Alfabeta - anno I - n. 6 - ottobre 1979

corrisponde a parte del primo capitolo di Lector in f11h11l11. Il lettore volenteroso può trovare risposta a interrogativi molteplici in questa 'panoramica· (quarantasei interventi) così prodiga di particolari. In confronto. il volume curato da Dressler assomiglia piuttosto a una foto di gruppo; dove qualcuno. certamente. ha 'più personalità' di qualcun altro. e dove si capisce benissimo che si è messa insieme gente di provenienza e di frequentazioni assai diverse. Ma. volendo. vi si possono trovare 'somiglianze di famiglia'. ed è opportuno farlo. prima di tutto per dare un'idea di ciò che è lo specifico della linguistica testuale. Il cui obiettivo primario è stato riconoscere e spiegare «che cosa fa di un testo un testo». quali sono i requisiti della «testualità»: che cos'è che distingue un discorso coerente da un'accozzaglia di frasi. corrette e accettabili se isolate. ma improponibili come un tutto connesso e logicamente unitario; quali sono i legami che assicurano coesione semantica e continuità logica a testi e a parti di testi. E ancora. come si manifesti la «struttura tematica» (la rete degli argomenti) di un discorso; come vada intesa e rappresentata formalmente la complementarità di testo e contesto. • Il ricorso al contesto pragmatico (parlante. interlocutore. luogo e tempo della comunicazione. insieme delle conoscenze. credenze e presupposizioni dei partecipanti. riferimenti agli stati di cose. ai 'mondi'. pertinenti all'atto e all'oggetto della comunicazione) nella descrizione di testi orali e scritti è forse la 'somiglianza di famiglia' più netta. il luogo delle convergenze tra linguistica testuale di marca tedesca e olandese (qualche nome. fra i principali: Dressler. Harweg. Petofi. Schmidt. van Dijk) e analisi del discorso condotte in ambiti diversi (sociolinguistico. tagmemico. sistemico-funzionale. ecc.: tutti presenti nella rassegna dressleriana). Per districarsi sui percorsi della prima: della Textlinguistik. il lettore italiano dispone di una mappa molto precisa: l'Introduzione di Maria-Elisabeth Conte al reading. da lei stessa curato. La linguistica testuale. Milano. Feltrinelli. I977; e questo rimando mi valga come delega per le informazioni che sono costretta a lasciare tra i 'possibili' non realizzati. Il ricorso al contesto è fondamentale anche per assolvere uno dei compiti qualificanti delle ricerche testuali. la tipologia dei testi. Fa parte della cosiddetta competenza testualt: del parlante la capacità_di distinguere 'tipi di testi'. tanto più se ammettiamo. come sostiene Schmidt nel volume di Dressler. che i testi nella comunicazione sociale appaiono sempre come manifestazioni di un tipo (text-type) riconoscibile da parte dei membri della comunità linguistica. Secondo Segre è solo all'interno di ciascun tipo che si possono formulare ragionevolmente regole di coesione. Questo è certamente vero: le relazioni coesive che si possono ipotizzare per un testo scientifico sono. ovviamente. diverse da quelle che caratterizzano un testo poetico. L'importante è che. dietro questa verità. non si arrivi a una frantumazione in classi e sottoclassi che finisca per vanificare il lavoro tipologico. È per ciò che sarebbe un errore. peggio. una regressione. impostare il problema della tipologia dei testi secondo una classificazione in generi e-specie. La semiotica. e in particolare quegli indirizzi di cui Segre è uno dei rappresentanti. mette al riparo da una simile ingenuità. coi suoi esempi di tipologie della cultura che utilizzano la nozione scientifica di modello come 'simulazione' dell'oggetto di cui si vuol conoscere e descrivere il funzionamento. e sono pragmaticamente orientati. in quanto considerano come interdipendenti struttura linguistica e contesto culturale. All'interno del modello elaborato da Lotman e Uspenskij. e in riferimento alla letteratura. Segre caratterizza la durata dei sottoinsiemi. sistemi di idee o codici. presenti in ogni testo letterario. Il gioco di questi sistemi- che ha proprie regole - se visto operare verso l'interno. appare