. . . . . . . . . . Questo numero del «Giornale dei Giornali» ha un carattere particolare. È dedicato a una ricerca sui mutamenti di cinque grandi quotidiani (Corriere della Sera, il Giornale nuovo, Il Giorno, la Repubblica, La Stampa) dal 1976 al 1979. La ricerca è stata svolta dall'lndex e promossa dal Comitato di Redazione dell'editoriale Corriere della Sera, con l'adesione del Consiglio di fa\)brica. Alla ricerca di base si sono affiancate le analisi che gli stessi giornalisti del Corrieredella Sera hanno effettuato sui rispettivi settori del proprio giornale. Ci è sembrato utile offrire ai lettori di Alfabeta, accanto alle consuete analisi su temi specifici, una radiografia strutturale della grande stampa «indipendente» e della sua recente evoluzione (o involuzione). I testi che proponiamo sono due relazioni lette al convegno organizzato dai giornalisti del Corriere, sulla base della ricerca («Come cambia l'informazione», 21-22 febbraio, Piccolo Teatro di Milano). La relazione lndex sintetizza i principali risultati emersi dalla prima fase della ricerca, in cui prevale ancora l'analisi di tipo quantitativo. Perciò abbiamo creduto opportuno farla seguire dal testo dell'intervento di Enzo Marzo, per il Comitato di Redazione del Corriere, in cui si offre un primo contributo alla interpretazione dei risultati. Ovviamente, i testi rappresentano solo uno spaccato dei materiali di ricerca, che hanno riempito il dossier di 56 pagine tabloid stampato per il convegno. L'indagine presenta ancora diverse lacune e deve essere considerata all'interno del suo programma di avanzamento. Ma già da ora bisogna aver chiaro che- per la prima volta- sono i giornalisti e non gli editori ad avviare una indagine sulle strutture informative della stampa. Entrando come soggetto collettivo nell'attuazione della ricerca, essi contraddicono le leggi della divisione del lavoro e della parcellizzazione esecutiva che dominano gli apparati informativi. La metodologia, il processo della ricerca diventa altrettanto importante dei risultati. L'iniziativa partita dalla redazione del Corriere sembra destinata ad allargarsi ad altre testate. Si abbozza l'organizzazione di un processo critico e autocritico permanente da parte dei giornalisti italiani? Sarebbe la riprova che c'è un movimento inverso al «riflusso» che si vorrebbe imporre all'informazione di massa. È già possibile formulare alcune conclusioni di carattere generale ·(o, almeno, ipotesi di lavoro attendibili) sui mutamenti subiti dai grandi quotidiani negli ultimi tre anni. Ci sono segni consistenti che l'apparato produttivo dei giornali tende a rinchiudersi ancor di più in se stesso e a privilegiare le fonti istituzionalizzate. li grande quotidiano funziona sempre più come ripetitore di informazione esogena e sempre meno come produuore di informazione? È questo uno degli interrogativi principali che ci siamo proposti sulla base della nozione di «informazione aggiunta» elaborata con Raffaele Fiengo (C.d.R. Corsera). I dati raccolti suggeriscono una risposta positiva. Produrre «informazione aggiunta» significa produrre un tipo di informazione che non è già contenuta nelle fonti istituzionalizzate, che non si limita a «confezionare» ciò che proviene da tali fonti. Significa costruire fonti diverse, collegare l'apparato giornalistico con il dinamismo delle situazioni sociali, con i loro protagonisti collettivi, con i processi di elaborazione delle nuove idee scaturiti da nuovi modi di vita. Possono, in apparenza, sembrare definizioni generiche: ma l'analisi ci mostra quale sia la difficoltà degli apparati in questa direzione, come siano disegnati per scopi diversi che !asciano risorse molto scarse per produrre Comèecifflbiano i gragJli".Rll!t;idiani «informazione aggiunta». Da questo punto di vista, tre anni non possono registrare mutamenti profondi in modelli di produzione consolidati da tempo. Tuttavia i dati suggeriscono che il triennio ha segnato passi di natura involutiva. Ad esempio, l'ampliarsi di aree di interesse come quella degli spettacoli insieme alla contrazione del notiziario estero (che si traduce in una percezione riduttiva della crisi internazionale) rappresentano una tendenza significativa. L'analisi qualitativa dei contenuti dovrà precisare e approfondire i fenomeni di involuzione strutturale degli apparati informativi insieme ai fenomeni più ambigui che non possono essere paradigmati come «involutivi» senza una valutazione complessa (ad esempio, lo