critiche, e di difficoltà. È un mondo con una sua etica, un sistema preciso di regole di comportamento che non vanno infrante. pena la perdita del cdiritto> di appartenenza a quel cmondo>, a quella comunità. I valori della tradizione, della storia, di quella cultura sono intoccabili. E la mostra che si è aperta ad agosto a Mosca del pittore e grafico B.M. Kustod'ev ne è una riprova. Il ritorno al «contadino> è, insomma, una tendenza di stampo conservatore, che esprime nello stesso tempo un'autentica forte volontà di vivere diversamente. Una metafora. Anche lì, in quel mondo, si è prodotto un fenomeno di riflusso, forse diverso, ma pur sempre riflusso; lo avvertiamo da innumerevoli segni, talvolta appariscenti. Uno di questi, riferendoci ancora all'ambito della produzione poetica è, indubbiamente, il ritorno alla poesia cintima>, al privato, al silenzioso, al religioso. L'uomo si guarda dentro, fino a calarsi nei cupi meandri dell'io viscerale, come in alcune splendide liriche di Brodskij. La luminosità di un lontano momento rivoluzionario, prima autentica, poi alterata da rozzi tratti di retoricità è ormai scomparsa. Quello che conta, sia pure sullo sfondo di una umanità talvolta alla deriva, è pur sempre l'individuo, l'individuo che si interroga sulla sua contraddittoria e violenta realtà; realtà che forse solo la dimensione poetica può ormai afferrare. M a nonostante questa passione poetica e questa assidua frequentazione di motivi ed esperimenti versificatori, (sul piano della forma, in complesso, i poeti di oggi non costituiscono tuttavia una cavanguardia>, fermi ancora al tetrametro giambico, il classico verso della tradizione russa) la vera cultura non è né nella poesia, né nella narrativa; la novità è nella produzione di orientamento semiotico e interdisciplinare. Qui ci troviamo di •fronte ad una vastità di respiro, ad una reale forza innovatrice, ad una massa di applicazioni concrete in aree e discipline culturalmente distanti: una ricerca assidua e disinteressata. Tutta questa ricchezza di metodo, di teoria, e di e invenzioni> scientifiche ci autorizza a sperare che la cultura, quella autentica, sopravviva sempre e comunque al potere, e alla sua menzogna. Non vorremmo che un'altra generazione «dissipasse i suoi eroi>, per usare una espressione jakobsoniana. Anche se l'epoca non è più quella e manca lo stravolgimento provocato dai noti eventi storici, la violenza continua, diversa, più subdola, più raffinata, ma anche innegabilmente presente. Una violenza che non ha più nemmeno la maschera della giustificazione ideologica, ma che si evidenziae prende corpo, spesso, anche nel seno di più modesti e circoscritti ambiti. Indubbiamente la manipolazione delle coscienze è più facile dove il livello industriale è meno sviluppato o comunque meno elaborato. Ogni tipo di società ha le sue forme di schiavitù; comunque sia, la drammatica esperienza della egenerazione che ha dissipato i suoi eroi> ha lasciato un solco profondo, troppo profondo perché si possa dimenticarlo.

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