costi• tutivo del «senso dell'opera»; con specola orientata verso l'esterno. esso viene considerato. sempre secondo Segre. come elemento di «quel polisistema che è la cultura». ' E sul testo letterario che si fanno le puntate più alte. Il testo che instaura le proprie leggi. in una sorta di lievitazione per cui «i nessi tematici. spaziali e temporali svolgendosi dal loro nucleo si risolvono in nessi formali. stilistici e grammaticali addirittura (Corti) non -è dunque. o non è soltanto. un prodotto: è un'attività. nel senso in cui Humboldt parlava di enérgea per la lingua. Quest'attività è 'rappresentata· dalla metafora del viaggio: «c'è il viageio dell'autore verso if testo e queIÌÒ del testo verso il profondo della propria legge costruttiva; e poi viaggio di ogni lettore nel testo e del testo nella realtà o nella storia». Chi ha presente la teoria elaborata dalla Corti nel suo libro precedente / Principi della comunirnzione letteraria. Milano. Bompiani. 1976) non faticherà a riconoscere in questa raffieurazione del 'farsi' del testo la conc'ezione dinamica là sviluppata nella mappa delle strutture testuali. profonde e di superficie. che è un evidente superamento delle concezioni strutturalistiche statiche dell'oggetto letterario. Il rapporto è paragonabile. per un verso. a quello tra enunciazione ed enunciato. ove tra i due poli sia privilegiato il primo: c'è di mezzo la logica dell'azione. e c'è. ancor prima. l'idea del testo come processo creativo; del testo che è tutt'uno col «viaggio testuale». Sembra d'essere più vicini a Hjelmslev e alla sua opposizione tra processo e sistema (tra «testo» e «lingua») che alla Textlinguistik. Quello che è certo è che la metafora del viaggio non è soltanto un'immagine: è uno schema modellizzante. realizzato sì come immagine. ma tale da riprodurre. a fini teoretici e interpretativi. il funzionamento dell'oggetto di studio. È proprio. insomma il «processo conoscitivo» di cui parla Calvino. chiamato opportunamente in causa da Maria Corti. Il viaggio del lettore verso e dentro l'opera richiama naturalmente la caratterizzazione del destinatario messa a punto dalla Corti nei Principi. e con cui un po' tutti. compresi Segre e Eco. hanno dovuto fare i conti. Questa caratterizzazione è importante. per i testi letterari. a cui toccano in sorte sia destinatari. individui o pubblico. contemporanei all'autore. in grado perciò di condividerne i codici culturali. sia riceventi lontani nel tempo e nello spazio. A questo proposito Segre illustra in maniera impeccabile il compito del filologo semioticamente impegnato a ridare al testo il suo contesto. a ricostruire gli elementi del sistema semiotico coevo - e qui sta il punto decisivo - senza le pretese. opposte. di dominarli completamente o di sostituirli coi propri codici. destoricizzando l'opera. «Mantenere sempre il messaggio nella tensione tra il codice dell'emittente e quello del ricevente». come propone Segre. significa anche riconoscere al ricevente. critico o lettore comune. la funzione che la Corti gli assegna di «collaboratore alla vita polisemica del testo. che non cessa mai di essere fatto. ma non cessa nemmeno di essere legato alla sua origine». M a che cos'è infine questo lettore. escluso concordemente che sia l'ambizioso. prevaricante co-autore («non più un consumatore ma un produttore del testo») ipotizzato da Roland Barthes? Se è attraverso i testi. come ormai è chiaro. che l'emittente comunica qualcosa al ricevente. come raffigurare il rapporto che si stabilisce fra i membri della triade? Il modello dinamico del «viaggio» rivela le sue possibilità nel garantire un equilibrio dovuto a interscambi incessanti (che funzioni lo dimostra. fra l'altro. uno dei risultati esplicativi di cui una tipologia testuale dovrà tener conto. cioè la ricognizione compiuta dalla Corti sulla cateeoria del «macrotesto» come strutturazione di testi e parti di testi); Segre. mentre è giustamente preoccupato di «rivendicare la funzione dell'emittente. non come individuo isolato ma come membro di una comunità culturale» e di salvaeuardare. perciò. la