sviluppo delle pagine monografiche). Soprattutto, è importante individuare le contraddizioni che emergono dalla dinamica degli appa- •rati e quindi forze e forme che possono contrastare le tendenze involutive. A nostro giudizio, il punto fondamentale da cogliere nel metodo della ricerca e nell'iniziativa dei giornalisti del Corriere sta nello spostamento del baricentro della «questione informativa». Si tratta di lasciare alle spalle il cabotaggio politico-editoriale, la danza delle poltrone, il pettegolezzo corporativo, i lamenti sulla «condizione del giornalista», le invocazioni generiche alla professionalità e all'autonomia professionale. Si tratta di porre al centro il processo produttivo delle notizie, l'organizzazione dei suoi singoli apparati (testate, emittenti, etc.) come quella della «rete primaria» che li precede a livello mondiale. Si tratta di non dare più per scontato il «modo di produzione» per correre dietro all'episodico, all'ideologico, al pragmatico: a quei discorsi con i quali e senza i quali, a distanza di alcµni anni, ci si accorge che tutto è rimasto come prima e peggio di prima. Se si vuole un movimento di trasformazione della struttura informativa occorre innanzitutto che questo impari a non rimuovere il suo oggeuo, a conoscerne i meccanismi di riproduzione e perpetuazione. Relazione di Francesco Siliato dell'lndex «Anche in occasione di questo convegno abbiamo potuto osservare segni di curiosità e di attesa per i risultati di una indagine sui contenuti della stampa. Per certi versi, è una attesa paradossale. I giornali sono un fenomeno pubblico per eccellenza, sono letteralmente sotto gli occhi di milioni di persone. Che cosa si può dunque scoprire di incognito nelle pagine aperte dei quotidiani, esse stesse veicolo del noto? Che cosa vi può essere di nascosto in ciò che tutti hanno potuto leggere? Naturalmente si tratta di un paradosso apparente, come apparente è il controllo del pubblico sui flussi informativi. Un dato crudo può servire a riflettere sulle difficoltà di questo controllo già sul piano puramente quantitativo. La nostra ricerca ha assunto come campione di analisi soltanto due mesiil settembre del '76 e il settembre del '79- limitatamente a cinque quotidiani: Corriere della Sera, il Giornale nuovo, Il Giorno, la Repubblica, La Stampa. Tradotto in cifre, significa analizzare più di 6200 pagine, equivalenti a circa cinquantamila colonne di testo; anche escludendo alcune pagine come quelle degli spettacoli, della cronaca locale o dello sport, la ricerca si è trovata di fronte ben 18.000 articoli. Ciò ha imposto che la ricerca fosse organizzata in fasi successive secondo i canoni del work in progress. Ma ciò dà anche la misura delle difficoltà che chiunque deve affrontare per scavare nella realtà apparentemente palese dell'informazione stampata. . Quali sono gli obiettivi principali della ricerca e del Comitato di redazione del Corrieredella Sera che se ne è fatto promotore? Si tratta da una parte di dare basi ad una analisi critica della prassi giornalistica italiana, su un terreno il più possibile solido, attendibile, lontano dall'impressionismo soggettivo e dal sociologismo episodico. Dall'altra si vuole verificare precisamente quanti e quali canali esistano fra i quotidiani stessi e la realtà sociale circostante, intesa come sede di soggetti dotati di parola e non soltanto di oggetti del discorso giornalistico. Attraverso quali e quanti articoli, inchieste o interviste si esprime nella grande stampa quotidiana la voce delle diverse realtà sociali? E soprattutto quali e quanti canali si aprono su quelle realtà che non coincidono con i circoli istituzionalizzati, cioè- in termini informativi - con le fonti qualificate? Queste domande non hanno un interesse soltanto sociale, non rispondono alla vaga esigenza etico-politica di dare la parola a coloro che sono esclusi dal cerchio magico degli apparati di informazione. Tentare una risposta.