Acpol notizie - Anno I - n. 2 - Dicembre 1969

L'ACPOL quindi è essa stessa uno strumento per le forze politiche di sinistra, ma non è una forza politica. Nè si vede che prospettiva abbia di diventarlo. D'accordo che in una democrazia pluralista le forze politiche non sono solo i partiti. Infatti i sindacati stanno già diventando reali .centri di potere politico e proprio nella misura in cui si svincolano dai partiti. E analogamente, per altri aspetti della società, avverrà per gli enti locali e le università. Ma per la classe operaia è difficile immaginare altro spazio per una rappresentanza politica oltre il partito e il sindacato. (Già vi è difficoltà per questi due a convivere con chiara distinzione di compiti). Del resto, proprio il motivo che ha indotto Labor a lasciare le ACLI è stata la constatazione della difficoltà o inopportunità di farne una forza politica. Ma la difficoltà non era tanto di natura confessionale, quanto si potrebbe dire di natura tecnica, cioè mancanza di spazio tra partito e sindacato. L' ACPOL forse aspira a diventare essa stessa un partito politico, raccogliendo sotto un'unica bandiera (aconfessionale sul serio) le varie correnti di sinistra dei partiti, compresa la sinistra del P.C. I.. Ma, prescindendo dal le possibi Iità del lontano futuro, questa non è un'ipotesi realistica nè per oggi nè per domani, perchè i condizionamenti ideologici esistono ancora e più tra i marxisti che tra i cattolici. Non solo gli esponenti del PCI e del PSIUP ne hanno dato conferma nei loro interventi al convegno di Milano, ma lo stesso Lombardi poneva esplicitamente come obiettivo dell'azione dell'ACPOL l'istaura2ione di una democrazia "socialista", aggiungendo per la v·erità, che non esiste ancora una esperienza di vera democrazia socialista. (E sì che di tentativi, aggiungiamo noi, ne sono stati fatti molti, forse troppi, nel mondo, da un secolo a questa parte! ). Ma ammettendo che vi riesca, è da domandarsi se sarebbe utile, ai fini che si propone, che l'ACPOL diventasse un partito. Sarebbe un partito di opposizione a vita, infatti, senza possibilità non solo di conqL:Jistare il potere, ma nemmeno di condizionarlo, come avviene adesso per il PSIUP. E allora ci sembra preferibile l'ipotesi di lavoro delineata da Benadusi , secondo cui I' ACPOL, rimanendo associazione di cultura e non partito, ha maggiore efficacia proprio perchè può portare .avanti la contestazione al sistema dall'interno della roccaforte del la conservazione, cioè nei partiti di governo, costringendo eh i detiene il potere a scelte alternative. (11 Ottobre 1969) Rinascita L'ACPOL DECOLLA 11primo convegno pubblico sul tema "Contestazione sociale e movimento operaio" ha affrontato i nodi -centr r e ~a no a g· ndCinnzi a tutta la sinistra 10 IO O I italiana Il dibattito ha ruotato sulla tematica più scottante: sbocco politico delle lotte, natura delle istituzioni e delle forme di lotta che la classe operaia è andata creandosi per accrescere il suo peso specifico politico, unità sindacale, ristrutturazione delle sinistre. un:ambiguità non risolta tra le "due anime" · dell'associazione nata dall'iniziativa della sinistra aclista e dei lombardiani. Quale dovrebbe essere, quale sarà l'approdo del I' ACPOL? La domanda, alimentata non soltanto da una legittima curiosità ma anche dallo scetticismo e dalla diffidenza di ambienti ostili, grava sin dall'inizio su questa associazione di cultura politica promossa da un arco relativamente ampio e variegato di forze della sinistra cattolica e socialista, con il contributo determinante di Livio Labor da una parte e dei lombardiani dal l'altra. La diversità delle principali componenti, diversità che riguarda la provenienza politica e la 'matrice culturale, oltre che la collocazior:ie, ha contribuito ovviamente ad acuire l'interesse sulle finalità e sulle prospettive reali di un organismo cosi' originale. Ma dove sta la vera novità? Non certo soltanto nell'offrire una specifica sede per i I Iibero confronto delle posizioni all'interno della sinistra italiana, dal momento che il dialogo è già fitto e·si svolge attraverso i canali di comunicazione più diversi. Nè si può dire che il sale dell'iniziativa stia nella ricerca di un minimo comune denominatore tra le forze eterogenee sul piano politico e culturale, una sorta di punto di raccolta dei delusi del centro - sinistra, l'embrione di una nuova formazione poi itica da col locarsi a mezzo tra i I blocco governativo e l'opposizione di sinistra. La vera ragione dell'interesse suscitato dal I'ACPOL era altrove: sarebbe stata capace di soddisfare l'ambizioso proposito di contribuire a far vivere e a praticare un nuovo modo di fare politica. Sarebbe riuscita a costituire il punto di riferimento e di raccordò tra le forze del la sinistra classica e quel le che genericamente, e forse anche sommariamente, vengono definite di contestazione, nel senso che non si riconoscono nelle istituzioni politiche consolid~te? Oppure avrebbe puntato a costituire una sorta di centro di raccolta dei delusi del riformismo e dell'interclassismo, con l'ambizione di dar loro uno sbocco poi itico e anche elettorale? In questo quadro avrebbe potuto rientrare anche· l'obiettivo più limitato di offrire alle sparse forze della sinistra non comunista un terreno di incontro e di collegamento per avviare un dialogo - è stato detto - "da potenza a potenza" con il PCI. Come si vede, non si tratta di direzioni di lavoro univoche. Tali interrogativi testimoniano che l'ACPOL, nella fase di avvio della sua attività, non era riuscita a chiarire una sua certa ambiguità originaria. Sicchè era lecito parlare di "due anime" operanti al suo interno: per contraddistinguere non tanto la matrice cattolica da quel la socia Iista, quanto i I diverso modo di atteggiarsi che all'interno di entrambe queste componenti si aveva e si ha nei confronti dei problemj posti dalla crisi politica e dal ribollire della spinta sociale. L'attesa per il convegno sul tema "Contestazione sociale e movimento operaio" (Milano, 26 - 28 settembre) era dunque giustificata. Non è stata delusa. La relazione di Livio Labor ("Significato e prospettive dei conflitti sociali in corso"), 29

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