storicità del prodotto letterario. scopre nelle ambiguità del testo stesso l'intervento dell'inconscio. ai due lati (emittente e ricevente) della comunicazione: Eco chiama direttamente in causa. anzi «in fabula>. il lettore. Ma. attenzione: è un tipo di destinatario. di pubblico. reale. storicamente determinato. o anche potenziale e prevedibile (il lettore medioevale. quello del nostro tempo. ecc.). oppure è un lettore 'costruito· (un costrutto. appunto. un·entità teorica. astratta} e in funzione di che cosa? Se fosse davvero possibile escludere la prima delle due alternative. come sembrano sollecitare le areomentazioni contenute nel libro. n lettore. quello vero questa volta. di Eco avrebbe la vita più facile. E invece diventa inevitabile sovrapporre ogni volta il destinatario reale della comunicazione. quella figura a cui per inerzia mentale siamo abituati ad associare lo schema del processo comunicativo. con quell'altro Lettore Modello che Eco fa generare dal testo stesso. per necessità interna: generare. nel senso di derivare mediante regole e condizioni di 'buona riuscita' della comunicazione testuale. Ma è proprio questa la sfida di Eco: il Lettore Modello non è la proiezione ideale di un personaggio esterno al testo. non è l'ombra di una cosa salda. Il testo in quanto «strategia che costituisce l'universo delle sue interpretazioni» prevede e configura il suo lettore. ne postula la cooperazione come «propria condizione di attualizzazione». Il lettore deve «cooperare> perché la «catena di artifici espressivi> che costituiscono il testo si realizzi. ma la sua cooperazione è già come contenuta nel «meccanismo generativo> del testo. Non il lettore. dunque. ma il testo a cui tutto è imman.!nte (divenuti autore e lettore «strategie discorsive») è il protagonista. Mi sembra questa la più grossa scommessa dell'aristotelismo. dell'immanentismo. di Eco: mentre dissocia il lettore empirico dal Lettore Modello. ricaccia proprio quello che più somiglia a un'Idea. il Lettore costruito e organizzato secondo regole. sistema di regole esso stesso. dentro l'oggetto di studio. dentro il testo. Tutto· comincia da Opera Aperta: <love le- condizioni pragmatiche per l'esistenza di un testo venivano ipotizzate e descritte prima che si inventasse l,1 'semiotica testuale'; e dove si pongono le premesse per riformulare l'opposizione testo chiuso/testo aperto ,ulla base della selezione operata cotestualmente. cioè all'interno del testo realizzato. tra i possibili universi di discorso. Le teorie del testo. in special modo la «teoria della struttura del te- ,to e della struttura del mondo> di Petofi (di cui raccomando il saggio pubblicato su Strumenti Critici. 32-33). ma anche la teoria della metanarratività di van Dijk. hanno suggerito a Eco lo schema di modello narrativo dei «livelli di cooperazione testuale». Ciò che in Opera Aperta corrispondeva all'intervento. attivo. di un lettore reale qui diventa la realizzazione dei 'possibili' testuali. I 'mondi possibili' (compresi quegli universi ai quali un autore. al termine del suo «viaggio testuale>. guarda. secondo la Corti. come a soluzioni rfiutate e tuttavia. per l'autore. coesistenti in absentia con l'universo attualizzato nel testo) sono argomento di trattazione ampia. e vivacemente argomentativa. da parte di Eco. Vi ritroviamo. al gran completo. i temi su cui si lavora in semantica e in pragmatica del testo (penso in particolare a van Dijk). Anche qui. come nei capitoli sulle strutture discorsive. narrative. ecc.. confluiscono in quella macchina tutt'altro che pigra che è la semiotica di Eco teorie e discussioni recenti e meno recenti. e ne escono 'rimodellate'. È un eioco astuto. che ormai conosciamo be;e; ne sono adesso beneficiari (o vittime. secondo gli umori di chi giudica). in un arruolamento massiccio. le teorieche gravitanosu quel campodi tensioni interdisciplinari che sono le ricerche testuali. Dove. a dar retta e ragione a Eco. tutti «parlano della stes- .rn cosa e cioè del testo e del modo in cui viene attualizzato».

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