· significa automaticamente indagare nelle strutture professionali. organizAntonio Donghi, Figura di donna, /932. zative, ideologiche del modo in sui si producono i giornali. Significa sapere, ad esempio, in che modo si usano gli inviati e dove vengono mandati, sapere fino .a che punto i nostri giornali agiscono da ripetitori di fonti informative uguali per tutti, semi obòligate, e fino a che punto sono invece produttori in proprio di informazione e conoscenza. Significa sapere - per usare un termine nuovo che sembra però appropriato sia a noi sia al Comitato di redazione del Corriere della Sera - in quale misurs1i grandi quotidiani sono produttori di informazione aggiunta. A queste risposte ci siamo soltanto avvicinati nella prima fase della. ricerca. Su queste basi abbiamo lavorato sia noi sia i giornalisti del Corriere accumulando un primo strato di materiali analitici. Abbiamo cercato soprattutto di misurare i cambiamenti strutturali intervenuti nella grande stampa quotidiana negli scorsi tre anni. Nell'insieme delle cinque testate a diffusione nazionale prese in esame, lo spazio redazionale, cioè il testo, dal '76 al '79 è aumentato, sia pure di poco, ma lo spazio della pubblicità è aumentato ancor di più. Così, nonostante l'incremento, il testo redazionale nel settembre '79 copre poco più del 66 per cento dello spazio totale, cioè il 2 per cento in meno rispetto al settembre del '76. È una cifra poco appariscente, ma che indica un mutamento significativo anche dal punto di vista economico poiché l'incremento dello spazio pubblicitario si riscontra in ciascuna delle cinque testate. Nell'insieme ci si avvia, a ritmi diversi, in direzione di una divisione in parti uguali fra testo e pubblicità. A questo traguardo è ormai prossimo soltanto il Corriere, peraltro non senza scompensi. Contrariamente a quanto accade per la pubblicità, lo spazio redazionale non aumenta ovunque: nel Corriere e nel Giorno risulta in diminuzione; il discorso è complicato dagli inserti periodici, ma anche tenendone conto, lo spazio redazionale delle due testate risulta statico. Al contrario Giornale, Repubblica e Stampa sono in consistente progresso. li Corriere rimane tra i cinque il quotidiano con il testo più ampio ma le distanze dalle altre testate si sono accorciate notevolmente. Anzi, considerando gli inserti periodici, la prima posizione spetta ancora al Giorno; bisogna aggiungere però che alcuni di questi inserti hanno carattere esclusivamente promozionalepubblicitario. Come si è modificata la struttura contenutistica dei cinque giornali? Per rispondere a questa domanda abbiamo suddiviso lo spazio redazionale in contenitori, cioè secondo la tipologia delle pagine. Emerge innanzitutto che le pagine del notiziario generale (la priina, la seconda, la terza, le pagine degli interni, degli esteri, dell'economia, quelle miste e quelle monografiche) sono rimaste quasi stazionarie. Viceversa si è accresciuto inmodo sensibile lo spazio che definiamo del notiziario specifico, cioè di tutti gli altri contenitori tra cui la cronaca locale, lo sport e gli spettacoli. Questa crescita è dovuta soprattutto a un generale ampliamento dello spazio riservato agli spettacoli, sia pure in misura assai varia da testata a testata. Buona parte dell'incremento è da imputare a Repubblica, la quale, inoltre, con lo sviluppo parallelo di un contenitore di cronaca locale ha operato un certo adeguamento alla struttura delle altre testate. Ma è soprattutto sulle pagine del notiziario generale che vogliamo concentrare l'attenzione. Nel '76 le testate erano allineate intorno a sette pagine di testo ciascuna nel formato standard. La sola eccezione era data dal Giorno che raggiungeva le otto pagine; nel '79 anche il Giorno è rientrato sulla media delle sette pagine. Nel contempo la Stampa e il Giornale hanno superato questa soglia di quasi una pagina, ed anche la Repubblica si è avviata a superare Corriere e Giorno. Vediamo in quale modo è prodotto il notiziario generale, quale sia la sua composizione quantitativa e qualitativa, quali mutamenti ha subito. Nell'insieme si assiste a una tendenza generale verso un maggior ricorso alle notizie non firmate, anche se ciò non si traduce in una diminuzione dei servizi firmati. È lecito supporre che le notizie non firmate costituiscano mediamente la forma produttiva più povera di informazione aggiunta, in quanto derivata solitamente da agenzie di stampa, comunicati e altre fonti accessibili a tutte le testate. Il ricorso a tale forma spesso rende qualitativamente nullo, da questo punto di vista, un eventuale incremento quantitativo. Per contro, la forma dei servizi firmati e in particolare degli inviati indica, in prima approssimazione, la presenza di informazione aggiunta. Precisati questi termini si può così sintetizzare il risultato dell'analisi del notiziario generale nelle diverse testate. Nel Corriere della Sera la stagnazione quantitativa del notiziario generale, sia come spazio sia come numero di argomenti, è compensata dalla forte presenza di forme produttive di qualità più elevata. Vale a dire che oltre al maggior numero di servizi firmati, il Corriere presenta anche il maggior numero di inviati, sia dall'interno sia dall'estero. Su questo piano il '79 offre dati ancora migliori del '76. Si osserva però l'indebolimento di tutta l'area internazionale, ridotta nel contenitore esteri, in generale statica nel numero di servizi firmati e più povera di notizie. In tutto il notiziario generale del Corriere i limiti di spazio hanno comportato un sacrificio delle notizie non firmate di maggiore entità. Ne risulta che il Corriere '79 si rivela inferiore per numero di argomenti- cioè servizi di notizie nel loro insieme - a tutte le altre testate, con la sola eccezione di Repubblica. li Giornale Nuovo esce dal triennio rafforzato in i;uasi tutti i settori del notiziario gene1ale. Ha colmato gran parte del divario quantitativo ed anche qualitativo che lo divideva profondamente dalle altre testate nel '76. In termini di spazio è ora al di sopra della media e dello stesso Corriere. Conserva tuttavia una certa debolezza nei servizi firmati soprattutto per i servizi dall'interno dove è tuttora all'ultimo posto per numero di inviati. Tradotto in termini qualitativi ciò può indicare rispetto alle altre testate una persistente scarsità di informazione aggiunta sulla dinamica della società italiana. li Giorno emerge dal confronto '76-'79 con un notiziario generale ridotto nello spazio e impoverito nei servizi. Il Giorno '79 risulta infatti all'ultimo posto per gli articoli firmati, soprattutto per quelli dall'estero. Tale indebolimento è fronteggiato da un incremento di notizie anonime cbe però, nel notiziario generale, basta solo a ristabilire la quantità di argomenti del '76. Ai contenitori interni, economia, esteri è stato sottratto molto spazio a favore delle pagine di contenuto misto («i fatti della vita»). Rimane tuttavia notevole l'informazione prodotta dagli inviati soprattutto sul piano nazionale e locale. La Repubblica sembra aver sacrificato gli elementi quantitativi alla ricerca di un diverso assetto del notiziario generale il cui spazio risulta aumentato. Le notizie non firmate sono state drasticamente ridotte ovunque. I servizi dall'estero sono stati incrementati, mentre appaiono in flessione quelli dall'interno, probabilmente per consentire un maggior sviluppo degli articoli. Gli inviati all'estero si collocano intorno alla media, mentre sono al di sotto quelli all'interno. Notevole è il ricorso alla forma dell'intervista, molto più frequente che nelle altre testate. Nella Repubblica ha acquistato un ruolo centrale il contenitore pagine monografiche, cioè dedicate ad un tema specifico, quasi sempre di stretta attualità. Lo sviluppo del contenitore monografico ha innestato una struttura inedita del notiziario generale, più modulare, orientata sui temi dominanti, capace di sfruttare la flessibilità di impaginazione offerta dal formato tabloid. Si noti che la forte incidenza delle pagine economiche nel '76 - del tutto anomala - risulta ridimensionata nel '79. Anche l'impianto orientato verso le notizie della pagina culturale è stato riconvertito in una struttura più simile nelle forme produttive a quella della terza pagina tradizionale. La Stampa presenta nel '79 un notiziario generale con maggior spazio e più argomenti che nel '76. Ma l'incremento è stato assorbito soprattutto dalla massiccia immissione di notizie non firmate, mentre i servizi veri e propri vedono diminuire la propria incidenza. È vero peraltro che il numero di questi rimane il più alto dopo quello del Colliere, mentre il livello globale degli argomenti sale al di sopra di tutte le altre testate: più di 64 al giorno in media contro i 51 del Corriere e i 48 di Repubblica. Ma anche il forte regresso dei servizi di inviati conferma i segni di arretramento delle forme più adatte alla produzione di informazione aggiunta. Su questo piano, al progressoquantitativosiasoocia nella Stampa un deterioramento delle componenti qualitative. In questa sede non vi è certo il tempo sufficiente per una sintesi degli elementi qualitativi finora raccolti che, per la loro ampiezza, necessiteranno di ulteriori elaborazioni. Tuttavia è possibile aggiungere un indicatore abbastanza attendibile circa la natura del lavoro affidata agli inviati nelle diverse testate. Abbiamo classificato in una
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